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Tentazioni nella tormenta: Harmony Collezione
Tentazioni nella tormenta: Harmony Collezione
Tentazioni nella tormenta: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Tentazioni nella tormenta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Nonostante un già poco incoraggiante incipit, le cose fra Agatha Collins e il ricco brasiliano Luiz Diaz proseguono anche peggio quando si ritrovano bloccati insieme a causa di una tormenta di neve. I due sono costretti a cercare riparo dal freddo l'uno fra le braccia dell'altro, e Luiz non sembra interessato a far cambiare idea ad Aggie sul suo conto. Sì, lui è insopportabilmente arrogante. E sì, è tanto irresistibile quanto consapevole di esserlo. Ma nonostante ciò Agatha non sembra immune al suo fascino come credeva - e soprattutto sperava - di essere!
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830508033
Tentazioni nella tormenta: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Tentazioni nella tormenta - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Tempestuous Temptation

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Cathy Williams

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-803-3

    1

    Luiz Carlos Diaz abbassò lo sguardo sul pezzo di carta che aveva in mano, verificò di trovarsi all’indirizzo corretto e poi, dalla comodità della propria auto sportiva, analizzò brevemente la casa e quanto la circondava. Il primo pensiero fu di non trovarsi nel posto in cui avrebbe dovuto; il secondo di aver commesso un errore a recarsi in macchina fin lì. Era esattamente il luogo in cui un oggetto di valore poteva essere rubato o danneggiato per il solo gusto di farlo.

    La piccola villetta a schiera, illuminata dai lampioni della strada, combatteva la propria inutile battaglia per mantenere un minimo di attrattiva tra vicini altrettanto modesti. Il fazzoletto di giardino davanti a essa era fiancheggiato sulla sinistra da uno spiazzo di cemento con diversi bidoni della spazzatura abbandonati senza un ordine particolare; sulla destra, un’auto arrugginita languiva in attesa di attenzione.

    Con un sospiro impaziente Luiz scese dall’auto. Faceva piuttosto freddo, persino per Londra.

    L’ultima settimana era stata caratterizzata da rigide gelate notturne che si scioglievano a stento durante il giorno. Uno strato di ghiaccio copriva la macchina arrugginita nel giardino accanto alla casa e i coperchi dei bidoni posti di fronte.

    L’odore del cibo cinese lo inondò facendogli storcere il naso per il disgusto.

    Quello era esattamente il tipo di zona in cui Luiz non si era mai avventurato. Non ne aveva avuto bisogno. Per quanto lo riguardava, prima avesse portato a termine la faccenda, meglio sarebbe stato.

    Con una simile idea in testa suonò il campanello e tenne il dito premuto su di esso fino a che non sentì un rumore di passi dirigersi verso l’ingresso.

    Aggie sentì il campanello e per un attimo fu tentata di ignorarlo. Sospettava già di chi potesse trattarsi. Il signor Cholmsey, il padrone di casa, non smetteva di reclamare l’affitto, che ancora non era stato pagato.

    «Sono sempre stata puntuale!» aveva protestato Aggie quando le aveva telefonato. «E sono in ritardo di due giorni soltanto. Non è colpa mia se c’è uno sciopero alle poste!»

    Non aveva mai incontrato il signor Cholmsey di persona. Diciotto mesi prima aveva trovato quella casa attraverso un’agenzia, e tutto era andato per il meglio, almeno fino a quando lui non aveva deciso di evitare l’intermediario e di occuparsi di persona di tutte le proprietà. Da quel momento, Alfred Cholmsey si era rivelato un mal di testa costante, incline a ignorare qualunque richiesta ma pronto a sottolineare ogni singola mancanza.

    Anche se avesse ignorato i colpi alla porta, lui avrebbe trovato il modo di farla uscire.

    Aprì la porta e, senza togliere il chiavistello, Aggie sbirciò nell’oscurità.

    «Sono davvero desolata, signor Cholmsey.» Iniziò a parlare, determinata a ribadire il proprio punto di vista prima che il padrone di casa potesse aggredirla con un attacco verbale. «Ormai l’assegno dovrebbe essere arrivato. In caso contrario mi assicurerò di avere i soldi per domani. Glielo prometto.» Desiderò che l’uomo le facesse almeno la cortesia di rimanere dove poteva vederlo invece che appostato da un lato, ma in nessun modo avrebbe aperto la porta. Non si era mai troppo prudenti in un quartiere come quello.

