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Baciata dal chirurgo: Harmony Bianca
Baciata dal chirurgo: Harmony Bianca
Baciata dal chirurgo: Harmony Bianca
E-book162 pagine2 ore

Baciata dal chirurgo: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Le luci sono accese, l'atmosfera è quella giusta, gli inviti per la festa sono stati spediti. Ma quest'anno Beth Travers ha tre desideri da esaudire e ognuno di questi riguarda un solo uomo.

1) Vorrebbe che le fosse recapitato direttamente a casa il nuovo chirurgo Matt Sutherland impacchettato a dovere.

2) Aiutare Matt e suo figlio Jack nei preparativi per i festeggiamenti le ha fatto capire quanto desideri una famiglia tutta sua. Insieme a lui.

3) Sarebbe forse troppo sperare in un bacio rubato sotto il vischio?

LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2012
ISBN9788858905562
Baciata dal chirurgo: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Baciata dal chirurgo - Annie Claydon

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    All She Wants For Christmas

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Annie Claydon

    Traduzione di Giovanna Seniga

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5890-556-2

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Matt Sutherland si era perso. Era una sensazione che negli ultimi anni gli era sempre più famigliare e l’affrontò come aveva sempre fatto. Cercò di mantenersi calmo e di continuare a comportarsi normalmente. Solo che in quel caso la strategia sembrava non funzionare e lui cominciò a temere di arrivare in ritardo alla riunione del mattino.

    Davanti a sé aveva due corridoi assolutamente uguali. Allungò il passo in modo da raggiungere le due donne che camminavano chiacchierando davanti a lui, tutte e due con la borsa, la divisa e la cartella standard del servizio sanitario nazionale. Dovevano far parte del personale. Matt le raggiunse e toccò la manica di quella che gli era più vicina.

    «Mi scusi» disse in fretta. «Sto cercando cardiologia.» Si fermò, improvvisamente consapevole che un paio di occhi grigi lo stavano fissando. Uno sguardo sincero e diretto che gli provocò uno strano, leggero tremore alle labbra.

    «Lei è nell’ala sbagliata. Questa è quella gialla.» Fu l’altra a rispondere attirando l’attenzione di Matt. «Cardiologia è del tutto simile, solo che l’ala in cui si trova è dipinta di blu. Vada dritto fino alla fine del corridoio, oltrepassi la porta girevole, giri a sinistra e ritorni alla portineria. Da lì basta seguire i cartelli.»

    «Grazie.» Tornò a fissare gli occhi grigi della sua compagna. Un tempo, ormai lontano e quasi dimenticato, avrebbe cercato in tutti i modi di sapere il suo nome e qualcosa di lei. E anche in quel momento provò l’impulso irresistibile di riuscire almeno a farle dire qualcosa. «Allora si tratta di due universi paralleli. Quello blu e quello giallo.»

    Lei annuì. Aveva il viso incorniciato da riccioli neri e il suo mezzo sorriso gli parve in qualche modo incoraggiante. Provò quel tipo di brivido istintivo che aveva a lungo dimenticato e dovette ricordare a se stesso che aveva ben altro da fare.

    «Bene. Grazie.» Accennò a un gesto di ringraziamento, sorrise e si affrettò ad allontanarsi, ma per un attimo gli parve di scordare il freddo squallore di quella gelida mattina di dicembre.

    Si girò fingendo di controllare la direzione e vide che le due donne lo seguivano. Si erano fermate fuori da una delle entrate del corridoio, le borse ai loro piedi, e stavano ridendo mentre le loro mani formavano silenziosamente parole e frasi.

    Matt soffocò la sensazione di rimpianto al pensiero di cosa aveva lasciato dietro di sé e si affrettò a tornare alla portineria dove era passato appena cinque minuti prima.

    Appena lo sconosciuto voltò loro le spalle Marcie Taylor si girò verso la sua compagna con un gran sorriso stampato in viso. Il gesto che rivolse a Beth era un commento silenzioso sullo sconosciuto. Affascinante!

    Beth si girò per osservarlo scappare via con il cappotto scuro slacciato che gli svolazzava attorno alle gambe e una leggera sciarpa di lana rossa al collo.

