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Una dottoressa in pericolo: Harmony Bianca
Una dottoressa in pericolo: Harmony Bianca
Una dottoressa in pericolo: Harmony Bianca
E-book151 pagine1 ora

Una dottoressa in pericolo: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

DOTTORI IN ALLARME - Il pericolo di un fiume in piena non è niente in confronto a quello che si corre aprendo il proprio cuore all'amore.



L'ultima persona da cui il paramedico Mimi Sawyer vorrebbe essere salvata è il dottor Rafe Chapman. Ma un'alluvione non è una minaccia da prendere alla leggera e Mimi sarà costretta ad accettare una mano da chi, cinque anni prima, ha calpestato il suo cuore.



Rafe ha dovuto rinunciare a Mimi tanto tempo fa, ma questo non significa che l'abbia dimenticata. Adesso che è tornato per portare il suo aiuto in una situazione di emergenza, si rende conto che l'unico compito che non è in grado di portare a termine è riconquistare il cuore della donna che non ha mai smesso di amare.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2017
ISBN9788858971338
Una dottoressa in pericolo: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Una dottoressa in pericolo - Annie Claydon

    successivo.

    1

    La pioggia sferzava il parabrezza e i tergicristalli offrivano soltanto qualche istante di visibilità fra una spazzolata e l'altra.

    «Credi che ce la faremo?»

    Mimi stringeva convulsamente il volante mentre guidava sotto il diluvio. Seduto al suo fianco, Jack fissava l'asfalto bagnato.

    «Sì. A meno che la strada non ci sprofondi sotto le ruote.»

    Il commento non era inverosimile come sarebbe parso quindici giorni prima, quando erano arrivati in quello stesso luogo. Pioveva anche allora, una sottile acquerugiola che bagnava appena la strada. Ma da allora non aveva fatto che piovere. Era stata un'estate torrida e agosto aveva portato un temporale dopo l'altro. In certe parti del Somerset le strade erano addirittura scomparse e le ambulanze non potevano rispondere alle chiamate.

    «Ma ci pensi? Fra due settimane saremo lontani da tutto questo.» Jack si appoggiò allo schienale. «Miss Miriam Sawyer. Paramedico.»

    Mimi sorrise. Si era impegnata a fondo per diplomarsi e non poteva fare a meno di sorridere quando Jack pronunciava il suo nome seguito dal titolo. «Non ce l'avrei mai fatta senza di te.»

    «Chi lo ha detto? In ogni caso mi piace pensare che la mia esperienza e i miei consigli ti siano stati utili.»

    «E ovviamente le tue incessanti critiche. Meglio sorvolare.»

    «Sicuro. E anche i miei commenti sul tuo modo di guidare.»

    «Soprattutto quelli.»

    Ora due settimane sembravano lunghissime e la promozione di Mimi da guidatrice di ambulanza a paramedico ancora lontana. Come in quel momento sembrava lontana la loro meta.

    «E dovrò abituarmi a un nuovo partner» sospirò Jack. «Mi mancherà il tuo infallibile istinto per trovare ogni buca della strada.»

    «Oh, lascia perdere.» Mimi si rilassò un poco. Jack aveva il dono di capire quando la tensione era eccessiva e riusciva sempre ad allentarla. «Così credi di poter andare d'accordo con qualcuno?»

    «Sarà difficile, mia cara. Molto difficile» ridacchiò lui sporgendosi avanti per vedere la strada che scendeva verso il fiume. «Per fortuna sembra che il ponte ci sia ancora.»

    «Sì, ma non ci conviene rischiare. Quel ponte può sostenere il peso di un'ambulanza soltanto in circostanze normali, non con il fiume in piena.»

    In effetti, straripando dal suo corso, l'acqua del fiume aveva trasformato la strada in un pantano.

    Jack annuì. «Sembra che dovremo continuare a piedi, allora.»

    «Potremmo provare l'A389.»

    Stavano passando da quel luogo perché la radio aveva informato che la strada principale per il villaggio era chiusa. Ma forse si trattava soltanto di una precauzione e l'ambulanza poteva passare.

    «No, c'è un metro d'acqua. Non potremmo mai passare.»

