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Il paradiso dei sensi: Harmony Collezione
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Il paradiso dei sensi: Harmony Collezione
E-book157 pagine1 ora

Il paradiso dei sensi: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lucinda Oliver, giovane arredatrice d'interni, rimane molto sorpresa quando scopre che il suo nuovo cliente altri non è che Zane Alexander, un insaziabile playboy che ha conosciuto alcuni anni prima. Lei non ha alcuna intenzione di diventare la sua ennesima conquista, ma il lavoro che le viene affidato la porta su un'isola caraibica, dove lui ha appena acquistato una splendida villa. E lì, giorno dopo giorno, Lucy deve fare i conti con un indesiderato e bruciante desiderio.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513297
Il paradiso dei sensi: Harmony Collezione
Autore

Margaret Mayo

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il paradiso dei sensi - Margaret Mayo

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Rich Man’s Reluctant Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Margaret Mayo

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-329-7

    1

    Profondi occhi blu fissarono increduli splendidi occhi verdi. I secondi trascorsero lenti. Zane fu il primo a parlare.

    «Tu!» esclamò, in tono quasi accusatorio.

    Lucinda annuì con deliberata lentezza. «Sì, io, e sono sorpresa esattamente come lo è lei» precisò.

    Solo che l’aggettivo sorpresa non era abbastanza per descrivere il suo stato d’animo. Neanche sconvolta avrebbe potuto farlo. Se avesse previsto ciò che l’aspettava, non si sarebbe mai recata lì. Zane Alexander non era sulla lista delle persone che preferiva. Aveva già lavorato per lui un paio d’anni prima, dunque sapeva che era un uomo insensibile, egoista e anche peggio!

    «Cosa ci fai qui?» domandò Zane.

    «Lei mi ha convocato» precisò Lucinda, negli occhi una luce innocente. «Ho un appuntamento.»

    «Ma tu sei... una babysitter!»

    Lucinda si permise l’accenno di un sorriso. Non che si stesse divertendo, questo no, ma vedere quell’uomo colto in contropiede le dava un indubbio piacere. «Io ero una babysitter» lo corresse. «A proposito, come sta Tim?»

    «Molto bene.»

    «E lo facevo solo per guadagnare qualcosa mentre mi preparavo per quella che sarebbe stata la mia occupazione definitiva.»

    Una ruga solcò la fronte di Zane Alexander. «Ma sono trascorsi solo due anni, tre al massimo» ragionò. «Come è possibile che tu abbia...»

    «Esperienza?» lo interruppe lei. «Mi creda, ne ho, e molta.»

    Gli occhi blu si socchiusero, un sopracciglio scuro si inarcò. Anche se Lucinda immaginava ciò che lui stava pensando, Zane non manifestò alcuna perplessità. Continuò a mantenere un freddo sorriso sulle labbra e un’espressione interrogativa sul viso.

    «Mostrami le tue credenziali» la esortò lui infine.

    Lucinda gli porse la sua cartella e si sedette mentre lui studiava il contenuto. Era un uomo dall’aspetto davvero notevole, decise osservandolo, peccato che non si potesse dire altrettanto del suo carattere. Per esempio, era un pessimo padre; lavorando per lui aveva scoperto che gli interessava sicuramente di più uscire con una delle sue numerose amiche piuttosto che dedicare del tempo a suo figlio.

    Portava i capelli corti, ma non abbastanza per tenere sotto controllo le onde ribelli. Lei era pronta a scommettere che erano l’unica cosa nella sua vita che non poteva controllare. Gli occhi avevano una bella forma, allungata, ed erano di un colore particolare, come il fumo di una ciminiera, a metà fra il grigio e il blu. Le labbra piene al momento erano strette in una linea sottile. Labbra decisamente sensuali, ammise con riluttanza.

    «Devo confessare di essere colpito» commentò Zane, chiudendo la cartella. «Inoltre mi sei stata caldamente raccomandata.»

    «Questo sarebbe un complimento?»

    «No» replicò lui, «non ho l’abitudine di fare complimenti a persone che conosco a malapena, ma credo che tu sia in grado di svolgere il lavoro che devo commissionare.»

    «Che sarebbe?» Quando l’assistente personale di Zane aveva contattato la sua segretaria per prendere un appuntamento, si era limitato a dire che si trattava di un importante progetto di arredamento per conto del signor Alexander della Revelation Holding. Il cognome non le aveva ricordato nulla, e certamente non lo aveva messo in relazione con quel signor Alexander per cui un tempo aveva lavorato come babysitter.

