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Il segreto del playboy
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E-book146 pagine1 ora

Il segreto del playboy

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Info su questo ebook

Per il sexy e misterioso Lucas Elliot ogni donna rappresenta una tentazione, una sfida che normalmente è abituato a vincere. Soltanto l'ostetrica Darcie Green sembra immune al suo fascino e non si lascia incantare dai suoi sempre più frequenti tentativi di seduzione. Con il passare dei giorni Darcie diventa per lui un'ossessione, la sfida più difficile, e il premio - una notte passata tra le sue braccia - la gratificazione più ambita. Le cose cambiano quando Lucas si rende conto di essersi perduta-mente innamorato di lei e che Darcie è vicina a scoprire il segreto che si cela dietro il suo malizioso sguardo da playboy. A questo punto, se da cacciatore dovesse trasformarsi in preda, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830529120
Il segreto del playboy

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    Anteprima del libro

    Il segreto del playboy - Tina Beckett

    978-88-3052-912-0

    Prologo

    Una settimana prima

    L'imprecazione fu sentita in tutto il reparto maternità del Melbourne Victoria Hospital.

    Tutti tacquero e varie teste si volsero a vedere perché il normalmente calmo Lucas Elliot si fosse spazientito in quel modo.

    Darcie Green lo sapeva già. Si era preparata per quel momento, chiedendosi come avrebbe reagito Lucas.

    Adesso lo sapeva.

    Ancora di fronte alla tabella dei turni affissa sulla parete opposta, Lucas rimase immobile per qualche secondo. Poi, come se stentasse a credere ai propri occhi, puntò un dito sulla tabella e seguì la linea che collegava i nomi alle date.

    Darcie s'irrigidì mentre lui imprecava di nuovo, stavolta in tono più sommesso. Qualcuno la guardò con aria comprensiva mentre i membri dello staff riprendevano le rispettive attività. Isla Delamere, la sua ex compagna di appartamento, ora vistosamente incinta, mormorò mi dispiace mentre si allontanava dalla zona del conflitto.

    Il modo migliore per incominciare una giornata. Darcie alzò gli occhi al cielo.

    Dopo nove mesi in Australia, stava giusto cominciando a sentirsi parte del team. Sembrava che tutti l'accettassero... a parte Lucas, vista la sua reazione furibonda per la coincidenza dei loro orari. Era chiaro che fino a quel momento non aveva visto la tabella.

    E lei non si sentiva certamente meglio per il fatto di dover passare un intero turno con il bell'infermiere ostetrico. Ma non aveva espresso il proprio disappunto in modo altrettanto rumoroso.

    Sì, qualche mese prima gli aveva fatto una ramanzina per i suoi ritardi. Ma non era un buon motivo perché lui la definisse un'inglese rigida e altezzosa.

    Chiuse gli occhi mentre ripensava a quelle parole e provò una nuova fitta di dolore.

    L'idea di lavorare assieme a lei era così orribile che lui aveva provato il bisogno di farlo sapere a tutti?

    Evidentemente sì.

    Perché no? Al fidanzato di Darcie non era importato d'informare un'intera chiesa piena d'invitati alle nozze che si era innamorato della migliore amica di Darcie, per l'occasione la sua damigella d'onore. Tabitha si era subito precipitata da lui strillando di gioia e si era gettata fra le sue braccia, lasciando Darcie paralizzata dallo shock.

    Sì, anche Robert l'aveva definita rigida un momento prima di gettare la bomba che aveva messo fine al loro fidanzamento.

    Lucas si massaggiò un momento il collo. Quando si volse, osservò la sala e oltrepassò Darcie, poi tornò sui propri passi.

    Si fermò davanti a lei.

    Poi inarcò un sopracciglio e sorrise con aria contrita. «Scusami. Hai sentito, vero?»

    Stava scherzando? «Credo che abbiano sentito tutti.»

    Lui avanzò ancora, fino a dominarla dall'alto del suo metro e ottanta. «Scommetto che hai imprecato anche tu, quando hai visto i turni.» Il suo sorriso svanì. «A meno che non sia stata tu a chiedere di lavorare insieme.»

