L amante quasi perfetto (eLit): eLit
Di Liz Jarrett
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Info su questo ebook
Volontario in un centro per anziani? Ma stiamo scherzando? Ecco il primo pensiero di Michael Parker, genio informatico in carriera, quando il suo capo gli comunica la bizzarra notizia. Ma la proposta è di quelle che non si possono rifiutare e così Michael si ritrova a passare il tempo libero in mezzo ad arzilli vecchietti, veri maestri nell'arte di impicciarsi dei fatti altrui, per esempio della sua vita amorosa! E quando Michael conosce Casey, direttrice della clinica, capisce che è spacciato: per tutti lui e Casey sono già la coppia del secolo!
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Anteprima del libro
L amante quasi perfetto (eLit) - Liz Jarrett
successivo.
1
«Il vecchio deve avere perso la testa.»
Michael Parker alzò lo sguardo dallo schermo del computer e osservò il suo collega, Jeff Caitlin. Era fuori di sé e si aggirava nell'ufficio come un leone in gabbia.
«Adesso calmati.» Come al solito Jeff esagerava. Non era certo la fine del mondo anche se, in effetti, c'era la possibilità che la faccenda potesse diventare un problema. Calvin Desmond, il presidente della Noress Electronics, sembrava camminare sul filo sottile che separa l'eccentricità dalla follia. Quest'ultima sua decisione aveva stupito tutti i direttori esecutivi. Ma Michael sapeva che alla fine avrebbe trovato un modo per aggirare l'ostacolo. Ce l'aveva sempre fatta.
«Non riesco a credere che non ci abbia dato neppure la possibilità di scegliere» rincarò Jeff lasciandosi andare sulla poltrona. «Come può pensare di obbligarci a fare del volontariato per almeno dieci ore alla settimana? Non può fare una cosa del genere, giusto?»
Michael editò ancora qualche riga del contratto su cui stava lavorando e poi chiuse il file. «Ma l'ha fatto. Non c'è molto da discutere ormai, non trovi?»
«Ma è ridicolo. Soprattutto in questo momento. La compagnia ha già troppi problemi da risolvere.» Jeff abbassò il tono della voce. «Cosa succederà se questa storia ci impedirà di concentrarci sulla fusione? Se dovesse fallire saremo noi ad avere bisogno di volontariato.»
Jeff non aveva tutti i torti. Quest'ultima iniziativa di Cal faceva venire il sospetto che fosse ormai giunto per lui il momento di ritirarsi dagli affari. Nulla da dire sul fatto che fosse nobile pensare che i direttori dovessero dare il buon esempio a tutti gli impiegati nell'interessarsi al benessere della comunità. Ma forse Cal aveva esagerato nella sua ansia di guadagnarsi un posto in paradiso.
«Dev'essere una specie di reazione al suo ultimo attacco di cuore» osservò Michael. «Vedrai che tutto si sistemerà.»
Jeff non ne sembrava affatto convinto. «Comincio a pensare che la mia ultima promozione non sia stata poi un buon affare. In questi ultimi sei mesi ho praticamente vissuto qui in ufficio. Dove lo trovo il tempo per fare del volontariato? Carol e i bambini mi vedono così poco che tra un po' dovranno inoltrarmi una richiesta scritta per poter almeno cenare con me.»
Michael abbassò lo sguardo. Lui aveva rinunciato ad avere una famiglia nel momento stesso in cui aveva deciso di fare carriera alla Noress e ciononostante il tempo non bastava mai. Anche per lui sarebbe stato un bel problema non trascurare il lavoro per dedicarsi al suo prossimo.
Aveva sempre sostenuto le opere di beneficenza anche perché aveva imparato sulla sua pelle quanto fosse importante trovare delle mani tese e generose quando si è in difficoltà. Ma dare del denaro era diverso dal dedicare il proprio tempo soprattutto per chi, come lui, aveva incarichi dirigenziali di grande responsabilità.
