Cuore e ragione: Harmony Jolly
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Un'isola romantica è il posto ideale per celebrare matrimoni, e forse anche per innamorarsi! Lo sanno bene le sorelle Gray.
Quando Rose Gray torna all'Isola dei matrimoni per aiutare la madre e la sorella a organizzare la prima cerimonia al resort, si trova davanti la sola persona che proprio non avrebbe mai più voluto vedere: la tenebrosa rock star Jude Alexander, l'uomo da cui è già scappata una volta. Allora, in Rose si era consumato un dilaniante scontro tra il cuore e la ragione. Se i piedi l'avevano portata lontana da lui, il suo cuore non l'aveva mai abbandonato! Che sia questa l'occasione per portare a termine ciò che hanno lasciato in sospeso?
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Cuore e ragione - Sophie Pembroke
successivo.
1
Rosa Gray ormeggiò il gommone al pontile e guardò lo specchio di mare che la separava dalla terraferma. Sarebbe stato facile risalire a bordo e tornare sul continente e, a dire il vero, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Tanto meno sua sorella Anna.
Solo che sua madre le era sembrata in preda al panico, quando l'aveva chiamata. Sancia Garcia non si era mai lasciata prendere dal panico. Non quando aveva deciso di lasciare suo marito quando Rosa aveva solo sedici anni. Non quando il nonno di Rosa era morto, tre anni prima, e le aveva lasciato in gestione il lussuoso resort sull'isola. Nemmeno quando Rosa, all'età di otto anni, si era tuffata dalla scogliera più alta de La Isla Marina e aveva rischiato di sfracellarsi sulle rocce sottostanti.
No, la mamma di Rosa era l'epitome della grazia rilassata, del lasciare che le cose si risolvessero da sole, confidando nell'universo.
Per lo meno lo era stata, sembrava, fino a quando si era trovata da sola a dover organizzare il matrimonio di una celebrità di New York, con la consapevolezza che il lussuoso resort dell'isola non fosse più così sontuoso come un tempo. Anzi. Era messo piuttosto male.
Rosa osservò l'ampio sentiero che conduceva alla villa principale nel centro dell'isola. Su entrambi i lati vi erano dei bungalow bassi e bianchi che costituivano gli alloggi per gli ospiti, tutti splendenti nella luce del sole pomeridiano.
Le sembravano in condizioni abbastanza buone. Del resto, forse aveva una visione leggermente distorta del lusso, dopo un mese trascorso in una giungla sudamericana per lavoro. O, forse, Sant'Anna aveva già sistemato qualsiasi cosa avesse ritenuto non all'altezza de La Isla Marina.
Sua sorella Anna aveva sempre creduto di poter aggiustare qualsiasi cosa, se solo avesse fatto le liste necessarie per organizzarsi e lavorato abbastanza duramente. Eppure, non era stata in grado di aggiustare la loro famiglia, no? Rosa sperava quasi che ormai vi avesse rinunciato. Se aveva imparato qualcosa da sua madre era che, a un certo punto, l'unica cosa da fare era tagliare i ponti e scappare. Non aveva senso tentare di resuscitare un qualcosa già morto.
O, nel caso di Rosa, non aveva senso sognare che la sua famiglia sarebbe stata perfetta, come quelle che si vedono negli spot pubblicitari a Natale, dove tutti sono egualmente rispettati e ascoltati. Perché allora rimanere e aspettare l'impossibile?
Questo però non spiegava perché si trovasse su quella maledetta isola. L'unica spiegazione che riusciva a darsi era che, per quanto lontano o quanto in fretta fosse fuggita, non era mai davvero riuscita a recidere del tutto quel filo sottile che la legava a sua madre, a sua sorella e perfino a suo padre.
Forse per Anna era lo stesso. Perché altrimenti la sorella maggiore si sarebbe precipitata sull'isola ad aiutare la madre che era scappata e l'aveva lasciata a occuparsi della famiglia quando era ancora una ragazza? Salvo che non fosse solo per dimostrare che era in grado di farlo.
In ogni caso, Rosa stava per scoprirlo.
Sistemò meglio lo zaino in spalla e si avviò verso la villa con passo svelto. Non aveva senso rimandare l'incontro, adesso che era arrivata. Era il momento di affrontare la riunione di famiglia.
La Isla Marina era grande poco meno di un chilometro quadrato, quindi non impiegò molto a raggiungere l'edificio che ospitava la famiglia e il personale, così come gli uffici amministrativi dell'isola. Si fermò sul sentiero e ammirò il panorama: la villa era circondata da vegetazione lussureggiante e fiori colorati. Il grande edificio bianco, con i suoi graziosi archi, le torrette e i cortili piastrellati, assomigliava più a un palazzo moresco che a una villa spagnola, ma l'aveva fatta sentire a casa più di qualsiasi altro posto. Le due torrette gemelle che ospitavano due camere da letto ? una per lei e una per Anna – da piccola le erano sembrate i luoghi più magici del mondo e, in un certo senso, era ancora così.
