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Il finto fidanzamento del marchese: Harmony History
Il finto fidanzamento del marchese: Harmony History
Il finto fidanzamento del marchese: Harmony History
E-book244 pagine4 ore

Il finto fidanzamento del marchese: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1814
Dopo una Stagione disastrosa, Miss Horatia Carmichael decide di prendersi una pausa dal ton e dalla rigida etichetta dell'alta società inglese. Non è più disposta infatti a fingere di essere diversa da quella che è... e d'altra parte il suo aspetto e la sua lingua tagliente non rappresentano certo degli alleati nella ricerca di un buon partito. Tuttavia, se vuole trovare la persona che ha ucciso suo fratello, deve per forza unire le forze con il dissoluto e incorreggibile Lord Devizes e accettare che il marchese finga di sedurla sotto gli occhi di tutti. Lei sa che le attenzioni di Nick non sono reali, che si tratta solo di una messinscena, ma a mano a mano che il pericolo cresce, aumenta anche l'attrazione fra loro e un altro tipo di minaccia inizia a incombere sulla tranquilla esistenza di Horatia.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2019
ISBN9788830506831
Il finto fidanzamento del marchese: Harmony History
Autore

Annie Burrows

Sposata, con due figli, ha messo a frutto la sua laurea in letteratura inglese e la sua incredibile fantasia nel creare avvincenti storie d'amore ambientate nei più diversi periodi storici.

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    Anteprima del libro

    Il finto fidanzamento del marchese - Annie Burrows

    successivo.

    1

    Non c'era altro da fare: la situazione richiedeva un intervento drastico.

    Horatia Carmichael osservò la congregazione che raccoglieva i libri di preghiera e le bibbie mentre l'anziano cappellano del Duca di Theakstone concludeva il servizio religioso. La cappella privata del duca era piena di aristocratici. Probabilmente nessuno di rango inferiore a un visconte era stato invitato a Theakstone Court per la settimana che precedeva le nozze del duca. A parte lei. Si sentiva un po' come Cenerentola al ballo del principe. Non aveva mai dato molto credito alla fiabe, piene di giovani donne che ottenevano improbabili ricompense per il solo fatto di essere graziose. Sarebbe stata più colpita se, una volta tanto, fosse stata premiata l'intelligenza.

    In ogni caso, anche se Cenerentola era senza dubbio graziosa, doveva essersi sentita completamente fuori posto in un castello pieno di persone titolate. Proprio come Horatia in quel momento.

    Situazioni disperate, però, richiedevano misure disperate. Erano passati due mesi dall'uccisione di Herbert. Due mesi durante i quali Horatia aveva aspettato, con crescente impazienza, che il Marchese di Devizes venisse a porgerle le condoglianze, in modo da potergli trasmettere le informazioni che potevano rivelarsi vitali per rintracciare l'assassino di suo fratello.

    Ma quel... quel... Si sforzò di trovare una parola adatta a descrivere l'uomo che era stato il migliore amico del fratello, e collega nel suo lavoro clandestino, e non riuscì a trovare niente di abbastanza educato da poterlo formulare anche solo mentalmente in una cappella.

    Comunque fosse, il punto era che quel... ecco! Quel pallone gonfiato non si era fatto vedere. E naturalmente lei non poteva presentarsi semplicemente a casa sua. Una donna non andava in casa di un uomo celibe, soprattutto di uno che aveva la reputazione di Lord Devizes. Era il tipo capace di attirare una donna nel proprio letto con un solo sorriso. E lo faceva spesso.

    Né lui avrebbe ben accolto una sua visita, nemmeno dopo aver sentito quanto aveva da dirgli. Recandosi in casa sua, Horatia avrebbe attirato l'attenzione proprio delle persone che avrebbero dovuto superare in astuzia, quindi era stata costretta a trovare un modo per avvicinarlo senza destare sospetti.

