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L'amante del conte francese: Harmony Collezione
L'amante del conte francese: Harmony Collezione
L'amante del conte francese: Harmony Collezione
E-book148 pagine1 ora

L'amante del conte francese: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'imprenditrice Kate Foster ha deciso di espandere il suo business e come location ha scelto la Francia e, in particolar modo, le terre di proprietà del suo amico d'infanzia, il conte Guy de Villeneuve. In realtà lui sembra determinato a volerla fermare con ogni mezzo, finché non realizza quanto la sua vecchia compagna Kate sia cambiata e quanto la sua raffinata bellezza e determinazione lo lascino senza fiato. A quel punto un'intesa attrazione sessuale si accende ed entrambi ne restano coinvolti, ma Kate sarà d'accordo a trasformarsi da amica ad amante?

LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2014
ISBN9788858922057
L'amante del conte francese: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    L'amante del conte francese - Susan Stephens

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The French Count’s Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Susan Stephens

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-205-7

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Ma mademoiselle... Monsieur le Comte è in riunione. Non riceve nessuno.»

    «Mi riceverà» replicò Kate Foster con sicurezza, oltrepassando il domestico in livrea per entrare nella vasta sala.

    Per quanto fossero passati parecchi anni dall’ultima volta che l’aveva vista, non sembrava cambiata. Ma sono cambiata io, pensò Kate nel brevissimo intervallo fra l’atto di guardarsi intorno e quello d’identificare la sua preda. Non si sentiva intimidita come un tempo, forse perché il successo le permetteva di valutare la ricchezza con un metro diverso.

    Gli uomini seduti intorno alla grande tavola ovale al centro della stanza si volsero a guardarla mentre lei si avvicinava, poi si alzarono. Ma soltanto uno attirò la sua attenzione.

    «Kate?» domandò.

    Il tono autoritario evocò emozioni così profonde che lei faticò a non abbassare gli occhi. Aveva dimenticato come fosse alto e prestante Guy de Villeneuve. Non solo era bello, ma sembrava costruito con elementi esclusivi.

    La sua pelle era più abbronzata, i suoi capelli più neri e più lucenti, le sue ciglia più lunghe, le sue sopracciglia più espressive e le labbra... stavolta Kate distolse lo sguardo, sapendo che lui ricambiava l’esame. Quei penetranti occhi grigi erano il vivido ricordo di quello che aspettava ogni donna così imprudente da lasciarsi affascinare dalla bellezza del conte di Villeneuve. No, si ricordò Kate, le armi principali di quell’uomo erano la volontà e l’intelligenza, doni che nascondeva dietro un’ingannevole facciata di eleganza e... Kate si sentì bruciare le guance mentre riconosceva la qualità più elusiva: una profonda sensualità.

    Fingendosi interessata ai quadri appesi alle pareti, permise al suo sguardo di vagare, fissandosi su vari obiettivi piuttosto che sull’uomo in attesa in fondo alla sala. Anche se la cortesia lo aveva costretto ad accettare l’intrusione, Kate sapeva che dietro i suoi occhi si nascondevano emozioni molto diverse.

    «Conte Guy de Villeneuve...» disse con deliberata freddezza quando gli fu vicino.

    Un lampo ironico per la formalità di quell’approccio gli balenò nello sguardo.

    Kate, avendo seguito la carriera di Guy de Villeneuve, sapeva che lui frequentava un sacco di belle donne. Ogni donna così ingenua da credere di poterlo affascinare con le arti femminili quando c’erano di mezzo gli affari si sarebbe dovuta ricredere.

    Guy de Villeneuve non aveva mai faticato a capire il suo umore, ricordò Kate, fissando quegli occhi grigi che la esaminavano attentamente.

    Adesso lei si ritrovava a giocare una partita che conosceva bene, una partita che, nel passato, Guy aveva sempre vinto. Una partita nella quale lui si era divertito a provocarla. Ma dall’ultima volta erano passati dieci anni. Dieci anni durante i quali Kate aveva costruito e perso una carriera per poi costruirsene un’altra. Dieci anni durante i quali aveva imparato a trattare con uomini come...

    «Allora, Kate» disse lui, richiamandola al presente. «È passato molto tempo. A che cosa devo il piacere della tua visita?»

    Dopo essersi fermata a distanza di sicurezza, Kate scosse la massa lucente dei suoi capelli, ringraziando il cielo di avere imparato le regole del gioco. Quel giorno ci sarebbe stato un esito molto diverso. E doveva sbrigarsi, perché il tempo stringeva.

    «Kate?»

    Il sorriso era svanito dai suoi occhi, lasciando un’emozione indefinibile ma inquietante. Per un attimo Kate temette di avere commesso un errore ad andare lì di persona. Appena venata di un leggero accento francese, la sua voce profonda era seducente e disarmante. Era difficile ignorare il fatto che quei dieci anni avevano perfezionato la sua corporatura atletica. Distogliendo lo sguardo, Kate chinò leggermente la testa.

    «Mi scusi per l’intrusione, Monsieur le Comte, ma ho bisogno di parlarle.»

    «Di che cosa, precisamente?»

