La proposta del greco: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei.
La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...
Anton Pallis è vissuto sapendo che alla morte del padre adottivo avrebbe ereditato la sua fortuna. Ora, però, sembra che ci sia un'erede legittima della famiglia Kanellis: Zoe Ellis. Anton non può che esaudire la richiesta del suo genitore, ossia riportarla a casa, così parte per Londra per incontrarla.
Quando però se la ritrova di fronte non può credere ai propri occhi: la giovane e indifesa Zoe sconvolge del tutto i suoi piani, e da quel preciso istante la sua vita non sarà più la stessa.
Michelle Reid
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
La proposta del greco - Michelle Reid
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Kanellis Scandal
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Michelle Reid
Traduzione di Sonia Indinimeo
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-413-0
1
Anton Pallis guardò con ansia le luci intermittenti del telefono che suonava impazzito. Scattò in piedi e si allontanò dalla scrivania, camminando avanti e indietro per l’ampio ufficio.
Si fermò accanto alla parete di vetro che offriva una vista mozzafiato dei grattacieli londinesi. L’espressione accigliata rendeva ancora più inaccessibili i profondi occhi neri. Da quando la notizia della morte improvvisa del figlio di Theo Kanellis era apparsa sui giornali, il mercato azionario era in fibrillazione e anche lui rischiava di andarci con tutte quelle chiamate in arrivo.
«Capisco le implicazioni, Spiro» disse alla sola persona con cui aveva deciso di parlare. «Ma questo non significa che mi faccia prendere dal panico come gli altri.»
«Non sapevo che Theo avesse un figlio» disse Spiro Lascaris incredulo e seccato che nessuno gli avesse fornito un’informazione così importante e potenzialmente pericolosa. «Io pensavo, come tutti, che tu fossi il suo erede.»
«Io non sono e non sarò mai l’erede di Theo» affermò Anton, pentendosi amaramente di non aver negato sul nascere quelle voci, quando avevano cominciato a girare anni prima. «Non siamo neanche lontanamente parenti.»
«Ma hai vissuto come fossi figlio suo negli ultimi ventitré anni!»
Anton scosse nervosamente la testa. Odiava dover svelare particolari della sua relazione con Theo Kanellis. «Theo mi ha allevato e si è preso cura della mia educazione, questo è tutto» disse.
«Ha anche protetto il tuo patrimonio personale. Ha fatto sì che la Pallis Group diventasse una macchina per fare soldi, finché non sei cresciuto abbastanza da prenderne il controllo» precisò Spiro. «Non puoi dirmi che l’ha fatto solo per bontà di cuore.» Perché non ha mai avuto un cuore, omise di aggiungere. Theo Kanellis era famoso per aver distrutto le fortune degli altri, non certo per averli aiutati a crearle. «Ammettilo, Anton, ti ha preparato a prendere il suo posto fin da quando avevi otto anni. Lo sanno tutti.»
Il tono spezzante di Spiro lo mandò in collera. «Vediamo di non divagare» rispose, glaciale. «Il tuo compito è mettere a tacere voci pericolose sulla mia relazione con Theo, non scavare nel torbido per crearne di nuove!»
Nel momento in cui finì di parlare, avvertì un cambiamento radicale di atmosfera all’altro capo del telefono. Aveva appena fatto pesare la sua autorità su uno dei suoi più fidati collaboratori. «Certo.» Spiro Lascaris rientrò nei panni di avvocato e rispose con altrettanta freddezza. «Me ne occupo subito.»
La conversazione si spense nel gelo più assoluto. Anton tornò alla scrivania e lasciò cadere il telefono che ricominciò subito a squillare. Chiunque avesse un nome nel mercato finanziario era ansioso di sapere cos’avrebbe comportato la morte di Leander Kanellis, il figlio di Theo che se n’era andato all’estero moltissimi anni prima. Tutti si chiedevano in che modo sarebbe cambiato il ruolo che Anton ricopriva nella Kanellis Intracom.
I campanelli d’allarme non riguardavano il passato legame fra Anton e Theo, ma il loro rapporto attuale. Anton aveva gestito gli affari di Theo da quando lui si era ammalato due anni prima e si era ritirato a vita privata sulla sua isola, anche se la reale gravità delle sue condizioni non era mai trapelata del tutto.
Le azioni della Kanellis avrebbero subito un serio colpo, se si fosse saputo che era tanto grave da non potersi più occupare dei suoi affari. Solo per quel motivo, Anton aveva lasciato circolare la voce che Theo lo stesse addestrando e preparando, in vista di una futura successione alla guida del suo impero.
