Fascino italiano: Harmony Destiny
Di Ann Major
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Un italiano sexy e carismatico, una bollente storia d'amore nata sotto il sole della Costiera Amalfitana. Cos'altro avrebbe potuto desiderare Regina Tomei? Nulla se non perdersi in quegli occhi intensi e tempestosi e nel mistero che quell'affascinante straniero porta con sé.
Lui è un principe. Questo è il suo segreto. Il Principe Nico Romano è un uomo potente e ricchissimo, erede di un'antica monarchia e destinato a sposare una donna dal sangue blu. Regina non può più farsi illusioni. La loro storia non ha futuro. Meglio allora godersi quei tre giorni di folle passione e dimenticarlo subito dopo. Il problema è soltanto uno: come riuscirci?
Ann Major
Nonostante sia un'autrice di successo, confessa che scrivere per lei non è affatto un'esperienza facile.
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Fascino italiano - Ann Major
successivo.
1
Amalfi, Italia.
Pochi giorni ancora e poi avrebbe dovuto lasciare quel paradiso terrestre. Le erano rimaste tante cose da vedere e pochissimo tempo a disposizione. Perché allora se ne stava seduta fuori da quel bar a perdere tempo prezioso, invece di andare a visitare le innumerevoli cattedrali e le antiche ville romane sparse lungo tutta la Costiera Amalfitana? Perché si era prestata a quel gioco di seduzione con un perfetto sconosciuto?
Che cosa stava facendo?
Sotto il sole splendente di quel pomeriggio di luglio inoltrato, Regina Tomei si godeva la brezza del mare, pensando che al suo rientro in Texas avrebbe trovato ad attenderla un caldo soffocante.
Con un gesto brusco sollevò il bicchiere, lo portò alle labbra e qualche goccia di Chardonnay le scivolò lungo il mento. Il blocco degli appunti che teneva sulle ginocchia cadde per terra, ma non si preoccupò di raccoglierlo. Era più interessata a guardare l'uomo seduto all'interno del bar.
Chi aveva detto: posso resistere a tutto, tranne alle tentazioni?
Notando la sua occhiata, lo sconosciuto smise di chiacchierare con l'amico e sollevò la bottiglia di birra, simulando un saluto, poi bevve un lungo sorso, fissandola e a lei sembrò che la stesse spogliando con gli occhi.
Senza accorgersene, Regina si portò una mano alla bocca, poi alla gola, come se quel gesto le servisse a nascondersi. Un'ondata di calore le incendiò il viso come se all'improvviso il sole fosse diventato troppo caldo. Cercando di sembrare naturale e disinvolta, si guardò intorno, giocando con la croce d'oro che le pendeva dal collo e che aveva acquistato in un bazar di Ravello, Illusions, proprio dietro il suo albergo.
Non era sua abitudine sedersi ai bar e ammiccare a dei perfetti, per quanto affascinanti, sconosciuti. Il suo passatempo preferito era girare per le strade e curiosare tra le vetrine, come una qualsiasi turista che si trova nella Divina Costiera.
Vattene, si disse, corri.
L'uomo bevve un altro sorso di birra, poi osservò con interesse la gardenia che Regina aveva tra i capelli. D'istinto lei si portò una mano alla testa e sfiorò quei petali di velluto con delicatezza.
Si ricordi di non toccare il fiore, signorina, altrimenti i petali si scuriranno.
Nervosa, posò la macchina fotografica sul tavolino, stropicciò il tovagliolo con le dita e tornò a guardare quell'estraneo che aveva catturato il suo interesse. Forse era soltanto la sua immaginazione, ma l'azzurro dei suoi occhi era così luminoso da confondersi con le acque del Golfo di Salerno che si stendeva alle sue spalle. Era questo che l'aveva incantata?
Conscia degli occhi di lui che la seguivano a distanza, arrossì un'altra volta e finse d'interessarsi all'obiettivo della sua macchina fotografica.
L'amico che era al tavolo con Mister Fascino aveva osservato la scena in silenzio, poi, sorridendo divertito, si era alzato per congedarsi. Sapendo che sarebbe passato davanti a lei, Regina aveva abbassato il viso, ma la risata sommessa di quel tipo basso e grassottello le era arrivata alle orecchie a significare che non gli erano sfuggiti i loro sguardi d'intesa.
