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Soli contro tutti: Harmony Collezione
Soli contro tutti: Harmony Collezione
Soli contro tutti: Harmony Collezione
E-book148 pagine2 ore

Soli contro tutti: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dopo due anni di segreti, bugie e clandestinità, per lo sceicco Raschid Al Kadah e la sua fidanzata Evie è arrivata l'ora di coronare il sogno più grande, a dispetto delle rispettive famiglie che tramano per dividerli. Mentre fervono i preparativi, però, il padre del principe sta programmando tutt'altro matrimonio per il figlio. C'è un modo di salvare il loro amore?
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960134
Soli contro tutti: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Soli contro tutti - Michelle Reid

    successivo.

    1

    Si stava facendo tardi.

    Evie accarezzò con lo sguardo la distesa di luci che brillava nella notte londinese e non tradì alcuna irritazione. Dopotutto, l'uomo che amava l'aveva già fatta attendere molte volte: metteva il dovere sopra a tutte le altre cose della vita compresa la sua donna, per quanto fosse bella o preziosa per lui, come insisteva nel dirle.

    Dunque Evie rimase immobile ad aspettare con pazienza, come una splendida statua di porcellana avvolta in un abito di seta rossa.

    Fermo accanto al grande camino di marmo che dominava la stanza, un uomo aspettava con lei in rispettoso silenzio.

    «Sono certo che non può tardare ancora molto, signorina Delahaye» assicurò, vedendola lanciare una rapida occhiata all'orologio d'oro che portava al polso. «A volte è trattenuto da impegni inderogabili, come le telefonate del suo reverendo padre.»

    O quelle da New York, Parigi e Roma, aggiunse Evie tra sé. La famiglia Al Kadah aveva interessi economici in tutto il mondo, e ormai era Raschid a doversene occupare in prima persona perché suo padre soffriva di cuore e non aveva altri figli maschi.

    Evie si lasciò sfuggire un sospiro. Normalmente non se lo sarebbe mai permesso, ma quella sera era diverso. Quella sera anche lei aveva un suo problema che aggravava il tormento della lunga attesa.

    Quasi non avrebbe voluto essere lì. Di sicuro, a Raschid non sarebbe piaciuto quel che lei aveva da dirgli

    Sentì la porta all'altra estremità della stanza spalancarsi di colpo, ma non si voltò.

    Lo sceicco Raschid Al Kadah si fermò per un attimo sulla soglia e avanzò nel sontuoso salotto color panna e oro della propria casa. Gli bastò un'occhiata per captare la tensione di Evie e l'evidente sollievo di Asim, il suo uomo di fiducia.

    Lo congedò con un rapido cenno della mano. Ma lo sguardo di Asim diceva più di mille parole. Sei nei guai, mio sceicco. La tua signora è infelice. L'uomo si inchinò prima di lasciarli soli.

    Era irritata per il ritardo, pensò Raschid e sospirò ripensando alla conversazione appena avuta con suo padre, la peggiore degli ultimi tempi.

    Ma nonostante questo e nonostante tutto sembrasse cospirare per rendere la vita impossibile a entrambi, bastò che i loro occhi finalmente si incontrassero nella cornice di quella incantevole stanza perché il mondo si fermasse.

    Di fronte alla smagliante bellezza di Evie gli occhi di Raschid si appannarono di desiderio. Come il primo giorno che l'aveva incontrata. Ne accarezzò con gli occhi la figura alta e flessuosa, straordinariamente sexy. Conosceva ogni centimetro del suo corpo come se fosse il proprio. Evie aveva la pelle liscia come la seta, luminosa come alabastro. I capelli splendevano come un'aureola dorata e incorniciavano un viso dai lineamenti perfetti, con gli zigomi alti, il naso sottile, la bocca a cuore e gli occhi grandi, profondi, di un incredibile color lavanda.

    Tanto lei era chiara di carnagione, quanto lui era scuro, come se la sua pelle fosse stata intagliata nel legno e poi levigata con cura per creare la figura maschile più perfetta che Evie avesse mai visto. Anche lei era alta, certo, ma Raschid la sovrastava di tutta la testa, aveva le spalle ampie e un fisico asciutto e possente. I capelli neri e lucenti, dal taglio rigoroso, contornavano un viso che sembrava scolpito dalla mano di un maestro, con il naso sottile e leggermente aquilino, le labbra sensuali e gli occhi che sembravano oro liquido.

