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La donna di ghiaccio: Harmony Collezione
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La donna di ghiaccio: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

La donna di ghiaccio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

I famigerati Wolfe 7/8
Una potente famiglia distrutta dalla sete di potere.
Otto fratelli dispersi ai quattro angoli del mondo.
Ma è giunto il momento per la dinastia dei Wolfe di risollevarsi.


Riservata, elegante, ferita. Questa è Annabelle Wolfe.
Con sette fratelli maschi, Annabelle dovrebbe essere abituata a trattare con gli uomini, invece la sua capacità di interagire con l'altro sesso si è annullata una notte di vent'anni prima e lei si è trasformata in una sorta di regina di ghiaccio che nessun uomo è mai riuscito a conquistare. Ma Stefano Cortez riesce a intravedere la donna che si nasconde dietro quella gelida maschera, e niente potrà fermarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2018
ISBN9788858984154
La donna di ghiaccio: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La donna di ghiaccio - Jennie Lucas

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Forgotten Daughter

    Mills & Boon Bad Blood

    © 2011 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-415-4

    1

    In molti le avevano parlato di Stefano Cortez, ma nessuno in termini lusinghieri.

    Mentre scendeva dal suo vecchio fuoristrada e guardava la hacienda dai muri bianchi, Annabelle Wolfe non riuscì a reprimere un brivido e ricordò quante volte negli ultimi mesi le avevano ripetuto che Stefano Cortez non era degno di fiducia. Era un uomo pericoloso, da evitare.

    Stia molto attenta, signorina Wolfe. Non riuscirà a resistergli. Nessuna donna è in grado di farlo.

    I cuori infranti che lo Stallone di Santo Castillo si è lasciato alle spalle sono infiniti come le stelle.

    Lei, comunque, non aveva nulla di cui preoccuparsi, si disse con fermezza. Stefano Cortez poteva anche essere il più noto playboy del mondo equestre, ma su di lei non avrebbe avuto alcun effetto. E quelle stupide chiacchiere non avevano il potere di avvilirla.

    Ciò nonostante continuava a tremare e non a causa di tutto il caffè che aveva bevuto durante il lungo, faticoso tragitto che aveva percorso in auto dal Portogallo fino alla Spagna settentrionale.

    Chiuse lo sportello del fuoristrada con un colpo secco. Raddrizzò la schiena e cercò di scuotersi di dosso ogni timore. Inutilmente. Aveva sentito troppi pettegolezzi sul conto di Stefano Cortez. Moniti le erano stati rivolti praticamente a ogni tappa del tragitto che l’aveva portata nei dieci allevamenti di cavalli più importanti d’Europa per effettuare il servizio fotografico commissionato dalla rivista Equestrian.

    Santo Castillo, il ranch del famigerato playboy, era l’ultimo previsto dal suo incarico. Cortez vendeva i più costosi purosangue del mondo e solo a clienti attentamente selezionati. Ricchi compratori facevano di tutto pur di ottenere la sua approvazione, ma mai quanto le donne che volevano accendere in lui un certo interesse.

    Annabelle puntò il mento in avanti. Se Stefano Cortez si fosse rivelato all’altezza della sua reputazione, di sicuro avrebbe cercato di portarla a letto. Perché spesso gli uomini ci provavano con lei, ma sempre senza successo. I suoi colleghi e collaboratori lo sapevano bene e si prendevano gioco di lei ormai da anni.

    Ma Stefano Cortez era diverso, perché portava i tentativi di seduzione su un altro livello. A quanto si raccontava, nessuna donna lo aveva mai rifiutato.

    Bene, decise Annabelle, allora sarebbe stata lei la prima. Non era una persona passionale. Lei era fredda, razionale e controllata. Una vera regina di ghiaccio... Non era così che gli uomini la chiamavano, quando respingeva le loro avance? Ormai aveva trentatré anni ed era una zitella immune al fascino di qualsiasi playboy. Dopo le sofferenze patite, non avrebbe mai permesso a un uomo di avvicinarsi. Così sarebbe rimasta in guardia e, se Stefano Cortez azzardava una sola mossa, gli avrebbe riso in faccia.

    Giusto?

    Si guardò intorno e tirò un profondo respiro. Dov’era? Dov’era il famoso dongiovanni che, a detta di tutti, avrebbe provato a sedurla nel momento stesso in cui l’avesse vista?

    Alcuni cavalli galoppavano liberi nei vasti campi color dell’oro sotto un cielo completamente privo di nubi. In lontananza risuonava il gorgoglio di un ruscello e canti di uccelli riecheggiavano nell’aria. Giugno nella Spagna settentrionale... Lo scenario era così bello che valeva la pena d’immortalarlo. Annabelle infilò la mano attraverso il finestrino aperto per prendere la macchina fotografica dal sedile posteriore del fuoristrada.

