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Lo scapolo greco: Harmony Collezione
Lo scapolo greco: Harmony Collezione
Lo scapolo greco: Harmony Collezione
E-book176 pagine2 ore

Lo scapolo greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...



Lysandros Demetriou è uno dei più ambiti scapoli di Atene. Bello, ricco, affascinante, ogni donna anela alle sue attenzioni, ma nessuna di loro ha la speranza di avere un posto nel suo cuore per più di una notte. Nessuna, fino a quando non entra in scena Petra Radnor. La sua ammaliante bellezza è un richiamo cui Lysandros non è in grado di resistere e risveglia in lui qualcosa che è sepolto nel profondo del suo animo da molto, troppo tempo. E quando la loro bollente relazione non darà segno di volersi raffreddare, Lysandros si troverà di fronte al dilemma di capire se il suo desiderio per Petra è semplice passione o qualcosa di più duraturo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2017
ISBN9788858969502
Lo scapolo greco: Harmony Collezione
Autore

LUCY GORDON

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Anteprima del libro

    Lo scapolo greco - LUCY GORDON

    dopo.

    1

    Villa Demetriou sorgeva alla periferia di Atene su una specie di altopiano, da dove era possibile controllare il territorio. Fino a quel momento l’unica costruzione che poteva competere era il Partenone, il tempio classico edificato più di duemila anni prima sull’Acropoli, lontano e appena visibile.

    Recentemente era sorto un nuovo palazzo, un falso Partenone creato da Homer Lukas, l’unico uomo in tutta la Grecia che avrebbe osato sfidare la famiglia Demetriou o gli antichi dei che proteggevano il vero tempio. Homer però era innamorato e voleva far colpo sulla sposa il giorno del matrimonio.

    In quella mattinata primaverile, Lysandros Demetriou se ne stava sulla soglia della sua villa, lo sguardo puntato su Atene. Lo irritava l’idea di essere costretto a perdere tempo al matrimonio quando si sarebbe dovuto occupare di cose ben più importanti.

    Un rumore alle sue spalle lo fece voltare e Stavros, un vecchio amico di suo padre che abitava fuori città, fece il suo ingresso. «Sto andando al matrimonio» annunciò. «Ti serve un passaggio?»

    «Grazie, mi farebbe comodo» replicò Lysandros con disinvoltura. «Arrivare presto mi consentirà di andarmene per tempo senza offendere nessuno.»

    Stavros scoppiò a ridere. «Non ti lasci certo prendere dal sentimentalismo.»

    «Questo non è un matrimonio ma un’esibizione» replicò sardonico. «Homer Lukas ha ottenuto in moglie una stella del cinema e vuole sfoggiarla di fronte a un pubblico servile e adulatore, ma che alle spalle gli rivolgerà i peggiori insulti. Mi auguro che Estelle Radnor gli faccia fare la figura dello stupido. Con un briciolo di fortuna ci riuscirà.»

    Scosse la testa. «E poi, perché Atene e non un falso ambiente greco come l’altra volta?»

    «Perché Homer Lukas è sinonimo di cantiere navale greco» osservò Stavros, affrettandosi ad aggiungere: «dopo di te, naturalmente».

    Per anni le compagnie dei Demetriou e dei Lukas si erano affrontate in un testa a testa sui profitti. Erano concorrenti, addirittura nemici, che però all’esterno ostentavano una maschera di civile opposizione.

    «Potrebbe anche essere un vero matrimonio d’amore» commentò Stavros cinicamente.

    Lysandros inarcò un sopracciglio con aria scettica. «Quante volte è già stata sposata, sei, sette?»

    «Dovresti saperlo. Non hai partecipato a uno dei suoi matrimoni, anni fa?»

    «Non come ospite. Mi trovavo semplicemente a Las Vegas, nell’hotel dove si teneva il matrimonio. E il giorno dopo tornai in Grecia.»

    «Sì, me lo ricordo. Tuo padre ne fu molto stupito. Felice, ma stupito. A quanto so gli avevi detto che non volevi aver niente a che fare con i suoi affari. Sparito per due anni, tornasti a casa all’improvviso, pronto a lavorare nella compagnia di famiglia. Temeva che non saresti stato all’altezza dopo che... be’...»

    Tacque, preoccupato dall’espressione cupa calata sul viso di Lysandros.

    «Già.» La sua voce bassa spaventava più di un urlo. «Be’, è passato tanto tempo. Il passato è passato.»

    «Sì. E poi tuo padre fu costretto a riconoscere che le sue paure erano del tutto infondate, perché ti presentasti a casa completamente diverso, una vera tigre pronta a sbranare. Era molto fiero di te.»

    «Spero di terrorizzare Homer Lukas. In caso contrario significherebbe che ho perso il mio tocco.»

    «Forse dovresti essere tu ad aver paura di lui» lo ammonì Stavros. «Ha pronunciato minacce pesanti da quando hai imbrogliato lui e suo figlio per molti milioni. Hai rubato dei milioni, a quel che dice.»

    «Non ho rubato proprio niente. Mi sono limitato a fare un’offerta migliore a un cliente» negò Lysandros con indifferenza.

