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La scommessa del greco: Harmony Collezione
La scommessa del greco: Harmony Collezione
La scommessa del greco: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

La scommessa del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sconvolto dalla morte del suo migliore amico, il magnate greco Nik Latsis trova conforto tra le braccia di una splendida sconosciuta. Da quel momento la memoria della notte meravigliosa passata insieme lo ossessiona e il ricordo di lei invade tutti i suoi sogni. Ma Nik questa volta avrà bisogno di molto più del semplice fascino per attirare l'altezzosa Chloe di nuovo nel proprio letto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2018
ISBN9788858990780
La scommessa del greco: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    La scommessa del greco - Kim Lawrence

    successivo.

    1

    Quando aveva dormito veramente l'ultima volta?

    La medicina che l'infermiere gli aveva somministrato nell'ospedale da campo aveva solo attenuato il tormento. Dal momento in cui era salito sull'aereo da trasporto militare per la Germania non aveva ancora dato segni di miglioramento, nonostante le abbondanti dosi di alcol che aveva mandato giù nel tentativo di curarsi da solo.

    Ma ora, finalmente, stava per addormentarsi. Il momento fu ritardato quando un ceppo semibruciato nella graticola si disintegrò, diffondendo un'esplosione di scintille e tirandolo indietro dal baratro. Osservò attraverso le palpebre pesanti le fiamme che divampavano brevemente prima di affievolirsi, lasciando granelli scuri sulla pelle di pecora, sul pavimento di legno.

    La donna distesa sul suo braccio si mosse dolcemente prima di rannicchiarsi contro la sua spalla. Fletté le dita per alleviare il torpore alla mano, mentre con quella libera le spinse indietro una ciocca di capelli argentati dal chiarore lunare che entrava dalla finestra aperta. La guardò. La luce tenue le accarezzava il viso, rivelando la dolce curva della guancia.

    Era bellissima, e non solo per la struttura ossea e il corpo incredibile. In lei c'era qualcos'altro... uno splendore, decise, sorridendo per quel pensiero insolitamente sentimentale mentre strofinava fra le dita una ciocca dei suoi capelli. Era il genere di donna da cui sarebbe stato attratto in qualunque altro momento della vita. Ma non aveva reagito, nonostante l'avesse individuata subito quando era entrata nel bar poco prima, con un gruppetto di sciatori giovani e chiassosi che trasudavano la baldanza che viene dal privilegio e dalla voglia di divertirsi e spendere denaro. Invece, era tornato a voltarsi verso il suo drink, ripiombando nei pensieri cupi.

    Poi lei si era avvicinata. Da vicino era perfino più straordinaria, e possedeva la sicurezza di sé che si accompagna alla consapevolezza. Una vera ragazza preziosa, dalle lunghe gambe bellissime e un corpo snello esaltato dall'aderente tuta da sci. Il viso dall'ossatura delicata possedeva una simmetria perfetta, le labbra tumide e l'azzurro intenso degli occhi gli ricordavano un angelo, un angelo sexy con un alone di capelli chiari che luccicavano al riflesso della luce del lampadario di rame appeso sopra il tavolo.

    «Salve.»

    La voce era bassa, priva di accento e lievemente roca.

    Quando lui non rispose, nei suoi occhi comparve un lampo d'insicurezza, poi dopo un momento ripeté il saluto, prima in francese e poi in italiano.

    «L'inglese va benissimo.»

    Incoraggiata da quel commento, lei si sedette sullo sgabello accanto. «L'ho vista da...» Senza distogliere gli occhi dal suo viso... erano realmente gli occhi più straordinari... indicò con un cenno il gruppetto con cui era arrivata, impegnato a scherzare chiassosamente. La vista di quel mucchio di ragazzi ricchi e viziati che infastidivano i baristi gli fece storcere sprezzantemente le labbra.

    «Si sta perdendo il divertimento» proferì.

    Lei lanciò un'occhiata agli amici con quella che sembrava una smorfia, prima di tornare a guardarlo con quegli occhi di un azzurro straordinario. «Ha smesso di essere divertente due bar fa.» Le labbra morbide sorridevano ancora, ma fra le sopracciglia comparve un solco beffardo. Inclinò di lato la testa, continuando a fissarlo. «Lei sembra... solo

    Allora lui le rivolse una di quelle occhiate che facevano indietreggiare novantanove persone su cento. La centesima di solito era ubriaca, anche se quella donna non lo era affatto. I suoi occhi azzurri erano limpidi e franchi in modo snervante. O forse a snervarlo era l'elettricità che sentiva nell'aria fra loro.

    «Io sono Chloe...»

