L uomo dei desideri: Harmony Destiny
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L uomo dei desideri - Sarah M. Anderson
successivo.
1
Rispose al primo squillo, come sempre. «Daniel Lee.»
Non era un numero che conosceva. Ma la voce sì. «Lee... Lo sapevo che prima o poi ti avrei scovato.»
«Brian» rispose Daniel, cercando di sembrare sicuro di sé.
Brian White aveva scoperto Daniel durante una manifestazione politica alla Northwestern University e gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. Avevano collaborato per anni in varie campagne politiche. Brian era un uomo privo di scrupoli o senso etico. Di conseguenza vantava una comprovata esperienza nel riuscire a far eleggere a cariche pubbliche candidati discutibili.
«Come stai?» chiese Daniel, per prendere tempo.
Se Brian lo aveva chiamato poteva significare una sola cosa. Gli avevano chiesto di gestire l'ennesima campagna politica, e voleva il proprio braccio destro al suo fianco. Non gli importava che Daniel Lee si fosse ritirato dalla politica e avesse espresso chiaramente la volontà di non tornare sui suoi passi.
«Ho un lavoro per te» dichiarò Brian, sicuro.
Era difficile sorprendere Daniel Lee. I segreti erano il suo mestiere. Quindi non era poi così stupito che Brian lo avesse contattato. Quello che lo sorprese fu la sua reazione fisica.
I nemici politici lo definivano un uomo senz'anima, eppure un attacco di ansia gli attanagliò lo stomaco, ansia che solo lontanamente poteva ricondurre a un senso di colpa.
«Io ho un lavoro, Brian.»
«Gestire il reparto marketing di un birrificio? Andiamo, Lee. Sappiamo entrambi che sei sprecato lì.»
Daniel sbuffò. Brian non ne sapeva nulla di affari, né cosa fosse la lealtà. Daniel non gestiva solo il reparto marketing di un birrificio, gestiva un'impresa familiare. Non faceva Beaumont di cognome, ma era comunque uno di loro.
Ogni volta che pensava alla sua posizione al Birrificio Beaumont – vice presidente, dopo il fratellastro Zeb Richards – desiderava quasi che il nonno, Lee Dae-Won, avesse potuto vivere abbastanza a lungo da vederlo in quel posto che gli spettava, anche se non era l'azienda dei Dae-Won. «Te l'ho detto che sono fuori dalla politica.»
Mentre parlava iniziò a fare delle ricerche. Per chi lavorava Brian adesso?
«Sì, sì, l'hai detto. Sappiamo entrambi, però, che non dicevi sul serio. Stavolta ci divertiremo... abbiamo carta bianca.» Seguì una pausa. «L'hai già trovato?»
Maledizione. Brian lo conosceva talmente bene da sapere che stava già svolgendo delle ricerche. «Potevi dirmelo» disse appena trovò la pagina.
Il senatore del Missouri si dimette per lo scandalo; tutte le rivelazioni delle escort trans.
Missouri? Gli si accapponò la pelle. Brian non poteva seriamente pensare...
«Clarence Murray vuole assumerti per lavorare alla sua campagna per l'elezione a senatore del Missouri dopo il ritiro disonorevole del senatore Struthers.» In qualche modo Brian ce la fece a sembrare entusiasta.
Non era facile stupire Daniel, ma per un attimo ci riuscì.
«Mi prendi in giro.» Non erano passati nemmeno due anni da quando Daniel aveva distrutto Clarence Murray durante la scalata al ruolo di governatore del Missouri. «Murray è pazzo.»
«Può darsi, ma ha molti finanziatori importanti.» La voce di Brian era diventata piatta, e non era un buon segno.
«Dopo quello che gli abbiamo fatto due anni fa credi ancora che verrà eletto?» Tuttavia mentre lo chiedeva sapeva già la risposta.
«Non spetta a me decidere se sia adatto o meno al ruolo. Lui e i suoi finanziatori credono di sì, quindi tocca a me formare una squadra che lo faccia eleggere. È qui che entri in gioco tu.»
Daniel continuò a fare ricerche. A quanto sembrava Murray aveva trascorso gli ultimi due anni nell'ombra a ricostruirsi una base di sostenitori. Clarence Murray credeva nel fuoco eterno. Sapeva gestire bene le aree cristiane del sud e aveva una solida base evangelica. Ma il suo era un credo estremista e non avrebbe mai raggiunto un'ampia parte della popolazione.
«No» rispose a Brian.
«Andiamo, Lee, sarà divertente. Ho già sentito dire che i democratici sono convinti di vincere.»
E alla fine eccola lì, a metà della lista dei risultati di ricerca. Daniel riconobbe quel titolo, era stato proprio lui a scriverlo. Aveva scelto quella foto perché la faceva apparire orribile, quasi avesse il doppio mento. Rivederla fu come un pugno allo stomaco.