    Oh, come no. Era l'ultima cosa che Darcie avrebbe fatto.

    Si costrinse ad alzare la testa. «No, non l'ho chiesto, ma la cosa non mi disturba, se è questo che vuoi dire. Mi è capitato di peggio.»

    Prima che potesse complimentarsi con se stessa per avere risposto in modo così calmo e misurato, lui le rivolse un breve sorriso.

    «Touché, dottoressa Green. Anche se durante la nostra ultima discussione mi hai quasi licenziato, credo che questo non sia il dramma più terribile della tua vita.»

    Poiché il di peggio di cui parlava Darcie aveva a che fare con la restituzione di centinaia di doni nuziali per cortesia del suo ex, Lucas non aveva tutti i torti. «Be', forse qualcuno si considera fortunato a non dover più sopportare... come l'hai definita? La mia rigidità inglese.»

    Lucas la scrutò in viso, poi si sporse in avanti. «Allora forse potresti considerare l'idea di modificare il tuo comportamento.»

    Sebbene avesse parlato in tono scherzoso, le parole la ferirono ugualmente. Darcie accostò i lembi del golf di lana nel tentativo di scacciare il senso di gelo che l'aveva pervasa, poi s'irrigidì nella speranza che il suo mento non tremasse. «Hai ragione. Forse dovrei farlo.»

    Lui la osservò ancora un momento, poi tese la mano come se volesse toccarla. Ma un attimo dopo l'abbassò di nuovo. «Scusami, stavo scherzando.»

    Forse, ma una parte di quello che lui aveva detto era sicuramente vera. Gli uomini sembravano trovarla gelida e distaccata, come il suo ex l'aveva descritta durante le ultime burrascose settimane del loro fidanzamento. E aveva ragione. In confronto a lei, Tabitha era calda, esuberante e certamente non distaccata.

    Tuttavia Darcie non poteva fare a meno di essere in quel modo. Tornò a concentrarsi sull'uomo che le stava davanti. Qualunque cosa pensasse Lucas, durante il loro confronto di qualche mese prima lei aveva solamente cercato di ragionare. Era così assurdo chiedere a qualcuno di essere puntuale e concentrarsi sul lavoro?

    Be', nemmeno ora stava veramente pensando al lavoro.

    «Non preoccuparti.» Darcie si abbottonò il golf e si raddrizzò. «Se resteremo entrambi entro i limiti della professionalità, sono sicura che usciremo da questo turno relativamente illesi.»

    Lui sorrise con aria scettica. «Lo spero.»

    Mentre si allontanava sbirciando ancora la tabella e scuotendo la testa con aria rassegnata, Darcie capì quale fosse il problema. Sembrava che nessuno di loro due fosse capace di mantenere un atteggiamento professionale nei confronti dell'altro.

    Tre settimane. Soltanto tre settimane. Anche se i loro turni coincidevano, non significava che dovesse stargli attaccata. Poteva farcela.

    Tuttavia un dubbio angoscioso s'insinuò nella sua mente: le critiche del suo ex fidanzato erano veramente le peggiori che le sarebbe toccato affrontare? Al momento aveva creduto di sì.

    Ma mentre Lucas girava un angolo e spariva alla vista, Darcie fu assalita dal terribile sospetto che avrebbe sentito di peggio.

    1

    Oggi

    «Cora? C'è qualcosa che non va, cara?»

    Lucas appoggiò la spalla contro la parete all'esterno della sala parto mentre dal telefono scaturiva la voce di sua nipote e l'angoscia gli faceva aumentare la pressione. Quando pensava che suo fratello avesse già sofferto abbastanza, una ricaduta annullava tutti i risultati della terapia.

    Sbirciò nel corridoio. Non c'era nessuno.

    Durante la settimana precedente Lucas aveva fatto di tutto per assicurarsi che la sua vita privata non interferisse con il lavoro. Pur essendo furibondo con Darcie che qualche mese prima lo aveva rimproverato davanti a tutti per i suoi ritardi, doveva riconoscere che lei aveva ragione. Per questo aveva assunto una babysitter per Cora. Non doveva lasciarsi distrarre dai problemi personali, sarebbe stato pericoloso per i pazienti.

