Il ladro gentiluomo
Di Erin Yorke
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Info su questo ebook
Erin Yorke
È lo pseudonimo di due scrittrici di successo che lavorano insieme da alcuni anni: Christine Healy e Susan Yansick. Entrambe vivono a Long Island, nello Stato di New York, dove insegnano Storia dell'arte.
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Anteprima del libro
Il ladro gentiluomo - Erin Yorke
successivo.
1
Un incontro inaspettato
Scozia, 1858
Il pallido sole di dicembre lottava contro il crepuscolo, che calava sempre più presto, ora che l'inverno era giunto nel villaggio scozzese di Glenmuir. Le ombre della sera si allungavano, fondendosi con il colore della pietra grezza con cui era costruita la maggior parte degli edifici della zona. Le case erano semplici, addossate l'una all'altra lungo stradine accidentate il cui fondo fangoso era ormai gelato. Nonostante Natale fosse ormai prossimo, uno sguardo superficiale non avrebbe colto particolari motivi per essere allegri in quella zona desolata, ma se lo si osservava meglio, Glenmuir non era poi un luogo così tetro.
Il fumo dei fuochi di torba si levava dai camini e la luce calda e tenue delle candele accese all'interno delle case si riversava sulla strada dalle piccole finestre con i vetri a riquadri. Profumi deliziosi aleggiavano nell'aria: provenivano dalla bottega del panettiere, impegnato a infornare leccornie di ogni tipo per soddisfare la domanda della parte più ricca della popolazione, ormai costituita soprattutto da inglesi.
La maggior parte degli abitanti di Glenmuir non poteva più permettersi quelle delizie che facevano venire l'acquolina in bocca, eppure il gruppetto di persone di mezz'età radunato di fronte all'emporio dei MacGregor sembrava pervaso da un'allegra atmosfera festiva.
I cestini per la spesa di quelle persone erano vuoti come le loro tasche, eppure sui loro visi si leggeva un'eccitata aspettativa, quantomeno insolita per gli abitanti di una delle regioni più povere della Scozia. Pareva quasi che fossero immuni dalla miseria che li circondava e che osservassero ancora il loro villaggio con uno sguardo pervaso di speranza, ricordi positivi e sano orgoglio.
Questi di certo erano i sentimenti della giovane donna che uscì dalla bottega della cucitrice, rabbrividendo nell'umidità tipica della stagione invernale. A ventiquattro anni, Blair Duncan era una ragazza di altezza media, con i capelli castani dai riflessi ramati, limpidi occhi azzurri e un viso delicato che tuttavia lasciava intuire una determinazione che spesso sconfinava nell'ostinazione.
Benché fosse intabarrata in un mantello scozzese vecchio e scolorito, sotto il quale si intravedeva un vestito marrone alquanto consunto, non c'erano dubbi che quei pesanti indumenti nascondessero una figura snella e femminile.
Gli abitanti del villaggio la videro arrivare dalla strada principale e seguirono con sguardi colmi di rispetto il suo avanzare verso l'emporio dei MacGregor.
«Oh, ecco la piccola Blair! Che ragazza deliziosa» mormorò intenerita la signora MacNab, un tipo materno, con i capelli grigi e una figura rotondetta, che aveva allevato nove figli vivaci e chiassosi.
«Ed è anche coraggiosa come suo padre» aggiunse Ian Ferguson, l'espressione del viso solitamente tetra che si illuminava di un caldo sorriso. «Altri signori delle Highlands hanno venduto le loro terre, ma Jaime Duncan non era tipo da cedere alle lusinghe degli inglesi. Il vecchio padrone era un vero scozzese, fiero del suo nome e della sua gente. Per lui accettare sterline inglesi sarebbe stato come arrendersi al nemico.»
