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L amante innocente: Harmony History
L amante innocente: Harmony History
L amante innocente: Harmony History
E-book232 pagine3 ore

L amante innocente: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra - Bruxelles, 1815
Timida e goffa, Caroline Warden viene costretta dal padre a sposare il colonnello Robert Besford: grazie a questa unione, Rob si libererà dei debiti che gravano sulla sua famiglia, mentre ai Warden, da tutti considerati degli arricchiti, si apriranno le porte dell'alta società. Il colonnello, però, non vuole saperne della moglie e si rifiuta di condividere con lei il talamo nuziale! Umiliata, Caroline si rifugia da un'amica, una bellissima mantenuta d'alto bordo, e si trasforma in Cleo, affascinante cortigiana che attira subito le attenzioni di Rob. Il marito che la trascurava ora vuole fare di lei la propria amante, ma come riuscirà l'innocente Caroline a sostenere quella difficile parte?
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501546
L amante innocente: Harmony History
Autore

Elizabeth Beacon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L amante innocente - Elizabeth Beacon

    Immagine di copertina:

    Bruno Faganello

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Innocent Courtesan

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2007 Elizabeth Beacon

    Traduzione di Anna Polo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-154-6

    Prologo

    «La sposa sembra un fungo, con quell’abito orribile!» dichiarò un’anziana invitata rivolta alla vicina. «Dici di abbassare la voce? Oh, sciocchezze! Non mi sente nessuno» aggiunse nel silenzio improvviso che si era creato in chiesa. «I Besford hanno l’acqua alla gola per i debiti e Warden li tiene in pugno, così non è difficile capire le ragioni di questo matrimonio assurdo. Comunque spero proprio che Robert, mio nipote, non si aspetti che la riceva, nel caso in cui quella donna volgare si metta in testa di venire a trovarmi.»

    La vicina finse di svenire per distogliere l’attenzione da quei commenti spietati, ma ormai la bolla di felicità in cui Caroline Warden si sentiva avvolta era scoppiata. Non sapeva che lo sposo era al suo fianco solo perché suo padre non gli aveva dato altra scelta e tremava all’idea dei mezzi usati per costringerlo a chiedere la sua mano.

    Un brusio nervoso e divertito corse tra gli invitati, ma Rob Besford restò impassibile. Le ricordava una di quelle statue di marmo che una volta aveva visto nel giardino di una tenuta di campagna: sembrava altrettanto insensibile, per quanto fosse elegantissimo nell’uniforme rossa e dorata.

    L’idea di darsi alla fuga era una vera tentazione, ma i piedi di Caroline si rifiutavano di muoversi dal punto in cui si trovava, di fronte all’altare. Educata a comportarsi come una signora e terrorizzata dalla violenta reazione del padre, se avesse osato ribellarsi alle sue decisioni, non ebbe altra scelta se non concedersi a quello splendido sposo dal viso di pietra, che lui la volesse o meno.

    «Dobbiamo parlare prima dell’arrivo degli invitati, signora» le annunciò il marito quando arrivarono a casa di suo suocero.

    «Non è un po’ tardi per questo?» replicò lei.

    Dietro il velo sottile che lui non aveva sollevato neppure per baciarla, gli occhi di un caldo castano dorato di Caroline bruciavano per lo sforzo di sostenere quello sguardo verde e furibondo senza che lo sposo si accorgesse della sua pena. Fece segno al maggiordomo di aprire le porte della biblioteca e vi entrò a testa alta, trascinandosi dietro il ridicolo, lunghissimo strascico.

    «Fate in modo che nessuno ci disturbi» gli ordinò Robert Besford, per poi chiudergli la porta in faccia. «Non potevate chiedere a vostro padre di comprarvi un altro poveraccio come marito, signora?» le chiese brusco. Le afferrò le braccia come se volesse scuoterla, quindi le lasciò andare di colpo.

    «Immagino che nessun altro fosse così facile da comprare» ribatté lei.

    «Facile no di certo» scattò Rob in tono gelido. «Ripagherò fino all’ultimo penny quell’avvoltoio di Warden, prima di onorare i voti presi oggi in chiesa. Una cosa però posso promettervela, signora: preferisco avere un figlio da una sgualdrina di Haymarket, piuttosto che portarvi a letto su ordine di vostro padre.»

    «Rispetterei di più le vostre opinioni, se le aveste espresse prima di sposarmi per liberarvi dei vostri debiti» lo sfidò Caroline. «Pensavate forse che io volessi sposarvi? Allora siete più stupido di quanto credessi, colonnello.»

    Quella bugia lo avrebbe fatto infuriare ancora di più, lo sapeva, ma in quel momento non se ne curava. Impegnata a tener testa alla sua ira, non aveva alcuna intenzione di scoppiare in lacrime davanti a lui, considerando questa una prospettiva ancora più terribile.

