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La tavola delle meraviglie
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E-book126 pagine1 ora

La tavola delle meraviglie

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Info su questo ebook

Se non avete mai assaggiato il budino di panfarfalle e la mostarda azzuffa baruffa, se vi attira l’idea di invitare gli amici e offrire loro funghi ambidestri o confetti del Dodo, questo libro potrà senz'altro darvi qualche consiglio utile. Basterà seguire Alice. Alice è una bambina curiosa, ed è la sua insaziabile curiosità a guidarla in quel labirinto di parole, paradossi e deliziose pietanze animate che è il Paese delle Meraviglie. Qui il cibo non è mai un dettaglio, o una pausa tra un'avventura e l'altra: è un'avventura di per sé.

Si mangia per diventare grandi, oppure piccoli, il cibo è gratificante ma anche minaccioso e cela un lato aggressivo e cannibalesco, perchè chi mangia può a sua volta apparire molto appetitoso.

Spesso il cibo è una tortura, una ripetizione ossessiva degli stessi gesti all'infinito, come il tè del Cappellaio Matto che non conosce tregue, neppure per lavare le tazze.

Scivolando giù nella tana del coniglio, Alice afferra un invitante barattolo di marmellata... vuoto. Tutto il suo viaggio è segnato da una forte frustrazione gastronomica: il cibo viene continuamente evocato ma non c'è, e se c'è non si può mangiare, scompare all'improvviso o produce strani effetti collaterali. Quelle rare volte che viene consumato e gustato, l'abbuffata porta con sé un senso di colpa e un retrogusto crudele, come nel racconto del Tricheco e delle povere ostrichette.

Il cibo ispira filastrocche, canzoni, storielle e giochi di parole, solletica il palato ma anche la mente e la fantasia. Per questo La Tavola delle Meraviglie è al contempo un viaggio nel mondo bizzarro di Carroll e un tuffo goloso nella più autentica tradizione culinaria britannica, troppo spesso - e a torto! - svalutata.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2009
ISBN9788895177816
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    Anteprima del libro

    La tavola delle meraviglie - Cristina Caneva

    Le regole del gioco

    CHI È ALICE

    «Segno questo giorno con un sassolino bianco» scrisse il reverendo Charles Ludwidge Dodgson – alias Lewis Carroll – il giorno in cui incontrò per la prima volta la piccola Alice, figlia dell’illustre grecista Henry George Liddell. Era l’aprile del 1856 e da quell’anno Dodgson cominciò a scrivere le sue opere letterarie sotto pseudonimo. In compagnia di Alice e delle sorelline Lorina e Edith, Charles Dodgson smetteva i panni del grigio e balbettante moralista vittoriano e si trasformava in Lewis Carroll, l’affascinate narratore di fiabe, il geniale inventore del paese incantato.

    Quattro anni dopo, Carroll raccontò così la sua famosa gita in barca: «Duckworth e io abbiamo fatto una spedizione risalendo il fiume fino a Godstow con le tre Liddell: abbiamo preso il tè lì sulla riva e non siamo stati di ritorno al Christ Church sino alle otto e un quarto». Sulla pagina di fronte annotò inoltre: «Nella quale occasione ho raccontato la fiaba che ho intrapreso a scrivere per Alice, e che ora è finita (per quanto riguarda il testo) benché le illustrazioni non siano neanche lontanamente terminate».

    Il manoscritto della fiaba raccontata in barca in quel «pomeriggio dorato» e promesso in dono ad Alice che lo aveva pregato di metterla per iscritto, fu in seguito rivisto e ampliato e nel 1865 uscì col nuovo titolo di Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie.

    Nel 1867 Carroll cominciò a scrivere Attraverso lo Specchio, che sarebbe uscito nel 1872 rinnovando il successo del precedente.

    UN MONDO ROVESCIATO

    Lewis Carroll è l’alter ego di Charles Dodgson. La scelta dello pseudonimo che inverte i due nomi (Lewis da Ludwidge, cognome della madre e Carroll dal nome di battesimo Charles) è emblematica di un capovolgimento nella personalità dell’autore.

    Quando Carroll divenne famoso come autore dei libri di Alice, il suo opposto – l’irreprensibile reverendo Charles Dodgson, docente di matematica e autore di numerose opere di logica e geometria euclidea – si mostrò sdegnato all’idea di essere scambiato per lui e cominciò a rispedire al mittente, con il timbro sconosciuto, tutta la posta indirizzata a Lewis Carroll.

    Dodgson si era divertito fin da bambino a inventare storie assurde e divertenti per le riviste familiari con le quali dilettava le sorelle, e l’esercizio della fantasia lo aveva portato a scrivere numerose poesie umoristiche, parodie di filastrocche per bambini e nursery rhymes, indovinelli, rompicapo e componimenti in acrostici che avrebbero nutrito le pagine dei suoi capolavori.