    «Chi diavolo è questo signor Cholmsey? E di cosa stai parlando? Apri la porta, Agatha!»

    Quella voce, quella inconfondibile voce odiosa si rivelò talmente inaspettata che Aggie temette di svenire. Cosa ci faceva Luiz Diaz davanti alla porta? Perché invadeva la sua privacy? Non era stato sufficiente che lei e suo fratello fossero stati tenuti d’occhio per otto mesi? Che l’avesse verbalmente pungolata sotto la sottilissima maschera dell’ospitalità e del voler semplicemente conoscere il fidanzato della nipote e la sua famiglia? Che avesse posto domande indiscrete e trattato entrambi con il sospetto di solito riservato ai criminali liberati sulla parola?

    «Cosa ci fai tu qui?»

    «Apri e basta! Non rimarrò a parlare qui sulla porta!» Luiz non dovette faticare per immaginare l’espressione sul suo viso. L’aveva incontrata abbastanza spesso da sapere come disapprovava qualsiasi cosa lui rappresentasse o dicesse. Lo aveva sfidato in qualunque modo. Era polemica, era tutto ciò che in una donna lui aveva sempre cercato di evitare.

    E certo avrebbe evitato anche lei, se non fosse stato per l’insistenza della sorella che voleva che tenesse d’occhio la figlia e il ragazzo con cui usciva.

    La famiglia Diaz vantava una fortuna inestimabile. Controllare con chi usciva la nipote sarebbe stata una semplice precauzione, aveva sottolineato Luisa e, sebbene Luiz non ne sentisse l’esigenza perché certo che la relazione sarebbe presto finita, la sorella aveva insistito. Conoscendola, aveva preferito non opporsi e le aveva promesso che avrebbe controllato Mark Collins e la sorella, che sembrava far parte del pacchetto.

    «Chi è il signor Cholmsey?» fu la prima cosa che chiese entrando in casa.

    Aggie incrociò le braccia e, risentita, lo guardò aggirarsi per la stanza con quella sorta di freddo disprezzo che tanto lo caratterizzava.

    Sì, effettivamente era affascinante. Alto, muscoloso e minacciosamente sexy. Eppure, dall’attimo in cui lo aveva incontrato, Aggie si era scoperta raggelata dal disprezzo che nutriva per lei e Mark - cosa che a stento si curava di nascondere - e dalla velata minaccia che avrebbero fatto meglio a non oltrepassare il limite.

    «Il signor Cholmsey è il padrone di casa... Ma come hai avuto questo indirizzo? Perché sei qui?»

    «Credevo che la casa fosse vostra.» Rimase immobile, gli occhi fissi su di lei. «E credevo anche che vivessi in un posto un po’ meno... di cattivo gusto.» Per quanto lontana dai suoi standard, Agatha Collins faceva parte delle donne che Luiz preferiva: alte, snelle, con gambe chilometriche.

    Non avrebbe potuto negare di trovarla sorprendentemente attraente, con quei capelli color oro e la pelle liscia come seta. Gli occhi erano pura acquamarina e orlati da folte ciglia scure, come se il suo creatore, per assicurarsi che fosse notata tra la folla, le avesse regalato quel piccolo dettaglio capace di fare la differenza.

    Aggie arrossì e, in silenzio, maledì se stessa per aver appoggiato il piano del fratello e di Maria.

    Quando Luiz era apparso nelle loro vite, aveva acconsentito a minimizzare la loro difficile situazione finanziaria e a evitare di ammettere la verità.

    La mamma ha insistito perché lo zio Luiz controlli Mark, aveva spiegato brevemente Maria, e per lo zio Luiz è tutto bianco o nero. Sarebbe meglio che vi credesse benestanti... non esattamente ricchi, ma neppure completamente al verde.

    «Non mi hai ancora detto cosa ci fai qui» insistette Aggie.

    «Dov’è tuo fratello?»

    «Non è in casa, e nemmeno Maria. Quando smetterai di spiarci?»

    «Inizio a pensare che il mio spiare stia dando i suoi frutti» mormorò Luiz. «Chi di voi mi ha detto di vivere a Richmond?» Si appoggiò al muro e la fissò con quei grandi occhi scuri che sempre riuscivano a innervosirla.