    L'uno il perfetto opposto dell'altra. Lui un guerriero del deserto, lei una delicata rosa inglese.

    Eppure erano insieme da due anni e l'aria tra loro era ancora elettrica, bastava uno sguardo per riaccendere la passione, impetuosa e assoluta come il primo giorno.

    Forse era proprio grazie a questa passione incandescente che la loro relazione era sopravvissuta ai malumori e alla disapprovazione delle rispettive culture.

    «Scusami» disse finalmente Raschid. La voce era calda e profonda come i suoi occhi. «Torno adesso dall'Ambasciata.»

    Il che spiegava l'abbigliamento orientale, pensò Evie, osservando in silenzio il mantello blu scuro sopra la tunica candida.

    «Sei in collera con me» osservò seccamente lui.

    «No» ribatté Evie. «Sono solo un po' annoiata.»

    Raschid si avvicinò. «Come posso farmi perdonare? Vuoi che mi inginocchi ai tuoi piedi?»

    «Preferirei che mi facessi avere qualcosa da man giare» replicò lei. «Oggi non ho pranzato e sono già...» Consultò l'orologio. « quasi le nove di sera.»

    «Sì, vuoi che mi inginocchi» ne dedusse lui, niente affatto sviato dal suo tono formale e controllato.

    Non percepì tuttavia la punta di ansia dietro a quella freddezza. Evie si sforzò in ogni modo di nasconderla perché, ora che lui era lì, aveva bisogno di tempo prima di dirgli quel che doveva.

    Raschid inarcò un sopracciglio. «Lo sai che ho delle responsabilità» le fece notare.

    «Ah, sì?» ribatté Evie con un pizzico di arroganza.

    In tutti quei mesi nessuno dei due aveva mai smesso di sentirsi un po' in guerra. Lei rifiutava di arrendersi all'egocentrismo di Raschid, e Raschid mal sopportava il suo atteggiamento da principessa di ghiaccio.

    I suoi occhi mandarono lampi. «Non sempre posso occupare il mio tempo come vorrei» le fece notare.

    «Insomma, non è stata una scelta deliberata quella di farmi aspettare per oltre un'ora.» Questa volta toccò a lei ricorrere a una punta di sarcasmo.

    Lui si avvicinò. Il suo passo era felpato e i movimenti armonia pura Evie sentì il cuore battere forte, mentre un brivido di eccitazione le scendeva lungo la pelle.

    Non avrebbe mai potuto lasciarlo, pensò. Lui sapeva toccare le corde segrete del suo corpo e del suo cuore come nessun altro.

    Una lunga mano dalle dita affusolate si alzò per sollevarle il mento. «Ti avverto, mia adorata. Non ho voglia di battaglie, questa sera. Quindi, per favore, smettila di tenermi il broncio.»

    «Ma certo!» esclamò Evie e negli occhi color lavanda brillò un lampo di sfida. «Mi tratti come se per te io non contassi nulla e io non lo sopporto.»

    «Solo perché sono arrivato una volta in ritardo?»

    Lei non riuscì a contenere l'irritazione. «Una volta? Tu sei sempre in ritardo! E non dire di no.»

    Raschid non tentò neppure di negare. Stese le braccia e l'attirò contro di sé con un lampo divertito negli occhi. Poi la zittì con un bacio.

    Non sono dell'umore giusto, avrebbe voluto protestare lei. Non è il momento e neppure il giorno.

    Invece il desiderio che provava per quell'uomo era come un fiume inarrestabile, capace di travolgere ogni cosa.

    Per due anni quella passione divorante li aveva tenuti sulle prime pagine dei rotocalchi di mezza Europa, con la riprovazione delle rispettive famiglie sullo sfondo. E adesso tutti avevano una gran voglia di vedere come sarebbe andata a finire.