«Peccato che ci siamo resi conto del prezzo che ha dovuto pagare solo dopo la sua morte» commentò il cugino di Ian, Charles, scuotendo la testa. «Alla povera Blair sono rimasti solo un fazzoletto di terra e una casa mezza vuota.»
«Se anche lo avessimo saputo, Charlie, che cosa avremmo potuto fare?» obiettò Ian.
A quel punto, era difficile mantenere l'umore allegro di poco prima: prendere atto della situazione in cui si trovava il villaggio portava sempre uno strascico di amara tristezza.
«Per fortuna Blair continua a resistere e si rifiuta di cedere le terre dei Duncan a qualche aristocratico inglese. Ce ne sono già tanti da queste parti... troppi.»
«In effetti, negli ultimi anni Glenmuir ha perso quasi la metà degli abitanti» convenne Charlie Ferguson. «Intere famiglie sono state cacciate dalle proprie case solo perché un nobile inglese potesse andare a caccia nella sua bella riserva. È un peccato che le Highlands piacciano tanto alla regina Vittoria: se non si fosse invaghita della nostra terra, quegli intrusi sarebbero rimasti in Inghilterra.»
«E invece gli scozzesi per sopravvivere hanno dovuto lasciare le loro terre.»
«Però abbiamo tenuto duro. Ce la caviamo, proprio come la giovane Blair» osservò la signora MacNab.
Si avvicinò agli altri e abbassò la voce, mentre la ragazza in questione continuava a camminare nella loro direzione.
«Per lei è più difficile adattarsi alla situazione perché da bambina ha vissuto negli agi e ora deve accontentarsi di poco o niente. Ha rifiutato molte offerte di gente che voleva comprare le sue terre, ma come facciamo a sapere se ne ha respinte anche delle altre?»
«Che genere di offerte?» domandò Charlie, confuso.
«Ma di matrimonio, no? Una ragazza di quell'età sogna bei vestiti, una famiglia e una casa tutta sua.»
«Questo tipo di cose non ha importanza per Blair» replicò Ian in tono sicuro. «È l'orgoglio dei Duncan che la sostiene, non il desiderio di inutili frivolezze. Dopotutto è una di noi. Perché mai dovrebbe desiderare un marito inglese?»
«Sei proprio vecchio, Ian, se non riesci a immaginare quello che una ragazza carina come Blair potrebbe volere da un bel giovanotto, inglese o meno» lo punzecchiò Charlie.
Il viso rugoso del cugino si incupì e lui non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito.
«Blair Duncan è troppo sveglia e intelligente per perdere la testa in questo modo» replicò Ian in tono di sfida. «Non credi che abbia imparato la lezione, vedendo come è andato a finire il matrimonio di Mary Connery con quel farabutto inglese di Montgomery? Appena sposati, Mary gli ha permesso di chiamare Lindsay Hall la casa che avevano costruito nella tenuta dei Connery... Un nome inglese per un'antica proprietà scozzese, roba da non credere» borbottò indignato. «E non appena la povera Mary è morta, quel furfante se ne è tornato in Inghilterra portandosi via il ragazzo. I Montgomery non si sono mai più fatti vivi finché le terre dei Connery non sono state vendute. Non si può perdere la testa per un inglese, te lo dico io: quelli non hanno sangue caldo nelle vene, non sanno nemmeno che cosa voglia dire passione» concluse sprezzante.
«Smettetela, voi due!» intervenne la signora MacNab in un sussurro scandalizzato, come se i due anziani cugini facessero parte del branco indisciplinato dei suoi figli. «Non posso credere che vi mettiate a litigare, quando Natale è così vicino. Inoltre non è il caso che la piccola Blair vi senta parlare di un argomento simile, considerati i sentimenti che un tempo nutriva per quel giovanotto.»
Decisa a mettere fine alla discussione, si voltò con un sorriso verso la ragazza, ormai giunta alla porta dell'emporio, e la chiamò a gran voce.
