Innamorarsi a San Valentino: eLit
Di Liz Fielding
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Info su questo ebook
BELLA LUCIA'S KITCHEN - Vol. 8. Da un passato di bugie a un futuro di felicità. Louise Valentine, grintosa PR, ha scoperto da poco di essere stata adottata, e questa rivelazione le ha sconvolto la vita. La sua lealtà nei confronti della famiglia sembra svanita e tuttavia, quando Max, che ha preso in mano le redini dei Bella Lucia, le chiede di aiutarlo, Louise accetta. Max ha sempre occupato un posto speciale nel suo cuore. Ora che non li lega alcun vincolo di sangue, forse potranno esplorare la reciproca attrazione. Almeno fino a San Valentino...
I romanzi della serie:
1) Rebecca Winters - Fascino francese
2) Patricia Thayer - Sposa d'estate
3) Raye Morgan - Il principe ribelle
4) Ally Blake - Appuntamento in abito bianco
5) Linda Goodnight - Baci sotto il vischio
6) Teresa Southwick - Quel romantico del mio capo
7) Barbara McMahon - Incanto d'oriente
8) Liz Fielding - Innamorarsi a San Valentino
Liz Fielding
Liz Fielding vive a Merlin's Fort, nel Galles, una terra leggendaria e disseminata di castelli. Sposata da quasi trent'anni con John, l'uomo che ha conosciuto quando lavorava in Africa, ha due figli e un gattone bianco e nero chiamato Rocky.
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Anteprima del libro
Innamorarsi a San Valentino - Liz Fielding
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Valentine Bride
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2006 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Rita Orrico
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-360-1
www.harlequinmondadori.it
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1
«Ho preparato una stampa della nostra agenda di questa settimana per il rilancio d’immagine. City Lights...» Louise Valentine s’interruppe quando il suo cellulare cominciò a vibrare. «Scusatemi» mormorò, rivolta ai dirigenti della Nash Group riuniti intorno al tavolo della sala conferenze. «Aspetto una telefonata dall’editore.»
Il display del telefono le rivelò però che non si trattava affatto dell’editore di una delle maggiori riviste londinesi di tendenza.
Era Max.
Per un attimo Louise smise di pensare. Max possedeva da sempre la capacità di ridurla a un rottame tremante, sia che volesse baciarla o strangolarla. Dal momento che il bacio non rientrava nelle possibilità del caso, lei si era premurata di tenere le debite distanze, all’infuori delle riunioni di famiglia. Anche in quei casi, lei e Max sceglievano di solito i due lati opposti della stanza.
Sfortunatamente nessuno dei due poteva più ricorrere a quello stratagemma, ma era chiaro che Max era scontento della cosa quanto lo era lei. Infatti, non si era certo affrettato a trovare un momento per discutere con lei un programma pubblicitario per i Bella Lucia, adesso che era il direttore generale dei ristoranti.
Peggio per lui. Anche lei era molto impegnata e non se ne stava con le mani in mano ad attendere lo squillo del telefono. Al contrario, il cellulare non smetteva un attimo di suonare. Era una donna di successo, ormai, e molto richiesta.
Louise non si era più guardata indietro dopo che Max l’aveva licenziata dall’azienda di famiglia, a riprova del fatto che la considerava soltanto un obbligo di cui disfarsi il più in fretta possibile.
Era pur vero che nelle ultime due settimane Louise aveva buttato giù diverse idee sul proprio taccuino, immaginando come sarebbe stato occuparsi delle pubbliche relazioni dei Bella Lucia, ma il pensiero che ciò avrebbe significato lavorare al fianco di Max riusciva a trasformare il sogno in un incubo.
Persino adesso, lui la chiamava solo perché costretto. Lei stessa avrebbe rifiutato senza pensarci due volte se il suggerimento di una collaborazione non fosse venuto da Jack. Malgrado non volesse restare e dirigere personalmente i ristoranti, il fratellastro di Max era ora il maggiore azionista della società e i suoi suggerimenti erano troppo importanti per essere ignorati.
Fino a quel momento, però, Max non aveva trovato un attimo di tempo per prendere in mano il telefono e chiederle se fosse interessata al lavoro, e ancor meno per sedersi a un tavolo con lei e discutere di quella possibilità. Lui non aveva fatto assolutamente niente per dimostrarle che aveva bisogno di lei, che avrebbe accolto o apprezzato le sue idee.
