Il successo a ogni costo: Harmony Destiny
Di Sara Orwig
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Info su questo ebook
Emilio non si aspettava che Brittany cedesse così facilmente, a letto e negli affari. Ma nemmeno che riuscisse a incendiargli il sangue con un solo sguardo mozzafiato.
Sara Orwig
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il successo a ogni costo - Sara Orwig
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Seduced by the Wealthy Playboy
Silhouette Desire
© 2007 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Rita Pierangeli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-134-8
1
La vita di Brittany Garrison era finita sull’orlo di un precipizio. Mentre fissava i libri aperti davanti a lei, iniziò a sudare, anche se era gelata fino al midollo.
«Adesso capisco perché il mio contabile si è volatilizzato» bisbigliò. Se avesse saputo per tempo che Paine Elsdon aveva sottratto due milioni di dollari dalle casse, forse sarebbe riuscita a bloccarlo prima della sua misteriosa sparizione.
«Devi affrontare la realtà» commentò Boyd Dumont. «Può darsi che il denaro sia stato depositato su un conto alle Bahamas o in Svizzera. Il tuo ex contabile e i tuoi soldi hanno ormai preso il volo.»
Lei ascoltava solo distrattamente quello che le stava dicendo il suo nuovo contabile. Seduta nel suo ufficio, Brittany non riusciva a smettere di pensare alla propria famiglia. Il mese precedente, per caso aveva udito il fratello maggiore, Parker, esprimere l’intenzione di sottrarle il suo elegante locale appena fosse fallito. E nelle orecchie le risuonavano i commenti di suo fratello Stephen, convinto che lei fosse incompetente a dirigerlo. Il successo del Brittany Beach era in continua ascesa. C’erano le cifre, in nero su bianco, che lo dimostravano.
«Paine deve avere sottratto fondi fin dall’inizio» commentò Boyd. «Forse si è trovato in difficoltà e si è appropriato di una piccola somma, considerandola un prestito. Ma, una volta imboccata quella strada, non si è più fermato. Sospetto che non lo troverai mai più.»
«Come ha fatto a farla franca?» chiese Brittany, incredula di essere stata tradita da una persona di cui si fidava. «I libri sembrano in ordine.»
«Il tuo contabile li ha manipolati.»
Brittany si passò un dito sulla fossetta nel mento che era un elemento distintivo di tutti i Garrison. «Lasciami studiare un piano, prima che la cosa diventi di pubblico dominio» disse, pensando che non era tanto l’opinione pubblica che temeva quanto la sua famiglia. «Sporgeremo denuncia, naturalmente.»
«Naturalmente. Ma, quanto prima, dovrai pagare il personale e i fornitori, oltre a far fronte a tutte le spese inerenti alla gestione di un ristorante.»
Brittany si strofinò le tempie, come a voler cancellare una fastidiosa emicrania. La prospettiva di un debito così alto avrebbe dovuto preoccuparla. Invece, riusciva a pensare soltanto all’umiliazione che avrebbe subito agli occhi della famiglia. Loro la consideravano un’incompetente. Ne era convinta perfino Brooke, la sua gemella. Se non si fosse affrettata ad agire, avrebbe dimostrato che avevano ragione.
«Per il momento, a parte le autorità, non voglio che la notizia esca da questa stanza.»
Boyd annuì. «I rapporti con i miei clienti sono confidenziali. Però, se non sbaglio, mi hai detto che alcuni tuoi dipendenti si sono interrogati sulla misteriosa scomparsa del tuo contabile. Ci saranno voci e speculazioni, anche se non arriveranno fino a te.»
Rendendosi conto che Boyd aveva ragione, Brittany trasse un respiro profondo. «Nell’industria della ristorazione le voci si diffondono in un baleno» ammise. «Dev’esserci una via d’uscita» aggiunse, chiedendosi come fare a procurarsi il capitale per restare a galla.
«Brittany, se mi consenti, i tuoi fratelli possono tirarti fuori dai guai.»
«Lo so. Ma voglio essere io a risolvere il problema.»
