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Un cuore che scalpita: Harmony Collezione
Un cuore che scalpita: Harmony Collezione
Un cuore che scalpita: Harmony Collezione
E-book151 pagine1 ora

Un cuore che scalpita: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Marco Bellini ha quasi tutto: ricchezza notorietà, una villa a Portofino e un’amante bellissima che si aspetta una proposta di matrimonio da un momento all’altro. In realtà gli manca … la certezza dell’amore di Antonia ,nei suoi occhi color topazio gli sembra di vedere il desiderio per l’ex amante, un famoso pittore che l’ha ritratta più volte in quadri molto ricercati. L’obbligo di frequentare insieme ritrovi mondani rende il suo tormento sempre più doloroso, finché un giorno…
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954430
Un cuore che scalpita: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un cuore che scalpita - Michelle Reid

    successivo.

    1

    Il letto era un groviglio di lenzuola di seta, dalle quali spuntava una gamba flessuosa, perfetta nella sua nudità. I lunghi capelli biondo oro sparsi sul cuscino incorniciavano un profilo femminile di una tale purezza da mozzare il fiato.

    La donna addormentata si chiamava Antonia, e la sua bellezza aveva su Marco un effetto stupefacente.

    Seduto in terrazza, Marco Bellini sorrise, portandosi alle labbra la tazza di caffè.

    Era ancora presto, ma il sole era già caldo contro la sua schiena nuda e abbronzata.

    Fresco di doccia, Marco faceva colazione con un asciugamano legato sui fianchi, nella villa estiva che si affacciava sullo splendido golfo di Portofino, dove unica compagnia erano i gabbiani che volavano nel cielo limpido del mattino.

    Aveva preferito non svegliare Antonia, perché lei non doveva essere a Milano per le nove, come lui.

    Anche se al minimo cenno di risveglio Marco era pronto a far cadere l'asciugamano e tornare fra le lenzuola, vicino a lei.

    Per il momento si godeva il piacere del primo caffè della giornata, e intanto ammirava Antonia.

    Stavano insieme da un anno, e lui non si era ancora abituato alla sua bellezza. In tailleur castigato come in abito da sera, Antonia superava in fascino ed eleganza tutte le donne che lui aveva conosciuto. La natura le aveva donato un corpo statuario, occhi lucenti e una pelle di seta che Marco non si stancava di accarezzare. Era orgoglioso di essere il suo amante. Fiero di averla tutta per sé. Contento che Antonia avesse occhi solo per lui.

    Ma la amava?, si chiese Marco.

    No, ammise con sincerità.

    Antonia gli piaceva molto, per il suo aspetto fisico, per la sua devozione... e per l'effetto che gli faceva.

    Ma l'amore era un sentimento più profondo.

    Si lasciò sfuggire un sospiro.

    In quel momento una nuvola oscurò il sole e un gabbiano lanciò un grido di protesta. Marco posò il caffè, diventato amaro, e socchiuse gli occhi. Forse nelle acque del Mediterraneo che scintillavano in lontananza c'era la risposta ai suoi dubbi.

    Che cosa doveva fare?

    Lasciarla era fuori discussione. Ma non poteva neppure continuare a vivere con lei. In quanto a sposarla... Marco sapeva che i suoi genitori non potevano acconsentire al matrimonio del loro unico figlio con una donna come lei.

    Vero che Antonia era bellissima, giovane e innamorata, ma non era al suo livello.

    Lui era l'unico erede della fortuna di famiglia. I suoi genitori vivevano in una magnifica villa sulle colline toscane. Sua madre Isabella era una donna severa e autoritaria e suo padre Federico, malato da tempo, desiderava vedere il suo unico figlio sposato e sistemato, prima di morire. Con un altro sospiro, Marco tornò al suo caffè, mentre Antonia cominciava a svegliarsi.

    Senza aprire gli occhi, lei si voltò sulla schiena e allungò un braccio sul letto, per cercarlo. Era un gesto così familiare, che a Marco parve di sentire le sue dita sulla pelle.

    Era bello sapere che il primo pensiero di Antonia al risveglio era per lui.