    Lucinda si guardò intorno con curiosità. Certamente l’ufficio non aveva bisogno di essere rimodernato, era un ambiente nuovo e immacolato. Erano stati usati i migliori materiali, e ogni dettaglio risultava attentamente studiato. E, se ricordava bene, la sua casa era del tutto simile, grande, impressionante e perfetta.

    Forse stava per trasferirsi? Aveva acquistato di recente una nuova dimora? Le possibilità erano infinite. Le restava solo da aspettare pazientemente che Zane le spiegasse perché l’aveva chiamata.

    Era davvero difficile che Zane Alexander fosse colto di sorpresa, ma quando poco prima aveva visto Lucinda Oliver entrare nel suo ufficio, era rimasto letteralmente senza parole. Per lui, anni prima, la donna era stata semplicemente Lucy, una ragazza carina ma non indimenticabile.

    Era cresciuta da allora, notò. I capelli rosso tiziano erano costretti in un nodo sulla sommità della nuca, facendo così risaltare la struttura elegante del viso e il collo lungo e sottile. Gli occhi verdi erano evidenziati da un sapiente uso del trucco, il naso piccolo e dritto ombreggiava labbra piene e seducenti.

    Si rese conto di colpo che probabilmente lei stava aspettando di avere ragguagli sull’incarico, dunque scosse mentalmente la testa nel tentativo di staccarle gli occhi di dosso. Spinse un pulsante della consolle sulla sua scrivania per far chiudere le tende, e un altro per far scendere un grande schermo che coprì quasi interamente una parete. «Sei pronta?» si informò.

    L’unica risposta che ottenne fu un lieve annuire.

    Una prima immagine apparve sullo schermo. «Questa è una proprietà che ho acquistato di recente» spiegò Zane. «È già stata ristrutturata, ma ora è necessario pensare all’arredamento più consono. Mi è stato riferito che tu sei la migliore nel campo.»

    Lucinda inarcò un sopracciglio. «Devo ringraziare chiunque abbia detto una cosa simile, anche se personalmente non credo ancora di aver raggiunto tali livelli. Dov’è la proprietà?» chiese, osservando il bell’edificio seminascosto dalle palme e stagliato contro un cielo blu tropicale. «Non in Inghilterra, ovviamente.»

    «Infatti. Volevo mostrarti il resto delle foto prima di dirtelo, comunque la villa è a St. Lucia.»

    «Nei Caraibi?»

    Aveva sgranato gli occhi, e in quel momento Zane si rese conto di quanto fossero belli. Strano che non lo avesse mai notato prima, pensò. Erano occhi molto espressivi, e rivelavano una certa apprensione. Ovviamente Lucinda era tesa. Perché doveva avere a che fare con lui? O forse perché non le era mai stato proposto un lavoro così importante, oltretutto all’estero? Le stava chiedendo troppo? «È giusto» confermò.

    «E si aspetta che io vada fin lì?»

    «Tutte le spese saranno a mio carico, naturalmente» si affrettò a precisare lui. «Ne deduco che non hai mai viaggiato per lavoro?»

    «È così.»

    «Hai forse problemi nel farlo?» chiese ancora Zane, sperando in una risposta negativa. Voleva vederla di nuovo. Lucy la babysitter non aveva significato nulla per lui. Lucinda l’architetto di interni era il sogno di qualsiasi uomo.

    Un sogno che indossava un paio di pantaloni di seta color avorio e una giacca che le evidenziava la vita sottile. Portava al collo un pendente di bronzo, e piccole sfere dello stesso materiale le ornavano i lobi delle orecchie. Insomma, Lucinda era la personificazione dell’eleganza, completamente diversa dalla ragazza in jeans e maglietta che aveva lavorato a casa sua. Ma ciò che lo allarmò di più fu il repentino desiderio che provò di toglierle di dosso quei vestiti tanto sofisticati.

    «Questo dipende» replicò Lucinda.

    «Da cosa?» volle sapere Zane, distogliendo a fatica la mente dai suoi pensieri lussuriosi. «Dal compenso che ti offrirò?»

    «Fra le altre cose» confermò lei. «Per esempio, dove alloggerò? La villa è abitabile?»

    «Certo» rispose Zane.

    «E per quanto tempo dovrei restare a St. Lucia? Io non sono abituata a...»