    «Sai chi è?» le chiese Marcie con il linguaggio dei gesti. «Ha il cartellino di identificazione e un abito intero. Deve essere abbastanza importante. Forse il nuovo primario di cardiologia?»

    «Potrebbe essere.» Rispose Beth sempre a gesti.

    «Dicono che siamo stati fortunati ad averlo. Un chirurgo di valore proveniente da uno dei centri di eccellenza di Londra. Un ottimo acquisto, secondo me» continuò a gesticolare Marcie.

    Beth si limitò a un cenno con le mani e una risatina proprio nel momento in cui Matt si girò.

    Ormai lo sconosciuto era lontano e Marcie cominciò a parlare normalmente. «Se il sorriso che ti ha lanciato fosse stato destinato a me, avrei già telefonato a James per dirgli che era tutto finito.»

    «Non avresti mai fatto una cosa simile!»

    «D’accordo, dicevo per dire. Però non dovresti perderlo di vista. Se è nuovo del posto probabilmente non conosce nessuno. Non credi che potrei invitarlo al party di Natale? Se passi da cardiologia potresti farlo tu. Non sarebbe altro che un modo amichevole per dargli il benvenuto.»

    «Perché dovrei fare una cosa del genere? È la tua festa.» Beth assunse un’aria innocente che non avrebbe ingannato nemmeno un bambino.

    Marcie sospirò. «Perché è così che si suppone che si comportino le persone alle feste. Incontrano gente nuova. Hai presente avere un appuntamento?»

    Beth fece un’espressione disgustata. «Mi ricordo la tua festa dello scorso anno. Se è questo che significa conoscere gente nuova, ne faccio volentieri a meno.»

    «Ah, Pete. Il torturatore. Quello che pensa che la mia festa di Natale sia il luogo adatto per fare affari e non per ballare con la sua bella ragazza...» Marcie si bloccò mordendosi un labbro. «Avrei dovuto buttarlo fuori e sparargli.»

    Beth si immaginò la sua amica vestita con un favoloso abito da sera e un paio di scarpe tacco dodici che scortava Pete fuori nella notte armata di un fucile a canne mozze e sogghignò. «Almeno questo gli avrebbe risparmiato il problema di pensare alla lista di ragioni per cui doveva scaricarmi.»

    «C’era una sola ragione e faceva schifo. Esattamente come lui.»

    «Almeno mi ha lasciato dieci giorni per pensare ai proponimenti per l’anno nuovo. E, nel caso che tu te lo stia chiedendo, sono gli stessi che ho in mente per il prossimo anno. Starmene per i fatti miei e lasciar perdere gli uomini una volta per tutte.» Il sorriso di uno sconosciuto non era un buon motivo per abbandonare i propri propositi.

    «Pete si è rivelato una persona ripugnante, ma questo non significa che non esistano degli uomini affascinanti e gentili.» Lo sguardo di Marcie si addolcì. «James, per esempio.»

    «James è sposato, nel caso ti sia sfuggito.»

    «Non lo era quando l’ho conosciuto.»

    «E hai provveduto appena possibile a quella mancanza» ridacchiò Beth. Indicò con la mano la direzione verso la quale si era allontanato lo sconosciuto alto e biondo. «Scommetto che anche lui è sposato.»

    Marcie seguì con lo sguardo la direzione che l’amica aveva indicato. «Cosa te lo fa pensare, a parte il fatto che lo speri? Così non devi stare a considerare la possibilità che possa essere disponibile.»

    «Ha dei bambini. Nessuno senza figli indosserebbe una sciarpa con su scritto il nome di una scuola.»

    Marcie inclinò la testa all’indietro facendo un’allegra risata. «D’accordo Sherlock, hai vinto.» Frugò nella borsetta, dopodiché aprì la porta dell’unità di audiologia e foniatria. «In ogni modo mi informerò. Se non ha una moglie con sé mi pagherai il caffè per tutto il mese prossimo.»

