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La sposa del greco: Harmony Jolly
La sposa del greco: Harmony Jolly
La sposa del greco: Harmony Jolly
E-book155 pagine1 ora

La sposa del greco: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Infinity Island 1/3
Infinity Island è la terra del sole, del mare e del sì lo voglio. L'isola delle fiabe a lieto fine.

Per il cinico milionario greco Xander Marinakos l'acquisto della rinomata isola Infinity Island, meta prediletta per i matrimoni, non è altro che l'ennesimo tassello da aggiungere alla sua sconfinata ricchezza. Per Lea Romes, invece, ha un valore affettivo e familiare e non è intenzionata a cederla.
Tra i due, nonostante la diversità di interessi, si accende una scintilla d'amore. Quando si incontreranno nuovamente un anno dopo, sul tavolo della trattativa non ci sarà più l'acquisto dell'isola, ma qualcosa di molto più importante: il loro cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788830510760
La sposa del greco: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    La sposa del greco - Jennifer Faye

    successivo.

    Prologo

    Marzo, Infiniy Island, Grecia

    Lea Romes allontanò la sedia dalla scrivania, guardando il ripiano sepolto da una montagna di carte. Aveva creduto che nell'epoca moderna, dove la tecnologia faceva la parte del leone, i documenti cartacei sarebbero scomparsi per lasciare il posto alla documentazione digitale, ma si era sbagliata.

    Rinunciando a mettere in ordine, si stiracchiò. Aveva bisogno di una pausa, perciò si versò una tazza di caffè fumante e uscì sul balconcino che si affacciava sulla piccola baia privata, offrendo il viso al tepore del sole.

    L'aria fresca le riempì i polmoni, dandole una sferzata di energia. Viveva in un posto meraviglioso e faceva il mestiere più bello del mondo: la wedding planner.

    La sua vita era cambiata radicalmente da quando, tredici mesi prima, era stata contattata da un avvocato, nominato da una sua zia, che le aveva lasciato in eredità un'isola greca.

    Nell'arco di pochi giorni si era trasferita in Grecia abbandonando la sua città, Seattle, nello stato di Washington, senza alcun rimpianto, ma dispiaciuta che i suoi genitori non le avessero mai parlato delle sue origini.

    Era partita portandosi dietro solo due bagagli. Senza sapere che cosa l'avrebbe aspettata su quella piccola e lussureggiante isola nel Mediterraneo, aveva abbandonato la sicurezza della sua città per affrontare una nuova avventura.

    L'avvocato le aveva spiegato che l'isola apparteneva alla sua famiglia da generazioni, anche se Lea non ne aveva mai sentito parlare. Dopo aver ricevuto quella notizia, aveva indagato, scoprendo attraverso dei vecchi album di famiglia che sua madre era nata e cresciuta a Infinity Island.

    La delusione era stata enorme. Perché nessuno le aveva mai parlato di quel posto?

    Offesa, aveva avuto una discussione animata con i suoi genitori prima della sua partenza da Seattle e da allora non li aveva più sentiti. Non si erano nemmeno preoccupati di sapere se fosse arrivata sana e salva e, una volta giunta a destinazione, lei si era rifiutata di chiamarli.

    Un colpo alla porta la fece sussultare, proprio mentre si stava versando la seconda tazza di caffè.

    «Avanti.»

    Popi Costas, la sua migliore amica e collega, entrò nella stanza e le si avvicinò a passo spedito, i capelli raccolti in una coda di cavallo che ondeggiavano sulle spalle al ritmo della sua andatura.

    «La persona che stavi aspettando è appena arrivata» le comunicò.

    «Di già?» replicò lei, guardando l'orologio sulla scrivania che aveva le lancette ferme sulle nove di sera. Controllò l'orologio da polso che invece segnava le dieci del mattino. Xander Marinakos era arrivato con un paio d'ore anticipo.

    Sbuffando, si alzò. Avrebbe voluto sistemarsi i capelli e il trucco prima di incontrarlo. Sapeva che era un uomo importante ed esigente e guardando le sue foto su Internet si era fatta un'idea precisa riguardo al suo aspetto: alto, bruno, dotato di un fascino e di una bellezza sorprendenti, sembrava essere circondato da un'aura di mistero.