    «E dovete ammettere che solo uno stupido si sarebbe fatto imbrogliare in modo così completo» concluse in un tono indifferente di cui poteva andare davvero fiera.

    «Meglio essere uno stupido che un’arpia intrigante. Pur di fregiarvi del titolo nobiliare di mio padre siete pronta a tutto, non è vero, mia sgraziata Caroline? Oh, non fate l’innocentina» proseguì lui spietato. «Vostro padre ha stabilito un prezzo per permettermi di riscattare quelle ipoteche che disprezzate tanto: avere dei nipoti titolati, come se mio fratello fosse già morto. Ebbene, farò in modo che lui non abbia mai i suoi preziosi eredi e che voi non abbiate la soddisfazione di chiamarvi viscontessa.»

    «Visto che non vi interessa un vero matrimonio, vorrà dire che mi prenderò un amante» lo sfidò Caroline con studiata indifferenza.

    «Non aspettatevi che io riconosca i vostri bastardi, signora. Provateci e vi ritroverete con un titolo più adatto a voi, quello di sgualdrina. Non vi porterò mai a letto e non m’importa che la cosa si venga a sapere!»

    Le strappò il velo per osservare il suo viso soffuso di rossore, scoccò un’occhiata sprezzante all’abito da sposa sovraccarico di fronzoli, alla figura grassoccia e ai riccioli vaporosi e si fece così vicino che Caroline sentì l’odore di alcol nel suo alito. Dunque aveva dovuto bere per portarla all’altare!

    «Mi rifiuto di dividere una stanza con una cagna avida e meschina, figuriamoci un letto.»

    «Direi che in questo momento siamo nella stessa stanza» gli fece notare lei. «Per fortuna preferirei farmi sbranare dai cani che passare una notte tra le vostre braccia, dunque possiamo prevedere un futuro felice per entrambi.»

    «Bugiarda!» la sfidò lui. Nei suoi occhi verdi brillò un lampo feroce e Caroline si rese conto che era stato un errore restare soli.

    Rob la strinse in un rude abbraccio e le serrò le braccia con slancio brutale. Caroline si chiese se il cognac avesse inebriato anche lei, giacché le pareva di bruciare ovunque lui la toccasse. Ogni tentativo di pensare con lucidità svanì sotto l’assalto delle sue labbra esperte e della sua lingua avida.

    Spaventata dall’intensità di quei baci, cercò di tirarsi indietro, ma Rob approfittò dell’occasione per intrappolarla tra la parete rivestita di lucida seta e il proprio corpo possente e muscoloso. Caroline si ritrovò senza difesa contro quella seduzione implacabile, divisa tra il desiderio e la vergogna.

    Rob la guardò con un misto di passione e furia, poi strappò il pizzo che ornava il corpetto dell’abito da sposa, scostò la camiciola sottostante e prese tra le dita esperte un capezzolo già turgido.

    Caroline si sentì invadere da un’ondata ancora più bruciante: non immaginava che potessero esistere simili sensazioni né che un uomo potesse provocarle in lei con tanta umiliante facilità. L’idea che chiunque altro potesse fissarla con una simile avidità la rivoltava, ma in quel caso la realtà era ancora più desolante; mentre la seduceva e stuzzicava come un amante, Rob la disprezzava con tutto il cuore. Se avesse avuto un po’ di buonsenso, sarebbe sfuggita al suo abbraccio per correre via con la massima velocità consentitale dalle gambe tremanti.

    Invece rimase immobile, come paralizzata da quegli occhi di smeraldo, pur sapendo che i propri erano rossi e lucidi di lacrime di umiliazione. Il tocco esperto e spietato di Rob la trascinava in un mondo oscuro, dove l’odio e il desiderio si mescolavano; le strappò un gemito soffocato e continuò a carezzarla, con dita tanto gentili quanto lo sguardo era duro.

    Quando la bocca si abbassò, con il chiaro intento di sostituirsi alle mani, Caroline non poté evitare un assenso strozzato che cancellò ogni residuo di orgoglio.

    Rob si tirò indietro e lanciò uno sguardo sprezzante alla ridicola acconciatura che rendeva ancora più paffuto il suo viso rotondo, alla bocca gonfia e al seno nudo che anelava al suo tocco.

    Con le guance rosse per l’umiliazione cocente, Caroline tentò di ricoprirsi; avrebbe voluto essere sofisticata e capace di scoccargli un’occhiata gelida e colma di odio come le sue e invece si sentiva debole e ferita.

    «Non credo che sarete felice nel vostro letto solitario, Caroline» osservò lui in un tono sarcastico e glaciale che la fece soffrire ancor di più della disapprovazione paterna.

    Era davvero stanca di fare da bersaglio alle esplosioni dell’ira maschile!

