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Un bacio per restare: Harmony Destiny
Un bacio per restare: Harmony Destiny
Un bacio per restare: Harmony Destiny
E-book161 pagine2 ore

Un bacio per restare: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Tre mogli per tre uomini potenti 3/3
Warren Garinger e Tilda Barret sono uguali: tutto lavoro e niente svago, per questo Warren ha bisogno di lei per mantenere al top la sua società. Ma Tilda è australiana e ha un visto in scadenza, così lui, nonostante la promessa fatta a se stesso di non sposarsi mai, le offre un matrimonio di facciata per farle ottenere la Green Card e prolungare la loro proficua collaborazione.
Ciò che il milionario non ha messo in conto è la forza dell'attrazione che esplode subito tra loro, oltre al passato che tormenta Tilda ogni volta che prova ad avvicinarsi a un uomo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2019
ISBN9788830503816
Un bacio per restare: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un bacio per restare - Kat Cantrell

    successivo.

    1

    Le donne dovevano avere una specie di manuale che si scambiavano tra loro, sempre aperto alla sezione Come piantare un uomo.

    Questo avrebbe spiegato perché per la quarta volta di fila Warren Garinger aveva ricevuto il solito messaggio via telefono: Mai visto un uomo che lavora così tanto. Spero che tu e la tua azienda sarete felici insieme.

    Non pensava che le donne lo considerassero un complimento. E non capivano nemmeno quanto fosse difficile essere a capo di una multinazionale. La famiglia Garinger imbottigliava e distribuiva metà degli integratori venduti nel mondo. Non si poteva fare a meno di notare il logo della Flying Squirrel, l'energy drink più famoso in assoluto.

    Le donne non apprezzavano lo sforzo che aveva portato a un tale successo.

    Tilda si affacciò al suo ufficio. «Hai un minuto?»

    Tranne Tilda. Annuì subito.

    Tilda Barrett era l'unica donna per cui trovava sempre tempo. In parte perché adorava il suo accento australiano più di quanto avrebbe dovuto.

    «Certo. Entra.»

    Ma soprattutto gli piaceva perché, come sua consulente marketing, aveva superato ogni aspettativa. Il che era tutto dire. Aveva aspettative sempre molto alte, per se stesso e per chiunque gli stesse vicino. La Flying Squirrel non stava andando bene nel mercato australiano come avrebbe voluto, e Tilda stava invertendo la rotta. Con calma ma in modo efficace.

    «Ho visto i numeri della nuova campagna. Sono promettenti» le disse, mentre Tilda entrava nel luminoso ufficio che dava sul centro di Raleigh. Lui però guardava poco fuori dalla finestra, a meno che non avesse bisogno di controllare il tempo in previsione di un evento sportivo sponsorizzato dalla Flying Squirrel.

    Quel giorno non faceva eccezione. Tilda attirò con facilità la sua attenzione, sia per il ruolo professionale che ricopriva sia per quello che rivestiva nella testa di Warren. Già, aveva fatto un pensierino su Tilda Barrett, e si rifiutava di vergognarsi per aver notato quanto fosse femminile sotto quell'apparenza rigida.

    Non aveva un capello fuori posto, e non era la prima volta che si chiedeva cosa sarebbe successo se una ciocca fosse sfuggita a quella pettinatura severa. Molto probabilmente l'avrebbe subito rimessa a posto. Era la professionista più tenace che avesse mai conosciuto. Andavano proprio d'accordo.

    «I numeri potrebbero essere migliori» ribatté lei. Non era mai soddisfatta, a parte quando aveva un assoluto controllo di qualcosa, ed era felicissimo che facesse parte del suo team.

    Tilda accostò la sedia a destra della scrivania, come sempre quando facevano una riunione. Il principale concorrente, la Down Under Thunder, aveva in pugno il mercato australiano, e le competenze strategiche di Tilda colmavano una falla nel programma di Warren.

    «Comunque non è per questo che sono qui» gli disse. Poi esitò.

    Tilda non esitava mai.

    Stava succedendo qualcosa. La dinamica tra loro era cambiata. Di solito collaboravano così bene che si leggevano nel pensiero a vicenda. Adesso, però, non riusciva a capire quel suo volto inespressivo.

    Warren si sporse in avanti per appoggiare le mani sulla scrivania su cui c'erano solo il portatile e il cellulare. Erano gli altri a occuparsi delle scartoffie: questa filosofia da amministratore delegato gli aveva consentito di focalizzarsi su idee e pianificazioni anziché sulle minuzie. Thomas aveva assunto il ruolo di direttore generale con estrema naturalezza, e Warren non aveva avuto nulla da ridire sul fatto che il fratello minore gestisse le attività giornaliere mentre lui si divertiva nel suo lussuoso ufficio.