Era strano trovarsi di nuovo lì, senza i nonni ad accoglierla. Il nonno era morto da tre anni, e la nonna un anno prima di lui. Rosa sapeva che non si sarebbe mai abituata alla loro mancanza. Era come se una parte della sua anima avesse lasciato l'isola quando se n'era andata quella dei nonni.
Un altro motivo per cui non tornava da così tanto tempo.
Si domandò che tipo di accoglienza la aspettasse. Sancia sarebbe stata felice di vederla, come sempre. Rosa era la sua bambina, e lo sarebbe sempre stata. Poteva anche non aver raggiunto i successi accademici della sorella, né essere la sorta di figlia ragionevole che i genitori desiderano, ma Rosa sapeva che sua madre l'avrebbe sempre adorata lo stesso. E a differenza di suo padre, rispettava le sue scelte di vita, e questo significava molto, per lei.
Tuttavia Sancia non era l'unica ad attenderla sull'isola. Certo, l'aveva chiamata per chiederle aiuto, ma lei sapeva di non essere stata la prima. Sancia aveva sicuramente telefonato prima ad Anna, la figlia utile e razionale. Come sempre.
E Sant'Anna non avrebbe mai costretto la madre ad aspettare due settimane, come invece aveva fatto lei. Nonostante le differenze tra loro – ed erano davvero molte – Anna aveva mollato subito tutto, per aiutare Sancia. In propria difesa, Rosa poteva sostenere di essere bloccata nel mezzo di una foresta pluviale sudamericana, con l'obbligo di rimanervi fino al termine del lavoro richiesto dalla rivista che l'aveva assunta. Ma questo non significava che di sicuro Anna avrebbe avuto qualcosa da ridire, per quel ritardo.
Non avrebbe invece avuto nulla da commentare sulla carriera di successo di Rosa. Probabilmente la sorella non aveva nemmeno idea che i redattori delle riviste la contattavano con mesi di anticipo, pur di assicurarsi dei servizi con il suo stile particolare di fotoreporter. Rosa si stava facendo un nome, nel suo settore, anche se questo non significava niente né per Anna né per il loro padre. Tutto ciò che accadeva al di fuori delle guglie sognanti dell'élite accademica di Oxford, non aveva importanza per nessuno dei due.
Oh, be'... La Isla Marina non era grande, ma aveva un sacco di angoli nascosti e luoghi segreti. Rosa li aveva scoperti tutti nel corso degli anni. Insenature appartate e zone relax sparse tra i bungalow nelle quali avrebbe potuto scomparire, se ne avesse sentito il bisogno. E, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto prendere una delle barche dell'isola e tornare sulla terraferma, per assaporare delle tapas e una birra fresca.
Inoltre, non doveva rimanere lì a lungo. Non lo faceva mai. Il suo modus operandi era arrivare, fare ciò che andava fatto e ripartire. Aveva sempre fatto così. Le era servito molto per il lavoro e aveva la sensazione che sarebbe stato utile anche su La Isla Marina. Voleva molto bene a sua madre, ma era generalmente meglio per tutti evitare di trascorrere insieme più di un paio di settimane. Erano troppo simili per riuscire ad andare sempre d'accordo. Così come lei e Anna erano troppo diverse.
Si trattava solo di identificare gli obiettivi. Sul lavoro sapeva di quale genere di scatti fotografici aveva bisogno per raccontare la storia che aveva davanti agli occhi. Qui si trattava di rassicurare sua madre, accertarsi che tutto fosse di nuovo a posto sull'isola e poi ripartire senza sensi di colpa.
Vi era anche la possibilità che Anna avesse già svolto tutto il lavoro e, con un po' di fortuna, Rosa avrebbe potuto andarsene entro la settimana. C'era una situazione in Russia che avrebbe voluto seguire un po' più da vicino...
Provò una fitta di senso di colpa, pensando alla sorella. Quanto era disastrosa la situazione sull'isola da aver spinto Sancia a chiamare Anna? E quanto sarebbe stata arrabbiata Anna per il fatto che Rosa l'avesse lasciata da sola ad affrontare i problemi?
Il fatto era che non avrebbe avuto importanza nemmeno se Rosa fosse arrivata prima. Anna aveva sempre reso evidente di voler fare tutto da sola, a modo suo, per poi potersi sentire una martire. Quindi che senso avrebbe avuto correre?
