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L ultima notte dello sceicco: Harmony Collezione
L ultima notte dello sceicco: Harmony Collezione
L ultima notte dello sceicco: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

L ultima notte dello sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lo sceicco - e playboy! - Kedah di Zazinia ha amato ogni singolo minuto speso a guadagnarsi la propria oltraggiosa reputazione. Ma adesso, prossimo a salire al trono, Kedah sa che dovrà mettere la testa a posto e accettare i doveri che il suo titolo comporta, primo fra tutti quello di scegliersi una moglie degna di un re.



Tuttavia una notte di fuoco passata tra le braccia della sua assistente gli sembra un ottimo modo per dire addio alla propria vita da single, anche perché la fredda bellezza di Felicia Hamilton cela una natura sensuale che lui è ansioso di accendere.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2017
ISBN9788858969922
L ultima notte dello sceicco: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    L ultima notte dello sceicco - Carol Marinelli

    successivo.

    Prologo

    «Kedah, dove sei? Basta, adesso!»

    La bambinaia reale era esasperata mentre lo chiamava per l'ennesima volta, ma Kedah non aveva intenzione di farsi trovare, si stava divertendo troppo! Poteva vedere i piedi della donna che lo superavano mentre si nascondeva dietro la grande statua che lei aveva appena controllato. Riusciva a correre come un piccolo demonio, e soffocò una risata osservandola andare verso le scale.

    «Kedah!» gridò di nuovo la bambinaia.

    Era davvero tremendo. Tuttavia il popolo di Zazinia lo adorava, e molti facevano la fila fuori dal palazzo nella speranza di avere una rapida visione del bambino. Non c'era mai stato tanto interesse per un piccolo principe. Eppure gli occhi color cioccolato venati d'oro di Kedah, insieme al suo sorriso attraente, avevano conquistato la simpatia generale fin dalla prima fotografia che era stata diffusa. Era tanto bello quanto vivace, e sembrava che non riuscisse mai a stare fermo.

    Eppure ci provava!

    Sembrava che la cosa più divertente per il popolo di Zazinia fosse vedere Kedah alle parate ufficiali, quando cercava di obbedire agli ordini di suo padre.

    Due settimane prima c'era stata una sfilata e lui era dovuto restare fermo per quasi un'ora, ma si era annoiato molto presto. «Controllalo!» aveva ordinato Omar, il principe incoronato, a sua moglie Rina, quando il re aveva cominciato a mostrarsi infastidito.

    Tuttavia era difficile controllarlo. Appena la madre gli aveva raccomandato di stare immobile, Kedah aveva sollevato le braccia per farsi prendere in braccio. Rina aveva cercato di ignorarlo, tuttavia come poteva resistere? Alla fine aveva ceduto e Kedah aveva cominciato a chiacchierare, anche se la madre lo aveva zittito con un sorriso amorevole, raccomandandogli di stare tranquillo ancora per qualche minuto.

    La disapprovazione del re si era sentita aleggiare tutto attorno. Non approvava l'indulgenza della giovane nuora e di certo pensava che i bambini dovessero essere visti ma non uditi. Omar era teso e Rina aveva fatto del suo meglio per calmare tutti, però Kedah aveva continuato ad agitarsi e si era rivolto alla folla che lo osservava, sorridendo e agitando la mano.

    Era un comportamento così spontaneo e distante dalla rigida etichetta, che tutti i presenti si erano commossi e lo avevano adorato.

    Kedah era divertente, e terribilmente impertinente. Aveva l'energia di cinque bambini messi insieme, e la bambinaia non riusciva a stargli dietro.

    «Kedah!» lo chiamò ancora. «Devo farti il bagno e prepararti per l'arrivo di tuo padre e del re.»

    Il bambino si accucciò dietro la statua senza rispondere. Non era particolarmente entusiasta per il ritorno dei due uomini. A palazzo si era molto più rilassati durante la loro assenza, sua madre rideva di più e anche il personale era più contento. Inoltre non voleva cambiarsi per andare ad assistere all'atterraggio dell'aereo da cui sarebbero scesi il padre e il nonno.

    Normalmente si sarebbe nascosto nella biblioteca, quel giorno, però, scappò in un luogo dove non sarebbe dovuto andare. Il nonno Jaddi aveva una sua ala riservata, tuttavia quel giorno le guardie erano assenti, il che significava che avrebbe potuto esplorarla. Si avviò di corsa, poi si fermò. Anche se il nonno era lontano, il pensiero di lui era così intimidatorio che preferì non continuare. Si girò e si diresse invece verso le stanze del principe incoronato, dove risiedevano i suoi genitori. Anche lì non c'erano guardie, dal momento che il re e il principe non erano a palazzo.

