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Fidanzamento a palazzo: Harmony Jolly
Fidanzamento a palazzo: Harmony Jolly
Fidanzamento a palazzo: Harmony Jolly
E-book162 pagine1 ora

Fidanzamento a palazzo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Coco Jordan è senza parole: lei è una principessa! E i suoi fratelli e sorelle la invitano a Chantaine per conoscersi. Accettare o fare finta che sia tutto un sogno? Il suo datore di lavoro, l'affascinante Benjamin Garner, insiste perché lei vada e anzi si offre di accompagnarla insieme alla sua piccola, Emma. Ben, inoltre, le propone un finto fidanzamento così che nessuno possa approfittare della sua ingenuità e buonafede. A Coco l'idea non dispiace, forse così l'uomo si accorgerà finalmente di lei e a quel punto potrà trasformarsi nella principessa del suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2018
ISBN9788858976906
Fidanzamento a palazzo: Harmony Jolly
Autore

Leanne Banks

È una delle scrittrici più conosciute nel panorama degli autori dei romanzi d'amore, ne ha scritti più di quaranta. Durante tutta la sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui quello del Romantic Times Career Achievement Awards nella categoria "Sensualità, amore e risate". I suoi libri sono molto apprezzati per le storie fortemente connotate dal punto di vista delle emozioni. I personaggi, poi, appaiono talmente reali, sfaccettati e calati nella realtà quotidiana che ogni lettore è in grado di ritrovarvi un po' di se stesso e della propria vita. Leanne è convinta che i lettori del genere rosa siano i migliori, perché hanno capito che l'amore è il miracolo più grande di tutti. Ed è questo che la spinge a scrivere a ritmo serrato prendendo spunto da tutto ciò che la circonda. Nonostante la grande popolarità, Leanne non ha mai voluto lasciare la sua amata Virginia dove vive con il marito e i due figli adolescenti. La scrittura non è la sua sola passione: il cioccolato, la musica e l'amore per l'avventura seguono a ruota rendendo la sua vita completa e appagata.

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    Anteprima del libro

    Fidanzamento a palazzo - Leanne Banks

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Home for Nobody’s Princess

    Harlequin Special Edition

    © 2012 Leanne Banks

    Traduzione di Alessandra Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-690-6

    1

    Sua figlia lo odiava.

    Benjamin Garner aprì silenziosamente la porta d’ingresso della sua tentacolare casa a due piani e si fermò. Sebbene avesse un fisico imponente grazie al duro lavoro nella sua fattoria, era diventato un estraneo in casa sua.

    Perché? Perché sua figlia, di soli cinque mesi, non poteva sopportarlo.

    Ogni volta che si avvicinava a lei, la piccola iniziava a strillare così forte da rischiare di svegliare l’intera Nuova Zelanda. E la Nuova Zelanda distava quindici ore di volo da dove vivevano loro, a Silver City, nel Texas.

    Avanzò nel modo più silenzioso possibile, nonostante gli stivali da lavoro. Coco Jordan, la giovane bambinaia che sembrava avere un grande ascendente sulla piccola Emma, gli aveva assicurato che la bambina poteva dormire tranquillamente nonostante i classici rumori ambientali, ma lui non ne era molto sicuro.

    A volte Benjamin si domandava se sua figlia possedesse dei poteri sovrannaturali e, pur essendo nella sua nursery al piano di sopra, riuscisse a percepire il suo odore o il rumore del suo respiro quando entrava in casa. L’uomo gemette, ridendo di se stesso. Quel pensiero confermava solo l’idea che stesse diventando pazzo.

    Boomer, il suo cane, corse a salutarlo zoppicando. Un tempo era stato uno dei suoi migliori cani da pastore, ma dopo essersi ferito alla zampa con un filo spinato, non era più stato in grado di correre. Benjamin si chinò per dargli una grattatina sul muso: per lo meno il suo cane gli voleva bene.

    Avviandosi verso lo studio sul retro della casa, passò davanti alla cucina.

    «Ah!»

    Benjamin sentì un nodo allo stomaco. Conosceva quel suono, quella voce. Non si fermò.

    «Benjamin.» La voce bassa e dolce della tata lo chiamò. «Non puoi evitarla per sempre.»

    «Ah!» ripeté Emma.

    Respirando a fondo, Benjamin si volse e fronteggiò entrambe. Sua figlia lo fissò con i grandi occhi azzurri colmi di sospetto mentre Coco gli stava rivolgendo uno sguardo d’incoraggiamento. Emma non stava gridando... non ancora, per lo meno. Forse stava solo raccogliendo le forze per strillare più forte possibile.