La figlia di Murray è incinta. Chi è il padre del bambino?
Clarence Murray poteva aver avuto manie di grandezza e aver pensato di essere il politico prescelto da Dio. Tuttavia alla fine era stata la gravidanza della figlia a costargli l'elezione. Una figlia incinta e nubile.
Christine Murray.
Perché era stato Daniel a renderla oggetto della campagna elettorale.
Tutto era lecito in amore e in guerra... e in politica. Per anni Daniel era stato al gioco, come tutti. A volte i suoi candidati perdevano. Di solito vincevano. Ogni volta che aveva lavorato a una campagna era diventato sempre più bravo nello scovare segreti. E se i candidati ne avevano pochi allora Daniel non li inventava, però aveva sempre trovato qualche briciolo di verità che potesse essere fatto somigliare a uno scandalo. Nessuno era santo.
Nemmeno Daniel.
Lesse l'articolo su Christine Murray, l'ansia che gli attanagliava sempre più lo stomaco, come un serpente pronto a colpire. Non gli sembrava possibile sentirsi così male per quello che aveva fatto. Era la prima volta che gli capitava. Eppure, mentre guardava le sue foto online e le didascalie che non era stato lui a scrivere, dovette affrontare la verità: aveva fatto una cosa terribile a una spettatrice innocente.
«Sai che andranno a cercare ancora sua figlia.»
Per quanto potesse risultare strano sembrava proprio che alla veneranda età di trentaquattro anni Daniel Lee avesse sviluppato una coscienza.
Christine Murray aveva ventiquattro anni quando il padre si era candidato come governatore. Da quello che Daniel era riuscito a scoprire non viveva più a casa dal momento in cui era andata al college, a diciotto anni. Dopo la morte della madre aveva avuto un'adolescenza difficile, la classica figlia del predicatore, a quanto pareva, però, si era stabilizzata in fretta. Aveva ottenuto una laurea in economia. A detta di tutti aveva poco a che fare con il padre. Si era fidanzata e poi era rimasta incinta. Di per sé non c'era nulla di scandaloso in questo.
Se non fosse che suo padre faceva perno sulla fede e sui valori familiari, e una figlia single e incinta era esattamente il tipo di argomento di cui Daniel si era servito per mettere Clarence Murray fuori gioco.
Aveva trascinato quella ragazza nel fango. Quando il fidanzato l'aveva lasciata, Daniel ne aveva approfittato.
«Non mi preoccuperei di lei» disse Brian, con aria compiaciuta. «Ho un piano. Ma ho bisogno di te al mio fianco. Che ne dici... in memoria dei vecchi tempi?»
Gli si rivoltò lo stomaco. Non c'era da stupirsi se non aveva avuto una coscienza per così tanto tempo.
Christine Murray lo fissava da dozzine di foto sullo schermo del computer. Capelli color rame, formosa, con grandi occhi azzurri: era bellissima, se non fosse che in ogni scatto sembrava un cervo selvatico messo all'angolo da un branco di lupi famelici.
«Non posso aiutarti» dichiarò a Brian. Non poteva. Non si era sentito uno schifo a lavorare per sconfiggere Clarence Murray. Quell'uomo non era adatto a governare.
Ma Christine Murray?
«Lee, smettila di scherzare. Sarà un bagno di sangue, e ho bisogno di te. Nessuno è in grado di scovare segreti come sai fare tu.»
«Buona fortuna con il tuo candidato» gli disse. «Io me ne chiamo fuori.»
Brian esitò. «È solo per via di Murray?»
«No. Sono fuori dai giochi. Non richiamarmi.»
«È un ordine?» Brian riacquistò un tono acuto, il che era un brutto segno. «Perché credevo fossimo amici, Lee. Credevo fossimo amici di vecchia data.»
Daniel non era un idiota. Riusciva a cogliere una minaccia. E una campagna politica implicava valicare il labile confine tra ciò che era legale e quello che non lo era, tra l'etico e l'immorale. A nessuno importava della morale.
Comunque la minaccia di Brian non andò a segno. Non poteva metterlo nei guai senza ritrovarcisi lui per primo.
«Tiferò per te da bordo campo.» Mentre Daniel pronunciava quelle parole gli occhi di Christine Murray continuavano a fissarlo dallo schermo.
Due anni prima si era reso conto di quanto fosse bella. Un uomo doveva essere cieco per non accorgersene. Ma aveva ignorato quell'attrazione. Sarebbe dovuto riuscirci anche adesso. Una cosa basilare e sconveniente come il desiderio rovinava sempre tutto.
«Stai commettendo un errore, Lee.»
«Ho un'attività da mandare avanti. Però è stato bello sentirti, Brian.» Detto questo riagganciò. Cercò di concentrarsi sugli ultimi dati della campagna pubblicitaria per il lancio di una nuova birra artigianale della Beaumont. Per una volta, però, non ci riuscì.