    Sulla sinistra c'erano vari studi, mentre sul lato destro del corridoio si apriva la residenza privata. Kedah vi era stato di rado, di solito i genitori andavano a trovarlo nella nursery o nella sala dei giochi. Sapendo che non avrebbe dovuto disturbare il sonnellino di sua madre, per un momento considerò l'idea di uscire sulla terrazza, poi però si diresse di corsa verso gli uffici. Era a piedi nudi, quindi non faceva rumore sul pavimento. Pur andando di fretta alla ricerca di un nascondiglio, si fermò dinanzi ai ritratti, che lo affascinavano. Guardò la sequenza dei vari principi incoronati, tutti uomini imponenti, con abiti tradizionali e le mani sull'elsa delle spade. Tutti quanti sembravano guardarlo con freddi occhi ed espressioni cupe. Osservò una versione più giovane del re, suo nonno, e poi il ritratto del padre. Apparivano entrambi così austeri... La madre gli aveva detto che un giorno anche il suo ritratto si sarebbe unito a quelli, giacché era nato per essere re. «E sarai un buon re, Kedah. So che ascolterai il tuo popolo.»

    Aveva udito una piccola esitazione nella voce della madre. «Perché non sorridono?» aveva domandato.

    «Perché essere re è una cosa seria.»

    «Allora io non voglio esserlo!» aveva gridato lui.

    Scappò via dai ritratti e si diresse in una sala riunioni dotata di varie scrivanie, nascondendosi sotto una di esse. Di sicuro, lì, non lo avrebbero trovato. O forse sì, poiché udì una voce provenire da dietro la porta di legno. Era sua madre. Sapeva che si trattava dello studio privato del padre, e si domandò perché fosse lì. E poi udì un grido soffocato.

    Si irrigidì. Suo padre gli aveva detto di badare alla madre mentre lui era via, e sapeva che a volte si preoccupava per lei, perché il suo comportamento poteva essere imprevedibile. Allarmato, uscì dal nascondiglio e, prendendo una sedia per raggiungere le maniglie della doppia porta, riuscì ad arrampicarsi e ad aprirle.

    «Mamma?» chiamò mentre faceva girare la pesante maniglia. «Mamma?» ripeté aprendo le porte.

    Si accigliò, perché sua madre era seduta sulla scrivania, ed era tra le braccia di Abdal.

    «Intadihr!» gridò sua madre, e subito lei e Abdal sparirono dalla visuale. Kedah fece come gli era stato ordinato, cioè restò immobile dove era, e un momento dopo Abdal lo superò uscendo dalla stanza. A Kedah non era mai piaciuto. Era sempre in mezzo quando Kedah andava negli uffici e ogni volta pregava sua madre di portarlo fuori. Era come se non volesse avere attorno il giovane principe.

    Kedah guardò la schiena di Abdal che si allontanava lungo il corridoio, poi, ancora in piedi sulla sedia, si girò a guardare la madre. Rina era tutta rossa in viso e si sistemava la tunica mentre si dirigeva verso di lui.

    Il bambino non allungò le braccia per farsi prendere. «Perché Abdal era qui?» domandò. «E dove sono le guardie?»

    Kedah era schietto e diretto, anche se piccolo.

    «Va tutto bene» lo rassicurò la madre mentre lo sollevava dalla sedia. «Mamma era arrabbiata e non voleva che qualcuno la vedesse. Stavo piangendo.»

    «Perché?» Kedah guardò il viso arrossato della madre, ricordando che aveva sentito i suoi gemiti. «Perché sei sempre triste, mamma?»

    «Perché qualche volta mi manca il mio paese, Kedah. Anche Abdal viene da là, e si trova qui per aiutare i nostri due paesi a restare vicini. Lui capisce quanto sia difficile convincere il re ad accettare dei cambiamenti, così stiamo cercando insieme di trovare un modo che non scontenti nessuno.» Kedah guardava la madre che continuò. «Tuo padre si agiterebbe se sapesse che ho pianto mentre era via. È stanco di discutere con il re suo padre, e ha già abbastanza da fare, così sarà meglio non dirglielo. Anzi, è meglio che tu non dica a nessuno quello che hai appena visto.»