    «Ha appena terminato di mangiare, quindi magari è di buon umore. Non vuoi prenderla in braccio?»

    Maledizione, no, pensò lui. Gli sarebbe stato più facile maneggiare un serpente a sonagli. Spostò indietro il cappello e si strinse nelle spalle. «Non mi sono ancora lavato.»

    «Non importa. Un po’ di polvere non la ucciderà.»

    «D’accordo» sospirò Benjamin, allungando le braccia verso la figlia e preparandosi alla sua reazione.

    Coco si avvicinò per passargli la bimba e lui notò che gli occhi della piccola si spalancavano sempre di più a ogni passo della ragazza. «Ecco» mormorò Coco a Emma. «Questo è il tuo grande e forte papà, che si prenderà sempre cura di te. Non devi avere paura di lui. Sarà sempre dalla tua parte.»

    Coco gli porse la piccola e lui la strinse al petto, trattenendo il respiro. Emma lo fissò, gli occhi sbarrati. Benjamin contò silenziosamente. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque.

    Emma strinse le labbra ed emise un suono acuto di angoscia, che crebbe rapidamente di volume. L’uomo incontrò lo sguardo scoraggiato di Coco e scosse la testa.

    «Tienila tu» mormorò, restituendo la bambina alla tata. «Non c’è bisogno di torturarla. È per questo che ti ho assunto.»

    Coco accarezzò la schiena della piccola per tranquillizzarla. «Ma deve abituarsi a te. Devi trovare il modo...»

    «Forse nel giro di qualche mese le piacerò un po’ di più» tagliò corto lui, allontanandosi scoraggiato.

    «Aspetta» lo fermò Coco, posandogli una mano sul braccio. «Forse non le piace il tuo cappello. Magari se lo togli...»

    «Proveremo la prossima volta. Adesso devo inserire a computer alcuni aggiornamenti sul bestiame.»

    Si allontanò con i muscoli contratti. Poteva condurre l’intera fattoria con una mano sola, ma non riusciva a tenere in braccio sua figlia senza spaventarla a morte. Alla fine avrebbe dovuto affrontare quel problema, ma non aveva idea di come farlo.

    Si posò una mano sulla fronte.

    Che cosa aveva combinato Brooke? Si domandò se la sua ex amante avesse detto alla figlia che lui era un uomo terribile. Si domandò anche se, prima di morire in sella alla moto dell’ultimo fidanzato, quella donna fosse riuscita a corrompere il cervello della bambina. Sarebbe stato possibile?

    Lui e Brooke avevano condiviso un’avventura durata solo un fine settimana, poi non si erano più visti. Fino a quando, settimane più tardi, Brooke aveva scoperto di essere incinta. Benjamin si era immediatamente offerto di sposarla, anche se entrambi sapevano di non essere fatti l’uno per l’altra, ma la donna aveva rifiutato il matrimonio, pur accettando il suo sostegno.

    Benjamin aveva così capito che, a malincuore, sarebbe diventato un padre part-time; aveva visto Emma solo tre volte, prima della morte di Brooke.

    All’improvviso era diventato un padre a tempo pieno, la cui figlia piangeva al solo vederlo.

    Gli si strinse nuovamente lo stomaco. Per fortuna aveva Coco. Emma si sentiva al sicuro, con lei. Per questo l’aveva assunta. In un certo senso, Coco era una donna comune con dei superpoteri per quanto riguardava i bambini ed era esattamente ciò di cui lui aveva bisogno. Ultimamente si era domandato se quella ragazza potesse diventare qualcosa di più...

    Benjamin scosse la testa. Un pensiero folle. Doveva concentrarsi sullo schermo del computer, dove il cursore lampeggiava già da un po’.

    Aveva già un sacco di problemi, non poteva permettersi pensieri strani su Coco.

    Coco rimase a osservare l’ampia schiena del suo datore di lavoro che si allontanava verso lo studio. Cullò Emma per aiutarla a calmarsi e la piccola si aggrappò al suo collo. Coco era certa che la bambina sentisse ancora molto la mancanza della mamma, anche se la donna non era stata una madre modello.

    La ragazza era sicura che Benjamin avesse provato ad assumere la bambinaia che aveva lavorato per Brooke, ma pochi erano disposti a trasferirsi a vivere nel bel mezzo del nulla. Per lei invece era stata una benedizione avere la possibilità di abitare in un luogo sperduto, dopo gli ultimi tempi trascorsi al capezzale della madre. Era piacevole non dover vivere da sola in un piccolo appartamento. Adesso che sua madre era morta, era davvero sola al mondo.