    Jack usava il cellulare per aggiornarsi sulla situazione mentre Mimi si concentrava sulla guida. «Per il momento la cosa più importante è arrivare al villaggio.»

    «E poi?»

    Se non avevano molte speranze di superare il ponte e arrivare al villaggio sulla collina, l'idea di proseguire a piedi era ancora meno allettante. Come avrebbero potuto trasportare una donna incinta in un mare di fango?

    «Possiamo valutare la situazione. Ho telefonato per chiedere l'intervento di un medico.»

    «Okay.» Lei e Jack avevano già aiutato dei bambini a nascere. Potevano rifarlo. «Purché non mandino un giovane medico che si crede il salvatore del mondo e ci costringa a starcene di un angolo a bere il tè.»

    «Come paramedico, presto dovrai prendere questo tipo di decisioni. Che cosa faresti?» le sorrise Jack.

    «Oh, credo che chiamerei un medico.» Mimi ricambiò il sorriso e fermò l'ambulanza in mezzo alla strada, per non arrischiarsi sul ciglio fangoso.

    «È ora di bagnarti di nuovo i capelli» la stuzzicò Jack.

    Mimi fece una smorfia e infilò i suoi capelli biondi nel collo della maglietta. Nelle ultime settimane se li era bagnati spesso e ora cominciava a pentirsi di non averli accorciati.

    Indossarono gli impermeabili e Mimi prese la ricetrasmittente. L'unica riposta alla sua chiamata fu una scarica elettrica. «Sembra che ci sia ancora un problema.»

    «Davvero?» Jack guardò la pioggia che sferzava il parabrezza. «Il cellulare funziona?»

    «Temo di no.» Anche con il bel tempo in quella zona il segnale era irregolare. «Potrei risalire un poco lungo la strada. Continua a piedi, ti seguirò a distanza.»

    Jack scese, prese la borsa dal retro e richiuse gli sportelli. Mentre estraeva il telefono e componeva il numero, Mimi lo vide procedere sulla strada sotto la pioggia.

    Sentì il segnale di occupato, poi il silenzio. Scese dall'ambulanza e risalì la china per un tratto. Vide in lontananza un fuoristrada che le veniva incontro.

    «Non correre, amico» borbottò fra sé. «Se acceleri, finirai nel fosso.»

    Cento metri più in su il telefono segnava una tacca, e un'altra dopo venti metri supplementari. Potevano bastare per chiamare. Il fuoristrada era più vicino e il guidatore faceva lampeggiare i fari.

    «Okay, ti vedo.»

    Mimi andò sul ciglio della strada, barcollando sul fango.

    Poi lo sentì. Un rombo lontano che poteva sembrare un tuono ma non era accompagnato da lampi. Mimi si volse verso il rumore e ne vide la causa.

    «Jack!» gridò verso la figura dall'altra parte del ponte.

    Non lo vide reagire e gridò di nuovo. Non riusciva a capire se Jack potesse averla sentita, sovrastato dal fragore dell'acqua, però lui finalmente si voltò.

    Fu allora che vide l'enorme onda e mollò la pesante borsa che stava portando. Parve sul punto di correre ma la salita davanti a lui era scivolosa a causa del fango.

    Mimi fissò la scena inorridita, sapendo che Jack aveva soltanto pochi secondi per decidere. Correre verso un possibile riparo o cercare un appiglio. Presso la strada c'era un grosso albero e lei supplicò mentalmente il suo collega di aggrapparsi a un ramo. Mentre l'acqua scrosciava, lo vide correre verso l'albero.

    «Jack! Tieni duro!» gridò, pur sapendo che lui non poteva sentirla.

    Il frastuono dell'acqua era assordante e la tempesta scelse proprio quel momento per squarciare il cielo con un lampo, subito seguito da un fortissimo scoppio di tuono. L'onda di piena passò oltre portandosi via una parte del ponte e Mimi fissò il luogo dove aveva visto Jack per l'ultima volta.

    «Tieni duro, tieni duro.»

    Le sembrava che, se lo avesse ripetuto abbastanza, lui si sarebbe aggrappato con maggior forza. Ora il livello dell'acqua stava calando e lei poté vedere il suo collega.

