Un matrimonio inaspettato: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Rafael Sanderson Uomo d'affari ricco e di successo, è solito prendere sempre la giusta decisione in ogni situazione.
L'istinto di Rafael, questa volta, lo spinge in una direzione che non credeva avrebbe mai intrapreso. Maisie è bella e sensuale, ma fare di lei sua moglie è una decisione da non prendere alla leggera.
Lindsay Armstrong
Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.
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Anteprima del libro
Un matrimonio inaspettato - Lindsay Armstrong
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
From Waif to His Wife
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2007 Lindsay Armstrong
Traduzione di Maria Teresa Delladio
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-616-9
1
Maisie Wallis raramente ammetteva la sconfitta, ma quel mattino d’inverno, non molto tempo dopo il suo ventiduesimo compleanno, dovette riconoscerla.
Era una ragazza minuta dai capelli rossi con due enormi occhi verdi, ma al mondo si presentava con due personalità distinte. Il suo vero nome era Mairead, sebbene tutti l’avessero sempre chiamata Maisie.
La normalissima Maisie Wallis insegnava musica in una scuola privata nonostante la sua inesperienza in tale settore. Ma il suo amore per i bambini e per la musica colmavano tale lacuna.
Come Mairead Wallis, truccata sapientemente, con la criniera rosso fuoco sciolta sulle spalle e seducenti abiti da sera, svolgeva la sua seconda attività: concertista di pianoforte in un complesso che si esibiva su richiesta in ricevimenti dell’alta società.
Naturalmente lei era sempre la stessa persona. Figlia unica di due genitori adoranti, scrupolosa e ingenua, benché Mairead Wallis apparisse tutt’altro che ingenua.
O quasi, pensò tra sé mentre agitava un braccio per fermare un taxi, poiché i piedi le dolevano da morire.
Il tassista doveva aver colto la sua disperazione perché nel fermarsi davanti a casa le disse: «Coraggio, piccola, le cose non possono andare tanto male!».
Nel pagarlo, Maisie era stata tentata di rispondergli che non potevano andar peggio, ma poi tacque dicendosi che era giunto il momento di smettere di piangersi addosso. Il tempo delle lacrime, della recriminazione e della disperazione era passato. Dopotutto, lei non era una rossa per caso.
E anche se Rafael Sanderson era un multimilionario che riusciva a tenere a distanza gli estranei – l’aveva costretta a girare tutto il giorno senza che fosse riuscita a trovarlo e a parlargli – lei si rifiutava di essere trattata in quel modo.
Maisie abitava in una vecchia casa di legno a Manly, un sobborgo di Brisbane vicino al mare, ma solo di recente era divenuta la sua residenza. Suo padre era stato un militare e pertanto l’intera famiglia si era spesso trasferita seguendolo nei suoi spostamenti.
Maisie aveva conseguito il diploma al conservatorio di Melbourne nel periodo in cui suo padre era stato inviato a Puckapunyal. Una volta in pensione, il padre era riuscito a realizzare il sogno della sua vita: trasferirsi nel Queensland, lo stato del sole, e a comprare una casa e una barca.
Anche Maisie si era trasferita nel nord, felice di ricongiungersi con la famiglia e di aiutare la madre che soffriva di artrite.
Il lato negativo di essere la figlia unica di una coppia di genitori anch’essi figli unici, e dei numerosi trasferimenti era quello di non avere dei veri amici. Non che non ne avesse affatto, ma erano sparpagliati in giro per l’Australia e nel momento in cui i suoi genitori morirono, lei non era vissuta a Brisbane quel tanto da essersi creata una cerchia di amicizie sulle quali poter contare. La casa di per sé era molto confortevole, sebbene suo padre avesse intenzione di ristrutturarla. Godeva di una splendida vista sulla Moreton Bay e aveva l’accesso diretto al mare. Tutto intorno alla casa c’era un bel giardino che Maisie teneva con cura, visto che aveva ereditato dalla madre il pollice verde.
