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La sfida della dottoressa: Harmony Bianca
La sfida della dottoressa: Harmony Bianca
La sfida della dottoressa: Harmony Bianca
E-book160 pagine2 ore

La sfida della dottoressa: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Sarà l'amore l'unica sfida...
La rivalità con il dottor Jamie Campbell-Clarke è divertente e, cosa più importante, strettamente professionale! Dopo la devastante fine del suo breve matrimonio, questo è tutto ciò che il chirurgo plastico Anna Caulder è in grado di affrontare.

... che affronteranno insieme?
Ma quando Jamie ha bisogno di aiuto, Anna è subito al suo fianco. Quella vicinanza, però, le fa desiderare una connessione più profonda ... che la porti direttamente fra le sue braccia, il posto dove lei vuole stare per il resto della sua vita. Ma come fare per rivelarglielo senza rovinare ciò che hanno costruito tra loro?
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2021
ISBN9788830524750
La sfida della dottoressa: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    La sfida della dottoressa - Annie Claydon

    successivo.

    1

    Il ragazzo aveva un ciuffo rossiccio, gli occhi azzurri e un sorriso accattivante. Anna Caulder credeva di avere già visto tutto nella vita, ma i tatuaggi che il suo giovane paziente aveva sul dorso delle mani battevano ogni record di cattivo gusto.

    «Proverai un po' di dolore, Callum. Se non riesci a sopportarlo, dimmelo e ci fermeremo.»

    «Non si preoccupi, Miss Caulder.» Callum le sorrise allegramente. Qualcuno doveva averlo informato che, come chirurga, Anna aveva diritto al titolo di Miss, ed era evidente che il ragazzo ce la stava mettendo tutta per mostrarsi educato. «Questo posto è favoloso.»

    Purtroppo la bellezza del luogo non avrebbe reso meno doloroso l'intervento di rimozione dei tatuaggi. Intervento che Anna sarebbe riuscita a eseguire senza problemi, se solo Callum avesse smesso di girarsi da una parte all'altra per rimirare i piani di lavoro lucenti e la modernissima attrezzatura clinica.

    «Dovresti respirare profondamente un paio di volte e rilassarti, Callum.»

    «Okay. Mi farà tutt'e due le mani?»

    «Per questa seduta soltanto una, Cal» disse il dottor Jamie Campbell-Clarke entrando nella stanza. «Ti occorrerà un po' di tempo per guarire.»

    Il suo collega interveniva spesso, pensò Anna. Forse anche un po' troppo per i suoi gusti.

    «Che cosa ci fai qui?» gli chiese accigliata.

    Secondo i calcoli di Anna, quel giorno, che era un lunedì, Jamie Campbell-Clarke avrebbe dovuto essere al lavoro nel Pronto Soccorso di un vicino ospedale. Di solito ci andava tre giorni alla settimana, e solo il giovedì e il venerdì lei si aspettava di vederlo là, alla London Central Clinic, in compagnia di uno dei giovani ospiti dell'istituto di beneficenza che gestiva ad Hastings.

    «Questa settimana andrò in trasferta soltanto due volte» si giustificò Jamie. «Così ho pensato di fare un salto qui per vederti lavorare.»

    Sembrava molto soddisfatto della propria decisione.

    «E per assicurarti che all'ultimo momento non mi tirerò indietro» gli ricordò Callum.

    «Sì, anche per questo.»

    Con la sua attività umanitaria, Jamie cercava di aiutare i ragazzi come Callum a superare ogni tipo di svantaggio sociale e a trarre il massimo dalla loro vita. Era molto protettivo nei confronti dei suoi giovani pupilli e li controllava in tutto. La cosa le andava benissimo perché lui era un medico eccellente, ma a volte, nei loro momenti di confronto, affiorava un pizzico di rivalità professionale.

    «Se facciamo entrambe le mani, finiremo prima» li supplicò Callum.

    «Miss Caulder ce la metterà tutta, Cal» ribatté Jamie.

    Lei si volse di scatto lanciandogli un'eloquente occhiataccia, e lui tacque all'istante, probabilmente ricordandosi che quella era la sala di Anna e che la chirurgia plastica era la sua specialità.

    «So che non vedi l'ora di sbarazzarti di quei tatuaggi, Callum.» Anna sbirciò le mani del giovane, tutte coperte di scritte volgari e figure oscene. «Ma dobbiamo fare le cose per bene e questo richiederà più tempo di quello che è occorso per tatuarti.»

    Callum annuì e si fissò il dorso delle mani. «Sì, lo so, Jamie mi ha spiegato tutto. Se non altro sono stati fatti solo con inchiostro nero. Sarà più facile toglierli, vero?»

