Competizione in corsia: Harmony Bianca
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Costretta a riporre in lui tutta la sua fiducia, però, Hannah scopre che dietro il carattere scontroso e sprezzante del chirurgo più sexy dell'ospedale, si nasconde un uomo sensibile e molto dolce, e che grazie alla sua capacità di pensare fuori dagli schemi sono in grado di vincere tutte le prove. Insieme sono la squadra perfetta, e l'attrazione che scorre tra loro può bastare per farli diventare anche anche la famiglia perfetta?
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Anteprima del libro
Competizione in corsia - Annie Claydon
successivo.
1
Delle trenta persone che avevano partecipato alla sfida soltanto due avrebbero vinto e i giudici erano in procinto di annunciare i loro nomi.
Sophie, l'amica di Hannah, se ne stava piegata in avanti, stirando i muscoli della schiena. L'ultima prova di una giornata estremamente impegnativa era stata una corsa a ostacoli, che aveva prosciugato le energie dei partecipanti. Hannah appoggiò una mano sulla spalla dell'amica. «Penso che tu abbia qualche possibilità di vincere. Ma non posso dire altrettanto di me.»
«Lo scopriremo presto. Stai bene?»
Sophie annuì, raddrizzando la schiena. «Domani saremo tutti indolenziti.»
Lavoravano insieme da cinque anni su una delle ambulanze dell'Hamblewell Hospital. E quando la direzione dell'ospedale, attirata dal cospicuo premio in denaro, aveva deciso di partecipare all'Hospital Challenge organizzata da Ariel Tv, si erano immediatamente candidate.
La selezione comprendeva una serie di prove fisiche e mentali, con lo scopo di ridurre il numero dei candidati da trenta a due. I prescelti avrebbero rappresentato l'ospedale alla sfida. Hannah voleva vincere al fianco di Sophie, prese la mano dell'amica e la strinse.
Nel cortile era stato eretto un palco e nel calore della giornata estiva l'atmosfera era festosa.
Il presidente della giuria aveva appena afferrato il microfono e ci stava battendo sopra.
«Avanti, amico...» sussurrò Sophie e Hannah fece un cenno di assenso. Quell'attesa la stava irritando.
«I giudici sono giunti a una decisione...» All'improvviso il microfono si spense e Hannah alzò gli occhi al cielo. Se volevano tenere tutti sulle spine, ci stavano riuscendo.
Il microfono fu controllato, poi il giudice sorrise, rivolgendosi di nuovo alla platea. «Mi dispiace per l'inconveniente... Come tutti sapete, i vincitori dovranno rappresentare il nostro ospedale alle sfide dell'Hospital Challenge, la prima delle quali avrà luogo qui domenica prossima. Siamo stati costretti a selezionare soltanto due candidati e il nostro compito non è stato semplice...» Ci fu un'altra pausa e tutti trattennero il fiato. «Hannah Greene!»
Hannah sentì gridare qualcuno di gioia e si accorse che Sophie la stava abbracciando. Le gambe smisero di sostenerla.
«Vai... vai...» le ripeteva l'amica, sospingendola verso il palco, dove i giudici in piedi applaudivano.
«Sophie...» Hannah aveva creduto che i loro nomi sarebbero stati annunciati insieme e compiere quel percorso da sola le sembrava impossibile.
«Hai vinto, Hannah. Devi andare a stringere la mano al presidente» dichiarò Sophie, dandole una spinta, e tra la folla si aprì un varco.
Hannah avanzò verso il palco in una specie di trance.
Salì e strinse la mano ai giudici, poi si voltò verso la folla alzando le braccia. Tutti gridavano e notò che Sophie saltava su e giù, con quel poco di energia che le era rimasta.
«Sembra che la nostra scelta sia condivisa dal pubblico...» affermò il giudice, aspettando che le grida di giubilo si calmassero. «E con Hannah, a rappresentare il nostro ospedale ci sarà... Matt Lawson!»
Hannah cercò lo sguardo di Sophie e vide che l'amica stava partecipando alla gioia generale e non sembrava aver notato che il nome annunciato non era il suo.
Un uomo si diresse verso il palco, fermandosi a stringere alcune mani lungo il percorso. Hannah lo conosceva di vista. Aveva fama di essere un ottimo chirurgo, ma molte colleghe sembravano più interessate al suo aspetto prestante. Anche Hannah lo aveva ammirato da lontano più di una volta.
