Fuga d'amore nel deserto: Harmony Collezione
Di Kim Lawrence
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Info su questo ebook
Intraprendenti uomini d'affari, o invidiati eredi al trono di esotici e fiabeschi regni:
sono i moderni Principi del Deserto.
Come erede al trono, il principe Tair al Sharif è mosso solo dal senso del dovere nei confronti del suo paese: nella sua vita non c'è posto per l'amore, ma soltanto per la distrazione regalatagli da qualche amante di passaggio. E Molly James, scialba e insignificante, non assomiglia certo al prototipo dell'amante perfetta. Eppure il principe si sente attratto da lei. Sarà quindi una grossa sorpresa scoprire che Molly, in realtà, è ben diversa da come vuole apparire: non solo il look dimesso nasconde una splendida ragazza, ma è addirittura di stirpe reale.
Kim Lawrence
Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.
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Anteprima del libro
Fuga d'amore nel deserto - Kim Lawrence
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Desert Prince, Defiant Virgin
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Kim Lawrence
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-235-7
1
La gente presumeva che Tair al Sharif fosse un diplomatico di natura, ma si sbagliava. Sebbene in molte occasioni fosse stato costretto a recitare quel ruolo, in realtà non lo era e quando lo sguardo di suo cugino si posò di nuovo sulla giovane inglese seduta al lato opposto del tavolo, lui provò l’impulso di trascinarlo giù dalla sedia, dargli una bella scrollata e chiedergli a che accidenti di gioco pensava di giocare.
«Come sta tuo padre, Tair?»
Il brusio della conversazione s’interruppe, e lui distolse lo sguardo dal principe ereditario di Zarhat e rivolse la propria attenzione al sovrano.
«La morte di Hassan è stata uno shock per lui.»
Il re sospirò. «Un uomo non dovrebbe mai sopravvivere al proprio figlio. Non è nell’ordine naturale delle cose. Per fortuna ha ancora te, Tair, e questo sarà un vero conforto per lui.»
Se era così, suo padre sapeva nasconderlo molto bene. Un luccichio ironico apparve negli occhi blu di Tair, mentre ripensava all’ultimo scontro verbale che aveva avuto con lui.
«Io mi sono fidato di te e tu cos’hai fatto, Tair?» il viso di re Malik era divenuto paonazzo mentre il suo pugno si abbatteva sul tavolo, facendo tintinnare l’argenteria. Anni prima, quando era ancora ragazzo, Tair aveva lottato per nascondere la propria reazione agli scatti violenti e imprevedibili del padre, le cui manifestazioni di furia incontrollata lo lasciavano sempre sconvolto. Ora invece, la sua collera non lo spaventava più, ma lo disgustava soltanto.
«È un vero peccato che non sia stato tu a trovarti davanti a quella macchina al posto di tuo fratello! Lui sapeva come mostrarmi rispetto e lealtà. Mi avrebbe sostenuto e non si sarebbe approfittato di un momento simile per agire alle mie spalle.»
«Ho cercato di contattarti a Parigi.»
Il dolore di suo padre non aveva interferito in alcun modo con la sua vita sociale. Re Malik aveva respinto quell’osservazione con un gesto della mano tozza piena di anelli e uno sbuffo sprezzante.
«Ma mi hanno detto che non volevi essere disturbato.» E Tair sapeva che questo significava che lui era nel mezzo di una partita a poker.
Gli occhi del re si erano corrugati, mentre guardava il figlio senza un minimo di affetto. «Il tuo problema, Tair, è che non hai acume. Non sei ambizioso, ti occupi solo di cose inutili. Hai scambiato quei diritti minerari per un impianto di depurazione dell’acqua, invece che per uno yacht nuovo!»
«Non un semplice impianto, ma un impegno ad assumere personale locale quando è possibile. Un programma di formazione per la nostra gente e il cinquanta per cento degli utili per loro, una volta che una parte della spesa iniziale sarà stata risarcita.»
L’accordo che lui aveva rinegoziato non aveva reso esattamente felice la società internazionale con cui stava trattando. Tutti avevano avuto l’impressione che lui fosse lì per approvare a occhi chiusi il contratto così com’era, ma almeno l’avevano guardato con rispetto mentre se ne andavano via con l’aria di chi non è ben sicuro di ciò che è accaduto.
Naturalmente, riconobbe Tair, aveva avuto l’elemento sorpresa dalla sua parte. La prossima volta - e vista la reazione di suo padre chissà se ci sarebbe stata - non avrebbe più avuto quel vantaggio. Tuttavia lui non era uomo da sfuggire le sfide.