    «Hai dei legami familiari?» Zane la interruppe, contemporaneamente guardando la sua mano sinistra. Non vide un anello e provò uno strano sollievo, e subito si interrogò sul perché. A lui bastava che Lucinda accettasse il lavoro, la sua vita personale non gli riguardava.

    «No, nulla che potrebbe distogliermi dal mio incarico.»

    «Nessun fidanzato che avrebbe da ridire se tu ti allontanassi per qualche settimana?» insistette lui. La guardò attentamente. In poco meno di tre anni si era trasformata da una ragazza carina a una donna sofisticata e sicura di sé, pronta a dare la scalata al successo professionale.

    «Nessun fidanzato.»

    Era una nota di rimpianto quella che aveva percepito nella sua voce? Forse aveva sofferto per amore? Avrebbe voluto saperlo, ma non poteva porle domande così personali, decise Zane. E poi avrebbe fatto meglio a chiedere a se stesso perché provava quello strano interesse nei confronti di Lucinda... Perché doveva salvaguardare i suoi interessi, ecco perché, si disse. Doveva essere sicuro che avrebbe dedicato tutta la sua attenzione al progetto che le stava proponendo. «Dunque possiamo guardare le altre diapositive» affermò. «Questa sera ti porterò a cena, così avremo la possibilità di discutere dei dettagli.»

    «Perché non ne discutiamo adesso?»

    «Perché ho bisogno di verificare se io e te riusciremo a intenderci.»

    Lucinda avvertì i primi segnali di allarme. Sentì la collera montarle dentro e si convinse che i suoi occhi mandavano fiamme. Ma quando parlò, la sua voce era controllata e calma, e non rivelava che lo aveva già smascherato. «Ritiene che il miglior modo per farlo sia invitarmi a cena?» domandò. «Io non credo proprio, signor Alexander...»

    «Zane» la corresse lui.

    «Zane, d’accordo. Possiamo discutere di qualsiasi cosa adesso, in questo ufficio. Se la cosa non ti sta bene, sono in tempo per andarmene.»

    Detto ciò, Lucinda si alzò e si avviò con passo marziale verso la porta ma Zane si affrettò a raggiungerla con una sveltezza davvero sorprendente per un uomo dal fisico tanto imponente. Era alto, probabilmente quasi un metro e novanta, notò guardandolo mentre torreggiava su di lei. E aveva le spalle molto muscolose, come se trascorresse parecchio del suo tempo in una palestra.

    «Questo è un comportamento poco professionale» affermò lui.

    «Credo di non aver capito» replicò Lucinda, erigendosi a sua volta in tutta la sua altezza. Superava il metro e ottanta, e rifiutava di sentirsi intimorita. «Non è il mio comportamento sotto accusa, ma il tuo» precisò. «Ammettilo, hai dubitato delle mie capacità appena mi hai visto!» E inoltre si era fatto delle strane idee su di lei, pensò. Lo capiva dal modo in cui la guardava. E poi, aveva per caso intenzione di accompagnarla a St. Lucia? Di abitare sotto il suo stesso tetto? Una situazione pericolosa, si disse.

    «E puoi biasimarmi?»

    «Dunque le raccomandazioni non sono state sufficienti?» ipotizzò Lucinda. Cielo, quanto avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, cancellare quell’espressione altezzosa dal suo viso!

    «Mi piace prendere da solo le mie decisioni.»

    Quello era chiaro, pensò Lucinda, la mano già pronta a impugnare la maniglia della porta.

    «Non andare ancora» la fermò Zane. «Sei qui per uno scopo. Permettimi almeno di mostrarti le diapositive.» E, senza aggiungere altro, la spinse poco cerimoniosamente verso la sedia che aveva occupato fino a pochi istanti prima.

    Lucinda sentì il sangue ribollirle nelle vene. Respirò a fondo nel tentativo di calmarsi. Non aveva mai conosciuto un uomo irritante come Zane Alexander. Non le ispirava alcuna fiducia, e allora come avrebbe potuto lavorare per lui? D’altro canto, il contratto che le proponeva era sicuramente molto conveniente dal punto di vista economico. Anche solo per quell’unico motivo, sarebbe stata una pazza a rifiutarlo.

    «Ora siamo nella casa, precisamente nel salone.»

    La voce di Zane la sottrasse al filo dei suoi pensieri. Lucinda riportò la sua attenzione allo schermo. Il salone era davvero grande.

    «Ho unito due stanze» spiegò lui. «Mi piace avere molto spazio. Questa è la

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