    Non trovandolo, Antonia aprì gli occhi e restò ferma per un momento, per svegliarsi del tutto. Poi si alzò a sedere e lo cercò con lo sguardo.

    «Ciao» lo salutò, con un caldo sorriso.

    Marco si sentì rimescolare il sangue.

    Dopo un anno di convivenza, Antonia gli accendeva i sensi come i primi giorni.

    Lei si alzò e si allungò pigra, mettendo in evidenza il corpo perfetto, dall'abbronzatura dorata. Poi avanzò verso la terrazza, ammaliante come una sirena.

    Il sole uscì dalla nuvola, quasi a voler illuminare il suo splendore.

    Non c'era da meravigliarsi che un pittore come Stefan Kranst avesse provato una vera ossessione per lei, tanto da dipingerla in ogni modo, rifletté Marco, scuro in volto.

    Vedendola così, lui poteva capire la smania dell'artista di ritrarla nuda.

    Per anni Antonia aveva fatto mostra di sé sulle tele di Stefan Kranst, fino a diventare il suo segno distintivo. Nel suo desiderio di renderla immortale, il pittore l'aveva trasformata nell'oggetto delle fantasie erotiche di ogni uomo. Ora i suoi nudi adornavano le pareti delle case dei più ricchi e famosi.

    Quando Antonia entrava in una stanza, spesso veniva riconosciuta e sottoposta a sguardi maliziosi e scrutatori. Lei non arrossiva, non si sentiva umiliata.

    Al contrario, andava fiera del suo corpo perfetto.

    Marco accettava a malincuore il prezzo da pagare per tenerla con sé: l'invidia degli altri uomini perché la famosa modella di nudo aveva scelto lui. Accettava quel prezzo perché, come Kranst, era ossessionato da Antonia.

    Senza dire una parola, lei bevve un sorso di caffè dalla tazza di Marco, prima di invitarlo con un gesto a seguire il suo esempio. Gli occhi le brillavano come smeraldi nel sole, avvinti in quelli di lui nel lento gioco della seduzione.

    Alzandosi in punta di piedi, gli cercò la bocca che sapeva di caffè, per un bacio invitante. Non lo sfiorò con il suo corpo. Gli trasmise il calore e il profumo della sua pelle, prima di rimanere ferma vicino al tavolo della colazione, il viso carico di promesse.

    Marco aspettò che fosse lei a parlare, per adattarsi a quello che avrebbe detto.

    «Hai fatto la doccia senza di me» si lamentò Antonia, toccandogli la spalla.

    Lui sorrise.

    «Dormivi» le ricordò.

    Con un leggero broncio, Antonia gli prese la tazzina di mano e la posò sul tavolo. Poi gli cinse la nuca e si strinse a lui con un gemito soffocato, porgendogli le labbra socchiuse, pronta a un altro bacio.

    Marco non era di pietra, e rispose alla provocazione. Cedette - come faceva sempre - perché Antonia gli era entrata nel sangue, ormai era diventata come una droga dalla quale non riusciva a liberarsi.

    Antonia lo sentì rabbrividire e si staccò da lui.

    «Che cosa c'è?» si meravigliò.

    «È andato via il sole.»

    Era vero. Come un cattivo presagio, il sole era scomparso di nuovo dietro una nuvola.

    «Sei troppo delicato» commentò Antonia, passandogli le dita fra i capelli. «Ti ostini a stare qui fuori in terrazza, ma fa freddo e ti prenderai qualcosa, con il tuo sangue annacquato da italiano.»

    Marco non riuscì a rispondere con una battuta, perché di colpo la vide nuda su una terrazza simile. Nuda come l'aveva dipinta Stefan Kranst.

    «Parli per conoscenza diretta, naturalmente» reagì con cinismo.

    Antonia si irrigidì, come se l'avesse schiaffeggiata. Le labbra arrossate dai suoi baci persero tutta la loro morbidezza. Gli smeraldi scintillanti degli occhi si trasformarono in vetri opachi.

    Senza una parola, lei si allontanò verso la camera da letto.

    Marco la seguì con gli occhi, incantato come sempre dalla grazia dei suoi movimenti. L'impulso di seguirla per chiederle scusa arrivò con qualche secondo di ritardo. Il tonfo della porta del bagno che si chiudeva lo fece trasalire.