«Potremmo proporre a Cal di fare qualche donazione. Sono sicuro che ne sarà felice» sostenne Michael giocherellando con una penna. In quel periodo poi il lavoro non gli lasciava quasi neppure il tempo di respirare a causa del progetto della fusione. Dalla sua realizzazione dipendeva il futuro stesso dell'azienda ed era tutto nelle sue mani.
Non poteva permettersi di fallire. Le conseguenze sarebbero state un vero disastro... Ma non c'era motivo di preoccuparsi. Aveva imparato ad affrontare situazioni come quella con mano ferma e sguardo sicuro. Quell'affare era troppo importante e lui non avrebbe sbagliato. Il successo avrebbe decretato la sua promozione a presidente, una volta che Cal si fosse ritirato. «Parlerò io con il capo» continuò, sicuro di sé. «Non preoccuparti, Jeff. Questa storia del volontariato non è un problema.»
Jeff annuì tranquillizzato perché sapeva che niente poteva fermare Michael nella sua scalata al successo. Era davvero imbattibile nel suo lavoro e meritava di sedere sulla poltrona più alta.
«Allora, che cosa ne farai di lui?»
Casey Richards si muoveva a fatica sotto alla sua vecchia scrivania in metallo nel tentativo di sistemare le viti che reggevano le gambe. Indietreggiò di qualche centimetro per potere alzare la testa e rispondere a quella domanda. Elmira Ross, una delle più affezionate frequentatrici del centro ricreativo per la terza età di Portersville la fissava sorridente. Era ancora una bellissima donna. A settant'anni gli uomini si giravano ancora a guardarla quando camminava per strada. Era una combinazione irresistibile di fascino e personalità.
«Lui chi?» ripeté Casey rialzandosi.
«Il nuovo ragazzo. Si dice in giro che arriverà oggi.»
Si dice in giro... Tommy Gilbert aveva colpito ancora. O si trattava di Albert Terford? I due anziani gentiluomini stravedevano per Elmira e facevano a gara per attirare la sua attenzione.
«Il nuovo ragazzo, come lo chiami tu, è un volontario» rispose Casey.
Elmira sorrise maliziosa con uno sguardo che doveva avere conquistato ben più di un cuore nella sua vita. «Ehi, ragazzina! Non penserai di prendermi in giro? So per certo che si tratta di un bel ragazzo e perché pensi che la cosa m'interessi tanto? Per te, naturalmente.»
Casey non aveva nessuna intenzione di incoraggiare Elmira, ma non poté fare a meno di sorridere. Era questa la cosa che le piaceva di più nell'essere direttrice del centro. Era come fare parte di una famiglia in cui ognuno si prendeva cura dell'altro. Ma non poteva permettere che si creassero degli inutili malintesi. «Non pensarci nemmeno, Elmira. Quell'uomo verrà al centro solo per darci una mano.»
«Anche due» ribatté Elmira facendole l'occhiolino. «In fondo anche tu fai parte del centro.»
«Ma non ho bisogno di... volontariato.»
«Oh, Casey, gli uomini sono come i cappelli. Nessuna donna ha davvero bisogno di averne uno e prima o poi si accorge che le dà solo fastidio. Ma se sei abbastanza fortunata da trovare quello giusto per te, niente ti potrà essere più caro nella vita.»
Era impossibile resistere al fascino di quella donna e Casey sorrise divertita. «Io non voglio e non ho nessun bisogno di un cappello. Inoltre Michael Parker non è un cappello. È un pezzo grosso della Noress.»
Il solo pensare di avere un top manager come collaboratore le metteva i brividi. Certo, il centro accettava di buongrado l'aiuto di tutti. Più volte era capitato che impiegati di banca o di qualche ditta importante facessero qualche ora di volontariato e gli ospiti del centro avevano sempre reagito con entusiasmo a quelle visite. Ma un direttore esecutivo della Noress era l'ultima cosa di cui avevano bisogno. Soprattutto perché sapeva che era stato costretto ad accettare quell'iniziativa. Un uomo del genere non avrebbe mai preso una decisione simile. Era sicura che si trattasse del classico uomo d'affari che vive solo per il suo lavoro. Probabilmente sarebbe stato di aiuto al centro tanto quanto chi cerca di salvare una nave che affonda con un secchiello per la sabbia.