    Lui la interruppe prima che potesse finire di presentarsi. «Mi dispiace, agape mou, non sono una compagnia piacevole stasera.» Voleva che se ne andasse, voleva restare solo per ripiombare nell'oscurità, ma quando lei rimase, non gli dispiacque.

    «È greco?»

    «Fra le altre cose.»

    «Allora come posso chiamarla?»

    «Nik.»

    «Solo Nik?»

    Lui annuì e un attimo dopo lei scrollò le spalle in segno di assenso. «Mi sembra giusto.»

    Quando i suoi amici erano andati via, lei era rimasta.

    Quella era la sua stanza, un appartamento in uno chalet esclusivo. Non che fossero arrivati fino alla camera da letto. Una scia di vestiti segnava il percorso dalla porta al divano di cuoio su cui erano distesi.

    Gli era sempre piaciuto il lato fisico e sessuale della propria natura, ma quella notte... Nik non riusciva ancora a credere che fosse stato tutto così rozzo, una vera esplosione di desiderio da far perdere il senno. E per qualche minuto si era sentito libero, libero dal dolore, dal senso di colpa e dalla macchia untuosa lasciata dalle cose a cui aveva assistito.

    Le accarezzò la schiena con la mano, indugiando con le dita sulla curva delle natiche. Inspirando il suo profumo, desiderò disperatamente chiudere gli occhi, ma per qualche motivo ogni volta che ci pensava il suo sguardo era attirato verso l'altro lato della stanza dove, sebbene fosse troppo buio per vedere, sapeva che c'era il suo telefono, che gli era scivolato dalla tasca.

    Come sapeva che stava per vibrare?

    Poi successe.

    Abbassò lo sguardo per vedere se il suono aveva disturbato la donna addormentata e ogni muscolo del suo corpo si contrasse violentemente per lo shock e il gelido orrore, intrappolandogli in gola il grido di terrore viscerale. Non stava osservando una donna calda e bellissima, ma il volto pallido e immobile del suo miglior amico. Il corpo che teneva non era caldo, non respirava, ma era freddo e immobile, gli occhi non erano chiusi, ma aperti e lo fissavano vitrei!

    Quando si svegliò all'improvviso, senza fiato, non era nel suo letto, ma inginocchiato sul pavimento, madido di sudore, e tremava come se fosse febbricitante, cercando di respirare. Lo sforzo di mandare ossigeno nei polmoni delineava ogni muscolo e ogni tendine della sua schiena possente mentre batteva i pugni chiusi sulle cosce dure come roccia. Il grido che gli artigliava la mente gli rimase bloccato nella gola infiammata mentre lottava per tornare alla realtà.

    Finalmente ci riuscì e allora si sentì... be', né meglio né peggio delle altre innumerevoli volte in cui si era svegliato in preda allo stesso incubo.

    Lentamente Nik si alzò in piedi senza la consueta fluidità dei movimenti e con il corpo atletico che tanti invidiavano, e bramavano perfino di più, che rispondeva lentamente ai comandi mentre attraversava barcollando la stanza in direzione del bagno, dove aprì al massimo il rubinetto del lavabo e infilò la testa sotto il getto d'acqua fredda.

    Le dita strette sul bordo nascondevano una realtà che non voleva ammettere: gli tremavano le mani. Ma quando si raddrizzò non poté non notare la propria immagine riflessa nello specchio. Se la paura viscerale era temporaneamente accantonata, la sua ombra gli restava negli occhi.

    Nemmeno la doccia scacciò del tutto l'ombra, ma lo rianimò. Controllò l'ora. Quattro ore di sonno erano troppo poche, ma l'idea di tornare a letto, probabilmente per rivivere il sogno, non l'attirava.

    Cinque minuti dopo il sistema di sicurezza ronzò, lasciandolo uscire dall'edificio. Il portiere gli augurò una buona corsa quando esitò, anche se doveva pensare che il tizio dell'attico che andava regolarmente a correre prima dell'alba fosse pazzo. Forse aveva ragione, pensò cupamente Nik, sollevando il cappuccio della felpa contro la pioggia.

    Come sempre, l'esercizio fisico gli schiarì le idee, così quando, sbarbato e vestito, diede una scorsa alle e-mail, gli orrori della notte erano stati scacciati, o almeno ignorati. Aveva altre cose su cui concentrarsi, cose che non riguardavano i messaggi sul telefono. Dopo aver notato con una smorfia l'identità di chi aveva chiamato, lo infilò in tasca.

    Anche senza leggerlo, sapeva che era un promemoria per la cena che la sorella avrebbe organizzato quella sera, quella a cui aveva accettato di partecipare in un momento di debolezza. Con Ana era più facile dire di sì, perché il no era una parola che non capiva, almeno quando riguardava il fratello minore.