Si ritrovò a fissare le foto di Christine Murray mentre vagliava le varie possibilità. Si ritrovò ingenuamente a sperare che l'avversario del padre di Christine la lasciasse fuori da quella storia. Tornò ai risultati della ricerca. Non c'era molto. Un annuncio sulla nascita della bambina. Una pubblicità che suggeriva che Christine avrebbe firmato per la prossima stagione di Ballando con le stelle, tuttavia era un articolo dell'anno precedente. Ovviamente non aveva partecipato al programma.
Scavò più a fondo e trovò quello che stava cercando: una piccola biografia con la classica foto allegata al sito web di una banca di Denver. Doveva essere lei, quegli occhi azzurri erano inconfondibili. Lavorava in banca come responsabile prestiti. E si trovava a Denver? Daniel era fuori dal giro da troppo tempo... non si era reso conto di averla così vicina.
Christine non c'entrava nulla con il padre, soprattutto se aveva vissuto a Denver nell'ultimo anno e mezzo. Forse non l'avrebbero trascinata in mezzo.
Daniel, però, sapeva che le cose non funzionavano così. L'artefice della campagna dell'avversario avrebbe studiato tutti i dettagli. Avrebbe impiegato dodici secondi a reperire ogni informazione utile su Clarence Murray, e quando ci fosse riuscito Christine sarebbe stata in cima alla lista.
Le avrebbero dato nuovamente la caccia.
A Daniel non piaceva sentirsi in colpa. E non avrebbe dovuto interessargli.
Fissò la minuscola foto sul sito web della banca. Non sembrava angosciata in quella foto. Ma comunque appariva cauta. Sembrava una donna convinta del fatto che pubblicare foto in Internet fosse un invito ad abusarne.
Se Daniel avesse nutrito la benché minima certezza sulla possibilità che Clarence Murray fosse realmente dedito alla spiritualità si sarebbe potuto convincere che avrebbe fatto di tutto per proteggere la figlia.
Brian White, però, non avrebbe permesso che questo accadesse. Christine Murray rappresentava un ostacolo. Daniel avrebbe scommesso una bella cifra – e di soldi da scommettere ne aveva parecchi – che Brian si sarebbe servito di lei. L'avrebbe usata come esempio per dimostrare che Clarence Murray non faceva del nepotismo e si atteneva ai principi in cui credeva.
Daniel sollevò la cornetta e compose il numero dell'ufficio direzione. «Sì?» rispose Zeb. «Hai quei numeri?»
Daniel non avrebbe dovuto farsi coinvolgere. Tuttavia due campagne politiche ben finanziate e spietate stavano per abbattersi su Christine Murray.
«Non ancora. Devo assentarmi dall'ufficio per un po', credo un paio d'ore, forse di più.»
Zeb rimase in silenzio un attimo. «Tutto bene?»
Avevano un rapporto ambiguo: in parte erano estranei, in parte capo e dipendente, in parte fratelli. I legami familiari mettevano a disagio entrambi. «In teoria sì. Se le cose dovessero cambiare, però, te lo farò sapere.»
Zeb rise. «Mmh, rassicurante. Buona fortuna.»
«La fortuna non c'entra in questo caso.»
Il che non cambiava il fatto che gliene sarebbe servita molta.
Christine Murray guardava sognante il bricco del caffè nella sala ristoro. Le serviva qualcosa di più forte del tè verde, ma aveva imparato sulla propria pelle che se avesse bevuto caffè a quell'ora e poi avesse allattato Marie prima di metterla a letto la bambina sarebbe rimasta sveglia tutta la notte.
Non che dormisse, comunque. Le stavano spuntando i dentini, di nuovo, e Christine non poteva far altro che cercare di non impazzire e arrivare incolume al weekend, quando almeno avrebbe potuto schiacciare un pisolino appena la bambina si fosse addormentata, nel pomeriggio.
In giorni come quello ringraziava il cielo per essere un'addetta ai prestiti anziché una cassiera, un lavoro che le aveva consentito di pagarsi il college. Quel giorno, però, non si sentiva affatto di buon umore.
Con la tazza di tè in mano si accomodò alla scrivania e fissò il computer senza in realtà vedere nulla. Si concesse un attimo per pensare ai vari e se. E se Doyle, il suo fidanzato, le fosse rimasto accanto durante l'ultima campagna di suo padre? E se si fossero sposati come avevano stabilito? E se qualcuno l'avesse aiutata con Marie?
Be', se doveva sognare l'impossibile avrebbe anche potuto impegnarsi al massimo. E se sua madre non fosse morta? E se suo padre non avesse intrapreso un viaggio visionario verso la politica negli ultimi quindici anni? E se fosse cresciuta