Inoltre, di certo Sancia non aveva trascinato via Anna da qualcosa di importante. Forse la ragazza era stata solo impegnata a rispettare gli ideali accademici del padre e a rinunciare a qualsiasi parvenza di divertimento o vita sociale per fargli da madre, così come aveva fatto da quando Sancia se n'era andata, nonostante il Professor Ernest Gray fosse un uomo adulto intelligente e ovviamente capace di badare a se stesso.
Rosa non credeva che la situazione fosse cambiata, negli ultimi tre anni.
Tre anni. Davvero erano trascorsi tre anni dall'ultima volta che aveva parlato con Anna? Tre anni dalla morte del nonno? Tre anni da quando aveva urlato alla sorella una serie di verità, prima di lasciare il Paese? Tre anni che non tornava in Inghilterra né a La Isla Marina? Tre anni da... be'. Non voleva pensarci. Non voleva pensare a lui.
Erano trentasei mesi che faceva di tutto per non pensare a Jude Alexander. Non avrebbe smesso adesso.
Solo che nella sua testa era tutto collegato. Quella terribile litigata con Anna, quello che era successo con Jude, il motivo per cui aveva lasciato il Paese... E adesso, sapendo di essere sul punto di rivedere la sorella, tutto le tornava alla memoria.
Ce l'avrebbe fatta. Avrebbe raggiunto la villa, affrontato la sorella, abbracciato sua madre, accettato l'inevitabile bicchiere di vino, controllato che fosse tutto a posto e fatto piani per ripartire.
Facile.
Con un po' di fortuna.
Con un sospiro Rosa riprese a camminare. Aveva già perso più tempo del necessario, sul sentiero. L'ultima cosa che voleva era che qualche ospite del resort denunciasse la presenza di una ragazza sospetta che gironzolava nel verde.
Aggrottò la fronte. A dire il vero non aveva visto alcun ospite.
Era maggio inoltrato, l'isola avrebbe dovuto essere piena di turisti che si godevano le vacanze nel resort di lusso. Dov'erano tutti?
A meno che la situazione non fosse peggiore di quanto pensasse...
Rosa accelerò il passo e in pochi minuti si ritrovò nella fresca reception della villa centrale. Gli archi bianchi svettavano verso l'alto, conducendo a piccoli balconi appartati con ringhiere di ferro battuto e un sacco di cuscini dai colori vivaci sulle loro sedie. Poco oltre l'area principale, attraverso le porte spalancate, si vedeva il cortile centrale, con la piscina e le molte poltrone sistemate per ammirare il panorama. Durante l'alta stagione, il cortile era utilizzato come sala ristorante e, adesso, avrebbe dovuto essere pieno di gente che beveva un aperitivo prima di cena.
Era vuoto. Così come la reception.
Rifiutandosi di suonare un campanello a casa sua, Rosa lasciò cadere lo zaino vicino al bancone, oltrepassò la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori e la porta nascosta che si apriva verso la zona privata della famiglia e attraversò il cortile per arrivare al patio riparato che dominava le spiagge e l'ampia distesa di mare turchese sul lato più esposto dell'isola.
Lì, finalmente, vide un segno di vita, e la sua famiglia. Anche se non proprio i membri che si era aspettata di trovare.
Raggelò e provò l'istinto di fuggire... o nascondersi. Di certo non aveva visto bene.
«Papà?» Rosa sfilò gli occhiali da sole per essere certa di ciò che stava vedendo. No, non lo aveva immaginato. Là, sembrando fuori posto con una camicia bianca e una giacca color pietra, sedeva il Professor Ernest Gray, mille miglia lontano da dove Rosa si sarebbe aspettata che fosse, rinchiuso nelle sue torri d'avorio di Oxford.
Ovviamente stava giocando a Scarabeo con un uomo dai capelli scuri che le voltava le spalle, avendo così trovato il modo di dimostrare comunque le sue capacità mentali. Come sempre. Rosa provò pena per il suo avversario.
Solo che, avendo attirato la sua attenzione, adesso gli aveva fornito un nuovo bersaglio. Entro pochi istanti lui avrebbe concentrato la sua mente acuta e le parole taglienti su di lei, sottolineando il disappunto per la carriera che aveva scelto, per la sua mancanza di educazione, per la sua incapacità di rimanere in un posto, per la sua inaffidabilità... Come sarebbe riuscito a elencare tutti i suoi difetti in una visita tanto breve?
«Rosa.» Suo padre inclinò la testa verso di lei, senza sorridere. «Tua madre aveva detto che ci avresti raggiunto. Forse.»
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