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La spiaggia dei ricordi: Harmony Collezione
La spiaggia dei ricordi: Harmony Collezione
La spiaggia dei ricordi: Harmony Collezione
E-book170 pagine2 ore

La spiaggia dei ricordi: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Le onde che accarezzano la battigia, il sole che riempie d'oro l'orizzonte, e una bellissima villa arrampicata sul crinale: lo scenario delle storie d'amore della serie "BAIA DEI SOGNI" è sempre il luogo perfetto per amarsi.

L'isola di Pelican Bay è il classico luogo "da cartolina": la sua bellezza è pari alla sua tranquillità, lontana anni luce dal caos delle metropoli americane. La vita di Carin Campbell, proprietaria di un piccolo negozio di souvenir sull'isola, scorre serena e priva di eventi particolarmente eccitanti. Fino a un torrido giorno d'estate, in cui un volto che sembrava sepolto sotto i ricordi di anni ricompare davanti a lei. Nathan Wolfe. Ancora più bello di tredici anni prima, ma arrogante quanto un tempo, ha la faccia tosta di chiederle di...
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2016
ISBN9788858951071
La spiaggia dei ricordi: Harmony Collezione
Autore

Anne McAllister

Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    La spiaggia dei ricordi - Anne McAllister

    successivo.

    1

    Era un giorno di luglio come un altro, a Pelican Bay. Caldo e umido. Secondo la radio c'era solo una vaga speranza che in serata, un alito di vento si decidesse a ripulire l'aria.

    Carin era grata al vecchio condizionatore che ronzava sulla finestra del suo negozio di articoli da regalo. Prima di tutto rendeva sopportabile l'ambiente poi, i turisti che scendevano dai traghetti e i vacanzieri provenienti dagli alberghi dell'isola, una volta entrati non mostravano nessuna fretta di andarsene da quell'angolo di paradiso.

    Ricco di preziosi oggetti d'arte in vetro, mobili antichi e originali gioielli in corallo, il negozio di Carin era il posto giusto per chi, avendo gusto e denaro, desiderava portare a casa un ricordo più duraturo di una maglietta stampata.

    Tutti quelli che arrivavano a Pelican Bay passavano da Carin. Gli affari andavano a gonfie vele e la vita era meravigliosa.

    Carin stava terminando di impacchettare un paio di capolavori di Fiona, una sua giovane amica scultrice, acquistate da due simpatiche signore di Pittsburgh che non la finivano più di magnificare l'isola.

    «Un paradiso in terra» concordò Carin, avvolgendo un delicato pellicano di ceramica nella sottile carta blu. Mise il pacchetto in un sacchetto bianco e alzò lo sguardo quando la porta si aprì all'improvviso. Sorrise, sperando che si trattasse di un altro turista in attesa di imbarcarsi sul traghetto per Nassau.

    Il sorriso le si spense sul viso.

    «Oh, all'inferno!» borbottò tra sé.

    Le clienti la guardarono attonite.

    «Pensavo si parlasse di paradiso...» cominciò una delle due.

    L'altra donna si voltò verso la porta. «E quello chi è?» mormorò tra l'affascinato e il terrorizzato.

    «Il diavolo in persona» sibilò Carin tra i denti. «Nathan Wolfe» spiegò con noncuranza, grata del fatto che la sua voce non tradisse le emozioni che la stavano scuotendo come un fuscello nella tempesta.

    Nathan Wolfe era sempre stato bello in modo diabolico, con i folti capelli corvini scompigliati e l'abbronzatura perenne. Gli anni avevano affilato i suoi lineamenti, rendendoli più duri. Ora aveva l'aspetto fiero e minaccioso di un predatore. Stava immobile sulla soglia del negozio. Il suo sguardo scandagliò tutta la stanza e alla fine si posò su di lei.

    Carin non riusciva a muoversi. Lo fissò a sua volta, determinata a fargli capire che non aveva paura di lui. Quando fu sicura che avesse colto quel messaggio, tornò a concentrarsi sui pacchetti per le due clienti ancora in attesa.

    Avevano la priorità sul dannato Nathan Wolfe!

    Cercò di riprendere il discorso interrotto da quell'apparizione ma ormai le due signore sembravano più interessate a Nathan che a intrattenere una qualunque conversazione con lei. Erano letteralmente calamitate dalla sua presenza.

    «Credo che quello non sia in vendita, vero?» mormorò ridacchiando la più anziana delle due.

    «Magari!» incalzò la seconda.

    Sì, magari, confermò Carin senza parlare.

    Magari avesse potuto incartarlo e spedirlo a Pittsburgh con quelle due!

    La prima studiò ancora per un istante Nathan poi, quando si rese conto che lui teneva lo sguardo fisso su Carin, allungò la mano per afferrare il sacchetto con i loro pacchetti. «Andiamo, Blanche» ordinò brusca.