    Beth aveva deciso di stare lontano dal reparto di cardiologia, ma il destino, sotto l’aspetto di un bambino di sei anni biondo e con gli occhi azzurri, aveva altri piani. Lo trovò che vagava da solo lungo il corridoio fuori dall’unità di audiologia e foniatria, con le mani e le ginocchia sporche e sul punto di piangere. Dopo un inizio esitante le bastò un po’ di gentile persuasione per farsi raccontare tutta la storia.

    «Allora il tuo papà lavora qui?» Beth gli aveva lavato le mani e gliele stava asciugando. «Come si chiama, Jack?»

    La voglia di piangere era ormai un ricordo e Jack la guardò con orgoglio. «È un medico e lavora nel reparto di cardiologia, che significa che si occupa dei cuori.» Beth annuì fingendosi impressionata. «Il suo nome è Matt Sutherland.»

    Gli occhi di Beth tornarono a fissare la sciarpa blu scura di cashmere che Jack aveva al collo e che le era sembrata strana per un bambino. «Allora è tutto a posto, Jack. Faccio una telefonata per sapere dove si trova esattamente tuo padre in questo momento e poi andremo insieme da lui.»

    Il pensiero che era sposato con un figlio forniva a Beth l’alibi perfetto per ignorare il brivido di eccitazione che accompagnava ogni pensiero sull’inquietante dottor Sutherland. Dopo aver chiamato la sua segretaria ed essersi informata su dove trovarlo, Beth rimise il capotto a Jack, lo prese per mano e lo accompagnò in cardiologia.

    La segretaria annuì alla sua richiesta, la informò che il dottore al momento era da solo e la indirizzò verso un ambulatorio. Beth si fermò davanti alla porta e respirò a fondo. Era un gesto stupido. Bastava bussare.

    «Posso usare il nostro codice segreto per farmi aprire?» Jack la stava guardando con grande serietà.

    «Cosa vuoi fare, Jack?»

    «Usare il nostro codice segreto. Così papà saprà che sono io. Lui mi risponderà con il suo codice segreto così sarò sicuro che si tratta di lui.»

    La tentazione era quasi irresistibile, ma era improbabile che il nuovo primario di cardiologia avesse tempo per quei giochini. Beth assunse un’espressione ferma. «È meglio di no. Non vuoi rischiare che tutti conoscano il tuo codice, vero?»

    Prima che Jack potesse rispondere strinse la mano a pugno e si preparò a bussare, ma nello stesso momento la porta si aprì di colpo e le sue nocche sfiorarono un solido torace invece del legno. Mentre ritraeva la mano Beth sentì il profumo fresco di Matt Sutherland che a sua volta stava facendo un passo indietro.

    Solo Jack non sembrava sorpreso. «Ciao, papà.»

    Da vicino sembrava più alto. E senza giacca, con le maniche della camicia bianca arrotolate, sembrava anche più atletico. «Dottor Sutherland?» La reazione di Jack aveva chiaramente rivelato che si trattava di lui, ma a lei non era venuto in mente altro da dire che suonasse abbastanza sensato.

    «Sì. Ecco, io sono Matt, il padre di Jack. Cosa ci fa lui qui?» Se ne stava immobile davanti alla porta con una mano sulla spalla di Jack.

    «Beth Travers. Possiamo entrare?»

    «Scusi... Certamente.» Osservò per un attimo la sala d’aspetto del tutto vuota, quindi si ritrasse indicando a Beth una sedia. Jack si staccò dal suo fianco e corse alla sedia girevole che si trovava dall’altro lato della scrivania. «È la tua sedia, papà?»

    «Sì. Vuoi provarla?» Stava osservando Beth, quando suo figlio saltò sulla sedia.

    «Ho trovato Jack che vagava da solo davanti all’unità di audiologia e foniatria. Mi ha detto che la sua tata era stata investita da un’auto e che lui era stato portato qui in ambulanza insieme a lei.»

    «Cosa?» Matt si precipitò al fianco del figlio. «Stai bene, Jack?»

    Jack era troppo preso dal quello che c’era sulla scrivania per rispondergli.

    «Lui non è stato colpito dall’auto, ma è caduto quando la sua tata lo ha spinto via dalla strada e aveva una

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