    La prima impressione è importante, rifletté. Se avesse fatto colpo su di lui, probabilmente sarebbe stato più facile ottenere quello che desiderava.

    Quell'uomo avrebbe potuto cambiare le sorti dell'isola e le sue.

    «Smettila di corrugare la fronte, o ti verranno le rughe» la rimproverò Popi. «Sei bellissima, come sempre. Sfodera il tuo sorriso migliore e vedrai che lo conquisterai in un baleno.»

    Quasi coetanee, lei e Popi erano diventate subito amiche.

    «Non vorrai farlo aspettare» insistette.

    «No. Hai ragione» sospirò Lea. L'ultima cosa che desiderava era farlo attendere, perciò si precipitò fuori, pentendosi di non aver indugiato un po' più a lungo davanti allo specchio quella mattina.

    Il sole era una palla infuocata nel cielo limpido e azzurro e l'aria era una carezza tiepida sulla pelle.

    A Seattle erano rare le giornate di sole ma Lea si stava abituando in fretta al clima mediterraneo. Le piaceva la sensazione di calore sulla pelle ogni volta che usciva all'aperto. Si era stupita di quanto si fosse adattata rapidamente ai ritmi e alle abitudini dell'isola, sentendosi subito a casa sua, come se quel posto le appartenesse da sempre.

    Salì sulla golf cart che usava per girare l'isola e si diresse verso il porto. La maggior parte degli ospiti arrivava a Infinity Island con il traghetto, o a bordo di un idrovolante, raramente con l'elicottero, utilizzato prevalentemente in caso di emergenza.

    Durante il suo primo mese di permanenza sull'isola, Lea aveva sfruttato ogni momento libero per esplorare il territorio, attraversando i campi di fiori selvatici e di arbusti dal profumo pungente, spesso invasi da mandrie di capre.

    Cordiali e affabili, gli abitanti dell'isola l'avevano accolta con calore, facendola sentire parte di una grande famiglia.

    Non esisteva al mondo un posto più amichevole di quello.

    Avvicinandosi al porto, notò un idrovolante scivolare sulla pista d'acqua azzurra e trasparente per prepararsi al decollo, ma ad attirare la sua attenzione fu l'uomo al centro della passerella di legno.

    Più alto della media, dalle spalle larghe e muscolose, fasciate in una giacca dal taglio perfetto, con i capelli bruni tagliati corti emanava fascino e virilità.

    Lea proseguì, stringendo le mani con forza intorno al volante. Pochi metri dopo si fermò, scese in fretta e s'incamminò verso il molo.

    Alcuni bagnanti in pantaloni corti e infradito si aggiravano pigri tra le banchine, godendosi l'inizio di quella giornata che si preannunciava limpida e serena.

    I passi di Lea echeggiarono sulla passerella di legno, richiamando l'attenzione dell'uomo, che si voltò verso di lei. La cravatta stretta intorno al collo doveva essere fastidiosa con quel caldo, ma lui non sembrava farci caso.

    Augurandosi che non fosse così formale come il suo abito lasciava intendere, Lea inspirò a fondo, raddrizzò le spalle e gli tese la mano. «Buongiorno. Sono Lea Romes.»

    «Piacere. Io sono Xander Marinakos. È lei la responsabile?» replicò sorpreso, dandole una vigorosa stretta di mano.

    Lea annuì. «Bene arrivato a Infinity Island» mormorò, rivolgendogli un esitante sorriso di benvenuto.

    «Grazie» rispose lui sbrigativo. «Ci sono molti ospiti in questo periodo dell'anno?» le domandò, guardandosi intorno.

    «Domani è previsto l'arrivo di...» rispose lei esitante, rivolgendogli un'occhiata interrogativa.

    «Perciò sull'isola non c'è nessuno a parte gli addetti ai lavori, giusto?» l'interruppe lui.

    «Non so dove voglia arrivare, ma ci sono alcune coppie in viaggio di nozze e altre che sono tornate per una seconda luna di miele. Se vuole seguirmi, le mostrerò l'isola» rispose Lea, rifiutando di lasciarsi innervosire. A volte era impossibile non sentirsi infastidita, ma era quello che capitava quando si aveva a che fare con le persone piene di sé.