E perché avrebbe dovuto? Lei non era davvero una Valentine, in fondo...
«Louise?»
Nel sollevare lo sguardo lei si rese conto che i presenti erano in attesa che continuasse la sua relazione. Così richiuse il telefono, lo spense e cercò di ricordare dov’era rimasta. City Lights...
«Come sapete, nel numero di oggi la rivista City Lights ha offerto un numero limitato di inviti per l’apertura del vostro ristorante di spicco. Vi farà piacere sapere che la risposta dei lettori è stata così entusiastica da mandare letteralmente in tilt il sistema di City Lights. Ne hanno parlato nei principali quotidiani serali londinesi e lo stesso faranno quelli di domani mattina.»
«Ottimo lavoro, Louise» si complimentò Oliver Nash. «Con un pizzico di fortuna i biglietti verranno venduti su eBay entro domani.»
«Se sarà così» replicò lei con sicurezza, «non avrà niente a che vedere con la fortuna.»
Max ascoltò la voce fredda della segreteria telefonica di Louise. Pregava di lasciare un messaggio e prometteva di richiamare il prima possibile.
Probabilmente quando nevicherà all’inferno, pensò lui, ignorando l’invito e gettando il telefono sulla scrivania. Perché Louise si sarebbe dovuta scomodare a richiamarlo? Erano passati anni, ma lei non aveva mai dimenticato, né l’aveva perdonato per averla licenziata.
Come se lui avesse avuto altra scelta.
Uno di loro due doveva andarsene e il Bella Lucia era il futuro di Max, l’unico punto fisso della sua vita. Persino mentre suo padre cambiava moglie alla velocità della luce e sua madre era più interessata alla carriera e agli amanti. Tutti sapevano che Louise invece aveva accettato quel lavoro al Bella Lucia di Chelsea solo in attesa di coronare il sogno della madre e convolare a nozze con un ricco partito.
Non che il problema fosse dipeso solo da lei. La verità era che Max non era mai riuscito a pensare in modo coerente in presenza di Louise e le cose erano peggiorate in modo esponenziale quando lei aveva fatto ritorno da un’estate trascorsa in Italia, con un corpo tutto curve, i riccioli biondi spettinati come se un maschio latino vi avesse passato in mezzo le dita e occhi che sembravano farsi beffe di lui.
Se non fosse stata sua cugina...
Ma lo era. Per questo quando, dopo l’università, lei si era unita allo staff del ristorante, la situazione si era fatta esplosiva. Le cose non erano andate bene fin dal principio e quando una delle scenate di Louise aveva coinvolto un gruppo di clienti importanti, non gli era rimasta altra scelta se non licenziarla in tronco.
Nemmeno adesso aveva scelta, grazie a Jack. Su una cosa suo fratello aveva ragione: ingaggiare qualcuno che si occupasse delle pubbliche relazioni era una necessità. I tempi erano cambiati da quando William Valentine aveva aperto il primo Bella Lucia e i clienti si accalcavano per mangiare del buon cibo italiano servito in un ambiente amichevole e informale.
Poi, sotto la guida dei suoi figli Robert e John, l’attività di famiglia aveva cominciato a sonnecchiare sugli allori del passato e gli affari erano calati.
Il ristorante che Max progettava di aprire a Qu’Arim era solo l’inizio di una nuova era di espansione, ma per farla funzionare aveva bisogno di qualcuno che ne migliorasse l’immagine e facesse dei Bella Lucia una catena di ristoranti ad alto livello internazionale.
Jack aveva messo in chiaro che serviva qualcuno col talento di Louise, ma dopo aver sganciato la bomba aveva fatto ritorno a New York e aveva lasciato a Max la responsabilità di convincerla a lavorare per lui.
Non sarebbe stato un gioco da ragazzi. Louise poteva non essere tagliata per il lavoro in sala, troppo intenta com’era a flirtare con i clienti del ristorante, ma da allora aveva fatto una carriera brillante nel campo della pubblicità e delle pubbliche relazioni. La sua lista di clienti includeva una delle più importanti catene di ristorazione del paese. Conosceva tutti nell’ambiente dei media e la famiglia altolocata di sua madre le apriva qualsiasi porta. Era decisamente in gamba.
Louise era anche abbastanza intelligente per capire che i Bella Lucia avevano bisogno di lei più di quanto fosse vero il contrario.