    Carroll aveva anche la passione della fotografia, hobby che gli permise di incontrare e immortalare molti personaggi celebri della sua epoca. Ma i suoi soggetti preferiti erano le bambine. Per intrattenere le sue piccole amiche – Dodgson non ebbe mai il benché minimo dubbio sull’innocenza della sua passione per loro! – aveva creato nel college del Christ Church dove insegnava, un vero e proprio paese delle meraviglie con invenzioni bizzarre, una ventina di carillons, uno specchio deformante e una pianola nella quale, per sorprendere i suoi ospiti, amava inserire i fogli perforati alla rovescia. Fare le cose al contrario era una delle tante eccentricità di Carroll, che scriveva spesso cominciando dalla fine. Una delle sue numerosissime lettere (sul suo minuzioso libro della corrispondenza ne sono registrate 98.721!), indirizzata a Nellie Bowman, comincia infatti con la firma. La pratica del ribaltamento ricorre anche in Alice nel Paese delle Meraviglie, che è ambientato in un mondo sotterraneo agli antipodi del nostro. Non è da meno il poemetto in otto canti La caccia allo Snark, scritto partendo dall’ultimo verso e risalendo di canto in canto fino all’inizio.

    Riflettendo il mondo così come appare in uno specchio – quindi completamente capovolto – Attraverso lo Specchio rappresenta il culmine di tale procedimento. Qui Alice trova un libro scritto alla rovescia con la poesia Jabberwocky. Per leggerla deve metterla davanti allo specchio e guardarne l’immagine riflessa. La Regina cerca di spiegare ad Alice la logica del ribaltamento lasciandola sconcertata e confusa.

    «No, non capisco affatto – rispose Alice – Mi confonde terribilmente le idee!»

    «È l’effetto di vivere alla rovescia – le spiegò la Regina gentilmente – all’inizio dà sempre un leggero senso di vertigine»

    «Vivere alla rovescia! – ripeté Alice con grande meraviglia – non ho mai sentito parlare di una cosa simile!»

    «Ma bisogna dire che c’è un gran vantaggio: quello della memoria che funziona in entrambe le direzioni».

    «La mia di sicuro funziona in un’unica direzione – osservò Alice – io non riesco a ricordarmi le cose prima che siano successe».

    «Che memoria misera se funziona solo all’indietro!» osservò la Regina.

    «Quali sono le cose che lei ricorda meglio?» si arrischiò a chiedere Alice.

    «Oh le cose che successero le due prossime settimane – rispose la Regina con tono noncurante – Per esempio, prendiamo il messaggero del Re. In questo momento si trova in prigione, a scontare la pena, ma il processo comincerà soltanto mercoledì prossimo, e naturalmente il delitto viene per ultimo». (Attraverso lo Specchio, cap. V)

    LA LOGICA DELLA FANTASIA

    Il mondo di Alice appare così strabiliante che è difficile ricostruire una trama coerente come quella delle fiabe classiche, basata su una sequenza ordinata di eventi. Alice compie un viaggio circolare senza sviluppi o svolte significative in cui un episodio sembra collocarsi in un punto qualsiasi del racconto. Ma se la concatenazione degli eventi appare casuale e occasionale, ben più strutturato e solido appare invece l’impianto narrativo affidato a giochi di parole, invenzioni verbali e trabocchetti linguistici. Il viaggio di Alice è prima di tutto un’avventura del linguaggio e della logica. Anche l’intertestualità – ovvero la citazione ricorrente di altre opere all’interno della narrazione – è un collante importante e costituisce, come accade anche nella letteratura moderna, una sorta di struttura sommersa del testo. Il paese delle Meraviglie infatti è ricchissimo di parodie e calchi di celebri filastrocche, nursery rhymes e poemi didattico–edificanti che vengono riproposti involontariamente da Alice in una versione storpiata e ferocemente satirica. Nel mondo dello Specchio invece, le citazioni letterarie non sono parodie, ma costituiscono una vera e propria traccia su cui sono modellati gli episodi del viaggio di Alice. Anche i giochi da salotto, molto diffusi all’epoca di Carroll, sono una struttura ricorrente: nel capitolo Il Leone e l’Unicorno di Attraverso lo Specchio, Alice dà l’avvio al gioco delle iniziali e dice «Amo il mio amore con una F perché è Felice. Odio il mio amore con una F perché è Furioso. Lo nutro con – con – Focacce e Fieno. Si chiama Frette e vive…». Questo gioco, che consiste nel raggruppamento di una serie disparata di cose che non hanno in comune nient’altro che l’iniziale del nome, è presente anche nel Paese delle Meraviglie, nella storia delle tre

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