    Rallentò quando raggiunse un'altra serie di semafori e soffocò un sospiro, cercando di scacciare il pensiero del ricevimento di quella sera e dell'inevitabile candidata alla posizione di moglie, o almeno di fidanzata, che sarebbe stata seduta al suo fianco.

    Amava la sorella, ne ammirava il talento e la capacità di destreggiarsi fra una carriera come stilista e il ruolo di madre single. Era disposto ad ammettere che aveva molte buone qualità, ma purtroppo riconoscere la sconfitta non rientrava fra queste.

    Con parte dell'attenzione sul traffico intenso, cercò di non pensare alla serata, ma forse a causa della notte tormentata, la prospettiva di essere cortese con una delle donne affascinanti che gli presentava regolarmente la sorella gli opprimeva la mente.

    Ana era convinta che quando avesse trovato l'anima gemella tutti i suoi problemi si sarebbero risolti. Non era sicuro di crederlo davvero e sebbene a volte trovasse dolce quel roseo ottimismo, di solito dopo una bottiglia di vino, perlopiù lo irritava notevolmente.

    Diavolo, se avesse considerato l'amore una cura per tutti i mali sarebbe stato in giro a cercarlo in quel momento, ma nel suo caso la ricerca sarebbe stata vana. Era disposto ad ammettere l'esistenza del vero amore, ma lui non riusciva a vederlo.

    Non era un problema. Almeno non avrebbe mai dovuto vivere la fine di una storia d'amore. Sarebbe stato difficile trovare due persone più civili della sorella e del suo ex, ma aveva visto la loro separazione e poi il divorzio, ed era stato velenoso! La cosa peggiore della separazione era stata la figlia nel mezzo. Per quanto ci si sforzasse di proteggerli, e loro ci avevano provato, i figli ne erano influenzati.

    Avrebbe accettato il semplice desiderio fisico ogni giorno della settimana, e in quanto a invecchiare da solo, di sicuro era molto meglio che invecchiare accanto a qualcuno di cui non si sopportava la vista!

    Sì, poteva ammettere che c'erano matrimoni felici, ma erano l'eccezione alla regola.

    L'auto percorse qualche metro prima di fermarsi di nuovo e qualcuno più avanti nella fila di auto ferme suonò il clacson per la frustrazione. Nik alzò gli occhi al cielo e il suo cipiglio si rilassò quando vide il volto illuminato dalla luce al neon sul cartellone pubblicitario sull'altro lato della strada.

    L'agenzia pubblicitaria doveva appartenere alla vecchia scuola. Non c'era niente di sottile nel messaggio che trasmetteva, solo una chiara fantasia rivolta agli uomini. Usate la marca di un prodotto per il viso contro il seno generoso della donna in bikini e anche voi avrete una donna altrettanto bella e poco vestita che si getta fra le vostre braccia.

    Non quella... Storse la bocca in un sorriso sardonico. Probabilmente era uno dei pochi che sapevano che quel particolare oggetto della fantasia maschile aveva una relazione omosessuale segreta. Segreta, non perché Lucy si preoccupasse dell'impatto negativo sulla propria carriera, ma per l'accordo che la coppia aveva stretto con il futuro ex marito della sua compagna Clare. L'uomo non avrebbe contestato il divorzio se le donne non avessero resa pubblica la loro relazione fin dopo la chiusura del contratto multimilionario che stava negoziando con una società che aveva costruito il proprio marchio sui valori familiari.

    Forse, rifletté Nik, se l'uomo avesse dedicato al matrimonio lo stesso tempo che dedicava agli affari sarebbe stato ancora sposato? Dopotutto, se si credeva a tutto quello che si leggeva, mantenere un buon rapporto richiedeva tempo, energia e duro lavoro. L'energia non era un problema, ma non se il sesso diventava duro lavoro... No, il matrimonio non faceva per lui.

    Un altro colpo di clacson, questa volta alle spalle, lo scosse da quelle fantasticherie. E all'improvviso ebbe un'illuminazione. Come tutte le buone idee, era molto semplice. Perché non ci aveva pensato prima? Parare gli incessanti tentativi della sorella di trovargli una moglie presentandosi con una compagna e comportandosi come un uomo innamorato.

    Sorrise all'idea che lo guardava dall'alto... Lucy Cavendish era in città? In tal caso, l'idea avrebbe solleticato il suo senso dell'umorismo? Senza contare che avrebbe fatto appello alla sua coscienza. Dopotutto, glielo doveva, visto che le

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