    Forse si aggrappava, forse aveva perso i sensi. Da lontano non poteva capirlo. Mimi corse verso il ponte, sperando che non fosse troppo indebolito dall'urto dell'acqua.

    Sentì una voce ma le parole furono coperte dalla tempesta. Poi qualcuno l'afferrò alle spalle, sollevandola di peso.

    «Mimi...»

    «Mi lasci andare!»

    Mimi si divincolò. Poiché l'uomo non la mollava, lo prese a calci. Le pareva vagamente di riconoscerlo ma non perse tempo a chiedersi la ragione. Un altro terribile rombo stava venendo dal fiume.

    «Jack!» gridò Mimi mentre la seconda onda di piena scrosciava nella valle.

    La ribollente massa fangosa era ancora più grossa e spazzò via il resto del ponte come un fuscello.

    «Non puoi andare là, Mimi. Ti uccideresti.»

    Quella voce... forse si sbagliava, forse era un'altra persona. Ma la voce di Rafe era inconfondibile. Un accento coltivato, benché lui si sforzasse di parlare come i colleghi. Un tono spesso autoritario. «Mi lasci! La mia ambulanza...»

    L'acqua si avventò verso di loro, stavolta raggiungendo il veicolo e spingendolo di traverso sulla strada. Per un momento Mimi credette che il peggio fosse passato, che l'ambulanza sarebbe rimasta sull'asfalto, ma poi questa scivolò sul ciglio, s'inclinò e andò a sbattere contro un albero mentre l'acqua si ritirava di nuovo.

    Se Jack era ferito, come avrebbe potuto portarlo all'ospedale? E come lo avrebbe raggiunto? Il ponte era sparito e il fiume era straripato, trasformandosi in una furiosa corrente che travolgeva tutto al suo passaggio.

    «Sta arrivando qualcuno... guarda.»

    La stretta si allentò e Mimi si scoprì libera. Vide cinque... no, sei figure sbucare dagli alberi sulla riva opposta del fiume. Due si fermarono a prendere la borsa, quattro si diressero verso l'albero presso il quale Mimi vedeva la giacca arancione di Jack.

    Per un momento che le parve eterno il suo collega giacque immobile come una bambola rotta. Una figura si accosciò al suo fianco come se gli stesse parlando.

    Dio mio, ti prego... Sì! Attraverso la pioggia che continuava a scrosciare, Mimi lo vide muoversi. Poi fu aiutato a rimettersi in piedi e si voltò verso di lei.

    «Sembra tutto intero» commentò la voce di Rafe alle sue spalle.

    «Tutto bene, Jack?» gridò lei. «Ci vediamo in paese!»

    «Non c'è nessuna strada praticabile, Mimi.»

    «Soltanto gli amici mi chiamano così.»

    Non voleva che Rafe la chiamasse in quel modo. Scombussolata da quell'incontro inaspettato, non poteva pensare ad altro. Tutti la chiamavano Mimi ma lei non voleva sentire quel diminutivo sulle sue labbra. Se proprio voleva parlarle, doveva chiamarla Miriam. O meglio ancora, signorina Sawyer.

    «Okay. Miriam...» Jack le gettò un'occhiata eloquente, come se volesse farle capire che era meschina. «Abbiamo ricevuto la stessa informazione dalla centrale. Se pensi che ti possano spuntare le ali...»

    Accennò alla corrente vorticosa.

    Mimi rimase in silenzio. Non le sarebbe dispiaciuto considerare Rafe responsabile sia delle condizioni della strada, sia del fatto che l'ambulanza fosse scivolata in un dirupo... Ma non era giusto. Rafe si era impegnato a fondo per insegnarle che la vita era spesso ingiusta.

    Jack stava agitando le braccia e lei le agitò a sua volta, accorgendosi di avere gli occhi pieni di lacrime. Poi quel gesto familiare che conosceva bene, ti telefono. Si guardò intorno cercando il cellulare. Rafe lo raccolse nel luogo in cui lei lo aveva lasciato cadere e glielo porse. Mimi lo prese, si assicurò che funzionasse e fece un segno a Jack con il pollice alzato. Okay. Lo vide voltarsi e gli uomini

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