«La tua è una nobile ambizione, però devi essere realistica. Si chiederanno perché non ti sei rivolta a loro. E farlo sarebbe la soluzione che ti costerebbe di meno.»
«No» dichiarò lei con fermezza, scuotendo la testa. Se Parker fosse venuto a sapere dell’appropriazione indebita, il Brittany Beach sarebbe stato spazzato via, come investito da un tifone. Parker sorvegliava con occhio di lince tutte le proprietà dei Garrison. Si era già interessato al suo locale perché sorgeva in riva all’oceano, su un terreno di proprietà della famiglia, che era anche uno dei più ambiti per la costruzione di condomini, dai quali si sarebbe ricavato un reddito ben più alto di quello che dava il ristorante.
«Riesaminiamo tutto un’altra volta» suggerì, passandosi una mano sugli occhi... Un’ora dopo, lasciò l’ufficio del contabile con la mente ancora annebbiata.
Una settimana più tardi, nella sala da pranzo in stile déco del ristorante, Brittany era a colloquio con il responsabile della manutenzione, Hector Garland. Tormentata com’era dalla catastrofe che le aveva sconvolto la vita, non riusciva a prestargli attenzione. Persa nei propri pensieri, si guardò in giro.
A giudicare dalle apparenze, nessuno avrebbe sospettato che c’erano problemi. Il soffitto color cobalto formava un gradevole contrasto con le pareti di una sfumatura rosa antico. La luce delle candele e i mazzi di fiori davano un tocco romantico all’atmosfera. Le cameriere erano abbigliate in variopinti top con lunghi sarong. La sala principale dava su una veranda coperta in parte, mentre la spiaggia era attrezzata con gazebo di stoffa bianca, arredati con divani.
Com’era possibile che un posto così piacevole si trasformasse in un terremoto che l’avrebbe travolta e inghiottita? C’era una soluzione per salvare il locale e se stessa?
Mentre cercava di concentrarsi su ciò che Hector le stava dicendo, notò, in piedi nell’atrio, un uomo alto dai capelli neri. Riconobbe Emilio Jefferies, il proprietario di El Diablo, un piccolo e rinomato ristorante cubano, anch’esso frequentato dal jet-set di Miami. Aveva visto il nome e la foto del suo concorrente sulle riviste, e lo aveva incontrato di sfuggita a eventi legati alla ristorazione. Mentre lo osservava, il suo maître, Luis Munoz, gli si avvicinò e lo condusse a un tavolo.
Emilio attraversò la sala, muovendosi con la grazia di una pantera, pensò Brittany, osservandone le lunghe gambe e l’andatura disinvolta e rilassata. In un completo blu e camicia bianca, si distingueva anche in mezzo a una clientela di modelle, attori e VIP. Sapeva, dai resoconti dei mass media, che Emilio aveva trentatré anni ed era uno scapolo impenitente.
«Che ci fa qui?» chiese al responsabile della manutenzione, che si era voltato per seguire il suo sguardo.
«Immagino che stuzzichiamo la sua curiosità» rispose lui. «Ha mangiato qui altre volte. Il nostro giro d’affari aumenta di mese in mese. Auguriamoci di poter competere con El Diablo.»
Brittany si sforzò di sorridere, senza successo. Più affari. Meno denaro. Senza quasi udire Hector quando si allontanò con una scusa, non riuscì a distogliere lo sguardo da Emilio. Era più bello di persona che nelle foto.
Luis lo fece accomodare su un divano ricurvo, dal quale si godeva lo spettacolare panorama della spiaggia. Rimasto solo, Emilio lasciò vagare lo sguardo sulla sala e i suoi occhi incrociarono quelli di Brittany.
Lei trattenne il fiato e lo fissò mentre lui le sorrideva e la salutava con un cenno del capo. Brittany si impose di ricambiare il sorriso, quindi si diresse a un tavolo per scambiare due parole con alcuni clienti. Le formicolava la schiena mentre si chiedeva se gli occhi di Emilio fossero ancora puntati su di lei.