    Kedah fissò a lungo gli occhi della madre. Non sembrava triste... pareva più spaventata e questo gli fece provare una paura che non riusciva a spiegarsi.

    «Non voglio vederti infelice.»

    «Allora non lo sarò...» promise Rina dandogli un buffetto sulla guancia. «Dopotutto, ho così tanto di cui essere grata. Un bellissimo bambino e una casa stupenda...»

    «Allora non piangere più» replicò lui con i magnifici occhi color cioccolata che guardavano dritti la madre. «Mai!» aggiunse in tono di comando.

    «Kedah, sei qui...»

    Si girarono entrambi a guardare la bambinaia che si inchinava tutta rossa, scusandosi per aver perso di vista il bambino. «L'ho cercato per tutto il palazzo.»

    «Va bene» rispose Rina porgendole il bambino. «Non ne parliamo più.»

    Più tardi suo padre e il nonno rientrarono a palazzo e la vita riprese come sempre.

    Kedah era sempre un bambino terribile, tuttavia da quel giorno ci fu un cambiamento impercettibile in lui. I suoi occhi si socchiudevano sospettosi se qualcuno cercava di andargli troppo vicino. Anche se era ancora piccolo, prendeva da solo le sue decisioni e non si fidava di nessuno. Alcuni anni dopo nacque il suo fratellino, e fu un periodo felice, perché Mohammed era un bambino modello.

    A causa del carattere difficile, Kedah venne spedito a Londra, in collegio. Lui non si meravigliò. Era come se sapesse di essere a conoscenza di un segreto che, se fosse stato rivelato, avrebbe potuto distruggere non solo le persone che amava, ma l'intero regno. Maturando, si rese conto meglio delle disastrose conseguenze che ne sarebbero potute derivare. Se l'infedeltà di sua madre fosse stata scoperta, sarebbe stata esposta alla vergogna e il re non avrebbe avuto altra scelta che divorziare e separarla dai figli.

    Tuttavia i segreti avevano un modo tutto loro di superare anche le mura più difensive. Il personale di servizio chiacchierava quando i bambini giocavano nelle vicinanze, e le bambinaie reali indulgevano in confidenze con i loro mariti o amanti. I pettegolezzi si diffondevano in fretta, catturati dai venti del deserto, e ritornavano ingigantiti, ovviamente.

    Era abituato a tornare a Zazinia durante le vacanze ed era ancora affascinato dai ritratti, per ragioni diverse, però. Forse quello che si diceva era vero, e lui non era figlio di suo padre. Dopotutto, non assomigliava a nessuno dei suoi antenati. I dubbi tuttavia non erano a causa dei pettegolezzi, cui con il passare del tempo non prestava credito, quanto piuttosto per quello che aveva visto.

    1

    Hai bisogno di Felicia Hamilton.

    Il principe di Zazinia, lo sceicco Kedah, era sempre stato convinto di non aver bisogno di nessuno. Era abituato a contare solo su se stesso.

    Quel tardo pomeriggio era seduto nel suo ufficio di Londra facendo rotolare tra le dita un prezioso diamante delle dimensioni di una nocciola, mentre leggeva un articolo di giornale sul computer. Ci fu un bussare alla porta e Anu, la sua assistente di mezza età, si affacciò sulla soglia. Era molto tesa: probabilmente anche lei aveva letto l'articolo. Veniva dal suo stesso paese ed era una collaboratrice fedele da anni.

    «La signora Hamilton è qui per il colloquio» riferì Anu, le labbra un poco contratte.

    «Falla entrare.»

    «Ha chiesto qualche momento per rinfrescarsi.» Anu ci provò, ma non riuscì a trattenersi. «Kedah, davvero non penso che sia adatta a lavorare come tua assistente.»

    Tutti i candidati a lavorare con Kedah venivano selezionati in prima battuta da Anu. E il giorno prima, quando aveva parlato con Felicia Hamilton, aveva pensato che quella giovane donna non avesse le qualifiche necessarie per passare al secondo colloquio. Non aveva esperienza di hotel, e non sembrava possedere il tipo di personalità che Kedah richiedeva ai collaboratori, cioè la capacità di lavorare in modo calmo ed efficiente nelle retrovie per facilitargli ogni compito.

    Kedah fece un cenno con il capo. «Anu, ho preso nota delle tue preoccupazioni. Avvertirmi quando la signorina Hamilton deciderà di essere pronta.»

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