«Utili! E quando saranno? Avrei potuto avere lo yacht nuovo il mese prossimo» aveva continuato a sbraitare re Malik.
L’osservazione di Tair che, tutto sommato, accontentarsi di quello dell’anno precedente non sarebbe poi stata una così grande privazione, era stata accolta da suo padre con rabbia e risentimento. E sebbene Tair non si aspettasse certo elogi, la paternale era stata dura da digerire. Trovava molto più facile accettare il dito che suo zio aveva agitato verso di lui, perché sapeva che, a differenza di suo padre, le proteste di re Hakim erano sempre dettate da buone intenzioni. Suo zio era un uomo che aveva sempre anteposto il benessere del popolo ai propri capricci, e di certo sarebbe stato in grado di apprezzare quello che lui stava cercando di ottenere.
«La prossima volta che sentirai l’impulso di volare in una tempesta di sabbia da solo, ricordati che sei tutto quello che è rimasto a tuo padre.»
Era difficile dire quale azione avesse sconvolto di più suo zio: il pericolo della tempesta nel deserto o il fatto che Tair non avesse viaggiato con il seguito che si confaceva al suo ceto.
«Ci sono responsabilità nell’essere principi ereditari.»
Tair inclinò la testa in segno di cortese accettazione. «Sono nuovo a questo ruolo, zio, quindi sono destinato a commettere errori.»
Da quando era divenuto erede al trono, molti avevano considerato la sua vita come proprietà pubblica e lui non poteva fare altro che accettarlo, ma c’erano alcune libertà che non era disposto ad abbandonare. Aveva bisogno di luoghi, momenti e persone con cui poter essere se stesso per preservare la propria dignità.
«Tu non sei nuovo a ignorare il parere degli uomini anziani. Pensi che non sappia che sorridi, dici le cose giuste... e poi fai esattamente quello che vuoi, Tair? Comunque, nonostante le tue spacconate, sei più consapevole dei tuoi doveri di quanto lo sia mai stato tuo fratello. Non si dovrebbe parlare male dei morti, ma non sto dicendo nulla che non gli avrei detto in faccia, e nulla che non abbia già rimproverato in passato a tuo padre. Malik non ha certo fatto un favore a tuo fratello, né a nessuno di noi, chiudendo sempre un occhio sui suoi continui scandali; e in quanto ai dubbi rapporti di affari...» Re Hakim scosse la testa leonina con disapprovazione. «Sono del parere che per il tuo paese sarebbe stato meglio se fossi stato tu il primogenito.»
Non accadeva spesso che Tair rimanesse senza parole, ma, abituato a doversi sempre difendere dalle critiche, rimase attonito per l’inaspettato elogio dello zio.
Fu Beatrice ad arrivare in suo soccorso. «Non mi dispiacerebbe usare il mio brevetto di pilota, un giorno.»
Il commento innocente di un’entusiasta principessa in avanzato stato di gravidanza distolse l’attenzione del suocero dal nipote, dando il via a un dibattito scherzoso sulla tanto discussa superiorità degli uomini nelle attività che richiedevano coordinazione. Tutti vi presero parte, tranne la timida ragazza inglese che, o per imbarazzo, o per inadeguatezza, non aveva praticamente aperto bocca durante il pranzo. Anche Tariq era piuttosto silenzioso. L’irritazione di Tair crebbe, insieme ai sospetti, mentre osservava la coppia con occhi glaciali.
Tariq aveva tutto, inclusa una moglie che lo adorava e che aspettava il suo primo figlio. Tair si addolcì un poco guardando Beatrice al Kamal, che sedeva regale come una vera principessa. Perfino quando gli fece l’occhiolino da dietro le spalle di suo suocero, il re, non smise di essere tale. Lui si voltò e il mezzo sorriso che stava salendogli alle labbra svanì quando scorse Tariq che fissava la ragazza inglese come un patetico burattino. Un’espressione di disgusto gli si dipinse sul viso.
Aveva sempre amato e rispettato il cugino, e lo aveva sempre considerato forte sia fisicamente che moralmente. Pensava che nessuno quanto lui avesse meritato di incontrare e sposare, dopo una breve storia d’amore, la splendida Beatrice dai capelli rosso tiziano. Se due persone sembravano destinate a stare insieme, quelle erano loro due. La dedizione reciproca che mostravano aveva toccato perfino il suo cuore cinico e, in alcuni momenti, gli aveva fatto sperare che ci fosse una simile anima ad aspettare anche lui da qualche parte.