Pochi minuti dopo, lasciò la sala per tornare nel suo ufficio, dove, da una vetrata a tutta parete, si godeva la vista della zona privata della veranda e della spiaggia. All’estremità della spaziosa stanza, c’era una scrivania di teak dove lei era solita lavorare.
Andò a sedervisi e prese l’elenco che illustrava le varie possibilità di ottenere prestiti, sapendo che non le prometteva niente di buono. Aveva una settimana di tempo per trovare una soluzione, altrimenti i conti sarebbero finiti in rosso.
Dopo essersi arrovellata invano per una mezz’ora, andò nel suo bagno privato e si guardò allo specchio. L’aggressività della gonna rossa e della camicetta in tinta contrastava con il suo stato d’animo attuale. I lunghi capelli castani erano trattenuti da un fermaglio che lasciava alcune ciocche libere di incorniciarle il volto. L’immagine riflessa dallo specchio non dava l’impressione di una persona sull’orlo di un disastro. Sorrise a se stessa, mentre dentro era un groviglio di preoccupazioni e ansie.
Soddisfatta del proprio aspetto, raddrizzò le spalle, preparandosi a tornare in sala. Quando vi entrò, il suo sguardo corse subito a Emilio, che stava cenando da solo. Scelse di salutare altri clienti invece di andare dritta da lui, come avrebbe voluto.
Lasciò passare un intero quarto d’ora prima di avvicinarsi al suo tavolo. Lui si alzò in piedi e la magia del momento in cui i loro sguardi si erano incontrati da un’estremità all’altra della sala si ridusse a niente, se paragonata all’effetto di guardarlo direttamente in quei suoi occhi color verde cristallo, ombreggiati da lunghe ciglia. Brittany non resistette alla tentazione di squadrarlo dalla testa ai piedi e fu subito consapevole della sua altezza. Benché lei stessa fosse alta più di un metro e settanta, lui la superava di una quindicina di centimetri. La carnagione olivastra aggiungeva fascino alla sua rude bellezza, tuttavia, più che l’aspetto fisico, a lasciarla senza fiato era l’aura di sensualità che emanava.
«La prego, si sieda.»
«Solo se mi fa compagnia. Beva qualcosa con me.»
«Grazie.» Quando Brittany accennò a sedersi, lui si affrettò a scostarle la sedia. «Benvenuto al Brittany Beach. È venuto a controllare come si comporta la concorrenza?»
«Certo, ma mi sono goduto anche un’ottima cena» replicò lui.
«Spero che i granchi le siano piaciuti» disse Brittany, notando i resti di chele nel suo piatto.
«E mi piace ancor di più come prosegue la mia serata.»
«Suppongo che per lei flirtare sia naturale quanto respirare» ribatté Brittany, notando la tensione che faceva vibrare l’aria tra loro due. Adesso riusciva a capire perché le donne gli cadevano ai piedi.
«Come potrei resistere?» scherzò Emilio, abbassando di un tono la voce.
«È già stato qui altre volte.»
«Sì. Il menu è sempre ottimo. I miei complimenti allo chef.» Il sorriso di Emilio mise in mostra due file di denti regolari e bianchi, e le rughe ai lati della bocca non fecero che aumentare il suo fascino.
«Glielo dirò. Controlla sempre la concorrenza?»
«Certo. E immagino che lo faccia anche lei. Sono pronto a scommettere che ha cenato a El Diablo.»
«Naturalmente. Anche la vostra cucina è ottima.»
«Grazie. Vedo che attiriamo lo stesso tipo di clientela, perciò siamo concorrenti diretti, ma devo aggiungere che lei è senza dubbio la più bella dei miei concorrenti.»
A quel complimento, il cuore le balzò in gola, anche se sospettava che lui non avrebbe avuto scrupoli a mandare in rovina il suo locale. «Grazie di nuovo. Credo che a South Beach ci sia posto per tutti e due» rispose con tatto.
«Almeno fino a quando non mi ruberà la clientela» replicò Emilio in tono leggero.
«I nostri ristoranti