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Un giorno e per sempre: Harmony Collezione
Un giorno e per sempre: Harmony Collezione
Un giorno e per sempre: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Un giorno e per sempre: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Rhiannon Fairfax Sa che ogni dettaglio, nella vita delle persone, ha la propria importanza. E ne ha fatto la base della sua carriera di governante.

Lee Richardson Ricco imprenditore, uomo affascinante e deciso, assume Rhiannon per riportare a nuova vita la sua residenza di campagna.

Nel frattempo, Lee si accorge di avere bisogno di una moglie, e chi meglio di Rhiannon può fare al caso suo? Lei accetta, nonostante la scomodità di quel ruolo, ma giorno dopo giorno scopre una felicità inaspettata, fino a quando...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997178
Un giorno e per sempre: Harmony Collezione
Autore

Lindsay Armstrong

Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.

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    Anteprima del libro

    Un giorno e per sempre - Lindsay Armstrong

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Australian’s Housekeeper Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Lindsay Armstrong

    Traduzione di Maura Arduini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-717-9

    Prologo

    Quando Rhiannon Fairfax arrivò alla fermata dei taxi, con il suo impermeabile di gomma giallo fosforescente, lui era già lì in attesa sul marciapiede, con l’ombrello, sotto il diluvio che imperversava in quel momento su Sydney. Lei si passò una mano sugli occhi bagnati e gli chiese se per favore potevano dividere la corsa, anche se era un perfetto sconosciuto, perché aveva una gran paura che il torrente di pioggia la trascinasse via, senza contare che era in forte ritardo.

    Lui accettò. Fu una faccenda complicata entrare nell’abitacolo, con l’ombrello e l’impermeabile, sotto l’acqua scrosciante. L’autista protestò perché gli stavano allagando il sedile.

    «Per la miseria!» Rhiannon spinse indietro il cappuccio, rivelando un berretto da marinaio calcato fino alle orecchie, sotto al quale aveva raccolto i lunghi capelli castani. Mai si sarebbe sognata di presentarsi così, se non in condizioni meteorologiche tanto avverse. «Che giornata!»

    Il suo compagno di viaggio la guardò divertito. «Se non altro, sei equipaggiata.»

    Rhiannon indicò il berretto con una smorfia. «La comodità ha la precedenza indiscussa sull’estetica, in momenti di emergenza. Dove sei diretto?»

    Lui glielo disse e insieme consultarono l’autista per stabilire l’itinerario.

    Poi, finalmente, Rhiannon si riappoggiò al sedile e, mentre il taxi si faceva strada nel canyon grigio e bagnato delle strade, si concesse un’occhiata esauriente al suo compagno di viaggio.

    Il più bell’esemplare maschile che avesse mai visto, decise inarcando le sopracciglia per quanto le permetteva il berretto. Alto, bruno e prestante in modo davvero sfacciato, con i capelli folti e gli occhi blu, le guance appena incavate e il naso leggermente aquilino che gli davano un’aria un po’ distaccata, le spalle ampie sotto una giacca di finissima sartoria, al momento inzuppata come tutto il resto...

    Doveva avere appena passato la trentina e sembrava la personificazione dell’uomo abituato a dirigere consigli di amministrazione. A prima vista, sembrava intendersela anche di altro...

    D’un tratto, Rhiannon si accorse che lui la guardava con aria interrogativa.

    «Scusa» mormorò in fretta. «Ma immagino che ci sarai abituato.»

    Lui soffocò un sorriso. «Potrei dire lo stesso di te, se si riuscisse a vedere qualcosa.» La scrutò con lo sguardo, dalla testa ai piedi.

    Di solito Rhiannon non era mai tanto loquace, con gli sconosciuti. Ma in quel momento era diverso, forse perché mezz’ora prima la sua vita aveva finalmente subito una svolta positiva. «Immagino sarai fidanzatissimo» scherzò.

    Lui si sistemò meglio sul sedile. «Per il momento no. E ho giurato di rimanere così a lungo, per quanto possibile.»

    «Che peccato!» si dispiacque lei. «Dici sul serio?»

    Per un istante lui serrò le labbra, poi ribaltò la domanda. «E tu?»

    «Io?» Rhiannon distolse lo sguardo e si lisciò il bordo dell’impermeabile, sembrando d’un tratto terribilmente vulnerabile. «Io credo proprio che non mi fidanzerò mai.»

    Lui la guardò perplesso. «Perché?»

