Emergenza di cuori: Harmony Bianca
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Jasmine Phillips sta cercando di provare a se stessa che c'è una vita dopo il divorzio e che si può essere felici anche senza un uomo accanto, ma tutti i suoi sforzi sembrano essere vani, soprattutto da quando è comparso all'orizzonte il dottor Jed Devlin. Jed rappresenta tutto ciò che ha sempre cercato di evitare: è un uomo pericoloso e nella sua vita di mamma single non c'è posto per i tipi come lui. Tuttavia l'attrazione che provano l'uno per l'altra è molto difficile da ignorare ed entrambi sanno come andrà a finire. L'importate però, questa volta, sarà preservare il proprio cuore perché il prezzo da pagare in caso di fallimento sarebbe davvero troppo alto.
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Anteprima del libro
Emergenza di cuori - Carol Marinelli
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Dr Dark and Far-Too Delicious
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2013 Carol Marinelli
Traduzione di Katia Perosini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-731-9
1
Concentrati sul lavoro, si ripeteva Jed mentre correva lungo la spiaggia.
Lo faceva quotidianamente, o quasi. Secondo gli impegni di lavoro, cercava di trovare il tempo per una corsetta tutti i giorni. Lo trovava molto utile non solo dal punto di vista fisico, ma lo aiutava anche a liberare la mente e ad aumentare la capacità di concentrazione.
Concentrati sul lavoro, andava ripetendosi a ogni passo perché dopo gli ultimi due anni infernali aveva veramente bisogno di questo e nient’altro.
Percorse la baia con lo sguardo: la mattinata era un po’ nebbiosa e non riusciva a scorgere lo skyline di Melbourne. Tornò a domandarsi se avesse fatto bene ad accettare il posto al Peninsula Hospital oppure se avrebbe fatto meglio a cercare una posizione in un ospedale più prestigioso nella grande città.
Non c’era nulla che amasse di più di un grande ospedale cittadino, per questo quando aveva preso contatto con gli ospedali di Melbourne pensava di andare a lavorare nel centro della città; tuttavia il colloquio al Peninsula Hospital gli aveva garantito una certa celerità nel trasferimento e questo gli aveva fatto cambiare idea.
Non era un ospedale universitario, ma sicuramente era un posto molto attivo. Si trattava di un Centro Traumatico e aveva un reparto di rianimazione di tutto rispetto; inoltre a Jed era piaciuta l’atmosfera e, perché no?, anche la prossimità alla spiaggia. Infine, ciò che l’aveva convinto era che aveva saputo che uno dei manager stava per andare in pensione e quindi si sarebbe presto aperta una posizione appetibile. Tutta la sua carriera era stata impostata per arrivare a essere primario di un reparto di emergenza e, a parte il disastro nella sua vita amorosa, professionalmente era pronto per quella posizione. Quando Jed aveva notificato il suo licenziamento sei mesi prima, gli era stata fatta una buona offerta per indurlo a rimanere, ma era convinto che sarebbe stato meglio ricominciare da un’altra parte.
Questa volta avrebbe fatto più attenzione e si sarebbe attenuto a nuove regole.
Sentiva molto la mancanza non solo della città di Sidney e del grande ospedale, ma anche della sua famiglia e degli amici. Era appena passato il primo compleanno di suo nipote Luke e non aveva potuto essere presente a questa piacevole riunione familiare.
La decisione di trasferirsi era stata sicuramente quella giusta, tuttavia spesso si domandava se non fosse stato meglio rimanere a Sidney e aspettare che le cose si riaggiustassero.
Che pasticcio.
Jed smise di correre per un momento e fece alcuni respiri profondi.
Spesso si chiedeva se non avesse potuto gestire le cose in un altro modo, se c’era qualcosa che avrebbe potuto fare per cambiare la situazione, ma non trovava alcuna risposta.
