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Equivoco greco: Harmony Collezione
Equivoco greco: Harmony Collezione
Equivoco greco: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Equivoco greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...

Leo Christakis è convinto che il look dimesso e il freddo comportamento di Natasha Moyles siano in realtà studiati per nascondere la sua natura di scaltra approfittatrice. Certo che lei abbia sottratto molti soldi alla sua compagnia, la costringe così a seguirlo ad Atene, rimanendo al suo fianco, e sotto il suo controllo, finché non sarà in grado di restituire ciò che ha rubato. Le cose, però, non andranno esattamente come Leo ha pianificato.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2019
ISBN9788858994566
Equivoco greco: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Equivoco greco - Michelle Reid

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Greek’s Forced Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Michelle Reid

    Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-456-6

    1

    Seduto alla testa del tavolo nella sala riunioni, Leo Christakis, dinamico trentaquattrenne a capo dell’impero Christakis, dominava la stanza col solo potere del proprio silenzio.

    Nessuno osava muoversi. Tutti i dossier erano chiusi, a eccezione di quello davanti a lui. E con lo scorrere lento dei minuti, anche il semplice atto di respirare diventava difficile. I presenti non avevano nemmeno il coraggio di emettere il minimo suono.

    Perché la postura rilassata di Leo era pericolosamente ingannevole, così come il battere lieve delle sue dita sul tavolo mentre leggeva il rapporto. E chiunque avesse ritenuto che quello disegnato sulle sue labbra fosse un sorriso, avrebbe fatto meglio a imparare alla svelta la differenza tra un sorriso e un ghigno.

    Leo conosceva bene la differenza. E sapeva anche che presto il marcio sarebbe venuto a galla. Perché qualcuno si era impadronito di una somma dal conto della compagnia e ciò che lo faceva infuriare maggiormente era che la truffa era stata organizzata così malamente che chiunque avesse avuto una minima conoscenza dell’aritmetica l’avrebbe potuta scoprire.

    Leo non assumeva incompetenti, perciò la lista di coloro che potevano essere convinti di riuscire a ingannarlo a quel modo si riduceva a una persona sola.

    Rico, il suo vanesio, superficiale ed egoista fratellastro, l’unico impiegato della società che fosse stato assunto solamente per favore.

    Un familiare, in altre parole.

    Dannazione, imprecò Leo nella sua mente.

    Come diavolo aveva potuto credere Rico di riuscire a cavarsela? Era ben noto a tutti nella società che ogni settore veniva regolarmente sottoposto a revisioni interne casuali al preciso scopo di scoraggiare chiunque dal tentare un colpo del genere. Era il solo modo per sperare di mantenere il controllo di una multinazionale di quelle dimensioni!

    Sciocco arrogante! Non gli bastava prendere uno stipendio da favola per non fare praticamente nulla? Cosa gli faceva credere di poter pretendere di più?

    «Lui dov’è?» domandò Leo, facendo sollevare le teste dei presenti al suono improvviso della sua voce.

    «Nel suo ufficio» rispose Juno, il suo assistente personale nella sede londinese. «Era stato informato della riunione» si affrettò ad aggiungere il giovane, per fugare qualsiasi dubbio Leo avesse potuto avere che Rico non fosse stato avvisato.

    Leo non ne dubitava, così come non dubitava che chiunque in quella stanza fosse convinto che Rico avrebbe ricevuto il benservito. Il suo fratellastro era uno scroccone e chi lavorava sodo come le persone presenti in quella stanza non apprezzava gli scrocconi.

    Theos. C’erano poche speranze di riuscire a coprire le malefatte di Rico con tutta la gente che ne era al corrente.

    Ma voleva davvero coprirlo? Per quanto desiderasse agire altrimenti, preferiva coprirlo piuttosto che affrontare l’alternativa.

    Un ladro in famiglia.

    Leo fu preso da un moto di rabbia che tese i suoi lineamenti scultorei, che sarebbero stati perfetti se non fosse stato per una gobbetta sul naso, ricordo di un calcio ricevuto da un compagno di squadra quando era ragazzo. Con un colpo secco, richiuse il dossier e si alzò.

    Juno fece subito altrettanto. «Vado a...»

    «No. Andrò a prenderlo personalmente.»