    «Per favore parla senza paura» la invitò, un po' preoccupato nel doverlo specificare dopo che Tilda aveva trascorso ore con lui per lavorare a quel progetto. Di solito preferiva che le persone mantenessero le distanze e rispettassero la riservatezza. Tuttavia aveva insistito perché Tilda non fosse così formale con lui. Gli era sempre sembrata il suo corrispettivo al femminile: scrupolosa, professionale e, soprattutto, non si prendeva mai confidenze.

    Eppure in quel momento le cose sembravano cambiate, e non gli piaceva.

    «Va bene. Il fatto è che non so quanto liberamente posso parlarti di questo problema» cominciò con cautela, con quell'accento che lo investì accompagnato da un calore inopportuno, soprattutto vista l'espressione cupa di Tilda. «A questo punto tutto quello che posso dire è che sono fuori dal progetto.»

    «Cosa?» Warren non riuscì a resistere e balzò in piedi. Si risedette con ostentata attenzione. «Non puoi. Il contratto che ho con la tua azienda dura un anno e siamo appena a un quarto.»

    Lei annuì. «Il contratto non specifica che io sarei stata la consulente per tutto l'anno, e sfortunatamente è sorto un problema con il mio visto. Mi rispediscono in Australia e ti daranno una sostituta americana.»

    Scandaloso. Warren si trattenne dall'imprecare ad alta voce. Aveva contattato la migliore agenzia di consulenza del mondo proprio perché problemi con i visti non gli impedissero di portare avanti il progetto.

    «Questa è una violazione contrattuale. Mi serve un'esperta australiana che sia stata immersa da sempre in quella cultura, non un'americana che ha letto qualcosa in internet.»

    «Mi spiace, non posso entrare nei dettagli» gli disse, come se adesso l'intero progetto fosse a rischio. «I miei superiori credono che rientri nel loro diritto sostituirmi. Mi scuso per il breve preavviso.»

    Warren si passò una mano tra i capelli mentre pensava a possibilità che non esistevano. Quel progetto aveva bisogno di Tilda. Punto. «Quanto breve?»

    «Oggi concludo e venerdì salirò su un aereo.»

    «Venerdì? Cioè dopodomani?»

    Era un disastro. E solo davanti a una scadenza imminente Warren poteva ammettere che aveva bisogno di Tilda. Non poteva lavorare con un'altra consulente che non fosse in sintonia con lui. Warren poteva essere rude, sbrigativo e diretto, e lei sopportava tutto con garbo.

    E poi gli piaceva ascoltarla parlare. A volte, quando lavoravano fino all'ora di cena, Tilda si rilassava e arrivava a ridere, e Warren si crogiolava in fantasie innocenti su com'erano i suoi capelli castani da sciolti. Aveva scompigliato abbastanza capigliature in vita sua da intuire che i suoi probabilmente le arrivavano a metà schiena e sarebbero stati lucenti e lisci al tatto.

    Warren era abile con le fantasie quanto nel gestire la Flying Squirrel.

    Le fantasie innocenti erano come benzina per un uomo che era ancora in ufficio quando gli altri andavano a donne. Le fantasie gli andavano bene su molti livelli perché non le aveva mai messe in pratica. L'esperienza di Tilda in quel progetto era troppo importante per aggiungerla alla lista delle donne che alla fine lo avrebbero liquidato con un messaggio poco originale.

    Tilda incrociò le mani in quel modo pratico che Warren aveva sempre segretamente apprezzato. Quelle dita sottili si univano, decise. Nessun movimento fuori posto, come se assumesse sempre la posizione corretta. La perfezione faceva parte della sua personalità tanto quanto la sua incredibile efficienza.

    «Sì, questo venerdì» ribadì. «Ho circa quattro ore per riordinare le mie cose. La sostituta dovrebbe arrivare in mattinata per continuare da dove lascio io.»

    «Non esiste.» Tilda non si poteva sostituire. Era ridicolo pensare anche solo per un attimo che la cosa accadesse. «Con chi posso parlarne nella tua azienda? Se non altro ti pagherò il visto.»

    Di sicuro era fattibile. Tilda gli diede il nome e il numero del suo superiore e uscì dall'ufficio per aggiornare il progetto in caso la telefonata non fosse andata come previsto.