Era incredibilmente caldo per essere le sei del mattino, un caldo tutt’altro che piacevole: era opprimente e afoso, ci voleva un bel temporale per rimettere il tempo al bello, ma il meteo non lo prevedeva, almeno fino a quella sera.
«Buongiorno.» Jed alzò lo sguardo e salutò un anziano signore a spasso col cane. Chiacchierarono del tempo e Jed si concesse una lunga sorsata d’acqua prima di riprendere la corsa verso casa e prepararsi per andare al lavoro.
Non avrebbe mai dovuto mettersi con Samantha, questo era stato il primo sbaglio, anche se era impossibile prevedere il disastro che ne era conseguito. Anzi, si corresse, non avrebbe mai dovuto mettersi con una collega.
Riprese a correre, finalmente la mente più libera, era questo su cui doveva concentrarsi.
Concentrati sul lavoro.
2
«Jasmine?» Il tono non era certo affettuoso e Jasmine sussultò e si bloccò al suono della voce di Penny.
«Che ci fai qui?» domandò sua sorella.
«Sono qui per un colloquio, ho appena passato i controlli della sicurezza.»
Erano nel corridoio dell’ala amministrativa dell’ospedale. Jasmine aveva in mano una pila di moduli e nonostante i suoi sforzi per sembrare efficiente aveva l’aria accaldata e un po’ agitata, soprattutto alla vista di Penny.
L’estate aveva deciso di regalare a Melbourne un’ultima giornata umida e appiccicosa prima di lasciare spazio all’autunno e i lunghi riccioli neri di Jasmine, nonostante l’enorme quantità di balsamo idratante con cui li aveva cosparsi quella mattina, erano già diventati tutti crespi durante il breve percorso dal parcheggio al reparto di medicina d’urgenza e durante il colloquio con Lisa, l’infermiera caposala.
Mentre Penny la osservava con occhio piuttosto critico, Jasmine si rese conto che il tailleur grigio che teneva apposta per queste occasioni era un po’ troppo stretto nonostante le numerose sedute di ginnastica cui si era sottoposta.
Penny al contrario aveva ovviamente un’aria immacolata. I capelli liscissimi e biondi erano raccolti in un elegante chignon, indossava dei pantaloni scuri e scarpe col tacco che accentuavano il suo fisico sinuoso. La camicetta bianca era ancora fresca e stirata malgrado fosse già pomeriggio e lei fosse un medico dirigente di un attivissimo reparto di medicina d’urgenza.
Nessuno avrebbe detto che erano sorelle.
Penny affilò lo sguardo. «Un colloquio per che cosa, esattamente?»
«Per un posto da infermiera» rispose Jasmine con cautela. «Infermiera specializzata. Ho appena finito di compilare i moduli per la sicurezza.» Sapeva che era una risposta piuttosto evasiva e che a Penny non sarebbe bastata.
«Dove? In quale reparto?»
«Medicina d’urgenza» rispose lei facendo del suo meglio per non far tremare la propria voce, «visto che è la mia specializzazione.»
Penny scosse la testa. «Ah, no! Per nessun motivo!» Penny non si sforzò certo di non alzare la voce o di non essere sgarbata. «Non pensare neanche per un momento di venire a lavorare nel mio reparto!»
«Secondo te dove posso lavorare allora?»
Sapeva che Penny avrebbe reagito in quel modo per cui non ne aveva fatto cenno quando si erano ritrovate la domenica precedente a casa della madre per festeggiare l’ultimo successo professionale di Penny.
«Sono un’infermiera specializzata in medicina d’urgenza.»
«Be’, allora vai da un’altra parte. Potresti andare all’ospedale dove hai fatto il tirocinio... per nessuna ragione al mondo lavorerei con mia sorella.»
«Non posso tornare a lavorare in città, ti aspetti che trascini Simon per un’ora di viaggio andata e ritorno solo per non impicciare la mia sorellona?»
Era ridicolo solo pensarci! Jasmine aveva anche considerato la cosa, ma a meno di traslocare in città, con un bambino di un anno cui badare, sarebbe stato impossibile. In più lei si sarebbe sentita troppo imbarazzata a tornare al suo vecchio posto di lavoro dopo quello che era successo.