    Il problema era che, essendo in lutto, non poteva partecipare ai balli o alle serate in cui avrebbe potuto incontrarlo, senza calcolare che non aveva frequentato spesso quegli eventi neppure prima della morte di Herbert. La sua presenza avrebbe suscitato disapprovazione, quasi come se si fosse fatta vedere in uno dei covi di giochi d'azzardo che Devizes frequentava, a una lotta fra galli, o in un altro dei luoghi equivoci in cui lui e Herbert raccoglievano informazioni. A dir la verità, suo fratello aveva frequentato quei posti anche prima di iniziare a indagare sui gruppi che cercavano di sostenere Bonaparte durante il suo esilio.

    Era stata una fortuna che il fratellastro del marchese, il Duca di Theakstone, avesse deciso improvvisamente di sposarsi, altrimenti chissà a quale stratagemma sarebbe dovuta ricorrere. Così, invece, grazie alla sua amica Lady Elizabeth Grey, che era invitata al matrimonio, Horatia era lì come dama di compagnia. Sperava che, mentre tutti vagavano per il prato o prendevano il tè, potesse trovare l'occasione di intercettare Lord Devizes e passargli la decodifica dell'ultimo messaggio cifrato che Herbert le aveva affidato la notte in cui era stato assassinato.

    Fino a quel momento, però, non era riuscita ad avvicinarlo, perché era sempre circondato da uno stuolo di donne che gli giravano intorno come falene attirate da una lanterna scintillante. E lui si godeva le loro attenzioni come... un pascià attorniato da un harem di donne adoranti. Dispensava quel suo sorriso ironico come ricompensa a chi lo faceva divertire e si guardava intorno con aria sorniona, come se fosse sempre sul punto di ridere. Come se la vita non fosse altro che un gioco.

    Le faceva venir voglia di tirargli il collo. O di dargli un calcio in uno stinco. O qualcosa di altrettanto violento perché, mentre il marchese si divertiva a civettare con qualsiasi donna che avesse meno di cinquant'anni, la pista che poteva portare all'assassino di Herbert si faceva sempre più fredda.

    Alla sua sinistra, Lady Elizabeth si stava alzando, il che significava che Horatia avrebbe dovuto fare lo stesso e poi seguirla nella parte principale della casa per i rinfreschi. Era poco probabile che potesse avvicinare Lord Devizes durante il pranzo, si disse, quindi ora o mai più.

    Sistemando gli occhiali, si alzò e raggiunse la fine della panca, poi aprì la borsa a rete e tirò fuori un fazzoletto. Dietro di lei, la madre di Lady Elizabeth, la Marchesa vedova di Tewkesbury, emise un verso sprezzante, come faceva spesso quando Horatia entrava nel suo campo visivo. La marchesa vedova non faceva mistero di disapprovare l'amicizia della figlia con una donna non nobile, e Horatia sospettava che avrebbe impedito a Elizabeth di portarla con sé, se non fosse stato per il fatto che in quel momento madre e figlia si rivolgevano a stento la parola.

    Quello che contava, comunque, era che adesso si trovava lì e che da un momento all'altro Lord Devizes sarebbe passato davanti alla sua panca.

    Horatia si soffiò il naso e rimise il fazzoletto nella borsa con il cuore che le martellava nel petto. Era troppo sperare che il marchese si fermasse ad augurarle il buongiorno. Aveva avuto innumerevoli opportunità di farlo, dal suo arrivo a Theakstone Court, ma l'aveva apertamente ignorata, come se non fosse degna d'attenzione. Come se non l'avesse riconosciuta.

    E in fondo, perché avrebbe dovuto? Anche se Herbert li aveva presentati, in occasione dell'unica Stagione di Horatia, era chiaro che Lord Devizes non era rimasto colpito dalla sorella scialba e impacciata dell'amico. Aveva ballato con lei una sola volta, per pura cortesia, e le aveva appena rivolto la parola durante il ballo. Non aveva sprecato per lei nemmeno un briciolo del fascino per cui andava famoso, né tanto meno aveva cercato di civettare.

    Tuttavia non era il momento di indulgere a vecchi risentimenti, tanto più che Lord Devizes non l'aveva trattata peggio degli altri cosiddetti gentiluomini che erano stati persuasi ad avere pietà della giovane fuori moda che faceva da tappezzeria. Adesso era a pochi passi di distanza, e tra poco lei sarebbe stata in grado di allungare la mano e tirarlo per la manica.

