Baciare ma non sposare: Harmony Destiny
Di Leanne Banks
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Info su questo ebook
Nicholas Dumont, principe di Marceau, ha per la testa solo lo studio e la carriera medica. Non gli importa di avere una moglie per soddisfare le esigenze di corte. All'ennesimo tentativo della madre di presentargli una ricca candidata, Nicholas si trova di fronte a una goffa Tara York, che nasconde però, dietro quegli occhiali, il disperato desiderio di non essere importunata, mentre porta a termine i suoi studi di psicologia. Tara e Nicholas hanno molto in comune, quindi. Nessuno dei due vuole sposarsi ed entrambi sono assillati dalle rispettive famiglie perché invece lo facciano. Bene! Che si organizzi subito un fidanzamento, per tenere alla larga indesiderati pretendenti.
Leanne Banks
È una delle scrittrici più conosciute nel panorama degli autori dei romanzi d'amore, ne ha scritti più di quaranta. Durante tutta la sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui quello del Romantic Times Career Achievement Awards nella categoria "Sensualità, amore e risate". I suoi libri sono molto apprezzati per le storie fortemente connotate dal punto di vista delle emozioni. I personaggi, poi, appaiono talmente reali, sfaccettati e calati nella realtà quotidiana che ogni lettore è in grado di ritrovarvi un po' di se stesso e della propria vita. Leanne è convinta che i lettori del genere rosa siano i migliori, perché hanno capito che l'amore è il miracolo più grande di tutti. Ed è questo che la spinge a scrivere a ritmo serrato prendendo spunto da tutto ciò che la circonda. Nonostante la grande popolarità, Leanne non ha mai voluto lasciare la sua amata Virginia dove vive con il marito e i due figli adolescenti. La scrittura non è la sua sola passione: il cioccolato, la musica e l'amore per l'avventura seguono a ruota rendendo la sua vita completa e appagata.
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Anteprima del libro
Baciare ma non sposare - Leanne Banks
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His Majesty, M.D.
Silhouette Desire
© 2002 Leanne Banks
Traduzione di Elisabetta Elefante
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-100-1
Prologo
«Un fiore di ragazza, ti dico. Stavolta potrebbe essere quella giusta. Voglio che tu dia il massimo di te stesso» disse la regina Anna Catherine col tono austero che doveva avere scritto nel DNA.
Nicholas soffocò uno sbadiglio mentre sedeva con sua madre in uno dei salottini del palazzo, dove la regina era solita prendere il tè. Per lei, erano tutte dei fiori di ragazza. Tutte erano potenzialmente quella giusta.
Nicholas non aveva ancora raggiunto la pubertà che già sua madre si preoccupava di trovargli moglie. Finora non c’era riuscita. Ma non demordeva.
«Non sto scherzando, Nicholas. Perciò risparmiaci le tue solite sceneggiate» continuò altera la regina. «Questa volta potrebbe esserci in ballo il futuro di Marceau.»
Nicholas simulò la sua espressione più severa. Anche quella era ormai una storia vecchia. «Il futuro di Marceau?»
«Hai presente Grant York? Il magnate dell’industria alberghiera che possiede una catena di eleganti villaggi turistici in mezzo mondo? È suo padre.»
Il terzogenito della regina Anna Catherine annuì, senza troppo entusiasmo. «Turisti...» bofonchiò.
«Già.» Nemmeno la regina faceva salti di gioia all’idea di veder assalire il paese da orde di villeggianti chiassosi e irriverenti. «Ma un’amicizia con un pezzo da novanta come York potrebbe significare un rilancio della nostra economia. E noi dobbiamo fare gli interessi del popolo, prima che i nostri.»
«Il fatto è che sposarmi è l’ultimo dei miei pensieri, mamma. E lo sai» rispose Nicholas, che da sempre detestava il peso della responsabilità che il suo titolo gli imponeva.
«Nessuno ti sta chiedendo di sposarla. Ma Tara York sarà nostra ospite qui per qualche tempo e voglio solo che tu la aiuti a rendere più gradevole questa sua breve visita. Anche se» aggiunse Anna Catherine, «ti farebbe bene mettere la testa a partito.»
Ogni volta che sua madre parlava in quei termini, Nicholas sentiva come un nodo scorsoio che gli si serrava intorno al collo. «Vuoi dire che farebbe bene soprattutto a te sapermi sistemato.»
La regina sospirò. «Sei sempre stato il più sfacciato dei tuoi fratelli. E hai sempre voluto fare di testa tua, infischiandotene dei miei consigli.»