Se i ruoli fossero stati invertiti, Max sapeva che non avrebbe dato ascolto a una sola parola, non finché non l’avesse vista pregarlo in ginocchio. Poteva solo sperare, per il bene delle sue ginocchia, che lei non fosse altrettanto vendicativa.
Poteva sempre sperare, si disse non senza ironia, controllando l’ora. Se si sbrigava, forse poteva intercettarla all’uscita dal suo ufficio. Non sarebbe stato facile per lei ignorarlo faccia a faccia.
«Sei fantastica, Louise!» Oliver Nash aveva atteso che lei chiudesse l’ufficio, l’aveva accompagnata da basso e continuava a tenerle la mano anche mentre attraversavano il parcheggio. «Mi permetterai di portarti fuori a cena? Per ringraziarti come si deve.»
«Riceverai la mia fattura alla fine del mese, Oliver. È tutto il ringraziamento di cui ho bisogno.»
«Uno di questi giorni mi farai felice e dirai di sì.»
Lei scoppiò a ridere. «Torna a casa dalla tua deliziosa moglie, vecchia canaglia!»
«Mi conosci troppo bene» replicò lui, chinandosi in avanti per baciarla sulla guancia. In quel momento Louise vide Max che, appoggiato alla propria macchina, li stava guardando.
«Hai mollato il tuo ragazzo giocattolo per un matusa, Lou?» esordì quest’ultimo.
Louise fu grata alla semioscurità che celava il rossore delle sue guance. Persino adesso, tutto quello che Max doveva fare era guardarla, parlarle o semplicemente trovarsi nella stessa stanza per provocare in lei uno strano brivido, lento e pericoloso, che le attraversava il corpo e disturbava la quiete della sua vita.
Oliver, sempre tenendola per mano, sollevò un sopracciglio e Louise non poté sottrarsi alle presentazioni.
«Oliver, non credo che tu conosca mio...» Si interruppe prima di completare la frase. Stava ancora lavorando sulla propria identità. «... Max Valentine. Max, Oliver Nash è un cliente di riguardo, amministratore delegato della Nash Group.»
«Fast food?» chiese Max di rimando.
«Di veloce c’è il profitto» si affrettò a replicare l’uomo d’affari, più divertito che seccato dall’evidente gelosia del più giovane. «Come vanno gli affari nella ristorazione tradizionale?»
Il rapido scambio di battute, per quanto spiacevole, aveva dato a Louise il tempo di riprendersi e stamparsi sul viso un sorriso di circostanza.
«Ci vediamo domani, Oliver» intervenne.
«Starai bene?» volle sapere lui a quel punto, sollevando lo sguardo verso la pioggia sottile che aveva cominciato a cadere e spostandolo poi su Max. «Sarei felice di darti un passaggio.»
«Louise e io abbiamo degli affari da discutere, Nash» rispose Max per lei, prendendola per un braccio prima che lei potesse infilarsi nella fermata della metropolitana. «Affari di famiglia.»
La sua mano la sfiorava appena. Max non la toccava mai, non da quella estate che lei aveva trascorso in Italia e dopo la quale tutto era cambiato.
Loro erano cambiati. Erano diventati consci l’uno dell’altro in un modo che, per due cugini, non era... decente. Solo che adesso lei sapeva di non essere sua cugina, di essere stata adottata.
Louise si divincolò con calma dalla sua stretta. «Gli orari di ufficio sono dalle dieci alle sei, Max.»
«Sono quasi le otto.»
Lui non aveva guardato l’orologio e Louise non poté fare a meno di chiedersi da quanto tempo la stesse aspettando. Si rifiutava di sentirsi in colpa per questo: non gli doveva alcuna spiegazione, né a lui né a nessun altro.
«Per i clienti importanti, gli orari sono molto più flessibili» lo informò.
«Molto quanto?»
Lei ignorò l’allusione offensiva. Quello che faceva, e con chi, non erano affari suoi.
«Se vuoi discutere d’affari, ti suggerisco di chiamare la mia segretaria e prendere un appuntamento. Potrei avere un’ora libera la settimana prossima.» Detto questo si voltò verso Oliver. «Grazie per l’offerta» aggiunse, baciandolo sulla guancia. «Ci vediamo domani per il servizio fotografico.»
Né lei né Max parlarono finché Nash non salì in macchina e partì.
Fu lei a rompere il silenzio, un attimo dopo. «Non ti manca qualcosa,