    «Certamente. Ma di sicuro il dottor Campbell ti avrà anche spiegato che i tatuaggi recenti sono quelli più difficili da cancellare. E se non sbaglio, tu li hai soltanto da qualche mese...»

    «Tre mesi» specificò Jamie.

    Anna ignorò la sua precisazione. Figurarsi se lui le permetteva di cavarsela con un'espressione vaga come qualche mese.

    All'improvviso Callum le sorrise. «Capisco. Grazie, Miss Caulder.»

    Forse il ragazzo non sarebbe stato così riconoscente alla fine della seduta, quando il dolore alla mano lo avrebbe reso muto. Tuttavia non si lamentò nemmeno una volta mentre lei seguiva minuziosamente il contorno dei disegni con il laser. Appena ebbe finito, il giovane le rivolse un altro sorriso che sembrava pateticamente forzato.

    «Questo è il miglior risultato che possiamo ottenere per oggi.» Anna decise che Callum aveva bisogno di essere rassicurato sui benefici della breve procedura. «Quando l'infiammazione sarà passata, potrai vedere la differenza. Vuoi che l'infermiera ti bendi anche l'altra mano per coprire i tatuaggi?»

    «Sì, grazie. È meglio che portare i guanti.»

    «Perfetto, allora. Ti daremo delle garze di ricambio e un opuscolo con le regole da seguire in questi casi. Dobbiamo assolutamente evitare un'infezione.»

    Callum annuì. «Grazie, Miss Caulder. Jamie me ne ha già parlato.»

    «Non ne dubito. Lascerò che sia lui a controllarti nelle prossime settimane ed eventualmente a rifarti la medicazione.»

    Con la coda dell'occhio Anna vide Jamie posarsi una mano sul petto con fare scherzoso, come se fosse stupito che lei si fidasse ad assegnargli quella piccola responsabilità.

    Ignorò il gesto. Era soltanto un gioco, l'ennesima schermaglia dispettosa fra lei e il dottor Campbell-Clarke. Si sorvegliavano a vicenda come falchi per assicurarsi che i pazienti che lui le portava in ambulatorio ricevessero le migliori cure possibili. Uno scambio innocuo che l'aiutava a distrarsi dal pensiero dei suoi occhi color...

    Occhi di colore verde muschio, che i capelli neri e la mascella robusta di Jamie facevano sembrare scintillanti gioielli circondati da acciaio e muscoli. Sotto le lampade che illuminavano la stanza parevano quasi luminosi.

    Ma lei aveva giurato di non pensare più a quegli occhi. Avrebbero fatto tremare la mano di qualsiasi donna. La consapevolezza che lui spiava ogni suo movimento e che avrebbe corretto all'istante qualsiasi errore conferiva alla sua mano la granitica fermezza professionale che occorreva a ogni chirurgo.

    Quel giorno Jamie era vestito di verde e indossava una camicia color smeraldo con le maniche rimboccate fino ai gomiti. Era lo stile che lui prediligeva quando si occupava dei suoi ragazzi... Abbigliamento casual e uso del tu. Molto diverso da quello del dottor Campbell-Clarke che operava nell'altro grande ospedale del centro di Londra dove Anna si recava di tanto in tanto per delle visite. C'era però un dettaglio che accomunava quelle due versioni: la sicurezza. Jamie era sempre molto sicuro di se stesso e sfidava chiunque a criticarlo. Forse era proprio per questo che Anna non esitava mai a farlo.

    L'infermiera aveva bendato le mani di Callum e ora il ragazzo, un po' scombussolato dall'intervento, era pronto ad alzarsi. Jamie lo accompagnò fuori dalla stanza e Anna li seguì. Giunti nella sala d'attesa trovarono una distinta signora di mezz'età seduta ad aspettarli. Callum si sedette al suo fianco. Lei gli rivolse un secco cenno del capo ma poi gli posò una mano sulla schiena in un gesto di conforto.

    «Mary, questa è Miss Caulder.» Jamie presentò rapidamente le due donne. «Callum si è comportato molto bene e Miss Caulder è soddisfatta del risultato.»

    Anna strinse le labbra, contrariata. Avrebbe voluto dire lei quelle parole, e invece... Represse l'impulso di spingerlo da parte e sorrise all'altra donna.

    «Ho operato soltanto una mano, e quando l'infiammazione sarà passata, Callum potrà vedere la differenza. Ci ha chiesto di bendargli anche l'altra mano per coprire i tatuaggi.»

    Mary annuì. «Grazie, Miss Caulder.»

    «Il prossimo intervento sarà fra un mese e mezzo. Spero proprio che non ci sia bisogno di troppe sedute. Comunque dovremmo riuscire a cancellarli completamente.»

    «È stata bravissima.» Mary si accigliò un poco. «Oh, mi scusi...»