Soffocando un’imprecazione, prese di nuovo il telefono e richiamò Spiro per assicurarsi che trattasse con la massima discrezione le informazioni che gli aveva fornito. Offeso dal fatto che avesse sentito il bisogno di ricordarglielo, l’avvocato gli assicurò che non avrebbe mai diffuso notizie confidenziali.
Anton posò di nuovo il telefono e si appoggiò alla scrivania, fissando le sue scarpe. Gli sembrava di essere un giocoliere, pensò con un sorriso amaro. Da un lato doveva difendere le società di Theo, sprizzando fiducia e positività, dall’altro doveva difendere la propria integrità e il proprio orgoglio. E adesso gli avevano pure lanciato una terza clavetta da far volteggiare insieme alle altre due. La più pericolosa, per altro, quella che riguardava il defunto Leander Kanellis, un uomo di cui Anton aveva solo un vago ricordo. Un uomo che era scappato a diciotto anni per non sottostare a un matrimonio combinato e non aveva mai più dato notizie di sé.
Fino a quel momento, quando il poveretto era morto. Anton sospirò. Non era tanto la tragica fine del figlio di Theo a scatenare quel putiferio nel mondo della finanza, quanto la notizia che l’uomo si fosse lasciato una famiglia alle spalle.
I legittimi eredi dei Kanellis.
Prese il giornale scandalistico che aveva messo la notizia in prima pagina a caratteri cubitali. Fissò la fotografia che il reporter aveva raccattato chissà dove. Ritraeva Leander Kanellis con la sua famiglia in una splendida giornata di sole. Il lago sullo sfondo era circondato da un bosco. Vicino a loro un plaid a quadri con un cestino da picnic vecchio stile e, poco distante, una vecchia auto sportiva. Leander Kanellis, alto e scuro, era l’immagine di Theo alla stessa età. Sorrideva alla macchina fotografica. Aveva un’aria felice, mentre con le braccia circondava le spalle di due donne bionde e snelle che si somigliavano come gocce d’acqua. La moglie di Leander era stupenda. Non c’era da sorprendersi che il loro matrimonio avesse resistito nel tempo, nonostante le difficoltà economiche. Difficoltà che non avrebbero avuto, se solo Theo...
Anton sentì una stretta allo stomaco, una strana tensione alimentata da qualcosa che somigliava molto al senso di colpa. Un sentimento sconosciuto ad Anton Pallis. Da quando aveva dieci anni aveva ricevuto il meglio di tutto ciò che la vasta ricchezza di Theo aveva potuto comprargli, mentre le persone sorridenti nella foto avevano dovuto lottare per...
Scacciò quel pensiero. Non era ancora pronto ad affrontare ciò che avrebbe significato per lui.
Sì, sembravano felici. La felicità era qualcosa che lui non aveva mai sperimentato, mentre sembrava di casa fra quelle tre persone nella foto. La figlia di Leander, Zoe Kanellis, non doveva avere più di sedici anni ai tempi di quella fotografia, eppure prometteva di diventare bella e sensuale come sua madre. La stessa figura snella e sinuosa, i lunghi capelli biondi, gli stessi occhi di un incredibile blu e lo stesso dolce sorriso.
Felicità... Quella parola lo colpì dritto allo stomaco come un pugno mentre guardava la foto successiva. La figlia ventiduenne di Leander usciva dall’ospedale stringendo fra le braccia il nuovo membro della famiglia. Era molto pallida e aveva lo sguardo sconvolto dal dolore.
Zoe Kanellis lascia l’ospedale con il suo fratellino, recitava la didascalia. La ragazza si trovava all’università di Manchester quando ha ricevuto la chiamata che la informava del fatale incidente d’auto in cui erano rimasti coinvolti i suoi genitori. Leander Kanellis è morto sul colpo, mentre la moglie Laura, trasportata in ospedale d’urgenza, è sopravvissuta abbastanza a lungo da dare alla luce suo figlio. Il fatto è accaduto...
Anton sentì bussare alla porta e un attimo dopo apparve Ruby, la sua assistente personale. «Che c’è?» le chiese in malo modo.
«Mi dispiace disturbarti, Anton» si scusò, lanciando un’occhiata al telefono che continuava a lampeggiare. «C’è in linea Theo Kanellis che chiede di parlare con te.»
Sibilando una serie di improperi coloriti, Anton lasciò cadere il giornale e fece il giro della scrivania. Rimase in piedi qualche istante, valutando la possibilità di non rispondere.
