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Seduzione vincente: Harmony Collezione
Seduzione vincente: Harmony Collezione
Seduzione vincente: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Seduzione vincente: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una potente famiglia distrutta dalla sete di potere. Otto fratelli dispersi ai quattro angoli del mondo. Ma è giunto il momento per la dinastia dei Wolfe di risollevarsi.



L'unico desiderio di Alex Wolfe è vincere, a ogni costo! Campione di automobilismo, la sua vita ha un solo scopo, essere il numero uno. Ma dopo un incidente che rischia di compromettere la sua carriera, ora Alex deve confrontarsi con ciò che ha sempre temuto di più: il fallimento.

Il compito di Libby Henderson, fisioterapista, è quello di rimettere Alex in perfetta forma fisica, ma l'unica cosa che sembra interessare al suo paziente è trasformare il loro rapporto da professionale a... intimo. Molto intimo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2018
ISBN9788858982228
Seduzione vincente: Harmony Collezione
Autore

Robyn Grady

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione vincente - Robyn Grady

    1

    Nell’istante in cui la sua auto si sollevò da terra, Alex Wolfe capì che la situazione era seria. Significava possibili lesioni permanenti o, nel peggiore dei casi, appuntamento in vista con il Creatore.

    Aveva affrontato la chicane alla fine del rettilineo del circuito di Melbourne a velocità troppo elevata. Controsterzando con tutta la forza che aveva, dopo la prima curva aveva cercato di riportare in asse la vettura, ma le ruote avevano slittato su una pozzanghera e la sua corsa era terminata contro il muro di pneumatici pensato per proteggere i veicoli in gara e i loro conducenti, ma anche gli spettatori a bordo pista.

    Come una pietra scagliata da una fionda, l’auto era quindi rimbalzata sui copertoni ed era rientrata sul circuito. Alex non aveva avuto la piena consapevolezza di ciò che stava accadendo, ma, dallo schianto, aveva dedotto che un’altra vettura doveva aver travolto la sua. E adesso, mentre praticamente volava a un metro sopra l’asfalto, gli sembrò che il tempo si fermasse, frammenti del passato che gli lampeggiavano nella mente.

    Preparandosi all’impatto, si diede dell’idiota. Numero uno per tre stagioni di seguito – risultato mai raggiunto da nessun altro prima di lui – e aveva violato la regola base: aveva perso la concentrazione e permesso all’angoscia di ottenebrare la sua capacità di giudizio.

    Ma, a sua discolpa, doveva ammettere che la notizia ricevuta circa un’ora prima di salire a bordo era stata davvero sconcertante.

    Dopo vent’anni, Jacob era tornato.

    Ecco perché la sua gemella aveva ripetutamente tentato di contattarlo durante le ultime settimane! Proprio perché non poteva permettere che qualcosa lo distraesse dalla gara, però, aveva accuratamente evitato di rispondere ai suoi messaggi.

    Tirò un profondo respiro e mise da parte quei pensieri. Il battito impazzito del cuore che gli rimbombava nelle orecchie, strinse i denti e rafforzò la presa sul volante mentre quel missile in cui si era trasformata la sua vettura andava a sbattere di nuovo contro il muro di pneumatici. Un istante dopo fu avvolto dall’oscurità. Avvertì un lancinante dolore alla spalla e il panico dilagò dentro di lui. I serbatoi del carburante delle automobili di Formula Uno raramente cedevano e la tuta ignifuga era senza dubbio una buona protezione dal fuoco, ma nulla poteva impedire a un uomo di bruciare vivo nell’abitacolo, se per caso la sua auto andava in fiamme.

    Seppellito dalla montagna di copertoni, Alex lottò contro l’istinto che lo spingeva a farsi strada in quel muro di gomma nera. Se anche fosse riuscito in qualche modo a liberarsi, sapeva che correva il rischio di essere travolto dagli altri concorrenti che sopraggiungevano a tutta velocità. Per questo la procedura stabiliva che era compito delle squadre di soccorso estrarre il pilota dall’abitacolo in caso di incidente.

    Sorreggendosi il braccio ferito, Alex maledisse se stesso e la propria imprudenza. Trascorsero secondi lenti come ore. Cercò di concentrare la sua attenzione sul rombo delle auto che sfrecciavano lungo la pista piuttosto che sulle fitte che gli trapassavano la spalla.

    Avvolto dal fumo e dall’odore acre di benzina e gomma bruciata, sospirò. L’automobilismo era uno sport pericoloso. Forse il più pericoloso di tutti. Ma i rischi associati alla velocità erano stati l’unica cosa che gli avesse regalato brividi tali da rendere significativa la sua vita. Gareggiare non solo gli dava un immenso piacere, ma gli forniva una via di fuga dalla realtà. E lui aveva molto da cui fuggire dopo essere cresciuto a Wolfe Manor.

    Il sibilo di una sirena penetrò nella sua mente annebbiata, riportandolo al presente. I copertoni furono rimossi e lampi di luce filtrarono nell’abitacolo.