    Il suo assistente si rimise a sedere. I presenti si scambiarono sguardi tesi, ma Leo non li notò, perché era troppo concentrato sui propri pensieri mentre lasciava la sala riunioni.

    Così come non si preoccupò di guardarsi in giro per il corridoio del piano dirigenziale, perché se lo avesse fatto si sarebbe accorto che le porte dell’ascensore stavano per aprirsi. Ma non lo fece.

    Era troppo impegnato a imprecare contro l’infarto che gli aveva portato via suo padre due anni prima, lasciandolo con l’ingrato compito di prendersi cura delle due persone più irritanti che gli fosse mai capitato di conoscere: Angelina, la sua nervosa matrigna italiana, e Rico Giannetti, il suo prezioso figlio.

    Ah, qualcuno mi salvi dai playboy belli e dannati e dalle matrigne ipersensibili e ansiose, innamorate dei loro bei figli... La lealtà verso la famiglia era un inferno e lui non vedeva l’ora che arrivasse il giorno dell’imminente matrimonio di Rico, quando il fratellastro si sarebbe portato l’ingenua mogliettina e la madre a Milano.

    Sempre che fosse riuscito a tirar fuori Rico da questo pasticcio senza compromettere la propria reputazione e posizione nella compagnia, altrimenti Rico sarebbe finito dritto in prigione.

    Leo provò una fitta al cuore al pensiero di dover salvare un farabutto come Rico.

    Chissà cos’avrebbe fatto Natasha se avesse scoperto che stava per sposare un ladro!

    Anche se il motivo per cui il suo fratellastro aveva deciso di sposare Miss Rigore Natasha Moyles era un mistero per lui. Non era la classica donna celebre che prediligeva solitamente Rico. In realtà aveva un fisico ben modellato e un paio di gambe lunghe e belle, ma nascondeva il tutto sotto abiti mediocri. Era anche fredda, troppo cortese e fastidiosamente scostante, per lo meno con Leo.

    Il motivo per cui Natasha si fosse innamorata di un playboy da strapazzo era un altro mistero. L’attrazione degli opposti? Quella sua facciata rigida e glaciale spariva con Rico?

    Forse in camera da letto diventava una dea del sesso, perché di sicuro ne aveva le potenzialità, con quei tratti femminili, i grandi occhi blu e la bocca sexy che non poteva nascondere e che sembrava non desiderare altro che essere baciata...

    Theos, imprecò ancora Leo avvertendo un intenso calore all’inguine alla consapevolezza dell’effetto che la bocca di Natasha Moyles aveva su di lui. L’oggetto dei suoi pensieri stava uscendo in quel momento dall’ascensore alle sue spalle e non appena lo scorse si fermò sui propri passi, riconoscendo subito la figura alta e scura che stava percorrendo il corridoio.

    Natasha ebbe un tuffo al cuore e per un attimo rifletté se cedere alla tentazione di rientrare in ascensore e tornare da Rico quando il suo fratellastro non fosse stato nei paraggi.

    Leo Christakis non le piaceva. Aveva la sgradevole capacità di farla sempre sentire in tensione, con la sua arroganza e il suo sottile sarcasmo, che usava per sottolineare ogni sua insicurezza.

    Credeva forse che lei non notasse il sorrisetto ironico che si disegnava sulle sue labbra ogni volta che posava gli occhi su di lei? Pensava fosse divertente farla raggelare nella consapevolezza che lui stesse deridendo il fatto che lei preferisse nascondere le sue curve piuttosto che metterle in mostra come le donne di cui si circondava?

    Non che contasse ciò che Leo Christakis pensava di lei, rifletté Natasha, ma nonostante la sua risoluzione, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e con una mano si infilò nervosamente dietro all’orecchio una ciocca di capelli sfuggita alla severa acconciatura mentre con l’altra strinse la borsetta a sé come fosse stata una sorta di armatura.

    Non era lì per vedere lui. Leo era solo l’arrogante ed egocentrico fratellastro dell’uomo che avrebbe dovuto sposare di lì a sei settimane. E se Rico non avesse avuto delle risposte più che valide alle accuse che gli stava per muovere, allora non ci sarebbe stato nessun matrimonio!