    «Non credo che ti farebbe piacere saperlo.» Con uno sforzo, Rhiannon cercò di svicolare da un argomento così spinoso. «Di che cosa stavamo parlando?»

    Lui guardò i suoi luminosi occhi color nocciola. «Cercavo di restituirti il complimento.»

    «Be’, ho anch’io i miei punti di forza, la silhouette per esempio. I capelli lisci e morbidi.» Indicò il berretto. «Ma se c’è una cosa di cui vado fiera sono le gambe. Quando frequentavo l’ultimo anno di scuola dalle suore, la Madre Superiora era convinta che mi avrebbero portato alla perdizione. Poi, l’anno dopo, nella nuova scuola erano di tutt’altra opinione. Lì, lo consideravano un grande punto a mio favore.»

    «Hai cambiato scuola?» chiese lui incuriosito.

    «Ho avuto un’educazione molto variegata» tagliò corto lei.

    «Se riuscissi a vederti le gambe potrei darti un parere.» Gli occhi blu tradirono un piccolo lampo malizioso. «Potrei dirti se è un peccato andarne orgogliosa oppure no.»

    «Non dobbiamo urtare la sensibilità dell’autista, ti pare?»

    Avevano lasciato il centro città per imboccare un viale alberato nell’esclusivo quartiere di Woollahara, dov’era diretto lui. L’autista aveva altro da fare che rispondere, perché d’un tratto il taxi si era messo a planare sull’acqua e lui ne stava perdendo il controllo.

    Finirono per sbandare sul marciapiede. L’auto centrò un albero, poi di rimbalzo colpì una recinzione e andò a fermarsi in bilico sull’orlo di una scarpata rocciosa che delimitava un parco.

    Negli istanti successivi, caotici, i due passeggeri si ritrovarono, incolumi, a osservare l’autista svenuto e l’auto in equilibrio precario sul vuoto. Impossibile capire quanto quell’equilibrio sarebbe durato.

    Così arrancarono fuori, usarono il cellulare per chiamare i soccorsi, e si adoperarono per estrarre l’autista prima che l’auto scivolasse giù per la scarpata.

    Riuscirci non fu facile. La portiera era bloccata e se il compagno di Rhiannon non si fosse dimostrato forte e pieno di risorse, probabilmente non ce l’avrebbero fatta.

    Lo adagiarono a terra, su un telo impermeabile che avevano trovato nel bagagliaio, e Rhiannon si strappò via l’impermeabile per coprirlo.

    A quel punto erano entrambi graffiati, infangati e bagnati fino alle ossa.

    Il taxi si inclinò e scese lentamente giù per la scarpata.

    «Appena in tempo» ansimò lei. «Tu stai bene?» Si era tagliato una mano, e la giacca era in uno stato pietoso.

    «Sto bene. Sì... Eccoli!» Si girarono tutti e due, al suono delle sirene. Arrivò un’ambulanza, e subito dopo un’auto della polizia. I sanitari controllarono le condizioni dell’autista, che per fortuna non era grave.

    Loro riferirono la dinamica dell’incidente, e una donna poliziotto ebbe pietà di Rhiannon, e la fece salire sulla vettura di ordinanza. Poi, saputo che aveva un appuntamento importante ed era in forte ritardo le chiamò un altro taxi.

    Il mezzo arrivò subito, il che era già un miracolo. Rhiannon scese dall’auto della polizia per raggiungerlo, e si rivolse al suo precedente compagno di viaggio. «Hai bisogno di un passaggio?» gli chiese. «Sono terribilmente in ritardo, ma...» Esitò, con l’ansia scritta negli occhi a chiare lettere.

    «No, grazie. Sono quasi arrivato. Andrò a piedi.»

    «Lasciami pagare la mia metà della corsa...» Aprì il portafoglio.

    Lui mise la mano, quella sana, sulla sua. «Offro io. Niente discussioni, per favore.»

    Il contatto la fece fremere. Rhiannon guardò la mano, poi i suoi occhi. Vide che lui le stava guardando le gambe.

    «Avevi ragione. Sono sensazionali.»

    Lei arrossì e lui le sorrise. Un sorriso inaspettato e malandrino che le tolse il fiato.

    «Allora... arrivederci» balbettò. «Devo proprio correre via.»

    Ma, per un istante le sembrò di mettere radici, con gli occhi persi in quelli azzurri di lui. Poi si scosse e salì in fretta sul nuovo taxi.