    «Alla fine ce l’ha fatta.»

    Sentendo la profonda voce maschile alle sue spalle, Annabelle si immobilizzò. Sistemò sulla spalla la tracolla della borsa che conteneva la sua inseparabile Nikon e si girò lentamente.

    Per qualche istante dimenticò di respirare.

    Gli occhi di Stefano Cortez erano luminosi come il sole estivo. Annabelle era alta, ma fu costretta comunque a reclinare la testa all’indietro per guardarlo in viso. Un viso praticamente perfetto.

    Di persona era anche più bello di quel che appariva sulle pagine delle riviste sportive. Trentacinque anni, fisico possente, capelli corvini legati con un piccolo nastro di cuoio in una coda bassa. Jeans consumati che aderivano ai fianchi snelli. Le maniche arrotolate della camicia nera rivelavano braccia muscolose e abbronzate.

    Immobile, la stava squadrando dalla testa ai piedi.

    Con un sussulto, Annabelle riuscì a riportare aria ai polmoni. All’improvviso si sentiva vulnerabile ed esposta, una gazzella incapace di resistere all’attacco del predatore che aveva davanti.

    «Benvenuta nella mia casa, signorina Wolfe» esordì Cortez. «Ero impaziente di conoscerla.»

    I loro occhi si incontrarono. Un fuoco le divampò dentro, così inaspettato da farla vacillare. Annabelle strinse le mani sulla tracolla della borsa e sperò ardentemente che il suo viso non portasse traccia del turbamento che le era stato causato. «Lei era... impaziente?»

    «La sua reputazione la precede» spiegò Stefano, le labbra incurvate in un sorriso appena accennato. «La famosa Annabelle Wolfe. La fotografa che arriva negli angoli più remoti del mondo pur di portare a termine i suoi incarichi.»

    «E lei è Stefano Cortez, lo Stallone di Santo Castillo. Mi pare che la chiamino così, giusto?» gli domandò lei.

    Se aveva sperato di mettere a segno il primo punto, la risata che riecheggiò in replica alle sue parole le fece capire il contrario. Non solo, ma fu causa di un altro brivido che le corse lungo la schiena.

    «È affascinante come immaginavo» dichiarò lui, muovendo un passo in avanti. «Mucho gusto. Encantado.»

    Non l’aveva toccata, questo no, ma ad Annabelle sembrò che lo avesse fatto. Percepì il suo potere virile che l’avvolgeva e le ottenebrava i sensi. «Felice di conoscerla» mormorò.

    Di nuovo, le labbra sensuali di lui si incurvarono in un sorriso. «Sono ansioso di trascorrere sette giorni in sua compagnia, signorina. Di sicuro sarà una settimana molto piacevole.»

    Gli occhi di Cortez scintillarono per la promessa di indicibili delizie. In risposta Annabelle sentì il suo respiro farsi affannoso. E si sentì donna, una donna desiderosa di lasciarsi andare, di permettere al proprio corpo di cedere al fuoco della passione.

    Era forse impazzita? Doveva riprendere il controllo di sé. Nemmeno il leggendario playboy spagnolo poteva avere tanto potere su di lei.

    Gli avrebbe dato un’immediata dimostrazione della sua fermezza. Perché lei conosceva quel tipo d’uomo, sapeva che il bell’aspetto nascondeva un animo freddo e un cuore egoista. Aveva imparato la lezione tanto tempo prima. «Sono lusingata» affermò con distacco, «ma sono sicura che non ha intenzione di trascorrere l’intera settimana con me, signor Cortez. Ho sentito dire che il suo interesse per una donna raramente dura più a lungo di una notte.»

    «Nel suo caso potrei fare un’eccezione.»

    Il cuore le balzò in gola. Annabelle deglutì nel tentativo di riportare il respiro a un ritmo regolare. «Lavoro meglio sola» precisò poi. «La ringrazio, ma non avrò bisogno della sua compagnia. Né tantomeno la vorrei.»

    Lo vide socchiudere gli occhi.

    Ci fu una pausa e Annabelle ricordò quanto era costato ai dirigenti di Equestrian convincerlo a concedere un’esclusiva alla rivista. Quando riprese a parlare, modulò il tono della voce. «Mi perdoni se le sono sembrata scortese» si scusò. «È solo che non mi piace essere osservata quando lavoro.» Cercò di sorridere. «E sono certa che lei avrà molto da fare in previsione del gala di beneficienza che ha organizzato per il fine settimana...»