    «Ma è successo all’ultimo momento» gli ricordò Stavros. «Da quanto ho sentito, stavano già per firmare il contratto quando è squillato il telefono del cliente. Eri tu, con delle informazioni che potevi avere ottenuto solo con mezzi illeciti.»

    «Non così illeciti» osservò Lysandros stringendosi nelle spalle. «Posso affermare con orgoglio di aver fatto di peggio.»

    «Finì che il cliente posò la penna» riprese Stavros, «cancellò l’affare e salì sulla tua macchina che lo aspettava fuori. Pare che Homer abbia promesso grandi offerte agli dei dell’Olimpo per vederti punito a dovere.»

    «Io invece sono rimasto impunito, perciò forse gli dei non lo tengono in gran conto. Pare che abbia anche lanciato una maledizione sopra il mio invito al matrimonio. Spero sia vero.»

    «Veramente vieni solo?»

    Lysandros rispose in modo vago. Partecipava ai matrimoni più per dovere che per piacere e a volte lo faceva in compagnia, ma mai con una sola donna. Avrebbe suscitato un interesse eccessivo da parte della stampa e inviato segnali equivoci alla donna stessa, creandogli seri problemi.

    «Bene, allora andiamo» lo invitò Stavros.

    «Temo che sarò costretto a raggiungerti più tardi» si scusò Lysandros.

    «Ma se hai appena detto...»

    «Prima devo fare una cosa. A dopo.»

    Il suo tono deciso non lasciava spazio a proteste e Stavros raggiunse la moglie che lo aspettava in macchina.

    «Come può vivere in quell’enorme palazzo vuoto in compagnia solo della servitù?» gli aveva domandato più volte. «Mi fa venire i brividi. E non è l’unica caratteristica di Lysandros a darmi i brividi» gli aveva confessato.

    La maggior parte dei suoi concittadini ateniesi le avrebbe dato ragione. Quando Stavros le riferì la conversazione avuta con Lysandros, domandò: «Perché pensi che abbia cambiato idea?».

    «È stata colpa mia. Stupidamente ho accennato al passato e lui si è irrigidito. È inquietante il modo in cui ha rimosso quegli avvenimenti, come se non fossero mai accaduti, benché siano alla base di tutto quello che fa. Guarda quanto è appena successo!»

    «Mi domando che cosa abbia davvero intenzione di fare» commentò la moglie.

    «Passerà il tempo con qualche sgualdrina.»

    «Se ti riferisci a...» pronunciò un nome, «non la definirei una sgualdrina. Suo marito è uno dei personaggi più importanti del...»

    «Il che la rende una sgualdrina di prima classe. Adesso si tiene alla larga perché i pettegolezzi hanno raggiunto suo marito.»

    «Io penso che lo sapesse fin dall’inizio» lo contraddisse la moglie con plateale cinismo. «Ci sono uomini ai quali non importa che la propria moglie vada a letto con Lysandros.»

    Stravros annuì. «Vero, ma deve essersi lasciata coinvolgere troppo e Lysandros ha fatto capire al marito che era il momento di rimetterla in riga.»

    «Neanche Lysandros può essere tanto crudele!»

    «È esattamente ciò che è, e lo sappiamo entrambi» replicò il marito in tono pragmatico.

    «Mi chiedo se abbia un cuore.»

    «Non l’ha, ecco perché tiene le persone alla larga.»

    Svoltando oltre il cancello, Stavros non riuscì a fare a meno di voltarsi. Lysandros stava alla finestra con aria assorta, come se il mondo fosse di sua proprietà e non ne avesse ancora deciso la sorte.

    Lysandros restò alla finestra fin quando l’automobile scomparve, poi rientrò nella stanza, cercando di chiarirsi i pensieri. La conversazione avuta con Stavros lo aveva disturbato e voleva mettersela alle spalle al più presto. Fortunatamente fu raggiunto da una chiamata urgente del suo manager dal porto del Pireo, così poté distrarsi.

    Era atteso come ospite d’onore al matrimonio di Homer Lukas. Avrebbe stretto la mano del suo rivale e si sarebbe congratulato con la sposa, deludendo gli invitati che speravano di vederli attaccarsi, professionalmente e personalmente.

    Ancora una volta ricordò l’ammonimento di suo padre. Non lasciare mai che gli altri sappiano che cosa stai pensando.

    Aveva imparato bene la lezione, perciò avrebbe sorriso, nascondendo l’odio che lo consumava.

    Più tardi si presentò il suo autista per condurlo al matrimonio. Avrebbe finalmente visto il Partenone di Homer, alto sulla montagna per proclamare lo stato sociale di un uomo ricco e influente.

    Un vero bidone, pensò cupo. Non meno dell’ambientazione greca a Las Vegas.

    Con il pensiero corse a quel giorno, che pareva riferirsi a un altro mondo, e alla ragazza incontrata sul tetto. Magrolina, niente di speciale, ma con una schiettezza a un tempo irritante e affascinante e che gli aveva aperto le braccia, offrendogli il conforto che non era riuscito a trovare prima e lui quasi...