    Perché la storia era destinata a finire, questo almeno sembrava chiaro a tutti. L'erede di un ricchissimo principe arabo doveva sposare, un giorno, una donna araba come lui. Quanto a Evie, anche se aveva già declinato l'offerta di matrimonio di un nobile marchese, prima o poi avrebbe dovuto arrendersi e convolare a nozze con un rappresentante di quella stessa aristocrazia di cui faceva parte, per quanto ormai fuori dal tempo e destinata all'estinzione.

    Forse era proprio quella consapevolezza a rendere così appassionato e febbrile il loro legame.

    «Sei sicura che la cena non possa aspettare?» sussurrò Raschid, con le labbra sulle sue.

    Dio, come aveva bisogno di lui quella sera, pensò Evie con il cuore in gola.

    Aveva bisogno della sua forza e della sua appagante sensualità. Per una volta aveva bisogno di perdersi in lui e di fingere che non ci fosse nulla di cambiato. Lei sarebbe stata la sua donna, e lui il suo uomo. Ancora per una notte, niente avrebbe potuto dividerli.

    Lui, e lui solo, sapeva farla sentire regina con uno sguardo.

    «Indossi qualcosa sotto la tunica?» gli chiese con un lampo malizioso negli occhi, accarezzandogli la schiena attraverso il tessuto morbido.

    «Perché non slacci la cintura e non dai un'occhiata?» la provocò lui, infilando le dita sotto le spalline sottili dell'abito rosso.

    «Di fronte a tutto il mondo?» scherzò lei, alludendo all'ampia vetrata illuminata attraverso la quale tutti, da Battersea a Westminster, avrebbero potuto vederli.

    Lui allungò una mano al di sopra della sua spalla, schiacciò un pulsante e le tende di broccato della finestra si chiusero. Evie non ebbe più scuse.

    «Dimmi di sì» sussurrò Raschid guardandola negli occhi. Si sarebbe fermato, se lei gliel'avesse chiesto. Avrebbe chiamato Asim per dirgli di preparare la macchina e portarli a cena

    Ma Evie non aveva più fame, se non di lui. Chiuse gli occhi e si abbandonò ai suoi baci.

    Un'ora più tardi, Evie si stirò pigramente tra le lenzuola di seta. Raschid giaceva accanto a lei con gli occhi socchiusi e il respiro finalmente regolare.

    Era un amante straordinario e anche nella nudità aveva un'aria altezzosa e regale, pensò Evie. Probabilmente, se una schiera di paparazzi avesse fatto irruzione nella stanza in quel preciso momento, lui non si sarebbe neppure preoccupato di coprirsi.

    «Ho bisogno di mangiare qualcosa» gli disse con un sospiro.

    Lui rifiutò di uscire dallo stato di soddisfatto torpore in cui si trovava. «Prendi il telefono e chiama Asim» suggerì.

    Lei si sollevò su un gomito e allungò la mano verso il telefono. I capelli, prima sapientemente raccolti attorno al viso, ora le ricadevano in onde morbide sulle spalle.

    Ricacciò indietro la tentazione di accontentarsi di un semplice panino. «Raschid mi ha fatto aspettare così a lungo, che dovrà adattarsi a mangiare quel che ordino io» disse al ricevitore con un sorriso di sfida. «Scusami, Asim, ma potrei anche morire di fame se dovessi aspettare che sia tu a cucinare qualcosa.» Si volse e si accorse che Raschid la guardava.

    «Perché hai saltato il pranzo?» chiese lui, ripercorrendo con un dito l'ovale perfetto del suo viso.

    «Ecco non l'ho saltato» confessò lei. «Semplicemente non mi piaceva il menu.»

    Raschid corrugò la fronte.

    «Che era...?»

    «Penitenza in salsa verde» rispose lei scostandosi. All'improvviso la dolce intimità che avevano diviso fino a quel momento sembrò svanire nel nulla.

    «Spiegati meglio» ordinò lui.

    Evie si alzò, bellissima nella sua nudità, proprio come lo era vestita. Quante donne potevano dire altrettanto? Prese dalla poltrona la tunica di Raschid e la indossò. Poi raccolse i capelli sulla sommità della testa e si girò a guardarlo.

    «Ho pranzato con mia madre» precisò. Il che spiegava tutto, pensò lui.

    Raschid non fece commenti, ma si

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