Il vero amore del principe
Di Lucy Monroe
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Lucy Monroe
Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.
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Anteprima del libro
Il vero amore del principe - Lucy Monroe
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Prince’s Virgin Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2006 Lucy Monroe
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-396-9
1
«Allora, sei riuscita ad assumerla?»
In piedi accanto alla finestra della suite del lussuoso albergo di Hong Kong, il telefono cellulare premuto contro l’orecchio, il principe Tommaso Scorsolini aspettò con impazienza una replica alla sua domanda.
«È venuta al Palazzo per il colloquio come d’accordo, e devo dire che mi ha fatto un’ottima impressione.» La voce di Therese risuonò con tono di approvazione. «È una donna molto dolce, sarà brava con i bambini. Dal principio però non ero certa che avrebbe accettato l’impiego.»
«Perché?»
«Ha intenzione di lavorare al massimo ancora un paio d’anni, ed era preoccupata per gli effetti che questa separazione potrebbe avere su Annamaria e Gianfranco, considerando soprattutto la morte di Liana.»
«Un paio di anni?»
«Vorrebbe aprire un asilo quando avrà messo da parte il denaro necessario» spiegò Therese.
Dunque Maggie conservava ancora i suoi sogni, pensò Tommaso compiaciuto. «E tu cosa le hai detto?» si informò.
«Ho seguito il tuo consiglio e le ho presentato Gianni e Anna. È stato amore a prima vista. Sai quanto è timida Annamaria, eppure dopo pochi minuti era seduta sulle ginocchia della signorina Thomson. Io non l’ho mai vista comportarsi così.» Therese fece una pausa, per riordinare i pensieri. «Immagino che possa sembrare strano» riprese, «ma almeno apparentemente si è stabilito un legame molto forte fra loro, quasi i bambini avessero trovato in lei una vera madre...»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro perché Tommaso cogliesse il messaggio. Liana non era mai stata un tipo particolarmente materno. «Questa è una bella notizia.»
«Sì» confermò Therese. «Ho promesso alla signorina Thomson che, se avesse accettato di firmare un contratto per due anni, noi le avremmo elargito una considerevole somma di denaro per aiutarla a dare inizio alla sua attività.»
«Questo l’ha convinta?»
«Non subito. Continuava a considerare un problema il distacco dai bambini, ma io le ho detto che un impegno di due anni è considerevolmente lungo quando si parla di personale di servizio, e che nella maggior parte dei casi i rapporti lavorativi di questo genere si interrompono prima di una tale scadenza.»
D’altro canto lui non aveva nessuna intenzione di lasciar andare Maggie né dopo due anni né mai, ma questo Therese non lo sapeva. «Brava» si complimentò. «E lei ha accettato?»
«Sì.»
«Perfetto. Grazie, Therese.»
«È stato un piacere, Tommaso.»
«Per favore, riferisci a Claudio che devo incontrarlo per discutere di alcune faccende appena tornerò alle Isole dei Re.»
«È possibile che tu lo veda prima di me.»
Qualcosa nel tono della voce della cognata lo mise in allarme. «Tutto bene, Therese?» le domandò.
«Sì, ovviamente» tagliò corto lei. «La signorina Thomson prenderà servizio immediatamente e porterà Gianni e Anna a Diamante, come volevi tu. Però, sai, mi mancheranno i bambini.»
«Mi dispiace» commentò lui.
«Non è un problema» si affrettò a precisare Therese. «È importante che Gianni e Anna abbiano una presenza costante nella loro vita. Se tu vivessi al Palazzo sarebbe tutto diverso, ma poiché hai deciso di stabilire la tua residenza su un’altra isola, io non riesco a compensare la mancanza della madre.»
«Invece Maggie Thomson dovrebbe poterlo fare.»
«Sì, almeno per i prossimi due anni.»