    Infatti non sortì alcun effetto. Il contatto all'azienda di consulenza disse che c'era stato un disguido nel rinnovo del visto e poi disse a Warren che Tilda doveva lasciare il paese prima che le scadessero i documenti, altrimenti non le avrebbero permesso di ritornare dopo il rinnovo. Citò diverse clausole della legge immigratoria che l'azienda in tutta coscienza non poteva violare, ed erano tecnicismi legali fin troppo pesanti per l'una del pomeriggio.

    Warren terminò la chiamata e consultò subito un avvocato specializzato in immigrazione.

    A cosa serviva avere soldi a palate se non potevi spenderli come volevi? Due ore dopo aveva esaurito tempo e opzioni. Eccetto una. Un matrimonio per ottenere il permesso di soggiorno.

    L'avvocato avvisò Warren sui pericoli dei finti matrimoni per ottenere la residenza però ammise che il dipartimento per l'immigrazione era sommerso di lavoro, quindi probabilmente non avrebbe esaminato le cose con troppo scrupolo.

    Warren era così disperato da proporre a Tilda quell'opportunità. C'erano buone possibilità che lei rifiutasse. Tuttavia doveva provarci.

    Era così dedita al lavoro che avrebbe potuto vivere solo una relazione fittizia. Avrebbe di sicuro accettato di buon grado la distanza e la riservatezza che le avrebbe richiesto. C'era un motivo se lavorava come un ossesso: la sua abilità in fatto di relazioni lasciava parecchio a desiderare. Più lavorava più era semplice dimenticare che era stato il responsabile della morte del suo compagno di stanza al college.

    Il matrimonio era l'ultima cosa a cui avrebbe dovuto pensare. Soprattutto dopo il patto che aveva fatto in seguito alla morte di Marcus; Warren aveva giurato di non innamorarsi mai. Anche Jonas e Hendrix, a loro volta amici di Marcus, avevano giurato, però avevano infranto il patto innamorandosi delle rispettive mogli. Warren si rifiutava di disonorare la memoria di Marcus a quel modo.

    Di sicuro, però, se una professionista come Tilda gli avesse detto di sì, non avrebbe avuto problemi a mantenere il rapporto su un piano professionale. Un matrimonio per ottenere la Green Card era l'unica soluzione che riuscì a trovare prima che fosse troppo tardi.

    Doveva provare quella disperata alternativa.

    La Down Under Thunder deteneva una larga fetta della torta di Warren, e lui voleva vincere la gara. Tilda era la sua bacchetta magica. L'avrebbe convinta a rimanere, con ogni mezzo.

    Quando la richiamò in ufficio quello stesso giorno lei dovette fare un enorme sforzo per contenere le emozioni che la turbavano. Per fortuna poco prima non era scoppiata a piangere davanti a Warren.

    Sarebbe stato poco professionale. Tilda contava sulla fredda facciata che aveva eretto per impedire alle persone di avvicinarsi troppo. Dimostrare anche la minima vulnerabilità le sembrava una cosa enorme.

    Certo, non era professionale nemmeno avere una piccola crisi in ufficio. Ripeterselo non aveva placato il panico che l'aveva assalita subito dopo che il suo capo, Craig, l'aveva chiamata per darle la notizia. Non solo le stava scadendo il visto, ma l'azienda aveva anche deciso di non rinnovarglielo. Troppo difficile, troppo costoso, le aveva detto. Si scusava per il disguido, però potevano offrirle un lavoro in Australia senza problemi.

    In realtà un problema c'era... e si chiamava Bryan McDermott, il suo ex fidanzato, ossia il diavolo in persona; un uomo con l'appoggio della polizia, amici nei posti giusti e zero coscienza. Non era Dio, ma di sicuro aveva fatto in modo di farglielo credere. Era per questo che se n'era andata da Melbourne. Perché non poteva tornarci.

    Questa volta avrebbe potuto concretizzare la minaccia di ucciderla con le sue stesse mani se l'avesse scoperta con un altro, anche se tra loro era finita da più di un anno.

    Okay, non era poi così brava a controllare le proprie emozioni. Warren la stava aspettando in ufficio. Era impossibile che avesse risolto la procedura per il rinnovo del visto in un paio d'ore, anche se c'era qualcuno che poteva fare l'impossibile quello era proprio Warren Garinger. Era spietato, non lasciava nulla di intentato ed era molto determinato. In altre parole incarnava alla perfezione l'amministratore dell'azienda, come declamava la targa appesa alla porta.

    Forse si era presa una cotta per lui. Chi poteva biasimarla? Era bellissimo, non ci provava con lei e si mangiava a colazione uno come Bryan. Era certa che Warren potesse prendere a pugni il suo ex e uscire

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