    Se i suoi genitori non fossero morti, sarebbero stati felici di rendersi utili. Invece, dieci anni prima, un terribile incidente stradale aveva stroncato la loro esistenza terrena.

    Sentì nuovamente la voce di Cora. «Ti ho telefonato per dirti quello che ha fatto Pete.»

    Il cane di Cora, un magnifico pastore belga. Lucas si rilassò di colpo. «Puoi dirmelo più tardi, cara? Sto lavorando.»

    «Oh, okay. Scusami, zio Luke. Stasera vieni a cena?»

    «Non mancherei per tutto l'oro del mondo, tesoro.» Lucas sorrise, incapace di resistere al tono supplichevole della richiesta. «Che cosa c'è di buono?»

    «Gamberetti!»

    Era stata la nascita di Cora a cambiare la sua carriera, facendolo passare dalla chirurgia plastica all'ostetricia. Le lusinghe di una vita sontuosa piena di belle donne erano svanite quando la moglie di Felix era entrata inaspettatamente in travaglio. Lucas aveva aiutato sua nipote a nascere nel soggiorno di casa di suo fratello. Mentre fissava la minuscola creatura fra le proprie mani, Cora aveva sbattuto le palpebre alla luce ed emesso un vagito di protesta che gli aveva toccato il cuore. Sette anni dopo, la bambina riusciva ancora a intenerirlo, anche perché lei e Felix erano la sola famiglia che gli rimaneva.

    Avrebbe dovuto concludere la telefonata ma la corsia era tranquilla e per il momento nessuna paziente era in travaglio. Si premette il telefono sull'orecchio. «Gamberetti, eh? Che cosa festeggiamo?»

    La bimba ridacchiò. «Niente.»

    «Mi vizi.»

    Lucas fu commosso dalla felicità di sua nipote. Si scoprì contento di avere risposto al telefono.

    «Oh, dovresti portare la carbonella per il barbecue. Papà si è scordato di comprarla.»

    Da qualche tempo Felix scordava molte cose. Ma se non altro sembrava riemerso dall'abisso della depressione.

    Sentendo un rumore di passi alle proprie spalle, Lucas si affrettò a concludere la conversazione.

    «Okay, Cora. A stasera.»

    «Non vedo l'ora. Ti voglio bene.»

    «Anch'io, cara. Ciao.»

    Lucas interruppe la comunicazione e nello stesso tempo la sola persona che non volesse incontrare lo oltrepassò gettandogli un'occhiata gelida.

    Trasse un sospiro. Quella donna aveva la specialità di saltar fuori nel momento sbagliato. Si mise il telefono in tasca e decise di seguirla. Non sapeva perché, ma gli piaceva provocarla. La raggiunse in cinque passi, le si affiancò e la squadrò.

    Brutto segno. La dottoressa stringeva le labbra e il suo viso sembrava scolpito nella pietra.

    Tuttavia Lucas non si scoraggiò e sfoggiò un sorriso che sperava affascinante. «Mi stavi cercando?»

    L'espressione non cambiò. «Sì, ma vedo che sei occupato.»

    «Tiro solamente il fiato fra una paziente e l'altra. Che cosa volevi?»

    Lei lo sbirciò, incontrando il suo sguardo per un attimo. «Devi vedere Isla questa settimana?»

    «Sì. Vuoi assistere alla visita?»

    Lei alzò la testa nel modo che lui conosceva bene. «Sì. È anche mia paziente.»

    Okay, aveva ottenuto una reazione, ma non quella che sperava.

    Le andò davanti, bloccandole la strada prima che potesse arrivare alla porta della sala del personale. Non sapeva bene perché si comportasse in quel modo, ma una parte di lui voleva trapassare la barriera di ghiaccio che Darcie aveva eretto intorno alla propria persona. «Ascolta, Darcie, forse siamo partiti con il piede sbagliato. Non potremmo ricominciare da capo? Ci restano venti giorni di turno in comune. Vorrei renderli piacevoli, per quanto possibile. Che cosa ne dici?»

    Darcie rimase impassibile per qualche

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