Blair rispose al saluto con un grazioso gesto della mano; la signora MacNab aveva una grande esperienza nel sedare risse e battibecchi tra uomini ostinati, ma mancava del tutto di discrezione. Notò divertita il sorriso amabile che rivolgeva a lei, in contrasto con l'occhiata di fuoco che lanciò ai due anziani cugini. Il suo muto rimprovero tuttavia ottenne un risultato immediato, perché questi abbandonarono il fiero cipiglio di poco prima, si tolsero il cappello e salutarono deferenti la figlia del vecchio laird.
Blair posò la mano sulla lucente maniglia di ottone del negozio e si chiese che cosa avesse provocato il diverbio tra Ian e Charlie Ferguson. Negli ultimi tempi i due erano diventati più irascibili e litigiosi che mai; certo, la vita si era fatta più dura e difficile per tutti gli abitanti di Glenmuir, e nemmeno l'arrivo imminente del Natale, con la prospettiva dei festeggiamenti nei dodici giorni successivi e in particolare il 31 dicembre, riusciva a dissipare l'umor nero e i problemi che affliggevano quella zona della Scozia.
Tale consapevolezza rafforzò la sua decisione, mentre entrava nell'emporio e osservava gli scaffali ben riforniti. Amos MacGregor era uno dei pochi abitanti del villaggio ad apprezzare l'invasione inglese: i nuovi arrivati erano esigenti ma anche pronti a spendere a piene mani, e le loro richieste si traducevano per il padrone dell'emporio in un costante flusso di denaro. Visto che traeva vantaggio dalle disgrazie altrui, MacGregor poteva ben permettersi un po' di generosità nei confronti dei suoi concittadini, decise Blair, raddrizzando le spalle in preparazione alla battaglia imminente.
Per quanto povera fosse, era pur sempre una Duncan e ci teneva a mantenere le antiche tradizioni: non possedeva molto più degli altri, ma era risoluta a rispettare le tradizioni e a distribuire agli abitanti del villaggio e delle terre circostanti dei cestini di Natale ben forniti. La sua famiglia lo aveva sempre fatto, sebbene con il passare degli anni raccogliere il necessario fosse diventato sempre più difficile.
Nei mesi appena trascorsi Blair aveva messo da parte tutto il possibile, ma ormai le sue risorse erano limitate. Il signor MacGregor non sarebbe certo morto di fame, se avesse rinunciato a qualche prodotto del suo negozio ben rifornito; doveva riuscire a convincerlo, o la stagione delle feste non sarebbe stata molto allegra per parecchi dei suoi vicini e fittavoli.
Negli ultimi anni, tuttavia, un evento inaspettato era giunto a rallegrare gli animi: un misterioso benefattore, soprannominato dalla gente del posto lo Spirito di Natale, aveva fatto doni generosi agli abitanti di Glenmuir, Blair compresa.
Lei però aveva imparato a non dipendere da fattori su cui non aveva alcun controllo: che cosa sarebbe successo, se quell'anno lo Spirito di Natale non si fosse fatto vivo?
Meglio ingoiare l'orgoglio e costringere il signor MacGregor, con le buone o con le cattive, a fare una donazione per i cestini. In quel modo avrebbe avuto la certezza di aver allietato i festeggiamenti natalizi degli abitanti di Glenmuir.
Con quell'obiettivo in mente, Blair atteggiò le labbra a un sorriso radioso e si avvicinò al bancone, una luce decisa negli occhi azzurri. Amos MacGregor la guardò costernato: era già stato vittima del fervore filantropico di quell'ostinata ragazza, e non aveva intenzione di separarsi dai suoi beni senza darle del filo da torcere.
Blair emerse dall'emporio dieci minuti dopo, il volto grazioso illuminato da un sorriso di trionfo. Aveva fatto fatica a non scoppiare a ridere, quando il signor MacGregor l'aveva spinta fuori del negozio con un evidente sospiro di sollievo,