I capelli bruciati dal sole e la carnagione abbronzata erano quelli di una persona che trascorreva parecchio tempo all'aria aperta. Gli occhi sembravano azzurri e Hannah lo aveva classificato nella categoria guardare e non toccare. Quando lui le sorrise, si sentì arrossire.
Azzurri. I suoi occhi erano decisamente azzurri. Di un blu intenso come il mar Mediterraneo. Matt si congratulò con lei e si voltò a salutare la folla.
Quando li lasciarono scendere dal palco, Sophie fu la prima a raggiungere Hannah, abbracciandola stretta. «Sono così eccitata... e come compagno di squadra ti è capitato l'uomo dei sogni!»
Hannah sentì gli occhi riempirsi di lacrime per la stanchezza e la delusione. «Volevo te come compagna. Perché non ti hanno scelta?»
Sophie sembrò sul punto di farle una ramanzina. «Senti, non fingerò di non essere delusa. Ma hai fatto molto meglio di me. E anche lui. Hai visto in che modo ha superato la parete per arrampicata?»
Sì, l'ho visto. E aveva anche notato che, in azione, sembrava più bello di quanto le fosse sembrato incontrandolo nei corridoi dell'ospedale. «Non posso farcela da sola, Sophie. Noi siamo una squadra.»
«Devi abituarti alla nuova squadra. Io tiferò per te.»
«Sì, ma...» Si stava autocommiserando, mentre avrebbe dovuto pensare a come doveva sentirsi l'amica. «Mi dispiace...»
«Avevamo detto che saremmo state contente se fosse stata scelta anche una sola di noi. Smettila, d'accordo?» Sophie sembrava raggiante e avrebbe dovuto esserlo anche lei.
«Mi starai vicina? Non posso farcela senza di te.»
«Ti starò vicina tutto il tempo. Devi farcela per tutt'e due, d'accordo?»
Matt non si era aspettato di vincere. Era stato iscritto alla sfida dai colleghi, essendo l'unico in grado di rappresentare il reparto di Chirurgia, ma si era soltanto allenato un po' più intensamente in palestra per le ultime tre settimane.
Aveva notato Hannah e la collega nella corsa a ostacoli. Erano in forma, ma si vedeva che Hannah era la più forte delle due. Si capiva che erano una squadra. Indossavano magliette uguali con il simbolo delle ambulanze. Matt si chiese come lei potesse sentirsi a fare squadra con uno sconosciuto. Non gli era sembrata entusiasta della decisione dei giudici, ma gli era andata incontro sorridente. E doveva ammettere che aveva un bel sorriso.
«Congratulazioni!» esclamò Hannah, porgendogli la mano.
«È stata una sorpresa.» Gli erano mancate le parole. «Per quanto riguarda me, intendo... Tu era chiaro che avresti vinto.»
Lei era arrossita. «Hai superato quella parete in una volta sola. A me è costata due tentativi.»
Matt sapeva che era rimasta indietro per stare al passo con l'amica, e dovevano essersene accorti anche i giudici, ma decise di non fare commenti. «Non vedo l'ora di affrontare le prossime prove.»
Lei fece un cenno di assenso. «Anch'io. Vuoi che ci alleniamo insieme?»
Una proposta allettante. Matt aveva notato i suoi capelli castani raccolti in una treccia. E, naturalmente, aveva notato il sorriso. Ma, con il procedere della giornata, aveva avuto modo di apprezzare anche il suo coraggio e la tenacia. Era esausta e in disordine, ma appariva raggiante. «Questa settimana ho l'agenda piena. La cosa migliore è allenarci separatamente e farci una bella dormita venerdì notte.»
Non era la risposta che lei si era aspettata. «D'accordo. Be'... continuerò ad allenarmi con Sophie. Sempre che non ti dispiaccia...» affermò, indicando la collega, che veniva verso di loro.
«Se funziona, non ho niente da dire.» Hannah e Sophie erano chiaramente amiche e questo gli provocava un po' d'invidia.
«Congratulazioni. Hai lavorato molto bene. Meritavi di vincere» dichiarò Sophie, porgendogli allegra la mano. Era più estroversa di Hannah, ma il suo sorriso non faceva lo stesso effetto.
«Grazie. Tu e Hannah siete una grande squadra.»
Sophie mise un braccio intorno alle spalle dell'amica. «Oggi ho raggiunto il mio limite. Tu e Hannah insieme sarete in grado di vincere la sfida.»