    «Oh, lo sarò, quando striscerete ai miei piedi e mi implorerete di accogliervi. Ma io non avrò compassione di voi» sibilò.

    «Io non voglio niente di vostro, signora.»

    «Bene, allora sarò felice di non rivedervi mai più.»

    «Non vi credo.»

    Le rivolse un inchino ironico, girò sui tacchi e se ne andò senza voltarsi.

    Caroline rimase immobile come una statua. L’orgoglio non le permetteva di apparire in pubblico umiliata e con gli occhi rossi, così, con un enorme sforzo di volontà, controllò il tremito che minacciava di trasformarsi in una crisi isterica. Un giorno gliel’avrebbe fatta pagare. Gli avrebbe ricordato ogni parola, ogni gesto e soprattutto quel bacio odioso e falso.

    Mrs. Caroline Besford sollevò il mento, ricacciò indietro le lacrime e si stampò in viso un sorriso determinato. Per una volta ringraziò i fronzoli e le gale che suo padre aveva insistito perché venissero aggiunti all’abito da sposa: ora le tornavano utili per nascondere i danni inferti dal marito.

    Aprì la porta, si trovò davanti una folla avida e curiosa e la squadrò con aria altera, per poi scoprire in sé la forza di partecipare a una festa di nozze senza lo sposo. Si comportò con una tale disinvoltura che perfino la malevola zia di Rob si chiese a voce alta se dopotutto la figlia di quell’arricchito non avesse qualche possibilità...

    1

    Rob Besford lanciò uno sguardo impaziente al viso che lo fissava sardonico dallo specchio e cercò di ricondurre all’ordine i riccioli castani sempre ribelli.

    Negli ultimi due mesi si era tenuto in esercizio nella palestra di pugilato di Mr. Jackson e aveva riportato sulla via del successo gli affari del fratello James, eppure i suoi pensieri tornavano fin troppo spesso alla moglie trascurata.

    Forse Jackson aveva notato la furia con cui faceva a pugni, ma con il solito tatto aveva evitato ogni commento. C’era una nuova durezza nei famosi occhi verdi del colonnello e la sua bocca sensuale era spesso ridotta a una linea sottile, che ammoniva amici e nemici a non avventurarsi in territorio proibito.

    Era riuscito a ignorare le giovani vedove e le matrone della buona società che gli offrivano ben più della semplice simpatia, ma sapeva che nei circoli si scommetteva su chi sarebbe riuscita ad aggiudicarselo per prima. Come diavolo poteva mandare avanti una relazione clandestina, quando mezza Londra gli teneva gli occhi addosso con avida curiosità?

    La risposta era semplice: non poteva, il buongusto glielo impediva, almeno finché Caroline viveva in casa sua. Doveva convincerla a trasferirsi e intanto tentare di annullare quel matrimonio disastroso.

    Se solo sua moglie fosse stata diversa avrebbe potuto aggrapparsi alla speranza che qualche idiota fuggisse con lei, per poi accusarla di adulterio e riconquistare la libertà. Purtroppo, confidare in una possibilità del genere era una vera follia.

    Ebbene, quella notte avrebbe colto l’occasione di festeggiare la sua nuova prosperità e dimenticare almeno per poche ore che era un uomo sposato.

    Prese la cravatta immacolata che il valletto gli tendeva e l’annodò con destrezza, infilò la nuova, elegantissima giacca azzurra e vi aggiunse cappello e bastone: ora era pronto per uscire, e al diavolo tutto il resto!

    Un paio di bottiglie di vino dopo, Rob era decisamente ubriaco e i suoi amici non erano in condizioni molto migliori.

    Il capitano Charles Afforde, detto Rowley, si avvicinò esitante.

    «Se facciamo la serenata a Miss Watson e tu mantieni quell’espressione tempestosa, ci faremo soltanto mandar via in malo modo» fu la sua cupa previsione.

    «Non preoccuparti, tra poco prenderai di nuovo il mare e forse questa volta riuscirai a tirar fuori una sirena dalle onde» replicò Rob.

    Rowley notò che gli altri erano già avanti e si affrettò a raggiungerli. Rob si tolse l’elegante cappello, si passò le dita tra i capelli e sentì l’aria fresca della notte sul viso. A quel punto, per rendere perfetta la serata gli serviva solo una sgualdrina disponibile, capace di fargli dimenticare la moglie. Passò in rassegna nella mente le cortigiane di Londra, ma nessuna gli parve all’altezza delle sue esigenze. Fortunato il suo amico Will Wrovillton, che si era assicurato i servigi della bella Aleysha Watson!