Ma non poteva farlo. E Ruby lo sapeva, ecco perché lo aveva disturbato.
«Va bene, passamelo.» Si lasciò cadere sulla poltrona. Sollevò il ricevitore e aspettò che l’assistente gli passasse la chiamata. Sapeva già cosa sarebbe successo. «Kalispera, Theo» lo salutò.
«Voglio il bambino, Anton.» La voce dura e irascibile di Theo Kanellis gli risuonò nell’orecchio. «Portami mio nipote!»
«Non sapevo che fossi una Kanellis» disse Susie, osservando il logo in rilievo della Kanellis Intracom sulla lettera che Zoe aveva lasciato cadere con un gesto di fastidio sul tavolo della cucina.
«Papà ha fatto cancellare le prime tre lettere del nostro cognome quando è arrivato in Inghilterra.» Perché aveva paura che il suo dispotico padre lo rintracciasse e lo costringesse a tornare in Grecia, pensò. Ma a Susie fornì una versione diversa. «Pensava che Ellis fosse più semplice.»
L’amica la guardava ancora con gli occhi sgranati. «Ma tu hai sempre saputo di essere una Kanellis?»
Zoe annuì. «È sul mio certificato di nascita.» E adesso era anche sul certificato di nascita di Toby, pensò, sforzandosi di ricordare in quali altre occasioni era stata costretta a usare il suo vero cognome. «Lo odio» sussurrò, ricacciando le lacrime. Quel cognome lo aveva visto su due certificati di morte lo stesso giorno in cui il suo fratellino era stato registrato.
«Non preoccuparti del cognome.» Susie le prese una mano e gliela strinse in un gesto affettuoso. «Non avrei dovuto parlarne.»
Perché no? Ormai era su tutti i giornali per colpa di un giovane reporter che stazionava regolarmente al pronto soccorso dell’ospedale in attesa di notizie succulenti ed era incappato per caso nell’incidente dei suoi genitori. Era stata la sua fortuna. Aveva seguito le tracce e il nome Kanellis gli aveva spalancato le porte per uno scoop da vero professionista. Il dolore di qualcuno può essere la felicità di un altro...
«Sembra strano» disse Susie, guardandosi intorno nella cucina che fungeva anche da soggiorno.
«Cosa?» le chiese Zoe, ricacciando le lacrime.
«Che la nipote di un milionario greco abiti accanto a me in una piccola casa sperduta alla periferia di Islington.»
«Be’, non cominciare a fantasticare. Questa non è una favola.» Zoe si alzò e portò le loro tazze nel lavello. «Io non sono Cenerentola e non voglio esserlo. Theo Kanellis...» si rifiutava di chiamarlo nonno, «non è nessuno per me.»
«Non è quello che dice quella lettera, Zoe» ribatté l’amica. «Dice che Theo Kanellis vuole conoscerti.»
«Non vuole conoscere me, ma Toby.»
Fece una pausa e, voltandosi, incrociò le braccia sul petto, come per difendersi dal dolore devastante che la stava consumando. Aveva perso parecchi chili in quelle poche settimane. I suoi capelli di solito lucidi e vaporosi come una cascata erano stretti in una coda di cavallo che metteva in risalto il pallore del suo viso scavato e le occhiaie scure. Le sue labbra, un tempo sempre pronte al sorriso, erano contratte in una smorfia d’angoscia inconsolabile che si allentava solo quando prendeva fra le braccia il suo fratellino.
«Quel mostro ha ripudiato suo figlio!» riprese un attimo dopo. «Non ha mai tentato di conoscere me, o mia madre. La sola ragione per cui adesso si fa vivo è perché teme gli effetti negativi di questa massiccia campagna stampa. O magari si illude di poter fare di Toby il suo clone, cosa che non gli è riuscita con mio padre.» Soffocò un singhiozzo. «È un vecchio despota, freddo e senza cuore e io non gli lascerò mai mettere le zampe su Toby.»
«Wow!» esclamò Susie dopo un attimo di attonito silenzio. «Hai un bel peso sulle spalle, amica.»
E non immagini neanche che gran fardello sia!, pensò Zoe. Se Theo Kanellis si fosse dimostrato una persona migliore, suo padre non avrebbe certo passato gran parte della sua vita adulta a riversare un affetto smodato sulla vecchia auto sportiva con cui era arrivato in Inghilterra per sfuggire a un matrimonio col diavolo. In quelle settimane, svegliandosi di notte col viso rigato di pianto, Zoe aveva capito che suo padre amava quella