    Natasha impallidì al ricordo della fotografia che una simpatica persona le aveva trasmesso sul cellulare quella mattina. Perché certa gente provava gusto a mandare immagini dei fidanzati avvinghiati fra le braccia di un’altra donna? Pensava forse che il suo legame con l’industria musicale la rendesse meno soggetta alla sofferenza?

    Be’, non solo stava soffrendo, si sentiva proprio morire! O era il suo amore per Rico che stava morendo, perché quella era l’ultima goccia, l’ultima volta in cui lei avrebbe chiuso occhi e orecchie alle scappatelle del fidanzato.

    Era arrivato il momento della resa dei conti.

    Con gli occhi bassi sul tappeto, dimentica ormai di Leo Christakis che la precedeva, Natasha proseguì lungo il corridoio verso l’ufficio di Rico.

    La porta era chiusa e Leo la spalancò senza preoccuparsi di bussare. Era pronto a scagliarsi contro Rico Giannetti, ma rimase raggelato alla scena che gli si parò davanti.

    Per un attimo Leo si domandò seriamente se stesse sognando. Era difficile credere che persino Rico potesse essere così rozzo! Il suo fratellastro era in piedi davanti alla scrivania con i pantaloni abbassati alle caviglie e un paio di gambe di donna avvolte intorno alla vita. I movimenti di Rico erano sottolineati dai gemiti soffocati della donna stesa sulla scrivania.

    C’erano vestiti sparsi dappertutto e l’aria era intrisa dell’odore forte e intenso del sesso.

    «Cosa diavolo...?» sbraitò Leo disgustato, nel preciso istante in cui alle sue spalle si udì un altro gemito che lo spinse a girarsi.

    Si ritrovò a faccia a faccia con la fidanzata di Rico. Leo la guardò confuso, perché era certo che la bionda sulla scrivania fosse lei!

    «Natasha?» esclamò sorpreso.

    Ma lei non lo sentiva. Era troppo impegnata ad assistere all’avverarsi del suo peggiore incubo, confermato dalle due persone che si stavano rendendo conto in quel momento di non essere più sole. Rico sollevò la testa e si girò e quando i suoi occhi offuscati dalla passione si posarono su di lei, Natasha si sentì prendere dalla nausea.

    Poi la donna si mosse attirando l’attenzione di Natasha e una testa bionda con un paio di occhi blu fece capolino da dietro il busto di Rico. Le due donne si guardarono... si guardarono e basta.

    «Chi diavolo...?» Leo si girò nuovamente, rendendosi conto che i due amanti erano ora consapevoli della loro presenza.

    La donna stava cercando di liberarsi, sollevandosi sui gomiti. Non appena la riconobbe, Leo si preparò con orrore al peggio.

    Era Cindy, la sorella di Natasha. Due bionde con gli occhi blu e una differenza d’età tale da far sembrare Cindy una bambina.

    Leo si sentì rivoltare lo stomaco. Si girò verso Natasha, ma lei non era più lì. Infagottata nel suo abito blu, stava correndo verso l’ascensore.

    In preda alla rabbia per Natasha, Leo si rivolse nuovamente ai due amanti. «Con me hai finito, Rico. Rivestiti e sparisci dal mio ufficio prima che ti faccia buttare fuori! E portati via quella sgualdrina!»

    Poi uscì, sbattendo la porta e correndo dietro a Natasha. Provava una strana sensazione di sollievo ora che Rico gli aveva dato la scusa giusta per sbatterlo fuori dalla sua vita.

    Le porte dell’ascensore si chiusero prima che lui riuscisse ad arrivare. Imprecando a denti stretti, si avviò per le scale e prese uno dei tre ascensori che partivano dal piano di sotto, dopo aver verificato che Natasha si stava dirigendo ai parcheggi.

    Stava fremendo ed era pervaso da un intenso calore perché... Theos, il sesso aveva quell’effetto. Anche quando si era disgustati e allibiti per ciò che si era visto, il sesso aveva comunque un potere subdolo.

    Sceso dall’ascensore, Leo si guardò in giro nel parcheggio. La Mini rossa di Natasha risaltava in quel mare di lussuose automobili nere e argento. Poi la vide. Era appoggiata alla macchina e sussultava. Leo pensò che stesse piangendo, ma quando si avvicinò, si rese conto che stava rimettendo.

    «Va tutto bene...»

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