    Occuparsi di una bambina era terapeutico, per lei. Anche se Emma era spaventata e insicura, rappresentava una luce e una speranza, per Coco. Dopo la strana visita che aveva ricevuto il giorno precedente da quei due uomini ancora più strani, la ragazza era spaventata. Che cosa volevano da lei? Li aveva allontanati senza parlare con loro, ma adesso era piena di domande. Sua madre aveva lasciato qualche altro debito che adesso le era ricaduto sulle spalle?

    All’idea fu colta dal panico. Quando sua madre era morta, non era rimasto nulla. Coco aveva chiesto un prestito per poterle garantire una degna sepoltura e avrebbe dovuto pagare le rate per molto tempo. Inoltre doveva mettere da parte del denaro per terminare l’università. Ma per il momento aveva bisogno solo di recuperare l’equilibrio e, dal primo momento in cui aveva messo piede in quella fattoria, aveva capito che era il posto giusto per lei.

    La governante, Sarah Stevens, la raggiunse in corridoio. «Quanto tempo impiegherà quell’uomo a capire di dover tenere in braccio sua figlia fino a quando smetterà di piangere?»

    «Non posso dargli del tutto torto» la contraddisse Coco. «Emma non collabora per niente.»

    Il viso generoso di Sarah si addolcì. «Be’, questa povera bimba ha subito molti cambiamenti. Chissà in che razza di ambiente viveva, con quella Brooke Hastings.» Sarah sbuffò. «Mi domando come Benjamin abbia potuto avere una storia con lei.»

    Coco non aveva mai fatto domande sulla strana coppia formata dalla più nota ragazza facile di Dallas e il solido allevatore Benjamin Garner. «Devono pur aver trovato qualcosa l’uno nell’altra.»

    Sarah sbuffò di nuovo. «È stata solo un’avventura. Naturalmente, appena ha saputo che la donna era incinta, Benjamin si è offerto di sposarla, ma lei ha rifiutato. Non voleva legami. Diceva di aver ancora troppa vita da vivere.»

    «Ha continuato a partecipare alle feste durante la gravidanza? Potrebbe essere stato terribile, per Emma.»

    «Credo che Brooke avesse posto un freno alla sua vita sociale, mentre era incinta, ma non appena Emma venne al mondo, ricominciò a uscire. Per fortuna sei arrivata tu al momento giusto. Io non sarei stata in grado di badare alla piccola in modo appropriato.»

    «È stato il momento giusto anche per me» affermò Coco. «Ma dovrei prendere un paio d’ore di permesso per risolvere alcune questioni personali.»

    Sarah sospirò. «Certo. Stai lavorando ininterrottamente, da quando sei arrivata. Mi occuperò io di lei.»

    «Cercherò di fare in modo di allontanarmi mentre Emma dorme» propose Coco.

    «Non preoccuparti. Dimmi solo quando avrai bisogno delle due ore.»

    «Grazie, Sarah» sospirò la ragazza, domandandosi se non sarebbe stato meglio portare la piccola con sé. Era riluttante all’idea di lasciarla e rischiare di provocarle altri traumi.

    Più tardi, quella notte, Coco dormiva nella camera accanto alla nursery. Aveva impiegato ore per addormentarsi, ancora preoccupata per la visita dei due strani individui. Erano esattori? Sarebbe stato meglio consultare un avvocato?

    Un grido la svegliò. Coco sedette sul letto con uno scatto, l’adrenalina che le circolava nelle vene.

    Un altro gridò trafisse l’aria e la ragazza si rese conto che si trattava di Emma. Un altro incubo, immaginò. Chi avrebbe mai detto che i bambini così piccoli potessero fare dei brutti sogni? Coco saltò dal letto e uscì di corsa dalla stanza, diretta alla porta della nursery. Non accese la luce perché conosceva quel percorso a memoria.

    Solo che questa volta si scontrò contro un muro umano.

    Le mancò il respiro. Automaticamente posò le mani sulle spalle dell’uomo, sentendo i muscoli sotto la pelle calda. Il cuore accelerò e percepì le sue braccia che la circondavano per non farle perdere l’equilibrio.

    «Scusa» mormorò, provando uno strano panico sensuale.

    «Mi sono accorto che Emma non smetteva di gridare» spiegò Benjamin, e la sua voce bassa provocò la pelle d’oca alla ragazza.

    Coco indietreggiò di un passo. «Mi dispiace, ero addormentata profondamente.»

    «Hai bisogno di riposo» la scusò lui, passandosi una mano tra i capelli.

    «Ne parleremo» tagliò corto lei, aprendo la porta della nursery. Il volume delle grida di Emma crebbe in modo esponenziale. La ragazza si precipitò alla culla e sollevò la piccola in braccio, iniziando a cullarla.

    «Sono qui»

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