    Come una mendicante che chiede l'elemosina.

    No, così non andava. Doveva fare in modo che il loro incontro apparisse casuale, altrimenti avrebbe attirato l'attenzione sul suo bisogno disperato di parlargli.

    Così, quando il marchese fu alla sua altezza, Horatia fece cadere la Bibbia ai suoi piedi, sperando che apparisse un incidente.

    Lui si fermò. Guardò la Bibbia e alzò lo sguardo su di lei. Portandosi una mano al fianco, sollevò un angolo della bocca in una sorta di cinico sorriso.

    Horatia si sentì avvampare. Quel... quel... La stava guardando come se l'accusasse di aver fatto cadere il fazzoletto ai suoi piedi, come facevano un tempo le donne per farsi notare da un uomo che altrimenti non le avrebbe degnate di uno sguardo. Se l'aveva fatto, non era certo perché fosse infatuata di lui. Poteva essere così stupido da non rendersi conto che era la sorella di Herbert e che aveva bisogno di parlargli di lui e del suo lavoro?

    E anche se era stupido, non aveva nemmeno un minimo di buone maniere? Non poteva mostrarsi educato e chinarsi a raccogliere il libro?

    A quanto pareva, no. Se ne stava lì, con il suo sorriso cinico sul volto, a guardarla con espressione beffarda, mentre lei arrossiva fino alla radice dei capelli.

    «Non posso credere che Herbert avesse tanta stima di voi, quando non sapete cogliere nemmeno...» borbottò, facendo un passo avanti e chinandosi a raccogliere la Bibbia. Sfortunatamente, proprio in quel momento lui si decise finalmente a chinarsi, con il risultato che la sua testa si scontrò con il braccio di Horatia. E, dato che si era piegata con furia e che il braccio era teso come una barra di ferro, l'urto le fece perdere l'equilibrio, mandandola a finire seduta sul pavimento freddo della cappella.

    Udì delle risate soffocate.

    «Non posso credere che abbia portato una persona simile in un posto come questo!» sbottò la marchesa vedova, presumibilmente a Elizabeth, sebbene dalla sua posizione Horatia non potesse vedere nessuna delle due. «Anche se sei...»

    «Mamma!» esclamò Elizabeth.

    Horatia fissò il responsabile della sua disgrazia, che sembrava trattenere a stento il riso, mentre le tendeva il braccio per aiutarla a rialzarsi.

    «Non ho bisogno del vostro aiuto» ringhiò, ignorando la sua mano per afferrare invece uno degli elementi decorativi della panca, sufficiente a darle un appiglio. «Né per rialzarmi né per trovare chi ha ucciso Herbert.»

    «Siete la sorella di Herbert?» Il marchese inarcò un sopracciglio, sorpreso. «Non l'avrei mai immaginato» aggiunse, facendo scorrere lo sguardo su di lei. Non era l'unico. Herbert era stato così bello ed elegante, e persino lui diceva ridendo che, mentre Horatia aveva avuto in dote tutto il cervello della famiglia, a lui era toccata la bellezza.

    «Voi... voi...» balbettò Horatia. Ancora una volta, il suo vocabolario non aveva insulti adeguati a una cappella.

    «Prendetevi il vostro tempo, Miss Carmichael» pronunciò Lord Devizes con una calma esasperante. «Sono certo che saprete trovare un insulto adatto, se respirate a fondo e contate fino a dieci.»

    Le risate si fecero un po' meno attutite, ma Horatia sentiva un rombo alle orecchie che superava quei suoni irrisori.

    Odioso. Decisamente odioso, pensò. Non era nemmeno venuto a porgerle le condoglianze, nonostante lui e Herbert fossero stretti collaboratori, ma fingere di non riconoscerla e poi farsi beffe di lei...

    «Non ce n'è neppure uno adeguato» ribatté con rabbia, voltandogli le spalle per non dargli la soddisfazione di vedere le lacrime che le bruciavano gli occhi. Lacrime che era determinata a non versare di fronte a un tale...

    Percorse a grandi passi la navata e uscì sbattendo la porta della cappella. Soltanto allora diede libero sfogo agli insulti. In inglese, francese e italiano.