Per tutta la vita, se il suo piano avesse funzionato come previsto. «Grazie di nuovo» concluse Tommaso prima di interrompere la comunicazione. Ripose il cellulare in tasca e sorrise. Tutti i pezzi del mosaico stavano andando al loro posto, pensò, e il progetto che aveva attentamente elaborato durante gli anni in cui la gestione delle miniere di cui erano ricche le Isole dei Re aveva assorbito quasi completamente il suo tempo, stava finalmente assumendo forma.
Dunque ai bambini era piaciuta Maggie e, cosa più importante, lei era ancora la donna dolce e di buon cuore che era ai tempi dell’università. In realtà, non si era aspettato nulla di diverso da quando aveva letto il rapporto che l’agenzia Hawk aveva compilato su di lei. Secondo i suoi precedenti datori di lavoro, Maggie era efficiente, si inseriva perfettamente nell’ambito familiare ed era una persona rassicurante. Caratteristiche che lui anni prima non aveva apprezzato abbastanza. Sì, perché era stato troppo impegnato a lasciarsi abbagliare dalla bellezza esteriore per capire quanto la presenza discreta di Maggie significava per lui.
Aveva dato per scontata la sua tranquillità domestica fin quando Maggie era stata la sua governante. Quattro anni di terribile matrimonio con Liana gli avevano fatto cambiare idea. Dopo la morte di sua moglie, aveva rifiutato anche solo di prendere in considerazione la possibilità di sposarsi di nuovo, troppo scottato dalla sua disastrosa esperienza matrimoniale. Ma nemmeno aveva voglia di finire i suoi giorni in solitudine come suo padre, dunque di recente aveva iniziato a invidiare la serenità che suo fratello Claudio aveva trovato nel matrimonio con la dolce Therese.
E ogni volta che fantasticava su quel tipo di armonia era solo una donna che immaginava al suo fianco, Maggie. Riusciva a risentire la sua voce melodiosa che gli rammentava di fare colazione prima di uscire di casa, la rivedeva organizzare la sua esistenza con solerzia e sicurezza.
Voleva vivere di nuovo così, e questa volta per sempre.
Quando aveva commesso l’errore di lasciarla andare, lei aveva affermato che fra di loro c’era stato un rapporto esclusivamente di lavoro, e che dal momento che questo rapporto era terminato non esistevano più motivi affinché le loro strade si incrociassero ancora. Due motivi lo avevano spinto a non opporsi, in primo luogo la consapevolezza di averla ferita e la conseguente certezza di dover rispettare i suoi desideri, ma soprattutto la morbosa gelosia che Liana aveva manifestato per la sua relazione con Maggie. A quel tempo aveva creduto che la reazione di sua moglie fosse una prova del profondo amore che nutriva per lui. Quando ci ripensava, sorrideva ancora per tanta ingenuità.
Perché Liana aveva amato una sola persona, cioè se stessa.
Lui era stato solo il mezzo per ottenere lo stile di vita che aveva sempre desiderato. Sposando un principe, era diventata principessa. Tutto lì.
Magari anche Maggie avrebbe cambiato atteggiamento nei suoi confronti scoprendo il suo vero nome, ipotizzò Tommaso. Succedeva a tutti, ecco perché all’università aveva assunto l’identità di un qualsiasi Tom Prince. Il suo scopo era stato quello di farsi apprezzare per ciò che lui era, e non per il suo sangue blu. Aveva cercato di dimostrare di poter aver successo anche senza l’aiuto del suo titolo. C’era riuscito, laureandosi con lode. Per i rapporti interpersonali, il discorso purtroppo era stato completamente diverso.
Liana aveva sempre saputo che lui era un principe, e Maggie aveva voltato le spalle anche troppo facilmente al borghese Tom Prince.