    D’improvviso lui le tese una mano. Lei balzò all’indietro come un puledro spaventato. Una ruga solcò la fronte di Stefano. «Mi permetta di portarle la valigia, signorina Wolfe» si offrì, l’espressione del viso perplessa.

    Oh, ecco perché si era avvicinato. «Non è necessario» minimizzò Annabelle, il viso in fiamme.

    «Lei è mia ospite.»

    «Grazie, ma sono in grado di trasportare il mio equipaggiamento.»

    «Mi sembra un po’ pesante per una sola persona.»

    «In genere mi accompagna un’assistente» puntualizzò lei. Marie, per la precisione, che al momento si trovava in Cornovaglia con il marito e il loro bambino appena nato. «Ma ce la posso fare. Le foto del ranch saranno perfette. È un ottimo progetto. Lavoro meglio sola» ripeté.

    «Questo lo ha già detto» confermò Stefano fissandola.

    Gocce di sudore le imperlarono la fronte. «Perché continua a guardarmi così?» volle sapere Annabelle.

    «Così come?»

    «Come se...» cominciò lei, ma si fermò subito, in cerca di parole che non l’avrebbero fatta apparire ridicola. Come se volessi strapparmi i vestiti di dosso. Come se volessi mangiarmi per colazione. Come se volessi caricarmi su una spalla, portarmi a letto ed esplorare ogni centimetro del mio corpo... «Come se non avesse mai visto una donna prima d’ora.»

    Stefano rise. «Ne ho viste molte, come lei ben sa. Tuttavia, non riesco a smettere di osservarla.»

    «Perché?»

    «Perché lei è più bella di quanto avessi immaginato.»

    «Io... sono bella?» balbettò Annabelle.

    «Sì. Le foto non le rendono giustizia.»

    Un brivido freddo le corse lungo la schiena. Le foto... Di quali foto stava parlando?, si chiese. Di quelle che la ritraevano al matrimonio di suo fratello, celebrato a Londra di recente, o di quelle che mostravano il suo viso bruciato dal sole durante il suo ultimo incarico nel deserto del Sahara?

    O magari di immagini risalenti a vent’anni prima, quando suo padre, perso nei fumi dell’alcol, l’aveva quasi uccisa? Stefano Cortez aveva per caso letto gli articoli che un tempo erano stati pubblicati su tutti i giornali inglesi, in cui scatti di lei ragazzina, il volto roseo e sorridente, venivano messi a confronto con foto del giorno successivo alla tragedia, il volto questa volta mostruosamente gonfio, gli occhi ridotti a fessure, la pelle bianca solcata da un’orribile ferita rossa?

    Annabelle cercò d’interpretare l’espressione di Stefano. Non notò nulla oltre il sorriso che gli incurvava le labbra. Dunque non era al corrente del suo passato, ragionò. Per quanto lo scandalo che aveva coinvolto la famiglia Wolfe avesse avuto risonanza internazionale, il mondo era andato avanti. Le persone avevano dimenticato.

    Non lei. Lei non avrebbe mai potuto dimenticare. Le sue cicatrici non glielo permettevano. Le cicatrici sul suo corpo, sulla sua faccia, sulla sua anima. E, soprattutto, il brutto segno che la violenza di suo padre le aveva lasciato sulla fronte e che lei aveva imparato a nascondere grazie all’uso sapiente dei trucchi e alla lunga frangetta bionda.

    Stefano chinò la testa da un lato. «Non le piacciono i complimenti» commentò.

    «Cosa glielo fa pensare?»

    «Sembrerebbe... in collera.»

    «No, è tutto a posto.» Acuto osservatore, rifletté Annabelle. Abbassò gli occhi, spazzò via un inesistente granello di sabbia dalla giacca grigia del completo che indossava, poi rialzò la testa. «Ma saprà sicuramente che io sono informata sulla sua reputazione» aggiunse. «Non intendo diventare un’altra tacca sull’impugnatura del suo fucile, per così dire. Sta solo sprecando fiato.»

    «Non si spreca mai fiato facendo complimenti a una bella donna» la corresse Stefano. «E poi lei è molto più che bella. È splendida, direi.»

    «Con me perde solo tempo, Casanova» lo rimbrottò. «È praticamente impossibile sedurmi.»

    D’improvviso lo sguardo di Stefano si accese d’interesse, quasi Annabelle gli avesse appena lanciato una sfida irresistibile. Qualche ciocca di capelli sfuggì al nastro di cuoio e cadde in avanti a incorniciargli il viso. Annuì. «Così ho sentito dire» confermò.

    «Afonso Moreira mi ha spiegato con precisione che tipo di uomo lei sia» borbottò Annabelle, sistemando la tracolla della borsa sulla

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