«Ti è andata bene, mamma. Pensa se il ribelle della famiglia fosse stato Michael, che un giorno salirà al trono di Marceau: lui è diplomatico quanto basta e rispettoso del protocollo. Il figlio perfetto. Io invece sono quello che ti è riuscito male: il figlio medico» aggiunse, incrinando appena le labbra perché ricordava ancora le accese discussioni avute a suo tempo anche con sua madre, che si era opposta strenuamente all’idea di farlo iscrivere alla facoltà di medicina.
Gli occhi della regina Anna Catherine si accesero di ammirazione. «Hai scelto una strada tutta in salita, figlio mio. Essere principe e fare il medico non sarà mai facile.»
«Ma non c’è nient’altro che vorrei fare» dichiarò Nicholas, con convinzione. Era nato col sangue blu, però aveva sempre saputo che il suo destino lo guidava verso quella scelta. «E ti faccio notare che fare il medico è anche più impegnativo che avere una moglie.»
«Io invece ti faccio notare che molti uomini fanno entrambe le cose. Ma di questo discuteremo in un altro momento. Tara York arriva domani. Fai in modo che la sua permanenza qui sia indimenticabile. Per il bene di Marceau.»
Nicholas roteò gli occhi di fronte all’intonazione melodrammatica assunta da sua madre. «Per il bene del nostro paese, certo» borbottò, alzandosi. Chinò appena il capo in segno di rispetto e si apprestò ad andarsene.
«Oh, Nicholas, se ti capita di passare davanti a un barbiere, fatti dare una spuntatina a quei capelli.»
Nicholas si arrestò sulla soglia. Sua madre aveva un gran fiuto per certe cose. Aveva capito che lui lo faceva apposta a portare i capelli lunghi e la barba incolta: quell’aria trasandata finiva spesso per scoraggiare le dolci fanciulle che gli venivano presentate. Fu sul punto di replicare con una risposta pungente, ma l’aria smarrita di sua madre lo bloccò. Sebbene si sforzasse di non darlo a vedere, la ricerca di quel figlio creduto morto per anni, la spasmodica attesa di notizie che tardavano ad arrivare la riempivano di angoscia, pesandole sul cuore come un macigno. Nell’arco di quegli ultimi tre mesi, la regina sembrava invecchiata di dieci anni.
Quella ferita mai rimarginata e ora improvvisamente riaperta l’aveva come infiacchita, intristendo i suoi lineamenti e rendendola vulnerabile come non era mai stata. Non per niente a Marceau la conoscevano tutti come la Signora di Ferro. «Sì, mamma» le rispose Nicholas, strofinandosi il mento con una mano. «Per il nostro paese, questo e altro.»
1
«Mi sa, caro secchione di famiglia, che hai trovato pane per i tuoi denti» sussurrò Michelina nell’orecchio di suo fratello, mentre Tara York entrava a palazzo reale incespicando.
Nicholas sbatté più volte le palpebre prima di metterla a fuoco. Capelli castani raccolti in una crocchia stile zitella inglese, occhiali spessi come due fondi di bottiglia e un informe tailleur di tweed che sembrava comprato da un mercatino dell’usato. Definirlo démodé sarebbe stato un complimento.
«E quello straccio che ha addosso?» continuò Michelina, parlando sottovoce. «Mio Dio, ma dove lo avrà trovato?»
Per quanto fosse d’accordo con la sorella, Nicholas provò un fremito di irritazione. «Tu forse non ci crederai, mia cara, ma al mondo c’è gente che non passa intere giornate a decidere se comprarsi tutto un guardaroba di Dior o di Armani.»
«Forse anch’io avrei avuto la possibilità di riempire le mie giornate facendo qualcosa di più costruttivo, se la mamma non mi tenesse imprigionata in questo palazzo, come Raperonzolo» si lamentò Michelina. «Comunque, credo di poter affermare che la signorina York non è cliente né di Dior né di Armani. Tu invece devi riconoscere che stavolta la mamma ha superato se stessa: non ti aveva mai presentato una candidata così... vogliamo dire insolita?»
«Non è una candidata: è soltanto nostra ospite» puntualizzò Nicholas. E si mosse verso Tara, che inciampò di nuovo.
«Mi scusi, Altezza» farfugliò la ragazza. Poi si ricordò di fare un rapido inchino. «È stato un volo talmente lungo... temo che il mio equilibrio ne abbia un po’ risentito.»
Lui allungò automaticamente una mano per sorreggerla, ma Tara si fece indietro.