    Era molto più alto degli uomini che lo circondavano, con un viso che avrebbe fatto invidia a un divo del cinema se l’espressione degli occhi fosse stata calcolata per sedurre e disarmare, pensò Kate, guardandolo invitare i presenti a sedersi con un gesto della mano. Sollevò la testa e si avvicinò di qualche passo. «Si tratta di una questione che vorrei discutere in privato» lo informò.

    «Come vedi, sono in riunione. La mia segretaria...»

    «Si tratta di una questione urgentissima.»

    Kate fu contenta di sentire la fermezza del proprio tono mentre si preparava al confronto. Ma non poté non notare una vaga irritazione far capolino dietro l’espressione leggermente divertita di lui. Respirò di sollievo quando Guy si volse per studiare alcuni documenti sul tavolo.

    «Dovevi prendere un appuntamento, allora» replicò, ma lei scorse nel suo sguardo un lampo che sembrava smentire il tono conciliante.

    L’implicita sfida alimentò la determinazione di Kate e il consueto bagliore dei suoi occhi si raggelò in frecce di ghiaccio verde. «Prima di lasciare l’Inghilterra, ho telefonato alla sua segretaria chiedendo un appuntamento, ma mi ha risposto che la sua agenda era già completa.»

    Lui alzò lentamente la testa. «Hai lasciato il nome, mademoiselle

    Aveva calcato apposta sull’ultima parola. Intendeva provocarla e ci riuscì a meraviglia.

    «Sì, certo» rispose Kate, come per fargli capire che non era stupida. Ma come poteva sapere qualcosa di lei? Non sapeva niente, capì con un tuffo al cuore. Guy conosceva soltanto la ragazzina di un tempo, non la donna che era diventata. «Ho chiesto esplicitamente alla sua segretaria d’informarla che aveva telefonato Kate Foster.»

    Fu contenta di avvertire il cambiamento della propria voce... e di vedere il viso del conte offuscarsi al pensiero che una sua dipendente si fosse resa colpevole di negligenza. Ma sapeva anche che era troppo educato per manifestare in pubblico il proprio fastidio.

    «Bene, Kate Foster» disse lui, pronunciando ogni sillaba con ironica precisione. «Finché non saprò di cosa vuoi parlarmi, non posso chiedere a questi signori di andarsene.»

    Mentre i loro sguardi si scontravano, Kate si limitò a inarcare un sopracciglio, poi notò un muscolo che si contraeva sulla mascella di Guy.

    Sbirciò le sue labbra e si affrettò a guardare altrove, non prima, però, di avere scorto un sorrisetto all’angolo di quella bocca sensuale.

    Fu nel contempo spaventata ed eccitata dalla scoperta che lui non aveva perso la capacità di capire le sue reazioni. Con la coda dell’occhio vide che gli altri uomini cominciavano a rilassarsi. Il confronto del conte con la visitatrice concedeva loro un po’ di sollievo. Lei decise d’ignorarli. «Sono qui per parlare della Petite Maison.»

    Guy de Villeneuve rispose alla durezza del tono con uno sguardo d’intensità quasi ipnotica, poi si rivolse ai presenti. «Scusatemi, signori. La riunione è rimandata alle nove di domani mattina.»

    Si era aggiudicata il primo round, pensò Kate rilassandosi un poco. Aspettò che la stanza si fosse svuotata, guardando a testa alta gli uomini che le sfilavano davanti fissando con manifesta curiosità la donna che aveva interrotto il programma lavorativo del Comte de Villeneuve.

    «Vuoi accomodarti?» la invitò quando la porta si chiuse sull’ultimo.

    Kate sbirciò le due poltrone che si fronteggiavano davanti a un caminetto ricavato da un unico blocco di marmo di Carrara, poi tornò a guardare l’uomo che le stava davanti. L’invito del conte l’aveva qualificata come sua ospite, piuttosto che come sua avversaria in quella che sarebbe potuta diventare una disputa legale. «Preferisco stare in piedi, se non le rincresce.»

    «Come preferisci.»

    Quasi avesse percepito il suo disagio, lui rimase dov’era... troppo lontano da toccare, ma abbastanza vicino perché lei potesse sentire l’aroma muschiato della sua colonia.

    «Allora, Kate? Ti sei dimenticata di me?»

    Lei divenne paonazza mentre incontrava il suo sguardo divertito. Come poteva averlo dimenticato? Abbassò istintivamente lo sguardo sulle sue labbra.

    «Ti stai ricordando, adesso?» mormorò lui con un tono che le parve soddisfatto.

    Il senso di calore che l’aveva pervasa era una prova inequivocabile... ma quella deliziosa sensazione era anche un segnale d’allarme. «Non sono venuta per ricordare» replicò. «Mi preoccupo solo del presente.»

    «Anch’io» le assicurò lui, poi girò sui tacchi e attraversò la stanza, dirigendosi verso una scrivania di ciliegio scolpito vicina a un’alta finestra. «Vuoi sederti?» la invitò di nuovo, accennando a una poltrona davanti alla sua comoda poltroncina girevole.

    Il suo sguardo era come un laccio di seta che l’attirava dalla parte opposta della stanza, pensò Kate, resistendo disperatamente.

    «Coraggio, vieni» la esortò lui con gentilezza, come se stesse cercando di convincere una puledra recalcitrante. «Dimmi tutto, Kate. Qualunque sia il problema, riuscirò a trovare una soluzione.»

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