    Un pompiere in divisa arancione fece capolino dal finestrino. «Sta bene?»

    «Sopravvivrò.»

    «La tireremo fuori in meno di un minuto.»

    Per affrontare una marea di domande e l’umiliazione? E quell’altro problema, che poi era stato la causa di tutta la carambola? «Nessuna possibilità di lasciarmi qui, suppongo.»

    Il vigile del fuoco notò il sorriso sarcastico che gli incurvava le labbra e gli lanciò un’occhiata empatica. «Ci saranno altre gare, figliolo.»

    Alex annuì. Certamente!

    I paramedici giunsero sul posto. Mani forti e sicure lo aiutarono a uscire dall’abitacolo. Stringendo i denti per resistere all’atroce dolore alla spalla, Alex riemerse dalla carcassa della sua auto accompagnato dagli applausi del pubblico. Smise di reggersi il braccio destro per salutare la folla prima di salire in ambulanza.

    Qualche minuto dopo, senza casco e senza tuta, giaceva su una barella nell’infermeria allestita in una tenda a bordo pista. Morissey, il medico responsabile, gli controllò la spalla, applicò una benda fredda, poi lo esaminò per scongiurare il rischio di commozione cerebrale.

    Stava per dargli un analgesico quando Jerry Squires, il proprietario del team, fece il suo ingresso. Figlio di un facoltoso armatore inglese, Jerry aveva perso un occhio da bambino ed era noto per la benda nera che portava, oltre che per la sua immensa ricchezza. «Come sta?» esordì, rivolgendosi al medico.

    «È necessario uno screening completo prima di fare una prognosi» replicò Morissey, gli occhiali che gli scivolavano sulla punta del naso mentre scriveva qualcosa sulla cartella clinica. «Di sicuro ha una sublussazione alla spalla destra.»

    Jerry scosse la testa, facendo ondeggiare la massa dei suoi capelli grigi. «Siamo solo alla seconda gara della stagione. Per fortuna abbiamo Anthony.»

    Sentendo il nome del pilota numero due della squadra, Alex si mise seduto di scatto. Accidenti, lui non era ancora fuori dai giochi!

    L’immediato, lancinante dolore che avvertì alla spalla in seguito al movimento improvviso lo costrinse ad appoggiare la schiena ai cuscini. In qualche modo, però, riuscì a stamparsi sulle labbra il suo leggendario sorriso, quello che le donne trovavano irresistibile. «Ehi, calmati, Jer. Hai sentito il dottore, non ho nulla di serio. Niente ossa rotte.»

    Morissey inarcò un sopracciglio in segno di disapprovazione. «Questo è ancora da vedere» sentenziò.

    «Apprezzo il tuo atteggiamento, campione, ma non mi sembra il caso di fare l’eroe» borbottò Jerry, lanciando uno sguardo al cielo grigio e denso di pioggia. «Avremmo dovuto montare le gomme da bagnato» aggiunse quasi fra sé.

    Vero, pensò Alex, con il senno di poi avrebbero dovuto farlo. Ma, prima della partenza, aveva avuto un’idea che aveva reputato geniale e l’aveva spiegata agli uomini della sua scuderia mentre i meccanici degli altri team provvedevano alla sostituzione degli pneumatici. Si accinse a ripeterla per l’uomo che aveva sborsato milioni pur di averlo come pilota vincente. «Aveva smesso di piovere dieci minuti prima dell’inizio della gara» sottolineò. «L’asfalto si stava già asciugando. Dovevo tenere duro solo per i primi giri di pista, poi avrei guadagnato un notevole vantaggio mentre gli altri si sarebbero fermati per cambiare le gomme.»

    Jerry sbuffò, per nulla convinto da quel ragionamento. «Avevi bisogno di maggiore aderenza per affrontare la chicane. Hai commesso un errore, ammettilo.»

    Alex si trattenne a stento dal replicare a tono. In fin dei conti, era vero: aveva commesso un errore fatale. Non era stato concentrato sul lavoro al cento per cento. In caso contrario, avrebbe superato brillantemente la chicane e stravinto la gara. Chiunque poteva guidare sull’asciutto, mentre gestire l’instabilità dell’asfalto bagnato era una questione di abilità, esperienza e istinto. Tutte cose nelle quali lui eccelleva. Aveva lavorato duramente per diventare il miglior pilota del mondo, quanto di più diverso dalla persona che un tempo era stato, ovvero un giovane delinquente che aveva avuto un unico scopo nella vita: fuggire dall’antica, infelice residenza di famiglia che sorgeva nelle campagne inglesi dell’Oxfordshire.

    Ma ormai si era lasciato quei ricordi alle spalle.

    O, almeno, così aveva creduto fin quando non aveva letto le e-mail di Annabelle.

    Mentre Jerry, Morissey e i paramedici parlavano fra loro, Alex ripensò ai messaggi di sua sorella. Annabelle gli aveva detto che Wolfe Manor era stata dichiarata pericolante e che Jacob era tornato per restituire la grande casa alla sua infausta gloria di un tempo.