«Hai delle conoscenze laggiù.»
«Appunto!»
«Jasmine, se la ragione per cui non torni a lavorare al tuo vecchio ospedale è quello che ha combinato Lloyd...»
«Smettila, Penny!» Jasmine chiuse gli occhi. Non se la sentiva di tornare a lavorare in un posto dove tutti conoscevano il suo passato. «Lloyd non c’entra nulla. Voglio solo essere più vicina a casa.»
Jasmine aveva deciso di tornare a vivere nella cittadina in riva al mare per essere più vicina a sua madre e a sua sorella dopo che il suo matrimonio era naufragato e il suo ex marito aveva dichiarato di non voler avere niente a che fare con il bambino. La speranza di avere un supporto dalla famiglia l’aveva spinta in quella direzione, ma ora sembrava evidente che non avrebbe mai ottenuto un aiuto da sua sorella.
Per Penny esisteva solo la propria carriera, e lo stesso si poteva dire di sua madre. Louise Masters si era fatta un nome nella loro città affacciata sulla baia come agente immobiliare. Era solo Jasmine la sognatrice che seguiva gli impulsi del proprio cuore anche quando questo comportava dei rischi.
«Ne parleremo più tardi.» Gli splendidi occhi blu di Penny fiammeggiavano di rabbia. Erano l’unica caratteristica fisica che avevano in comune. «E non osare fare il mio nome per ottenere il lavoro!» sbottò.
«Non lo farei mai, a ogni modo non abbiamo nemmeno lo stesso cognome, Miss Masters.»
«Dico sul serio» sibilò Penny. «Non si deve nemmeno sapere che ci conosciamo. Questa cosa mi dà parecchio fastidio.»
«Ciao, Penny.» Entrambe si voltarono al suono di una voce bassa e profonda. Se Jasmine non fosse stata così insensibile alla bellezza maschile avrebbe notato l’uomo che si era avvicinato: alto, capelli scuri tagliati corti e piuttosto disordinati così come i suoi abiti alquanto spiegazzati.
Un paio d’anni prima l’avrebbe senz’altro notato, ma non ora: adesso desiderava solo che se ne andasse per riprendere la conversazione con sua sorella.
«Sembra che giù in reparto ci sia un po’ di maretta» disse l’uomo a Penny. «Mi hanno chiamato mentre ero in pausa pranzo.»
«Lo so» rispose secca lei, «il mio cercapersone ha appena squillato.»
In quel momento, forse, il tizio notò la tensione perché il suo sguardo andò da Penny a Jasmine e lei osservò che aveva gli occhi verdi e la barba da fare e che sì, malgrado non fosse interessata al genere maschile, una parte di lei si accorse di quanto fosse attraente.
«Scusatemi, forse ho interrotto qualcosa?»
«Per niente» giunse immediata la risposta di Penny. «Questa infermiera chiedeva informazioni per arrivare al reparto di medicina d’urgenza, deve sostenere un colloquio.»
«Non può sbagliare» sorrise sarcastico lui indicando una grande freccia rossa sopra di loro. «Ci segua.»
«Signora Phillips?» Jasmine si voltò, era l’addetta alla reception. «Ha dimenticato la sua patente.»
«Grazie.» Jasmine stava per dire che presto non sarebbe più stata la signora Phillips ma non le sembrò il caso di puntualizzare in quel momento.
Mentre si avviavano verso il reparto, Jed si presentò. «Piacere, Jed... Jed Devlin, sono un medico responsabile in questa gabbia di matti, come Penny.»
«Piacere, Jasmine Phillips» rispose lei educatamente.
«Allora?» chiese ancora lui. Mentre Penny marciava sbattendo rumorosamente i tacchi, Jasmine percepiva la rabbia nel modo di camminare di sua sorella e la tensione tra loro, palpabile come