    In quel momento una figura minuta svoltò l’angolo come se avesse alle calcagna i diavoli dell’inferno e gli finì addosso con violenza; Rob non era ubriaco al punto da permettere a una monella di strada di rubargli il portafoglio, così riuscì a mantenere entrambi in piedi senza troppi danni, a parte lo splendido cappello nuovo finito nella fogna.

    Pazienza, ormai era abbastanza ricco da comprarne altri dieci, ricordò a se stesso. Meglio piuttosto preoccuparsi della figuretta morbida e snella premuta contro di lui; forse tra le sue braccia sarebbe riuscito finalmente a dimenticare la moglie.

    «Correre da sola nella notte può farti fare brutti incontri, dolcezza» mormorò. Come se la sua voce l’avesse destata da una sorta di torpore, quella si mise a lottare come una furia per liberarsi dalla sua stretta. «Ehi, forse non sei poi così dolce!» aggiunse Rob in tono cinico.

    Si aspettava una raffica di battute taglienti e invece lei fece un lungo sospiro e continuò a divincolarsi in silenzio. Quella lotta sensuale gli provocò un’improvvisa, inspiegabile ondata di desiderio: la debole luce del lampione mostrava un viso delicato, eppure Rob non riusciva a capire perché si sentisse tanto attratto da lei, dopo aver respinto gli innumerevoli approcci di signore ben più eleganti e raffinate di quella donna di strada.

    Per il momento mise da parte dubbi e domande e si godette quell’assalto eccitante: la giovane aveva un profumo delizioso, come se si fosse cosparsa di vino e rose per inebriare un uomo. Forse quel dono inviato dagli dei un tempo era stata una signora, prima di cadere così in basso. Quella fragranza aveva qualcosa di familiare; se fosse stato sobrio, forse si sarebbe chiesto come mai gli pareva di conoscerla d’istinto. Ubriaco com’era, decise invece che l’abbondante vino bevuto e la vicinanza di quel corpo caldo e sensuale erano i responsabili della propria eccitazione. E in ogni caso nessuna signora si sarebbe fatta trovare da sola per strada in piena notte.

    La ragazza si rese conto che non si sarebbe liberata tanto facilmente e si immobilizzò, ma perfino nella luce incerta del lampione Rob si rese conto che non si era affatto arresa: mormorando imprecazioni assai poco signorili, cercò di sfuggirgli con una finta, ma lui reagì attirandola ancora più vicina.

    «Lasciami andare, brutto zoticone» gli ingiunse.

    «Lo farò quando le stelle cadranno dal cielo» rispose Rob.

    Per qualche misteriosa ragione trovava assai erotica la massa di riccioli che gli solleticava il mento; si chiese cos’altro avrebbe trovato irresistibile in quella donna incontrata per caso...

    «Risposta sbagliata» borbottò lei, per poi colpirlo con un calcio nello stinco.

    «Arma sbagliata» replicò Rob.

    La leggera scarpina, infatti, non aveva inferto un grave danno alla sua gamba muscolosa, fasciata da un robusto stivale; con ogni probabilità ora era lei a essere dolorante.

    Prese a esplorarla con lentezza, strappandole sussulti a metà tra l’indignato e l’incoraggiante. Unita al suo respiro ansante, quella reazione era sufficiente a renderlo bramoso come un ragazzino alle prime armi.

    «Potresti trasformarti in un ghiacciolo, vestita così leggera» osservò.

    «Tieni le tue opinioni per te, vigliacco» sibilò lei. Strinse le mani a pugno e Rob si spostò in fretta, intrappolandole tra i loro corpi.

    Quel gesto aggressivo sarebbe stato più convincente, se non avesse sentito il tremito che la scuoteva tutta. Se avesse avuto le mani libere, Rob le avrebbe usate per un ironico applauso.

    Quella ragazza era davvero abile: mostrava la giusta dose di opposizione per fargli desiderare la sua resa finale e allo stesso tempo per convincerlo che il gioco valeva la candela. Eppure quell’incontro casuale possedeva uno strano incanto, tale da fargli pensare che quella non era una semplice donna di strada in cerca di una ricca preda. Possedeva una sorta d’innocenza, come se non fosse abituata a quei giochi brutali, e allo stesso tempo si avvertiva in lei la promessa di una passione travolgente.

    Abituato a stare in allerta durante la guerra in Spagna, quando la vita dipendeva dall’essere un passo avanti rispetto al nemico, Rob si era sempre vantato di saper dominare le emozioni, come si addiceva a un buon ufficiale. Ricordava mortificato la scena avvenuta nella biblioteca del suocero il giorno del matrimonio e ora rischiava di nuovo di perdere il controllo. Respinse in fretta il ricordo della risposta appassionata e inesperta della moglie, mentre la ragazza si dibatteva contro di lui, demolendo senza nemmeno rendersene conto i suoi ultimi scrupoli.

    C’era qualcosa di unico e diverso in quella notte fredda; gli

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