    Maledizione!, imprecò fra sé.

    Ancora una volta era riuscito a offenderla e a rovinare l'armonia che c'era fra loro.

    Si accigliò. Era in collera con se stesso, perché non aveva la minima idea di come uscire dal labirinto nel quale si era cacciato.

    Appoggiata alla porta del bagno, Antonia chiuse gli occhi e respirò a fondo, in attesa che la contrazione dei muscoli intorno al cuore si attenuasse. Non erano state tanto le parole di Marco a ferirla, quanto il suo tono di derisione, volutamente offensivo.

    In un modo o nell'altro, i loro litigi giravano sempre intorno all'incapacità di Marco di accettare la vita che lei aveva condotto prima di conoscerlo.

    Purtroppo le sue idee erano ristrette e antiquate, per quanto si definisse un uomo aperto e moderno.

    Ogni volta che la trattava così, Antonia si riprometteva di tenergli testa. Ma fino a quel momento non ne aveva avuto la forza.

    Perché sfidare Marco significava mettere in pericolo la loro relazione; e lei lo amava troppo per correre il rischio di perderlo.

    In futuro sarebbe riuscita a interrompere quel rapporto che non la rendeva felice. Lo doveva a se stessa, per potersi guardare allo specchio senza abbassare gli occhi per la vergogna.

    Non si era mai nascosta la verità: era l'amante di un uomo che non l'avrebbe mai sposata.

    Marco Bellini apparteneva a una famiglia ricca e in vista, che non poteva accettare che sposasse una donna come lei.

    Antonia era destinata a rimanere per sempre la sua mantenuta, il suo giocattolo. Viveva in casa sua, dormiva nel suo letto, attingeva alle sue finanze per le spese quotidiane. In cambio gli offriva la sua totale fedeltà e il suo corpo appassionato ogni volta che lui lo desiderava. In fondo non era poi tanto male, per una ragazza venuta dal nulla.

    Poteva essere addirittura la soluzione perfetta, a patto di non provare un amore grande come il suo.

    Cosa aveva detto Stefan per cercare di dissuaderla dal trasferirsi in Italia per vivere con Marco?

    Quell'uomo fa parte dell'alta società, Antonia. Può volere il tuo corpo, ma tutto il resto non gli interessa. Tu non appartieni alla sua cerchia e non potrai mai diventare sua moglie, tesoro. È risaputo che in quegli ambienti si sposano fra loro.

    Parole dure, ma sagge. Lei l'aveva scoperto molto presto, a sue spese.

    Il buonsenso le suggeriva ogni giorno di abbandonare quella casa. Doveva radunare quel poco di orgoglio che le era rimasto e andarsene, prima che Marco la annientasse del tutto.

    Prima o poi, si ripeté Antonia. Prima o poi arriverà il momento della riscossa.

    Per ora non era sufficiente una battuta sferzante da parte di Marco per indurla a lasciarlo. Lo amava disperatamente e aveva già pagato un prezzo troppo alto, per rinunciare a vivere con lui.

    Questo non significava un perdono immediato, decise, facendo scorrere l'acqua nella doccia. Il perdono aveva un prezzo, da pagare con qualche umiliazione bene assestata.

    Perfino l'arrogante Marco Bellini poteva trovare qualcuno che gli facesse abbassare la cresta...

    Con quel piacevole pensiero in mente e un sorriso sulle labbra, Antonia si massaggiò sotto il getto dell'acqua, preparandosi ad affrontare la giornata.

    Quando scese al piano di sotto, scoprì che Marco era già uscito.

    «Il signor Bellini è partito per Milano dieci minuti fa, signorina» l'avvertì Nina, la cameriera. «Ha detto di ricordarle il ricevimento di stasera e di guidare con prudenza, perché d'estate su queste strade c'è molto traffico.»

    Antonia la ringraziò per il messaggio. Sorrise fra sé, riconoscendo il comportamento abituale di Marco, che se ne era andato senza salutarla, ma aveva lasciato aperto il contatto, per trascorrere la serata insieme.

    Anche un uomo d'affari tutto d'un pezzo come lui, cuore

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