    «Nessuno ha mai detto una cosa simile!» esclamò lei nel tentativo di difendersi. «Non è colpa mia se hai frainteso.»

    «Io non fraintendo mai.» L’interesse che prima aveva considerato non necessario si trasformò ora in una sgradevole certezza. La ragazza e il fratello avevano mentito a proposito della propria situazione finanziaria, ed erano probabilmente riusciti a persuadere Maria a supportarli. «Quando ho avuto questo indirizzo, ho dovuto controllare per ben due volte, perché non corrispondeva a quanto mi era stato detto.» Prese a sfilarsi il cappotto mentre Aggie lo fissava con crescente sgomento.

    Lo aveva sempre incontrato in qualche elegante ristorante di Londra. Lei, Mark e Maria si erano concessi il miglior cibo italiano che i soldi potessero comprare, il miglior Thai che si potesse trovare nel paese, i più costosi piatti francesi in ristoranti esclusivi.

    Avvertita da Maria che quello era il modo migliore per suo zio di tenerli d’occhio, i tre si erano rivelati restii riguardo ai dettagli personali nelle conversazioni. Ma una cosa erano i ristoranti, un’altra andarli a cercare fino a casa. E ora si era tolto il cappotto, il che implicava che non aveva alcuna intenzione di togliere il disturbo.

    «Potresti offrirmi qualcosa da bere e, mentre aspettiamo che tuo fratello torni, potremmo esplorare quante altre cose avete nascosto.»

    «Perché è improvvisamente così importante parlare con Mark?» gli domandò a disagio. «Voglio dire, non potevi aspettare? Magari avresti potuto invitarlo a cena con Maria e sondare le sue intenzioni. Ancora una volta.»

    «Le cose si sono complicate, purtroppo.» Le passò davanti e si infilò in salotto. Le pareti avevano il colore del formaggio ammuffito, i mobili erano uno sgradevole mix di vecchio usato e moderno.

    «Cosa significa che le cose si sono complicate?» chiese Aggie mentre lui prendeva una sedia e si accomodava con rilassata accuratezza.

    «Immagino tu sappia perché sto tenendo d’occhio tuo fratello.»

    «Maria ha accennato al fatto che sua madre è un po’ troppo protettiva.» Si arrese all’evidenza che non se ne sarebbe andato e, riluttante, si sedette di fronte a lui.

    Luiz si limitò a un’elegante scrollata di spalle.

    «È bene essere prudenti. Naturalmente, quando mia sorella mi ha chiesto di controllare Mark, ho tentato di dissuaderla.»

    «Davvero lo hai fatto?»

    «Certo. Maria è una bambina, e i bambini hanno relazioni che prima o poi finiscono. È la vita. Ero certo che la storia in questione non sarebbe stata diversa, ma alla fine ho ceduto e ho promesso di tenere d’occhio la situazione.»

    «E con questo intendevi che ci avresti interrogato su ogni singolo aspetto della nostra vita?»

    «In realtà devo ammettere di aver scoperto ben poco. Tu e tuo fratello mi avete raccontato un sacco di bugie, a cominciare dal posto in cui vivete. Se avessi assunto un investigatore per raccogliere informazioni, avrei risparmiato tempo ed energie.»

    «Maria pensava che...»

    «Fammi un favore. Tieni mia nipote fuori da tutto questo. Vivete in un tugurio che avete affittato da un proprietario senza scrupoli. Riuscite appena a permettervelo, ma dimmi... avete almeno un lavoro, o mi avete ingannato anche su questo?»

    «Non ti permetto di insultarci in questo modo! E adesso voglio che tu te ne vada!»

    Luiz scoppiò a ridere. «Credi davvero che abbia fatto tutta questa strada per andarmene alla prima domanda per te troppo scomoda?»

    «Be’, non vedo il motivo di trattenersi oltre. Mark e Maria non sono in casa.»

    «Sono venuto perché, come ti ho detto, le cose si sono complicate. Sembra che ora si parli di matrimonio. E non va bene.»

    «Matrimonio?» echeggiò Aggie incredula. «Nessuno parla di matrimonio.»

    «Perché, tuo fratello non te lo ha detto? A quanto pare, non

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