    «No. Non ho ancora finito!» protestò Carin in fretta. «Non andatevene. Manca mezz'ora alla partenza del traghetto e qui fa fresco. Restate ancora un po'!» Restate per sempre! Forse Nathan si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato.

    Ma non se ne andò. Anzi, si mosse dalla sua postazione sulla soglia e iniziò a vagare per il negozio, soffermandosi a esaminare le noci di cocco intarsiate di Seamus Logan e le sculture di Fiona. Carin strinse i denti. Osservava i suoi movimenti lenti e aggraziati, da gatto, mentre raccoglieva oggetti qui e là per studiarli da vicino. Passò in rassegna i giocattoli artigianali dei fratelli Cash, i cestini di Sally, le magliette dipinte a mano da Alisette e alla fine raccolse uno dei fermacarte di Turk Sawyer.

    Carin non aveva mai pensato ai fermacarte di Turk come a delle armi contundenti; lo fece in quel momento.

    Non erano nemici, lei e Nathan, solo che non si erano visti per molti anni. Tredici anni, per l'esattezza e fino a qualche mese prima, lei era vissuta nella speranza di non rivederlo mai più.

    Poi suo fratello, Dominic Wolfe, era arrivato a Pelican Bay e Carin aveva capito che era solo questione di tempo.

    I mesi erano passati senza che Nathan desse segno di sé e lei aveva ricominciato a sperare. E ora, nello spazio di un secondo, le speranze erano svanite come nebbia al sole.

    Nathan posò il fermacarte e fissò l'attenzione sui quadri appesi alle pareti, i quadri di Carin, avvicinandosi al banco lentamente ma inesorabilmente.

    Lei lo ignorò come meglio poté e terminò di incartare l'ultimo oggetto da riporre nel sacchetto.

    «Ecco fatto!» comunicò alle clienti. «Allora, pensate di tornare a trovarci?» tentò di riattaccare bottone.

    «Lo speriamo molto» assicurò una delle due.

    «Soprattutto se decide di aprire un reparto per merce come quella» ridacchiò la seconda facendo un gesto impercettibile verso Nathan.

    «Quello sì che sarebbe un bel souvenir!» rise l'altra mentre si avviavano alla porta.

    Restò sola con lui.

    Il rumore del condizionatore le sembrava il tic-tac di una bomba a orologeria. Si strinse le mani per chiamare a raccolta idee e difese.

    Tredici anni prima era stata innamorata di quell'uomo. Tredici anni prima lui era un ragazzo gentile, dolce e simpatico. Aveva tutte le qualità che mancavano a Dominic, il suo rigoroso fratello, col quale Carin era fidanzata.

    Le piaceva Dominic Wolfe ma non ne era mai stata innamorata. Secondo suo padre incarnava il marito perfetto. Lei non era dello stesso avviso ma da ragazza ingenua quale era, aveva pensato che il loro matrimonio avrebbe funzionato.

    Poi aveva incontrato Nathan.

    Quando lo aveva conosciuto, appena si era innamorata di lui, aveva capito che non avrebbe mai potuto sposare suo fratello.

    Si era tormentata e aveva tentato di spiegare a suo padre che aveva dei dubbi. Lui aveva minimizzato, affermando che un certo nervosismo era del tutto normale prima delle nozze ma in realtà temeva di veder sfumare un matrimonio che avrebbe cementato ulteriormente le sue relazioni d'affari col padre di Dominic. All'inizio Carin aveva trovato giusto tutto questo ma dopo aver incontrato Nathan, aveva capito che non lo era per niente e alla fine aveva fatto la sola cosa da fare: era scappata.

    Aveva lasciato Dominic all'altare ed era corsa a nascondersi. Era certa di non essere la donna giusta per lui. Dominic era troppo forte, troppo sofisticato, troppo bello e potente per una ragazza come lei.

    Dieci mesi prima, quando Dominic era tornato sull'isola e si era presentato in negozio, le era apparso ancora lo stesso. Anche se era cresciuta in quei tredici anni, Carin aveva dovuto raccogliere tutto il suo coraggio per affrontarlo, per scusarsi e per spiegarsi con lui.

    E, miracolo dei miracoli, anche lui era cambiato! Era più cortese, più paziente, più... gentile. Una parola che mai avrebbe pensato di usare riferendosi a Dominic Wolfe.

    Aveva capito la ragione di quel cambiamento allorché era tornato a trovarla una seconda volta e le aveva presentato Sierra: un vulcano di ragazza dagli incredibili capelli rossi e abiti a dir poco informali, che lo aveva accompagnato sull'isola. Era l'ultima donna che Carin avrebbe immaginato al fianco di Dominic ma doveva essere quella giusta perché aveva fatto un gran bel lavoro. L'amore lo aveva cambiato. Aveva portato alla luce un lato di lui che non conosceva.