    Jamie la interruppe bruscamente. «Non preoccuparti. Quello che è stato, è stato. Adesso dobbiamo andare avanti. Non è vero, Callum?»

    Il ragazzo annuì e cercò istintivamente di toccarsi il dorso della mano destra. Mary lo afferrò per il polso impedendogli di farlo.

    «Se non avete fretta, potete stare qui quanto volete prima di andarvene.» Le poltrone dell'accogliente sala d'attesa erano disposte in modo tale che i pazienti potessero sedersi con le loro famiglie. Anna accennò al tavolino di fronte a loro. «Vi va del tè o del caffè?»

    «Grazie. Sì, avremmo bisogno di bere qualcosa prima di riprendere il treno.»

    Mary sbirciò il ragazzo e lui annuì.

    «Okay, allora ci vediamo fra un mese e mezzo, Callum.» Anna sorrise al ragazzo e Mary gli diede una gomitata.

    «Sì. Grazie, Miss Caulder.»

    Appena Jamie ebbe servito le bevande a Mary e Callum, Anna tornò nella sala visita. Tutti gli adolescenti che Jamie portava là avevano una storia difficile alle spalle e lui non sembrava molto disposto a rivelare quella di Callum. Probabilmente perché era una delle peggiori.

    Sentì bussare alla porta aperta e si girò di scatto.

    «Hai fatto un ottimo lavoro» commentò Jamie dalla soglia.

    «Perché me lo dici? Credevi forse che gli avrei rovinato la mano?»

    Lui scrollò le spalle e Anna trasse un sospiro. Sembrava che questa volta le loro schermaglie non filassero lisce come al solito. Forse a causa della camicia verde che faceva risaltare il colore dei suoi occhi.

    «Coraggio, spara» la invitò lui. «So che vuoi farmi delle domande.»

    Se fra le sue qualità c'era anche la capacità di leggere nel pensiero, Anna doveva fissare nuovi confini. Ma era effettivamente curiosa. Accennò alla porta con un movimento del capo. Jamie entrò nella stanza e se la richiuse alle spalle.

    «E va bene. Mi sembra che Callum sia un bravo ragazzo, tuttavia Mary è piuttosto severa. Perché Callum ha quegli orribili tatuaggi?»

    Jamie trasse un sospiro. «Sì, è un bravo ragazzo. Mary è sua zia e lo ha accolto in casa due anni fa. Prima Callum abitava con sua madre che lo maltrattava.»

    «Oh, povero ragazzo. Così fa le bizze, ogni tanto?»

    «Pare di sì. Il suo fratello maggiore si è fatto vivo tre mesi fa e Callum è sparito con lui. Mary era angosciata e lo ha cercato dappertutto. È per questo motivo che ci ha contattati. È tornato una settimana più tardi perché suo fratello lo aveva scaricato.»

    «E immagino che si sia fatto tatuare durante la fuga...»

    Jamie annuì. «Ha bisogno di sentirsi accettato. Come molti ragazzi nelle sue condizioni, è un po' impulsivo. Vuole soltanto accontentare il prossimo e non pensa alle conseguenze dei suoi gesti. La nostra psicologa lo segue attentamente, ma non conosciamo tutto quello che gli è successo.»

    «E tu sei deciso a scoprirlo.»

    «Sì. Prima o poi ci riusciremo. Volevo dirti soltanto che stiamo facendo tutto il possibile perché non torni con altri tatuaggi di cui potrebbe pentirsi. E... ehm... volevo anche scusarmi per averti creato dei problemi.»

    «Be', ho visto di peggio. In fin dei conti non sono scappata dalla stanza urlando.»

    «No, certamente. Callum ha proprio bisogno del tuo approccio non giudicante.»

    Poteva considerarlo un grazie? si chiese Anna. Forse, ma preferì non indagare.

    «Per fortuna i tatuaggi che ha sono solo neri e relativamente superficiali. Dovrei riuscire a cancellarli senza troppe difficoltà. Di certo non gli sono di molto aiuto per trovare lavoro o un posto all'università. O anche una ragazza.»

    «Sì, è così, ma Callum non aveva capito bene tutte le implicazioni della sua scelta. Mary mi ha chiesto di spiegargliele.»

    Anna vide Jamie accigliarsi un poco. Era chiaro che affrontare quella conversazione non era una cosa facile per lui.

    «Be', gli auguro buona fortuna.» Si lasciò sfuggire quelle parole senza riflettere, e come risposta ebbe uno sguardo severo di Jamie.

    «Non ci affidiamo alla fortuna.»

    «No, lo so. Lavoro, determinazione ed esperienza.» A parte le dimostrazioni di affetto che venivano dispensate senza riserve, l'istituto di Jamie praticava

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