    Probabilmente era la figlia di una delle numerose segretarie e assistenti di Estelle Radnor. Forse sarà presente anche oggi, ma penso che sarebbe meglio non rivederla. È passato tanto tempo e il tempo non è mai clemente. Magari è diventata una massaia insoddisfatta con uno stuolo di bambini e un marito infedele, ringhiosa e sciatta quanto prima era vivace e spumeggiante.

    Neppure lui era migliorato con gli anni, e lo sapeva. Su di lui si era addensata una pesantezza, molto diversa dal dolore bruciante di quei giorni. Allora si era trattato di cuore e Lysandros l’aveva messo da parte, concentrandosi sul lavoro.

    Si era comportato con saggezza, eppure provava la spiacevole sensazione che se si fossero incontrati di nuovo, lei lo avrebbe esaminato... e disapprovato.

    Finalmente giunsero a destinazione. Sceso dall’automobile, si guardò attorno, dovendo ammettere che il denaro di Homer aveva ottenuto un effetto notevole. Il tempio dedicato a Pallade Atena era stato ricostruito esattamente come l’originale.

    L’edificio misurava settanta metri per trenta ed era caratterizzato da eleganti colonne. Abbondava anche di statue meravigliose, ma la più notevole rappresentava un’Atena alta una decina di metri, il cui viso era la copia esatta di quello di Estelle Radnor.

    Fece una smorfia, chiedendosi dopo quanto tempo si sarebbe potuto allontanare senza essere tacciato di scortesia, ma fu fermato nelle sue riflessioni dal suono del telefono che annunciava l’arrivo di un sms.

    Scusami per quello che ho detto. Ero arrabbiata. Mi sei sembrato improvvisamente freddo, proprio quando ci eravamo avvicinati... per favore chiamami.

    Il messaggio era firmato solo con l’iniziale del nome. Lysandros rispose immediatamente.

    Non scusarti, avevi ragione tu a chiudere la nostra storia. Perdonami se ti ho fatto del male.

    Sperava che lo scambio si concludesse così, ma ricevette subito un sms di risposta.

    Non voglio chiudere la nostra storia. Davvero non volevo dire quello che ho detto. Ci vediamo al matrimonio? Possiamo parlarne.

    Questa volta si era firmata con il nome per intero. Scrisse subito la risposta.

    Sapevamo che non poteva durare. Non possiamo parlare, non voglio renderti oggetto di pettegolezzi.

    La replica non tardò.

    Non mi importa dei pettegolezzi. Ti amo.

    Sembrava aver perso completamente la testa, perché il messaggio era firmato tua per sempre, seguito dal nome. Lysandros decise che una risposta secca forse l’avrebbe fermata.

    Ti faccio i migliori auguri per il futuro. Ricorda di cancellare i messaggi dal tuo telefono. Addio.

    Dopo di che spense il telefono. Mettere a tacere un apparecchio era facile, bastava premere un pulsante, ma farlo con il cuore e la mente era un’impresa molto più complicata, nella quale però lui aveva acquisito una grande destrezza, certo di poterlo fare con qualunque donna.

    Tranne forse una. Ma non l’avrebbe più rivista, a meno di essere molto sfortunato.

    O forse fortunato...

    «Sei bellissima!»

    Petra Radnor alleggerì con una risata il complimento entusiasta di Nikator Lukas. «Grazie, caro fratello.»

    «Non chiamarmi in quel modo. Non sono tuo fratello.»

    «Lo diventerai tra un paio d’ore, non appena tuo padre avrà sposato mia madre» replicò allegramente.

    «Al massimo fratellastro. Tra noi non ci sono legami di sangue e se voglio posso corteggiarti.»

    «Niente affatto. Sarai il fratello che ho sempre desiderato, anzi, il mio fratellino» insistette lei.

    «Fratellino un corno! Sono più vecchio di te.»

    Era vero. Nikator aveva trentasette anni e lei trentadue, ma qualcosa in lui faceva pensare a un ragazzino. Non solo i lineamenti fanciulleschi, ma un atteggiamento immaturo che probabilmente non avrebbe mai superato.

    Petra andava d’accordo con lui, a parte i suoi malumori che si manifestavano sempre come fulmini a ciel sereno e che con la stessa rapidità svanivano.

    Lui la ammirava in modo esagerato, ma la figura di Petra giustificava quell’eccesso. Il fisico sparuto dell’adolescente era sbocciato, regalandole un corpo snello e attraente.

    Non la si poteva definire una vera bellezza, almeno non nell’accezione in uso nel mondo dello spettacolo frequentato dalla madre, ma la sua personalità brillante conferiva allo sguardo un fascino particolare e un’allegria che non poteva essere repressa a lungo. L’effetto che aveva sugli altri non era immediato, ma poi la sua immagine indugiava a lungo nella mente.

    Per distrarre Nikator, cominciò a parlargli di Debra, l’attricetta sua accompagnatrice ufficiale al matrimonio. «Voi due insieme siete perfetti» commentò. «Verrai guardato con invidia da tutti.»

    «Preferirei avere te al mio fianco» sospirò

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