    «C'è molto da vedere?» chiese Xander in tono neutro, osservando i dintorni con distacco, quasi fosse annoiato.

    I campi verdi erano infiammati di colori accesi che andavano dal rosso al giallo, dal viola al blu dei fiori di campo e delle orchidee selvatiche che crescevano spontanee un po' ovunque e il mare occhieggiava in lontananza, di un azzurro così luminoso che feriva gli occhi.

    «Lo scoprirà presto. Da qui è impossibile vedere il resort perché è nascosto dalla vegetazione. È costituito da un corpo centrale, mentre le camere sono dislocate in vari punti dell'isola al fine di garantire la massima riservatezza ai clienti.» Sarebbe stato più semplice spiegarglielo se avesse avuto con sé la cartina, ma l'aveva dimenticata sulla scrivania. «Ci sono molte cose da vedere e sono sicura che apprezzerà i giardini e i numerosi campi coltivati. Produciamo la maggior parte del cibo che consumiamo. Abbiamo sposato la politica dei prodotti a chilometri zero» specificò con una punta di orgoglio nella voce.

    «Ottima decisione» commentò lui. «Prego, possiamo andare» la esortò, sollevando la borsa a mano.

    Dopo averla sistemata nel vano posteriore della golf cart, si sedette accanto a Lea.

    L'abitacolo molto piccolo e privo dei finestrini li costrinse a una vicinanza forzata. Le loro braccia si sfiorarono involontariamente e Lea avvertì una scossa elettrica attraversarle il corpo.

    Quella reazione improvvisa e insolita la mise a disagio e si sforzò di mantenere lo sguardo fisso sul sentiero. Se si fosse voltata, con ogni probabilità, i loro nasi si sarebbero scontrati e le loro labbra sarebbero state più vicine che mai.

    Accelerò, concentrandosi sulla guida. Non riusciva a capire come mai quello sconosciuto le creasse tanto subbuglio. Dovevano parlare di affari e lei era una professionista, non una fanciulla vulnerabile, in attesa del Principe Azzurro. Il destino dell'isola dipendeva dall'accordo che avrebbe stretto con quell'uomo, perciò non poteva commettere errori.

    Era tardo pomeriggio quando terminarono il giro. Nessun investitore prima di lui si era trattenuto tanto a lungo e Lea si sentì invadere da una tenue speranza. Aveva risposto in modo chiaro ed esauriente alle sue domande, compiaciuta che lui avesse preso appunti.

    Tuttavia, prima di saltare a delle conclusioni affrettate, bisognava firmare un contratto, nero su bianco.

    «Signorina Romes, vorrei farle un'offerta» dichiarò Xander Marinakos dopo un'attenta valutazione.

    Soffocando un'ondata di felicità, Lea si stampò sul viso un sorriso di circostanza. Avrebbe festeggiato più tardi, insieme a Popi.

    «La prego... mi chiami Lea... Se diventiamo soci, non occorrerà essere tanto formali.»

    «D'accordo. Allora lei può chiamarmi Xander.»

    «Senz'altro. Dunque... di che offerta si tratta?» domandò lei con un sorriso luminoso. «Che cosa ha in mente?»

    Lui le porse un foglio di carta piegato a metà sul quale aveva scritto una cifra.

    «Non so che cosa dire. Si tratta di un investimento molto importante. È una somma esagerata. È davvero generoso da parte sua...» farfugliò lei, sconvolta dall'ammontare dell'investimento.

    C'erano molti lavori da fare, cambiamenti da apportare, nuovi progetti da avviare ma con tutto quel denaro avrebbe potuto costruire una città.

    «Credo che mi abbia frainteso. Io non intendo investire nella sua isola. Voglio comprarla. La mia è una proposta di acquisto.»

    Lea avvertì un tuffo al cuore. «Vuole comprarla?» replicò sgomenta.

    L'aveva appena ereditata e non aveva alcuna intenzione di cederla. Era l'unica cosa che la legasse al suo passato e non se ne sarebbe privata per nessun motivo.

    Convinto di concludere quell'affare in breve tempo, Xander Marinakos si rese conto che se desiderava far cambiare idea a quella giovane e ostinata proprietaria, doveva adottare una

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