Maisie si preparò uno spuntino e una tazza di tè e andò a consumarli sulla veranda, determinata a riflettere sulle decisioni prese. La sua attenzione, però, venne presto catturata dalla foresta di alberi maestri nel porto di Manly, uno dei quali apparteneva alla barca a vela dei suoi genitori, l’Amelie, ancora ormeggiata nel porticciolo del Royal Queensland Yacht Squadron.
Poi guardò in direzione della baia dove il sole, ormai al tramonto, stava stendendo un velo rosato sulle placide acque plumbee e la bellezza dello spettacolo le fece salire le lacrime agli occhi.
Maisie le ricacciò indietro risoluta, ricordandosi della propria decisione. Basta con le lacrime. In un modo o nell’altro sarebbe riuscita a rintracciare Rafael Sanderson.
All’inizio delle sue ricerche su Internet, Maisie aveva scoperto che Rafael Sanderson era uno degli uomini più ricchi d’Australia. Ne fu sbigottita. Era nientemeno che il presidente della Sanderson Minerals ed erede dell’impero agricolo dei Dixon.
A quella scoperta, si era subito detta che non poteva trattarsi della stessa persona. L’uomo che stava cercando aveva, sì, l’aria di una persona benestante e i possedimenti Dixon potevano fare al caso, ma la Sanderson Minerals era un vero e proprio colosso. In seguito era riuscita a scoprire la data di nascita e con un rapido calcolo capì che l’età coincideva con quella dell’uomo che cercava. Infine, ulteriori informazioni sul suo curriculum le diedero la certezza che la persona in questione fosse proprio lui.
Maisie si stupì di non averlo mai sentito nominare, ma poi intuì il perché: Rafe Sanderson era una persona estremamente riservata. Nelle sue ricerche scovò articoli sulla Sanderson Minerals e la Dixon Pastoral Inc. ma, a parte qualche informazione generica sulla sua vita, non trovò nulla di natura privata.
Persino le fotografie erano rarissime e sebbene l’aspetto le risultasse familiare, c’erano delle diversità con l’uomo che cercava che la inducevano a chiedersi se si trattasse della stessa persona.
Forse quelle foto erano fuorvianti, perché sembravano fatte appositamente per la stampa. In altre parole, erano molto formali mentre il Rafe Sanderson che lei aveva conosciuto era decisamente più casual.
Scrollando la testa, Maisie era giunta alla conclusione che c’era soltanto un modo per scoprire se si trattasse della stessa persona: scovarlo.
Aveva trovato l’indirizzo di una residenza intestata a suo nome consultando le liste elettorali. Rafe Sanderson, infatti, non compariva nell’elenco telefonico.
La sede centrale della Sanderson Minerals era a Brisbane, ma dopo aver telefonato ed essersi recata di persona, Maisie aveva capito che non sarebbe mai riuscita a ottenere un appuntamento con il presidente, e comunque, le era stato detto che al momento era via.
La stessa risposta l’aveva ottenuta andando a citofonare di persona all’indirizzo che aveva trovato nelle liste elettorali, un lussuoso appartamento situato lungo il fiume Brisbane.
Non volendo arrendersi, Maisie aveva pensato di utilizzare la pista rappresentata dai Dixon. Rafael era un Dixon da parte di madre e i Dixon erano un’antica famiglia molto ricca. Il mal di piedi di quel giorno era stato causato proprio dalla lunga camminata per andare a vedere le residenze riportate in elenco a quel nome negli esclusivi quartieri di Ascot, Clayfield e Hamilton. Tutte potevano benissimo essere la casa della famiglia Dixon.
E forse l’aveva trovata, ma nel momento in cui aveva chiesto di parlare con Rafe Sanderson le era stata sbattuta la porta in faccia.
Serrando i denti al ricordo della scena, Maisie continuò a navigare in rete alla ricerca di qualche altra informazione che potesse aiutarla a condurla da lui.
Per fortuna erano appena iniziate le vacanze scolastiche e pertanto aveva tempo da dedicare alle proprie ricerche. Aveva appena trovato l’articolo di una rivista nautica on-line che riportava la notizia secondo la quale la Mary-Lue di Rafe Sanderson avrebbe partecipato a una gara nautica.
Sebbene l’articolo fosse vecchio di sei mesi, il cuore prese a pulsarle velocemente.