    E non era solamente perché l'aveva umiliata davanti a tutte quelle persone titolate, ma perché le aveva fatto sprecare tempo e fatica. Invece di pensare a come mettersi in contatto con l'uomo che Herbert chiamava Janus, avrebbe dovuto andare lei stessa a caccia del suo assassino. Perché era chiaro che Lord Devizes non le sarebbe stato di alcun aiuto.

    Era sola.

    Come sempre.

    2

    Mentre la sorella di Herbert usciva come una furia dalla cappella, Nick si chinò a raccogliere la Bibbia dimenticata.

    A proposito di discrezione. Se non l'avesse provocata deliberatamente, scatenando la sua collera, Miss Carmichael avrebbe divulgato i suoi sospetti sulla morte di Herbert tra le mura di una cappella, dove anche i sussurri riecheggiavano fino a orecchie che non dovevano udire.

    Non c'era da stupirsi che Herbert fosse così protettivo nei suoi confronti e facesse di tutto per tenerla al sicuro dai pericoli che comportava il suo lavoro. Gli era bastato vederla entrare a Theakstone Court per capire che quella donna non era capace di nascondere i propri pensieri. Né era in grado di controllare quello che le usciva di bocca. Se avesse sospettato anche solo la metà di ciò che Herbert aveva scoperto recentemente, l'avrebbe spifferato sa il cielo dove e a chi.

    Peggio ancora, a giudicare dal foglio che vedeva spuntare tra le pagine della Bibbia, aveva tentato di passargli un messaggio. Davanti agli occhi di tutti!

    Nick gli diede una rapida occhiata prima di rimetterlo a posto come se non fosse di alcun interesse, per lui. Dovette ricorrere a tutto il proprio controllo per nascondere una reazione, vedendo che non si trattava di uno scritto, ma di un disegno. Rappresentava il dio romano bifronte, Janus. Il suo nome in codice.

    «Povero me!» non poté fare a meno di borbottare. Cosa diavolo pensava di fare Miss Carmichael, rivelando in modo così palese di conoscere la sua identità? Nascose il disappunto con un sorriso ironico mentre si rigirava il libro tra le mani, e fece una battuta sarcastica. «Come farà quel piccolo corvo nero, senza la sua Bibbia, a colpire in testa noi miseri peccatori?» mormorò.

    Le sue sorelle risero. E anche un paio di matrone che gli avevano lanciato sguardi invitanti sin dal loro arrivo.

    Lady Elizabeth Grey, invece, interruppe l'alterco con la madre per rivolgergli uno sguardo severo. «Come potete essere così scortese?» lo rimproverò. «Dovreste sapere meglio di chiunque altro quanto sia stata terribile, per lei, la morte del fratello. Vi sorprende che si comporti in modo un po'... goffo con i suoi ex amici?»

    «Quello che mi sorprende» rispose Nick facendosi scivolare in tasca la Bibbia, mentre l'amica di Miss Carmichael era troppo occupata a rimproverarlo per farvi caso, «è che partecipi a un evento così gioioso mentre è ancora in lutto.» Non poté trattenere una punta di sarcasmo pronunciando la parola gioioso, sapendo che tutti i presenti condividevano la sua opinione sul matrimonio affrettato del fratellastro con una sconosciuta. Soprattutto Lady Elizabeth, che era stata una delle principali candidate al ruolo di duchessa.

    «Non è affatto sorprendente» ritorse lei, stizzita. «Aveva bisogno di uscire da quella casa cupa in cui vive e allontanarsi da quel mostro di tutrice, che getterebbe nello sconforto chiunque, come se non bastasse la mancanza del fratello, che le portava l'unico raggio di luce della sua vita, con le sue visite quotidiane.»

    Visite quotidiane?, si chiese Nick. Mmh... In effetti, aveva sempre considerato Herbert un fratello particolarmente devoto. Lui e le sorelle si scambiavano appena un cenno di saluto quando le loro strade si incontravano in città. E non gli sarebbe mai venuto in mente di andarle a trovare nelle loro lussuose dimore, senza un esplicito invito.