«Mi rifiuto di credere che quest'uomo non si lascerà coinvolgere dall'atmosfera che c'è qui» osservò Elmira come se le avesse letto nel pensiero. «Se è un manager così in gamba potrà darci una mano nella raccolta di fondi.»
Per quanto Casey fosse allettata dall'idea di avere un aiuto specializzato era anche consapevole del fatto che mister Grandi Affari sapeva maneggiare solo cifre a nove zeri. Il mondo delle iniziative sociali era un'altra cosa e non era facile neppure per chi ci lavorava da molti anni capire come muoversi in situazioni critiche come quella del centro.
Ma di questo non parlò a Elmira. Anzi, le sorrise tornando a inginocchiarsi. «Possiamo sempre sperare per il meglio.» Scomparve sotto il piano della scrivania e dopo qualche istante sentì alzare il ricevitore del telefono. «Chi devi chiamare, Elmira?» domandò incuriosita.
«Non si preoccupi, è una telefonata urbana» rispose una voce maschile.
Casey sobbalzò picchiando la testa. Non era la voce di nessuno degli ospiti del centro. Era quella di un uomo giovane. Finalmente riuscì in qualche modo a uscire da quella specie di trappola e a sedersi sulla sua sedia. «Faccia pure.» Con uno sbuffo si scosto la ciocca di capelli che le cadeva sulla fronte.
Non aveva alcun dubbio sull'identità dell'uomo che era in piedi davanti alla sua traballante scrivania. Che eleganza! Quel completo doveva essere di uno di quei costosissimi stilisti italiani e lui lo indossava con grande disinvoltura. Con la stessa spigliatezza parlava al telefono e si muoveva nell'ufficio come se fosse il suo e come se lei non esistesse nemmeno.
Casey si alzò e si accorse di avere una macchia sulla maglietta che era inutile anche solo cercare di nascondere. Non doveva avere certo l'aria della padrona di casa.
L'uomo continuò a parlare al telefono degnandola solo di un sorriso e di un'occhiata. Aveva gli occhi più azzurri che avesse mai visto ed era quasi sicura che li usasse come arma segreta nei suoi affari. Lo facevano sembrare sincero e infallibile al tempo stesso.
Sì, effettivamente doveva ammettere che era un uomo affascinante. Peccato che fosse uno di quegli squali dell'alta finanza che lei proprio non sopportava. Alto, muscoloso e con il viso praticamente perfetto, occhi azzurri e capelli scuri.
Scommetto che spende più lui per un taglio di capelli che io per un anno di parrucchiere!
Le fece un cenno di saluto con il capo mentre continuava a parlare al telefono come se fosse lei l'intrusa. Casey non riuscì a trattenere oltre il nervosismo.
«Scusi, ma noi qui abbiamo una linea sola. È meglio che si sbrighi» lo richiamò tamburellando con le dita sul tavolo.
Lui fece segno di avere bisogno solo di altri cinque minuti. «Glenda, ho necessità assoluta di aver quel prospetto per questa sera. Domani mattina sarebbe già troppo tardi.» Lanciò un'occhiata al suo orologio d'oro. «Sarò fuori di qui per le quattro e mezza.»
Casey stava per scoppiare. «Mi dispiace, ma devo interromperla» gli ripeté con un tono di voce più alto. Va bene, era anche furbo oltre che bello, ma non era possibile che nel giro di pochi minuti avesse già deciso di essere il padrone del centro! Michael Parker era in grado di divorare il suo avversario e c'era la forte probabilità che non avesse intenzione di aiutarla nella raccolta dei fondi. Ma certo non poteva pensare di passare tutto il suo tempo al centro al telefono, anzi, al suo telefono. Doveva assolutamente fermarlo.
Senza dire altro si alzò in piedi e con calma schiacciò il pulsante che interrompeva la comunicazione. E aspettò che scoppiasse l'inferno.
«Ma cosa diavolo...?»
Alzò