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La redenzione del greco: Harmony Collezione
La redenzione del greco: Harmony Collezione
La redenzione del greco: Harmony Collezione
E-book174 pagine2 ore

La redenzione del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La tenuta di Alex Santos, su una sperduta isoletta greca, è come una fortezza che lo separa dal resto del mondo. E quando la situazione gli impone di trovare una moglie per assicurare un futuro al proprio impero, la sua discreta e attraente governante gli sembra la soluzione ideale. Milly accetterà quella scandalosa proposta?
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788830517790
La redenzione del greco: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La redenzione del greco - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    «Resti qui.»

    Milly James rimase immobile, scioccata da quelle parole, pronunciate dalla voce autoritaria di un uomo che non aveva mai visto di persona.

    Il suo datore di lavoro.

    «Scusi?» Si voltò lentamente, strizzando gli occhi nel tenebroso studio rivestito di legno, immerso nell'oscurità. Pesanti tende chiuse schermavano le finestre, affacciate sul Mar Egeo, che scintillava al sole, lasciando filtrare solo una tenue lama di luce, nel punto in cui si congiungevano. Le spesse mura di pietra della villa smorzavano il calore infuocato dell'isola.

    «Resti qui.»

    Era chiaramente un ordine, così Milly rientrò nella stanza. Il clic della porta che si chiudeva riecheggiò nel silenzio.

    Non si era nemmeno resa conto che lui fosse nello studio, quando era entrata per dare la solita spolverata, e aveva fatto un salto indietro scorgendo una sagoma scura, seduta alla scrivania.

    Le istruzioni di Alexandro Santos erano state categoriche. Nessuno doveva disturbarlo. Mai. E ora, involontariamente, lei lo aveva fatto. Poco prima aveva sentito partire una macchina e aveva pensato che fosse uscito. Milly aveva il cuore in gola. Era arrabbiato? Come aveva potuto essere così sciocca? «Mi dispiace, signor Santos. Non mi ero resa conto che fosse qui. Ha bi... bisogno di qualcosa?» balbettò.

    Nei quasi sei mesi trascorsi da quando aveva iniziato a lavorare lì come governante, non aveva mai visto Alexandro Santos e non aveva mai parlato con lui. A eccezione della brusca telefonata nella quale lui le aveva confermato l'assunzione. Inoltre, da quando si era trasferita nella splendida villa sull'isola di Naxos, era la prima volta che il padrone tornava in quel suo lussuoso ritiro. Negli ultimi due giorni, Milly aveva girato per casa in punta di piedi, cercando di evitarlo e soprattutto di non disturbarlo, come le era stato ordinato di fare. E ora aveva mandato tutto all'aria!

    «Mi dispiace moltissimo» ripeté esitante, sperando che lui dicesse qualcosa, per rompere quel silenzio teso. «Non la disturberò più.»

    «Non importa...» disse l'ombra, con un vago gesto della mano. «Ha chiesto se ho bisogno di qualcosa, signorina James» proseguì. L'oscurità che riverberava nella sua voce fredda era pari a quella della stanza. Milly avrebbe voluto vederlo in faccia, ma la scheggia di luce sfiorava appena la cima della sua testa, scura come la notte.

    Milly sbatté le palpebre cercando di metterlo a fuoco e, come se avesse avvertito il suo sguardo, l'ombra si mosse dalla poltrona della scrivania in cui era sprofondata e si avvicinò alla finestra, dandole le spalle. La lama di luce contornò una figura alta e possente. La camicia bianca tesa sulle spalle ampie.

    «Sì» rispose. «Ho bisogno di qualcosa.»

    «Come posso aiutarla?» gli chiese Milly, contenta di poter fare qualcosa. «Vuole che le serva la colazione? Che le rifaccia la camera?» Di colpo si sentì una sciocca. Era evidente che non si trattasse di niente del genere.

    Alexandro Santos non rispose. Non si era mosso e lei non riusciva a vedere il suo viso. Conosceva il suo aspetto dalle fotografie che aveva cercato su Internet, dopo essere stata contattata per quel lavoro. Capelli scuri, lineamenti scolpiti, occhi di un azzurro quasi metallico e un fisico che trasudava una potenza letale.

    Era bellissimo, ma guardarlo le aveva procurato un gelido brivido di disagio. Nelle foto sembrava remoto, irraggiungibile. Una fiera determinazione nei freddi occhi azzurri, un totale distacco dalla gente che lo circondava. Ora, il fatto di sentire la sua voce senza vederlo, la metteva ancora più a disagio.

    «Da quanto tempo lavora per me, signorina James?» le chiese dopo un'altra interminabile pausa.

    «Quasi sei mesi.» Milly si irrigidì, cercando di non agitarsi. Non aveva alcun motivo per licenziarla, no? Non c'era nulla di cui potesse lamentarsi. Negli ultimi cinque mesi e mezzo aveva tenuto la villa pulita, aiutato in giardino e gestito oculatamente tutte le spese correnti. Come governante di una casa quasi sempre vuota, non aveva avuto grandi difficoltà. Amava la villa e l'isola di Naxos, ed era molto contenta del lavoro e della paga.