Forse anche lei ora sarebbe rimasta abbagliata dalla prospettiva di entrare a far parte della nobiltà ma, onestamente, ammise Tommaso con se stesso, la cosa non gli importava poiché questa volta era lui a sapere esattamente cosa voleva. Voleva Maggie come moglie e come madre dei suoi figli, e i motivi che l’avrebbero infine convinta a sposarlo erano del tutto irrilevanti. Lei sarebbe rimasta comunque una donna tranquilla e paziente, l’ideale per dare a lui e ai bambini quella pace di cui avevano disperatamente bisogno.
Comunque, non avrebbe mosso passi avventati. Non era uno stupido e non avrebbe basato il suo futuro su ricordi datati sei anni prima. Assumendola come babysitter aveva la possibilità di verificare le sue ipotesi prima di farle la sua proposta. E soprattutto poteva accertare se l’attrazione latente che una volta c’era stata fra loro esisteva ancora, intensa e trascinante come sopravviveva nella sua memoria.
Non era il tipo di uomo da escludere la passione dalla sua vita. Non avrebbe ripercorso il cammino di suo padre, costretto a cercare l’appagamento dei sensi lontano dal talamo nuziale. Condannava quell’atteggiamento, e lo condannava anche suo padre, tanto che aveva deciso di non sposarsi più dopo la morte della moglie e un secondo tentativo privo di successo.
Suo padre, il re Vincenzo, parlava di una maledizione degli uomini Scorsolini, basandosi sulla convinzione che ai maschi della sua famiglia fosse concesso un solo, vero amore. Sua moglie era stata il centro del suo universo, gli aveva dato due figli, e dopo la sua scomparsa nessun’altra donna aveva saputo evocare in lui i sentimenti profondi che conducevano alla fedeltà. Aveva sposato la madre di Marcello dopo solo pochi mesi di vedovanza esclusivamente perché l’aveva messa incinta.
L’aveva tradita quasi subito, e Flavia non aveva esitato a tornare in Italia con il figlioletto e a chiedere il divorzio. Da allora il re era passato da un’amante all’altra.
Lui non avrebbe avuto lo stesso destino, decise Tommaso scuotendo il capo. Non avrebbe cercato di riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa del vero amore per poi finire solo e disperato. Per lui anche una passione superficiale era motivo sufficiente per la fedeltà. Non aveva tradito Liana, in fin dei conti, pur avendo scoperto troppo presto che il loro matrimonio era solo una farsa.
Alla luce di questa considerazione, sarebbe stato un gioco da ragazzi far funzionare un’unione con una donna che non amava, ma che rispettava moltissimo.
«Papà tornerà presto?» chiese Annamaria.
Maggie sorrise e le rimboccò le coperte. «Sì, tesoro» la rassicurò. «Devi pazientare solo per due giorni ancora.»
«Mi manca.»
«Lo so.» Maggie le scostò un ricciolo nero che le era ricaduto sugli occhi, poi si chinò per baciarle la fronte. «Buonanotte, piccola.»
«Buonanotte, Maggie. Sono contenta che tu sia qui.»
«Lo sono anch’io.» Maggie spense la luce, uscì dalla camera e fece capolino in quella di Gianfranco. Anche il bambino si era addormentato, un piccolo fagotto sprofondato nel lettino a forma di auto da corsa. Era alto per avere cinque anni, presto avrebbe avuto bisogno di un letto dalle dimensioni regolari. Si chiese se sarebbe toccato a lei prendere quella decisione. In realtà, fra le tante domande che avrebbe voluto porre al suo datore di lavoro, non ultima era chiedergli perché sembrava che tutto il personale della grande casa si rivolgesse a lei come se fosse la governante, e non una semplice babysitter.
Perché una governante già c’era, e due cameriere oltre a un giardiniere, eppure apparentemente era lei a dover gestire la routine quotidiana.
D’altra parte, non aveva mai prestato servizio presso un nobile, ragionò. E comunque, per essere onesta con se stessa, la lusingava l’importanza che le conferivano i suoi colleghi, e la inteneriva la cura che il principe pretendeva per i suoi figli.
Chiuse silenziosamente