    Era vero che gli avevano mostrato particolari attenzioni da quando erano a Theakstone Court, ma era solo per sottolineare la freddezza formale che riservavano al duca e mostrargli che avevano accettato il suo invito per deferenza al suo titolo, non perché l'avessero perdonato, o lo considerassero parte della famiglia.

    In fondo Nick non poteva biasimarle. Nemmeno lui sopportava il fratellastro.

    «Senza quelle visite a risollevarle il morale» continuò Elizabeth, «stava rischiando di lasciarsi andare. Ho pensato che un cambiamento d'ambiente le avrebbe fatto bene, o almeno avrebbe alleggerito il peso della sua infelicità. La morte del fratello è stata devastante, per lei, come dovreste ben sapere, essendo stato uno dei suoi amici più stretti.»

    Sì, forse avrebbe dovuto pensarci, convenne Nick fra sé. Solo che lui non aveva mai avuto dei legami così stretti con i propri familiari, e gli riusciva difficile immaginare che uno di loro sarebbe stato devastato se gli fosse accaduto qualcosa. Inoltre, ogni volta che aveva pensato alla sorella di Herbert, chiedendosi come avesse reagito al lutto, era giunto alla conclusione che la cosa migliore che potesse fare per lei era starle lontano. Miss Carmichael sembrava non possedere quello strato protettivo che le altre donne indossavano come un'armatura in pubblico. Era troppo aperta e trasparente, e gli dava la sensazione inquietante di poter essere facilmente macchiata.

    Ma... forse Herbert faceva qualcosa di più che andare a trovare la sorella? Era lui che la sosteneva economicamente? Ora che ci pensava, l'amico aveva accennato a qualcosa del genere, dopo aver rinunciato a ogni tentativo di introdurla in società. Aveva detto qualcosa sul fatto che i loro patrimoni erano legati.

    Faceva una grande differenza. Se qualsiasi altro agente fosse morto nel corso di un'indagine, Nick si sarebbe assicurato che i loro cari non ne soffrissero finanziariamente. Aveva accesso a un fondo speciale per far fronte a certe situazioni.

    «Ma, come al solito, gli uomini come voi non vedono al di là del proprio naso!» concluse Elizabeth. E in quel caso, Nick non poteva darle torto. Aveva dato per scontato che Miss Carmichael avesse un reddito proprio e non si era dato la pena di controllare.

    Aveva commesso un errore. Forse anche grave.

    Avrebbe dovuto farle visita per assicurarsi che non fosse in difficoltà economiche. Tuttavia c'era un problema. Un uomo con la sua reputazione non poteva far visita a una donna nubile senza suscitare commenti. Nemmeno se il fratello di lei era stato il suo più stretto collaboratore.

    E a cosa sarebbe servito, del resto? Avrebbe potuto disporre che venisse versata una pensione alla vedova di un collega, ma non poteva offrire sostegno economico a una donna nella posizione di Miss Carmichael senza metterne a rischio la reputazione.

    «Spero sarete così generoso da perdonare i modi di mia figlia» lo apostrofò la Marchesa vedova di Tewkesbury, che aveva aggirato i banchi per raggiungerlo. «È stata una settimana molto difficile, per lei, considerando le speranze che nutriva...» Lasciò in sospeso la frase e scosse il capo, esprimendo la propria delusione per il fatto che il Duca di Theakstone avesse preferito una donna non titolata alla figlia.

    «Non c'è niente da perdonare.» Nick le rivolse il sorriso che riservava alle donne della sua età e del suo rango. «Rende merito a vostra figlia che difenda la sua amica con tanta lealtà e veemenza.»

    La marchesa vedova increspò la fronte, cercando di rintracciare un accenno di critica nella sua affermazione. Nick continuò a sorridere, sostenendo il suo sguardo con espressione innocente. Non gli era difficile, perché ammirava davvero la lealtà di Lady Elizabeth. Non erano in molti ad avere il coraggio di esprimere un'opinione contraria a quella prevalente. E inoltre aveva attirato la sua attenzione su un aspetto che aveva trascurato. Le era grato per averlo strappato al proprio malessere personale, ricordandogli che esisteva almeno un'altra persona

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