    Qualcuno avrebbe potuto trovare troppo solitaria quella vita, che invece si adattava perfettamente a Milly. Dopo troppi anni ai margini della caotica vita sociale dei suoi genitori, rimbalzata da un collegio all'altro, tra una serie infinita di feste insulse e sfrenate, aveva bisogno di solitudine e del generoso stipendio che Alexandro le aveva offerto. Non poteva licenziarla proprio ora, quando era a un passo dall'aver raggiunto la cifra di cui aveva bisogno, per rendere Anna felice e sicura, per sempre.

    «Sei mesi.» Alexandro si voltò leggermente, tanto da mostrarle il suo profilo. I corti capelli neri, il naso dritto, gli zigomi scolpiti e la bocca piena. Sembrava una statua. Una scura, pericolosa, bellissima statua di marmo. Perfetta e altrettanto gelida. Anche chiusa nella stessa stanza con lui, Milly avvertiva il suo distacco, una distanza incolmabile. «Ed è felice, qui?»

    «Felice?» Quella domanda la colse di sorpresa. Perché mai avrebbe dovuto interessarsi alla sua felicità? «Sì, molto.»

    «Deve sentirsi abbastanza sola.»

    «Non mi dispiace la mia compagnia.» Si rilassò un po'. Sembrava che lui fosse solo preoccupato per il suo benessere. Eppure... quella preoccupazione non sembrava affatto in tono col personaggio. Un uomo che, almeno secondo i media, era un maniaco del lavoro, spietato con chiunque intralciasse la sua attività. Un uomo che, in tutte le fotografie, appariva duro, non sorrideva mai. Era stato immortalato con diverse donne bellissime, appese al braccio, alle quali lui non sembrava prestare la minima attenzione.

    «Sei molto giovane.» Passò arbitrariamente al tu e fece una pausa e Milly restò in attesa. «Quanti anni hai?»

    «Ventiquattro.» Avrebbe dovuto saperlo, se solo avesse letto il suo scarno curriculum.

    «E hai frequentato l'università...»

    «Sì, in Inghilterra.» Per quattro anni aveva studiato lingue. Parlava fluentemente sia l'italiano che il francese e ora stava imparando le basi del greco. Ma Alexandro Santos sapeva già tutto questo.

    «Sicuramente avrai delle ambizioni, no?» le chiese. «Quindi, fare le pulizie...»

    «Sono perfettamente felice così, signor Santos.»

    «Chiamami Alex.» Lei rimase in silenzio. «Non hai pensato di tornare a Parigi? Lavoravi come interprete, prima di venire qui, no?»

    «Sì.» E guadagnava uno stipendio da fame, rispetto a quello che le aveva offerto lui. Ripensò ai suoi giorni in un ufficio squallido, a tradurre noiose lettere commerciali. Poi pensò a Philippe, con i suoi capelli d'oro, il suo sorriso smagliante, le sue parole mielose, e le si contrasse lo stomaco. «Non ho voglia di tornare a Parigi, signor...»

    «Alex.»

    Milly rimase in silenzio, di nuovo incerta, chiedendosi dove sarebbe andato a parare quell'interrogatorio.

    «Storie d'amore?» le chiese all'improvviso. «Un marito, figli...? Non desideri queste cose?»

    Milly esitò, incerta su come rispondere a quella domanda inappropriata.

    «Te lo chiedo, perché desidero una certa continuità» aggiunse Alex, come se avesse letto i suoi pensieri. «Se hai intenzione di andartene dopo un anno, per seguire un uomo...»

    «Non intendo seguire nessun uomo» affermò dignitosamente Milly. Forse una volta avrebbe seguito Philippe. Lo avrebbe seguito anche in capo al mondo, finché lui non le aveva detto la verità. Le balenò in mente il suo sguardo di scherno e il sorriso crudele. Si sforzò di cancellare l'immagine e di concentrarsi su Alex Santos. «Però è una domanda offensiva.»

    «Ah, sì?» Alex guardava fuori attraverso la fessura tra le tende. Era impossibile dire cosa stesse pensando.

    Milly si sentiva come un oggetto di scena, un soprammobile di cui avrebbe potuto dimenticare la presenza. Eppure le faceva delle domande così personali... Perché?

    «E che dire dell'amore? Dei figli?» le chiese dopo un altro lungo momento.

    Milly nascose un sussulto. «Non ci ho pensato» rispose, alla fine. «Non sono interessata a nessuna delle due cose, per ora.»

    «Per ora... o mai?»

    Milly sollevò le spalle, impotente. «Certamente non adesso. E forse neanche mai.» Sapeva quanto potessero essere distruttive le famiglie. E per quanto possedesse un po' di istinto materno, come ogni donna, al momento Anna era la sua preoccupazione principale.

    «Quindi non vuoi avere figli?»