Regina si concentrò sugli aloni che il bicchiere di vino aveva lasciato sul tavolino di ceramica.
Regola numero uno: le donne intelligenti che viaggiano da sole per il mondo, non cedono alle lusinghe di sconosciuti solo perché appaiono belli, desiderabili e amichevoli. Soprattutto non li rimorchiano nei locali, nemmeno in quelli più esclusivi, raffinati e pieni di turisti.
Avrebbe dovuto prendere la macchina fotografica, alzarsi e andarsene, anzi... correre. Come aveva fatto la notte prima, quando lui l'aveva seguita fin dentro quello stesso bar. In fondo, non aveva idea di che genere di persona fosse quell'uomo.
Per quello che ne sapeva, poteva essere un gigolò, o peggio, un serial killer.
La parola gigolò restò sospesa nella sua mente. Quel tipo biondo che prima era seduto con lui era forse il suo procacciatore di affari? Ma i gigolò avevano degli intermediari di quel genere? Non lo sapeva.
Ricordò di aver visto Mister Fascino il giorno prima su una Maserati rossa decappottabile in compagnia di una donna più anziana dai capelli color platino, il trucco pesante e una sciarpa di chiffon arancione intorno al collo. Regina l'aveva notata perché aveva parcheggiato proprio davanti al negozio Illusions.
Dalla guida dell'automobile era scesa la proprietaria del negozio che le aveva venduto la croce, il quadretto romantico raffigurante un ragazzo dai capelli neri che giocava sulla spiaggia, l'audace biancheria intima di pizzo rosa e nero, un vestito provocante e i sandali bianchi che indossava in quel momento.
Il pomeriggio precedente non aveva dato peso a quell'anziana signora che lo aveva portato via dalla spiaggia per condurlo su un enorme yacht bianco chiamato Simonetta e poi lo aveva baciato insistentemente sulle guance abbronzate. E non si era nemmeno chiesta perché quella signora si fosse dimostrata tanto riluttante a lasciarlo andare via.
Nel momento in cui si era accorta dello sguardo di Regina, la donna le aveva rivolto un sorriso raggiante, mentre lui aveva interrotto di colpo l'abbraccio.
Adesso però quella scena aveva assunto ai suoi occhi un significato diverso. Possibile che quel tipo fosse davvero un gigolò?
Quel giorno stesso aveva notato un'altra signora di mezza età dal portamento regale, seduta a bordo di una Ferrari nera con al dito un brillante grande come un cubetto di ghiaccio. Anche lei lo aveva baciato sulle guance con lo stesso calore, ma aveva un'espressione più autorevole della prima e gli aveva ordinato di salire in macchina con aria imperiosa.
Con gli occhi di quello sconosciuto addosso, Regina si sentì più nuda di quanto non fosse.
Di solito ad Austin si vestiva in modo diverso, più sobrio, meno frivolo, adatto a una giovane donna avvocato che passa la maggior parte del tempo nei tribunali.
Ironia della sorte, era stata proprio quell'anziana signora di cui ignorava il nome a suggerirle di acquistare un vestito leggero, più adatto al clima estivo e di sciogliersi i capelli trattenuti dalle forcine.
«È davvero graziosa, signorina, con i capelli che le incorniciano il viso. Dovrebbe appuntarsi un fiore tra le ciocche, un fiore speciale di una pianta speciale, e vedrà che le porterà fortuna. Troverà il ragazzo adatto a lei. Avanti. Venga con me. Mi segua.»
Era tanto evidente che Regina non avesse un fidanzato, o un amante?
In silenzio aveva seguito fuori dal negozio la signora avvolta da una voluminosa sciarpa arancione che le sventolava sul petto ancora formoso. I suoi passi erano stati accompagnati da un tintinnio di braccialetti. Avevano percorso un sentiero di ciottoli, poi erano sbucate in una corte interna che ospitava una statua di marmo rappresentante Cupido e un grande cespuglio di gardenie in piena fioritura.
«Questa pianta fiorisce tutto l'anno. Può venire a prendere un fiore tutti i giorni, finché resterà qui, se vuole. Le assicuro che avverrà un miracolo» le aveva annunciato quella stravagante signora con gli occhi celesti, luminosi e buoni.