«Sto bene, grazie.»
«Signorina York...»
«Mi chiami pure Tara, la prego» continuò lei con un sorriso tirato che Nicholas avrebbe apprezzato, se fosse stato un tantino più ampio e più sincero. La vide tendere una mano verso Michelina. «E lei deve essere la principessa...»
«Lasciamo perdere le formalità» tagliò corto Nicholas. «Io sono Nicholas e questa è mia sorella Michelina.»
Michelina si fece avanti. «Siamo felici di averla ospite nel nostro piccolo paese, Tara. Qualsiasi cosa le occorra per rendere gradevole la sua permanenza qui, non ha che da chiederlo.»
Tara si raddrizzò gli spessi occhiali sul naso. «Grazie infinite. Io... voglio solo assicurarmi di avere una connessione con Internet nella mia stanza.»
Michelina inarcò un sopracciglio. «La connessione a Internet?»
«Sì. Davvero, non mi occorre altro. Immagino abbiate diverse linee telefoniche, qui a palazzo.»
«Ma sì, è chiaro. Solo che... voglio dire, i nostri ospiti solitamente preferiscono trascorrere il loro tempo all’aperto, a godersi il mare o le nostre splendide spiagge.»
Tara si strinse nelle spalle. «Le ho ammirate dall’alto, in aereo. Il fatto è che mi scotto facilmente» confessò. E si riaggiustò gli occhiali. «Grazie per la disponibilità, ma credo che troverò qualcosa di altrettanto interessante da fare all’interno del palazzo.»
«Come vuole. Però se dovesse cambiare idea, conti pure su Nicholas. E su di me.»
Ancora perplesso, Nicholas studiava la strana creatura che aveva davanti. Dietro le lenti dei grandi occhiali di tartaruga non mancò di notare la vivida intelligenza di due occhi azzurri. E il tono garbato usato dalla giovane donna non era sufficiente a soffocare la sensazione che Tara non avesse molta voglia di trovarsi lì. «Le faccio portare i bagagli nella sua camera. Gradisce uno spuntino prima di salire a rinfrescarsi? Dopo avrà un paio d’ore a disposizione per riposarsi e per prepararsi alla cena che abbiamo organizzato per stasera, in suo onore.»
«Una cena... in mio onore?» Tara sembrò inorridire. «Non dovevate disturbarvi.»
Nicholas, che trovava mortalmente barbose certe serate formali, provò quasi compassione per la donna. «Nessun disturbo. E poi la regina ha tanto insistito.»
Tara annuì e sospirò. In quel momento, incrociò il suo sguardo e, nonostante le spesse lenti, Nicholas si sentì sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda.
Lei guardò subito altrove. «Se non è troppo disturbo, gradirei del succo di frutta. Poi salirei subito a fare una doccia. Grazie ancora per la vostra squisita ospitalità.»
«È un piacere» rispose Nicholas, incuriosito. Presentò Tara a un domestico e la seguì con lo sguardo mentre lei si allontanava, percorrendo un ampio corridoio. Non aveva mai visto un vestito così orrendo ma la gonna, lunga fin sotto il ginocchio, lasciava scoperti i polpacci torniti e due caviglie sottili...
Sua sorella gli strinse una spalla. «Le mie più sentite condoglianze. Ma spero di cuore che la mamma abbia pensato di farti uno scherzo: non ti ci vedo proprio con una come quella.»
«La mamma potrà anche scherzare, ma io no. Non ho intenzione di sposarmi per i prossimi vent’anni, come minimo.»
«Intanto però dovrai sciropparti la nostra ospite. Una fanatica di Internet... No, dico, che diavolo ti inventerai per farla divertire?»
Nicholas adorava sua sorella, ma sapeva anche che Michelina aveva una spiccata tendenza a saltare subito alle conclusioni. «Non lo so. Però qualcosa mi dice che in questo caso dobbiamo guardare al di là delle apparenze» mormorò, come parlando tra sé e sé.
Parlare di un vero e proprio interesse nei confronti di Tara York sarebbe stato prematuro, se non addirittura sciocco. Ma una cosa Nicholas era pronto ad ammetterla: quella ragazza lo incuriosiva.
Tara gettò via gli occhiali nell’attimo stesso in cui entrò nella suite in cui l’avevano accompagnata. Non fece nemmeno caso all’eleganza opulenta né alla vastità della camera da letto, arredata con mobili di fine Ottocento: si massaggiò le tempie e sospirò. Oltre a non