    Quando arrivò a casa, suo padre era ancora seduto nel punto esatto in cui l’aveva lasciato, davanti alla TV. Con un sospiro di sollievo, Rhiannon lo baciò sui capelli e corse a fare la doccia e vestirsi.

    Davanti allo specchio, in camera, quasi non si riconobbe. Bagnata fradicia e con il berretto calcato fino alle orecchie... Era stato un delitto incontrare l’uomo dei suoi sogni conciata così.

    1

    Da quel giorno erano passati quattro anni e quando Rhiannon Fairfax lo rivide, nella sala d’attesa dell’aeroporto, era un po’ più matura e molto più saggia.

    Era anche piuttosto inquieta, perché il suo volo preannunciava ritardo.

    Lui era davvero come lo ricordava, un fantastico esemplare dell’universo maschile, alto, bruno, con il naso aquilino e un fisico superbo, le spalle ampie, i fianchi stretti nei jeans di marca, la camicia chiara e una giacca di pelle che doveva costare un patrimonio.

    Sì, l’uomo del taxi incontrato quattro anni prima!

    C’era una donna mora con lui, alta, snella e curatissima. Lo ascoltava con aria leggermente sottomessa, come se fosse lì per prendere ordini. Sembrò andare al settimo cielo quando lui, alla fine, le sorrise. Poi se ne andò.

    Quel sorriso tolse a Rhiannon anche l’ultimo dubbio residuo.

    Lo vide guardarsi intorno, di nuovo serio. Lei trattenne il fiato e ricordò la sua aria distaccata. Il suo sguardo di uomo abituato a prendersi quello che voleva, quando lo voleva, e al diavolo le conseguenze...

    Poi, mentre la faceva sorridere il ricordo di quel giorno sotto la pioggia, quattro anni prima, si accorse che lui la stava fissando. Si immobilizzò, con il ghigno ancora sulle labbra.

    Lui esaminò i capelli dal taglio sofisticato, il tailleur pantalone grigio sotto lo spolverino nero. Un esame lento, accurato, quasi intimo...

    Alla fine, la guardò negli occhi per un attimo, e distolse lo sguardo.

    Rhiannon sentì di essere arrossita.

    Non l’aveva riconosciuta, era chiaro. Ma... possibile che l’avesse presa per una giovane donna in cerca di avventure?

    Si morse il labbro. Di certo, in quel taxi, aveva condotto una conversazione quantomeno singolare...

    Era ancora intenta a pensarci quando il volo venne annunciato. Rhiannon si imbarcò in classe economica, mentre lo sconosciuto scomparve in prima classe. Al momento dell’atterraggio nella Gold Coast australiana il suo equilibrio si era completamente ristabilito.

    Aveva trascorso l’ultima mezz’ora a riflettere sulla sua nuova posizione. Detto in breve, lei era una governante. Ma a voler essere più precisi, si era specializzata a lavorare per gente ricca, a volte famosa, per dei brevi periodi in cui c’era bisogno di riorganizzare la casa e di ottenere la massima efficienza e il massimo stile, spesso in occasione di eventi speciali.

    Non era esattamente per questo che era stata educata. Per gran parte della sua infanzia era stata ricca lei stessa, figlia di due personaggi famosi. Poi il mondo le era crollato addosso, aveva perso sua madre ed era venuto il momento di guadagnarsi da vivere.

    Così, le era venuto in mente che l’educazione ricevuta nel costoso collegio in Svizzera avrebbe potuto essere messa a frutto in modo ingegnoso.

    Il risultato era che, a ventisei anni, era intestataria di un’agenzia specializzata in conduzione domestica di elevato livello, cucina compresa, visto che era anche un’ottima cuoca.

    Accettava di rado incarichi superiori a un mese. Quella era appunto una delle rare volte, ma sarebbe stata pagata molto bene. Anche perché aveva imparato a non svendersi mai.

    L’incarico che l’aveva portata fin lì era molto interessante.

    Southall, di proprietà della famiglia Richardson, era una grande tenuta di campagna incastonata nella scenografica cornice della Gold Coast. La famiglia possedeva ampi appezzamenti di pascoli nel Queensland, oltre a un certo numero di allevamenti di bestiame nell’Australia Occidentale e nei Territori del Nord.

    Era una famiglia molto antica ed estremamente facoltosa che pur potendo contare su molte altre proprietà, aveva scelto di risiedere a pochi chilometri dalla costa.

    O almeno, così era

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