    Milly si sentì arrossire. Perché stava cercando di metterla alle strette, su quell'argomento? «Può darsi... un giorno» mormorò. «Non faccio progetti a lungo termine. Ma, in realtà, non riesco a capire come questo la riguardi.»

    «Forse lo capirai.»

    «Scusi?» Lui non rispose e Milly riprese a respirare. «È tutto, signor... Alex?» gli chiese. «Se non c'è altro, io vado.»

    «Non è tutto.» Milly si bloccò su due piedi. «Ho una proposta per te.»

    «Una proposta?» Quella parola le piaceva poco. C'era una nota stonata, nella voce fredda di Alexandro Santos. «Non sono sicura di...»

    «Una proposta perfettamente rispettabile... per quanto possa esserlo una proposta.» Milly non capì la nota di cupo umorismo in quelle parole, così, non sapendo come rispondere, rimase in attesa. «Una proposta d'affari» chiarì Alex. «Molto generosa. Hai accettato questo lavoro per lo stipendio, vero?»

    «Sì...» E per fuggire da Parigi, dagli occhi beffardi di Philippe e della sua combriccola, ma non aveva intenzione di dirglielo.

    «Il denaro è un incentivo, per te?»

    «Lo è la stabilità economica.» E risparmiare denaro per Anna, ma quella era un'altra cosa che non intendeva spiegargli. Era tutto troppo complicato, troppo triste e sordido, e non c'era bisogno che il suo datore di lavoro ne fosse al corrente.

    «La mia proposta ti garantirebbe la stabilità economica a vita. Direi che questo sarebbe il vantaggio principale. Ma ammetto che, a prima vista, potrebbe sembrare un'idea piuttosto anticonvenzionale.» Fece una risata priva di umorismo, che l'avrebbe raggelata, se non fosse suonata così disperata. «O forse no, visto che sembri una persona con la testa sulle spalle e con molto senso pratico.»

    «Grazie... credo.» Milly lo guardava, a disagio, completamente disorientata. «Ma non ho davvero idea di cosa stia parlando. Di che proposta si tratta?» chiese, poco convinta di volerlo sapere. Di qualunque cosa si trattasse, non doveva essere... normale. Cosa poteva volere da lei, in cambio di denaro?

    Non era ingenua e nemmeno sprovveduta. Aveva un'idea di quello che lui avrebbe potuto chiederle, ma non riusciva a crederci. Sapeva di non essere una bellezza. Aveva i capelli di un castano ramato, occhi dello stesso colore e una figura snella, senza pretese. Non era tipo da infiammare gli uomini di passione. Anche se una volta era stata tanto sciocca da crederci ed era stupidamente caduta in trappola, con le stelle negli occhi e le fiabe nel cuore. Ma non voleva pensare a Philippe.

    Sarebbe stato altrettanto folle immaginare che un bellissimo multimilionario come Alexandro Santos, che poteva avere qualunque donna volesse, fosse interessato a una come lei. Era un'ipotesi a dir poco spassosa e avrebbe fatto bene a ricordarlo. Le bastava scorgere nel buio la sua sagoma imponente, che emanava potere e autorità, per capire che c'era un abisso, tra loro. Percepiva la sua presenza nell'aria, come una sottile scarica elettrica. Un uomo pericoloso, eccitante. Completamente fuori dalla sua portata.

    Eppure, che altro avrebbe potuto volere? La sua mente correva in mille direzioni. E se avesse avuto dei gusti... strani? Che so, qualche perversione che non voleva rivelare ad altri...?

    Frena, Milly...

    Forse voleva solo portarla ad Atene, per pulire il suo attico... No, si stava prendendo in giro da sola. Una necessità del genere non avrebbe richiesto tutta quella messinscena. Era ovvio che qualsiasi cosa Alex Santos stesse per suggerire, fosse fuori dal comune.

    «Signor Santos...»

    «Alex...» la corresse, senza voltarsi.

    «Alex» ripeté. «Mi vuole dire, per favore, di che cosa si tratta?»

    Non accennò a muoversi e la sua voce suonò atona, priva di qualunque calore. «Voglio che mi sposi.»

    Alex rimase a fissare fuori dalla finestra, in modo che Milly non potesse vedere il suo viso, ma avvertì il suo shock crepitare nella stanza. Voltò appena la testa per guardarla, sforzandosi di metterla a fuoco, nell'oscurità. Gli occhi castani erano spalancati e le labbra rosa, socchiuse.

    Non si poteva definire una bellezza, ma c'era qualcosa di affascinante nella sua figura snella, un'innata dignità nel portamento e nell'inclinazione del mento. Con sua grande sorpresa, Alex si sentì attraversare da una fitta di desiderio. Cosa che non provava da anni e piuttosto sconveniente, al momento.

    «Lei... lei... non di... dice sul serio» balbettò.

    «Ti assicuro che sono serissimo.»

    «Perché mai vorrebbe sposarmi?»

    Era un'ottima domanda, a cui Alex intendeva rispondere con

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