Ce l’aveva avuta sotto il naso per tutto il tempo senza saperlo. Già, perché lei conosceva la Mary-Lue. Era attraccata allo stesso molo in cui era ormeggiata la barca dei suoi genitori. Si era addirittura fermata ad ammirarne la forma slanciata. Chissà se era ancora lì e se si trattava della stessa Mary-Lue?
Il giorno seguente, andò al porto a controllare l’Amelie, così avrebbe avuto l’occasione di dare un’occhiata in giro per vedere se la barca di Sanderson era ancora lì.
La trovò. Era lì nello splendore dei suoi sedici metri. Non solo, sul molo c’era anche una bombola di gas con un’etichetta. Maisie si piegò per leggerla. Consegnare a R. Sanderson, Mary-Lue, RQ H29.
Bingo!, pensò col cuore che aveva preso a batterle forte. RQ era l’acronimo di Royal Queensland Yacht Squadron e H29 indicava il numero del molo al quale attraccare.
Maisie ebbe un ulteriore colpo di fortuna. Dall’im-barcazione saltò fuori il ragazzo che durante le vacanze aiutava il padrone del rimessaggio a fare vari lavoretti e la salutò con allegria.
«Ciao, Maisie! Esci?»
«No, Travis. Ho fatto i soliti controlli. Stavo facendo due passi per vedere le novità del molo.»
«Questa fanciulla sta per uscire» disse il ragazzo battendo la poppa della barca. «Domattina alle prime luci dell’alba. Meno male, perché il padrone non la portava fuori da mesi. Un vero peccato!» Travis, Maisie lo sapeva, andava matto per le barche e la vela.
«Un giorno ti va di fare un’uscita con me?» gli domandò lei nel vedere Travis raccogliere la bombola e portarla a bordo.
«Basta che mi dica il giorno e l’ora» fu la risposta.
Maisie ritornò alla macchina avvertendo una stretta allo stomaco.
Ora che lo aveva praticamente scovato, che effetto le avrebbe fatto affrontare Rafe Sanderson?
Erano le quattro del mattino quando Maisie tornò al molo H. Indossava una tuta blu navy, scarpe da barca e un berretto. Faceva freddo e il sole non sarebbe spuntato prima di due ore.
Percorrendo la passerella d’attracco, tirò un sospiro di sollievo nel vedere che la Mary-Lue era ancora lì. Non c’erano luci o segni di vita. Che cosa avrebbe fatto fino a quando Rafe non fosse arrivato?
Non girava nessuno a quell’ora e la tentazione di saltare a bordo della Mary-Lue e sistemarsi nella sovraccoperta fino a quando non fosse arrivato era forte, benché poco etica.
Ma quanto era stato etico il proprietario della Mary-Lue?
A quella considerazione, Maisie saltò a bordo con decisione. La sovraccoperta aveva dei sedili rivestiti di materiale impermeabile ma anche lì faceva freddo.
Avresti dovuto rifletterci meglio, si biasimò abbassando la maniglia della porta che conduceva in cabina, certa che fosse chiusa a chiave.
Al contrario, la porta si aprì. Maisie esitò. Stava per infrangere la legge. Ma con quale accusa? Violazione di proprietà privata? Dopotutto, poteva sempre spiegarsi.
Un paio di gocce di pioggia la aiutarono a decidersi. Spalancò la porta ed entrò. Si trovò catapultata in una cabina dotata di ogni comfort e soprattutto calda.
Si sedette su uno dei divani e si ripassò mentalmente il discorso che si era preparata. Udì scattare un paio di volte il termostato. Poi sbadigliò.
Maisie non aveva chiuso occhio per la tensione accumulata e non si rese neppure conto di quando, afferrato un cuscino, ci si adagiò sopra addormentandosi.
Maisie era abituata alle barche e ai loro rumori, e la cosa le consentì di fare una bella dormita.
Non aveva considerato l’ipotesi che Rafe Sanderson, arrivato a bordo con una semplice tracolla, potesse mollare gli ormeggi e salpare senza prima scendere sottocoperta.
Così, Maisie si svegliò di soprassalto solo