    Immagini dei vecchi corridoi cupi e della mobilia logorata dagli anni gli tornarono in mente, insieme al perenne odore pungente del whisky preferito da suo padre. Il velo che separava il presente dal passato divenne più sottile, fin quasi a fargli risentire i vaneggiamenti da ubriaco di William. Fin quasi a fargli percepire di nuovo le sferzate della sua cintura sulla pelle.

    Chiuse gli occhi nel tentativo di tenere a bada la nausea. In quanto primogenito, Jacob aveva ereditato la residenza di Wolfe Manor. Se fosse stato per lui, pensò Alex, l’avrebbe volentieri rasa al suolo.

    Tuttavia c’erano anche dei bei ricordi legati a quel posto e ai suoi fratelli. Alex aveva sorriso quando, in una delle sue e-mail, Annabelle gli aveva parlato del matrimonio imminente di Nathaniel, il più giovane dei Wolfe, almeno di quelli legittimamente riconosciuti. Lei era stata scelta come fotografa ufficiale dell’evento e lui, purtroppo, non ci sarebbe andato.

    Però aveva sempre seguito la carriera cinematografica di Nathaniel sui giornali e così era venuto a conoscenza del piccolo scandalo legato all’abbandono del palco da parte del fratello la sera della prima in un teatro inglese. Alex si massaggiò la mascella con fare pensoso. Apparentemente Nathaniel era ormai un uomo adulto, innamorato e di grande successo, tanto da essere stato insignito, pochi mesi prima, del premio Sapphire per il miglior attore protagonista. Ancora se lo ricordava ragazzino, tutt’ossa, che si rifugiava nella recitazione e insisteva per organizzare spettacolini a beneficio dei suoi fratelli, pur consapevole che gli sarebbero valsi sonori ceffoni dal padre.

    Ripensare all’infanzia a Wolfe Manor indusse Alex a riflettere su quanto tempo fosse passato e su come adesso i rapporti fra gli otto fratelli fossero ridotti al minimo.

    Le voci di Jerry e del medico lo sottrassero al filo delle sue riflessioni. Apparentemente, i due avevano finito di confabulare ed erano pronti a rivolgergli di nuovo la parola.

    Morissey si tolse gli occhiali. «Proverò a rimettere in sede l’osso» gli comunicò. «Poi ti trasferiremo alla clinica Windsor Private per ulteriori controlli. Sulla base dei risultati, decideremo se sarà necessario un intervento chirurgico...»

    «Aspetta un attimo» lo interruppe Alex, il battito del cuore impazzito. «Hai detto intervento chirurgico

    «O magari basterà un buon programma di riabilitazione, oltre a un lungo periodo di riposo, naturalmente. Non è la prima volta che ti succede» sottolineò il medico. «Sai che la tua spalla ha bisogno di tempo per guarire. Non illuderti del contrario.»

    «Mi basterà tornare alla guida prima delle qualificazioni per la Malesia.»

    «La prossima settimana?» Morissey scosse la testa e prese posto dietro la scrivania. «Puoi scordartelo.»

    Ignorando il dolore causato dal movimento, Alex si tirò su e si appoggiò al gomito sinistro. «Ritengo di essere il solo a poter giudicare se sono in grado di guidare o meno» affermò.

    «Così come hai giudicato inutile cambiare le gomme oggi?»

    Alex si voltò verso Jerry e a stento trattenne l’ira che lo aveva colto. Non avrebbe ottenuto nulla di buono se avesse ceduto al suo temperamento burrascoso, soprattutto perché era lui il solo responsabile dell’incidente. A quel punto non gli restava altro che obbedire agli ordini dei medici... Ma solo per un determinato periodo che lui stesso avrebbe stabilito. Perché una cosa era fuor di dubbio: magari non avrebbe corso in Malesia, ma avrebbe di sicuro gareggiato a Shangai anche a costo della vita.

    Per prima cosa doveva liberarsi dei giornalisti. Dopo un incidente così spettacolare, lo avrebbero sicuramente tormentato con domande sul suo stato di salute e su come le ferite riportate avrebbero interferito con la sua carriera. I paparazzi non gli avrebbero lasciato tregua, avrebbero fatto di tutto pur di ottenere scatti di Alex Wolfe, il pilota numero uno al mondo, con il braccio destro fasciato. E lui mai avrebbe permesso loro di farlo apparire come un inutile invalido.

    La privacy, dunque, era una priorità. Avrebbe trascorso la degenza nella sua residenza di Rose Bay a Sydney, decise, e assunto il miglior professionista nel campo della riabilitazione. Magari una donna, ragionò, che non avrebbe disdegnato qualche invito a cena e che, vittima del suo fascino, avrebbe fatto di tutto per accontentarlo e rimetterlo in sesto in tempo per le qualifiche della quarta competizione dell’anno.

    L’analgesico cominciò a

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