Matt sentì il desiderio di vincere con Hannah al suo fianco. «All'ospedale farebbe comodo il denaro.»
«Facciamo affidamento su voi due» affermò Sophie, ridendo. «Nessuna pressione naturalmente...»
«Pressione? Che cos'è?» mormorò piano Hannah con una risatina.
Sophie le diede una leggera gomitata nelle costole. «Non ascoltarla, Matt. Hannah sa anche essere molto concentrata, te lo assicuro.»
Sophie era il tipo di donna, con la quale talvolta gli piaceva uscire. Graziosa. Capelli biondi e occhi azzurri. Sembrava alla mano e senza troppe complicazioni.
Hannah, invece...
Era bellissima. Ma non una donna da cui lasciarsi coinvolgere. Perché rompere una relazione con lei non sarebbe stato facile. Matt mise subito da parte l'idea.
«Sarà meglio andare» affermò Hannah, scrutando la folla, come se stesse cercando qualcuno. «Ci vediamo sabato, allora?»
Improvvisamente una settimana sembrò un tempo molto lungo. «Sai dove trovarmi, se hai bisogno?»
Lei annuì in silenzio e fu Sophie a rispondere. «Sì. Lasceremo un messaggio in Chirurgia.»
Matt rimase a guardarle, mentre loro si allontanavano.
«Mamma!» Un bambino di circa sei anni stava correndo verso di loro, seguito da una donna più anziana. Doveva essere il figlio di Hannah. Aveva gli stessi occhi marroni e capelli castano rossicci.
Lei tese le braccia con un'espressione di gioia sul viso. Poi si lasciò cadere in ginocchio e il bambino corse ad abbracciarla.
Sophie e l'altra donna risero e chiacchierarono, mentre Hannah faceva una piccola danza della vittoria con suo figlio. Il pensiero di fare con lei una danza completamente diversa appariva allettante, ma inappropriato. Nella sua vita Matt aveva imparato a non farsi condizionare dai legami personali.
Dall'età di otto anni era stato costantemente in movimento, nel tentativo di lasciare indietro le brutte esperienze.
Il padre di Matt aveva un carattere instabile e talvolta picchiava la madre. Una volta aveva picchiato anche lui. Ricordava perfettamente il dolore e lo spavento di non essere stato in grado di evitare la mano che lo teneva stretto.
Quella era stata la goccia che aveva convinto sua madre a fare le valigie. All'inizio era stato eccitante. Un assaggio di una libertà che non sapeva neppure esistesse. Avevano cambiato nome, usando il cognome della madre e iniziato una nuova vita in una città diversa. Poi il padre li aveva trovati e avevano dovuto scappare di nuovo.
Matt aveva dimenticato in quante città erano stati. Non era nemmeno più riuscito a farsi degli amici. Guardò Hannah giocare con il figlio alla luce del sole del tardo pomeriggio. Sembravano felici...
Lei si girò e si accorse che la stava osservando. Lui alzò la mano con un sorriso e Hannah rispose al suo cenno. Ma era soltanto la sua compagna di squadra e sarebbe durato per poche settimane. Poi lui sarebbe partito di nuovo.
2
Luci accese, ma niente sirene. Non c'era urgenza di portare il paziente in ospedale, ma Hannah doveva essere in grado di sentirne il respiro affannoso. E Sophie doveva sentire se Hannah le chiedeva di fermarsi.
Sophie chiamò l'ospedale alla radio e premette il piede sull'acceleratore. Si fermarono appena fuori del Pronto Soccorso e Hannah si concentrò sul monitoraggio del paziente, un uomo di mezza età che era stato investito da un autobus.
La collega scese ad aprire le porte e lei notò una figura vestita da chirurgo, che le stava aspettando.
«Che cosa ci fai qui?» domandò Sophie, che, come al solito, poneva le domande prima di lei.
Matt Lawson avrebbe dovuto essere in sala operatoria, non al Pronto Soccorso...
«Sto dando una mano.» Appariva come sempre sorridente e rilassato, ma quando tirarono fuori la barella, le guidò velocemente attraverso la folla, fino a un cubicolo vuoto.
Doveva essere stato informato della diagnosi provvisoria, perché erano già pronti tutti gli strumenti necessari. Si infilò un paio di guanti e ascoltò il resoconto di Hannah. I sintomi suggerivano uno pneumotorace iperteso allo stadio iniziale. Se non fossero intervenuti subito, l'accumularsi progressivo