    Carin sbirciò Nathan con la coda dell'occhio. Era chiaro che a lui non era capitato niente di simile. Appariva duro e sprezzante come Dominic era stato un tempo. Ma se ce l'aveva fatta ad affrontare Dominic, sarebbe riuscita ad affrontare anche lui.

    Carin, nascosta dal banco, si strofinò le mani sui pantaloni bianchi poi inspirò a fondo.

    «Buongiorno» disse con un tono educato e professionale. «Che cosa posso fare per te?»

    Nathan posò un modellino di barca a vela che stava studiando e sollevò lo sguardo su di lei. Carin notò che il tempo gli aveva dato carattere, qualche capello grigio e una ragnatela di rughe sottili intorno agli occhi. Quegli occhi blu che un tempo l'avevano stregata, pieni di luce e passione, ora la fissavano glaciali.

    «Sposami.»

    Ma che razza di domanda era? Si strinse le mani con forza per mantenere la calma.

    «No.»

    Nathan restò a bocca aperta. Era evidente che non era quella la risposta che si era aspettato. Sembrava in ugual misura costernato e furioso.

    Se le avesse chiesto di sposarla tredici anni prima, Carin sarebbe impazzita di gioia ma non l'aveva fatto.

    Aveva diviso con lei una sola notte poi, consumato dal senso di colpa per aver tradito il fratello, le aveva detto che era stato tutto un errore e se n'era andato.

    Non era rimasto con lei per affrontare Dominic. E non era con lei nove mesi dopo, quando era nata Lacey, il frutto di quell'unica notte d'amore.

    Carin sapeva perché si trovava lì. Era chiaro che Dominic, dopo la sua visita a Pelican Bay, era tornato a casa e gli aveva detto di Lacey. E lui se l'era presa molto comoda prima di farsi vedere!

    Sposarlo?

    Non lo avrebbe voluto nemmeno se glielo avessero offerto su un piatto d'argento!

    «No» ripeté con gelida calma, visto che non si era mosso, come se aspettasse un suo ripensamento.

    Per una frazione di secondo lo sguardo di Nathan parve incerto. «Sarei venuto prima» borbottò. «Se solo tu ti fossi presa il disturbo di informarmi.»

    Carin sbuffò. «Se solo tu avessi voluto saperlo!»

    Si fissarono negli occhi e Carin si sentì gratificata quando lui distolse lo sguardo per primo.

    «Non ha importanza quello che volevo» dichiarò, irritato. «Sarei venuto qui se me lo avessi detto.»

    «Te ne sei andato. Non ti ricordi più?»

    «Tu eri fidanzata con mio fratello.»

    «E avevo appena fatto l'amore con te! Per amor del cielo, Nathan! Tu pensi davvero che due giorni dopo avrei potuto sposare qualcun altro?»

    «E come diavolo facevo a saperlo? Era già tutto organizzato» contestò alzando la voce. «Non mi hai mai detto di aver cambiato idea!»

    «Non me ne hai dato la possibilità! Sei letteralmente balzato fuori dal letto. Poi ti sei messo a correre per la stanza buttando la tua roba in una borsa, ripetendo che era stato tutto un terribile errore!»

    Nathan arrossì e cominciò a passeggiare nervoso davanti al banco.

    «Va bene» ammise alla fine. «Non mi sono comportato bene. Era un'esperienza nuova per me. Non ero abituato a dormire con le fidanzate di mio fratello.» La fissò. «Non conoscevo il protocollo

    «Non credo esista alcun protocollo» replicò Carin con calma, ricambiando lo sguardo. «Penso ci sia solo l'onestà.»

    Nathan serrò le labbra e si voltò di scatto infilando le mani nelle tasche dei jeans. «Bene! Allora siamo onesti.» Il tono era aspro. «È stato meraviglioso ma era sbagliato! Tu eri impegnata... e non con me. Mi sono sentito un mascalzone e ho pensato che se fossi sparito sarebbe stato meglio per tutti.»

    «E pensavi che io avrei potuto dimenticare?»

    «Non sapevo che cosa avresti fatto. Io ti conoscevo appena!»

    «Tu mi conoscevi meglio di chiunque altro!»

    Era così vulnerabile la settimana prima delle nozze, così preoccupata e proprio in quel momento aveva trovato in Nathan l'anima gemella, come aveva sempre sognato. Gli aveva espresso sinceramente i suoi sentimenti e ora lui diceva di non conoscerla affatto!

    Nathan si passò le dita tra i capelli. «Non sapevo cosa avresti fatto. Ma credimi,

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