Incuriosita e piacevolmente sorpresa, il giorno precedente Regina aveva colto un fiore e quella mattina era andata a prenderne un altro.
Sollevò lo sguardo verso il cielo. Il sole stava tramontando, tingendo di arancio le ville e gli alberghi arroccati sulla scogliera. Presto Amalfi sarebbe sembrata un presepe, illuminata dalle luci artificiali e dallo scintillio dell'acqua del golfo che rifletteva i raggi della luna. Quando il sole svaniva dietro l'orizzonte e la notte ammantava la costiera, non si poteva fare a meno di restare incantati perché era sempre uno spettacolo diverso e meraviglioso e Regina aveva imparato ad apprezzare l'ora del tramonto.
Aveva sempre considerato la Costiera Amalfitana un territorio da visitare e, sensibile alla suggestione dei luoghi, quel viaggio aveva rappresentato per lei qualcosa di unico ed esaltante.
Riprese in mano la guida e scorse gli appunti che aveva trascritto. Avrebbe dovuto ammirare lo splendido paesaggio, le rocce che scendevano a picco sul mare, riempirsi lo sguardo di quei colori intensi e suggestivi, osservare l'architettura delle antiche residenze romane, invece di divorare con gli occhi un uomo che forse vendeva il proprio corpo per vivere.
Probabilmente non puoi nemmeno permettertelo.
Oh, mio Dio!
Se era davvero un gigolò e la guardava con tanta intensità, significava che quell'uomo credeva di vedere in lei una possibile cliente.
Bevve un altro sorso di Chardonnay. Aveva la gola secca e la testa confusa.
Non aveva mai contemplato l'idea di dover pagare un uomo per godere della sua compagnia. I gigolò erano dei disperati travestiti da uomini affascinanti e sicuri di sé, che accettavano soldi da donne sole e di una certa età.
Se solo avesse voluto, avrebbe potuto permetterselo, ma non faceva parte dei suoi piani. Ad Austin era considerata una persona molto perbene, una donna assennata, corretta e... autoritaria. Molto determinata, aveva sempre raggiunto i suoi scopi, sorprendendo anche i suoi familiari per la forza di volontà e la tenacia con le quali affrontava gli ostacoli.
«Sei maledettamente controllata e frigida» l'aveva accusata Bobby quando lei aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio.
«Per favore, non diventare volgare e cattivo» aveva replicato lei.
«Restituiscimi l'anello!» Nel tentativo di sfilarglielo, lui le aveva fatto male al dito. «Se cercassi di riconquistarmi, ti riderei in faccia.»
«Ah, sì? E quando mai avrei cercato di conquistarti? Ti ho dato il mio biglietto da visita a quella festa perché volevo lavorare nella società di tuo padre.»
«E, guarda caso, lui ti ha assunta. Sarai anche un bravo avvocato, ma sei una grande bugiarda.» Bobby si era alzato con un gesto rabbioso ed era uscito dal loro ristorante di sushi preferito, sbattendo la porta alle sue spalle e lasciando Regina sola, davanti a un piatto enorme di anguille, gamberetti e caviale, senza più appetito e con il conto da pagare.
Una bugiarda? In effetti un paio di volte aveva finto di avere un orgasmo, ma solo per farlo contento.
Che cosa sarebbe successo se un bravo gigolò avesse fatto da maestro a una ragazza desiderosa di imparare qualche trucchetto per essere più sensuale a letto?
Susana, la sua sorella minore, aveva tentato di consolarla. «Sei andata con la persona sbagliata e poi Bobby non mi è mai piaciuto. Chi non dovrebbe fingere di avere un orgasmo con un uomo che pensa solo a se stesso? Comunque dovresti cercare di essere più intuitiva e non dovresti comandare a bacchetta gli uomini.»
Proprio lei, Susana, una casalinga che le aveva rubato l'unico uomo che Regina avesse mai amato, Joe, le dava dei consigli. Aveva abbandonato gli studi eppure era diventata lei la sorella affermata, sicura di sé, soddisfatta.
Facile! Aveva fatto diventare i loro genitori nonni di tre adorabili bambini.
«Non sono autoritaria.»
«Comunque, evita di far vedere ai tuoi fidanzati