Tuttavia, il suo futuro era intrinsecamente legato a quello del paese che un giorno avrebbe governato. Ciò di cui la sua patria giustamente necessitava, dopo anni di negligenza, era stabilità politica e finanziaria. Suo padre e suo fratello Hassan, infatti, avevano sempre considerato il loro regno alla stregua di una banca, cui attingere per i propri piaceri personali. Era quindi dovere di Tair contrarre un matrimonio che procurasse al paese ciò che gli era sempre mancato.
Migliorare le vie di comunicazione e potenziare le strutture mediche di Zabrania, paese confinante con lo Zarhat, erano cose molto più importanti del vero amore.
Rivolse un’altra occhiata gelida al cugino, meravigliato della sua stupidità. Tariq non sembrava rendersi conto di quanto era fortunato! E anche se non fosse stato così pazzo da minacciare il proprio matrimonio macchiandosi d’infedeltà, stava rischiando di ferire Beatrice comportandosi in quel modo. Anche un imbecille avrebbe captato i segnali che lanciava in modo così indiscreto, e Beatrice era tutt’altro che stupida. Per Tair era incomprensibile che Tariq potesse avere così poco rispetto per la moglie. E per cosa poi? Permise al suo sguardo sprezzante di spostarsi in direzione della giovane inglese, che era ben lontana dall’essere l’innocente creatura che voleva apparire. Nessun uomo, infatti, si sarebbe mai comportato in quel modo senza incoraggiamento. Tair cercò inutilmente di trovare in lei qualcosa che potesse tentare un uomo come Tariq - o chiunque altro - ma, a differenza della rossa, voluttuosa Beatrice, non era il genere di donna che ci si sarebbe voltati a guardare. Piccola e sottile, i capelli scuri legati in un nodo alla base del collo, non sembrava emanare un fascino particolare. Cercando di immaginare il viso minuto senza i grandi occhiali dalle lenti spesse, Tair concesse che forse un investimento in lenti a contatto avrebbe potuto renderla passabile. Tuttavia, questo non avrebbe cambiato il fatto che il suo corpo, nascosto da un abito informe, mancava totalmente di quelle curve femminili che lui e la maggior parte degli uomini trovavano tanto attraenti.
I suoi occhi blu si restrinsero mentre la osservava voltare la testa per incontrare lo sguardo di Tariq. Per un momento i due si fissarono come se nella stanza non ci fosse nessun altro. Lo sdegno di Tair crebbe ancora di più. Poi lei sorrise e sbatté le ciglia sulle guance leggermente arrossate, e lui trasalì. Come aveva fatto a non accorgersi della spudorata sensualità di quelle labbra piene e voluttuose? La sua irritazione per lo strano comportamento del cugino si trasformò in sincera apprensione. Aveva pensato che Tariq avesse semplicemente bisogno di dare un po’ di lustro al suo fascino, ma ora ebbe l’impressione che si trattasse di qualcosa di più. Quel silenzioso scambio gli suggeriva un preoccupante grado di intimità e, per la prima volta, lui considerò seriamente la possibilità che quella situazione stesse andando oltre il mero flirtare. Serrò le lunghe dita attorno al bicchiere che stava reggendo. Sotto le folte ciglia, i suoi occhi blu, scuri di rabbia, vagarono attorno al tavolo. Gli altri ospiti continuavano a parlare e ridere, apparentemente ignari della silenziosa comunicazione tra Tariq e la donna ingannevolmente schiva. Che fossero tutti ciechi? Com’era possibile, si chiese incredulo, che lui fosse la sola persona presente che si era accorta di cosa stava accadendo? Non si rendevano conto della tresca tra quei due? Poi vide che anche Beatrice stava osservando gli sguardi tra il marito e l’amica. La sua ammirazione per la donna aumentò ulteriormente quando lei rispose a un commento di suo cognato, Khalid, con un sorriso rilassato che celava qualunque ansia o dispiacere potesse sentire in quel momento. Beatrice era una donna di classe, chiaramente la sua amica no. Quella era una predatrice sotto le sembianze di una ragazza timida, e suo cugino l’ignara preda.
Per un attimo, Tair considerò la possibilità di parlare direttamente a Tariq e dirgli chiaramente che stava giocando con il fuoco. Una simile discussione sarebbe potuta finire, nella migliore delle