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Accordo col playboy: Harmony Collezione
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E-book165 pagine2 ore

Accordo col playboy: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando un uomo ricco e affermato prende moglie, non sempre lo fa per amore. Non sempre...



Kathryn, a un passo dal realizzare il proprio sogno, vede il suo futuro crollare miseramente per colpa di un fidanzato geloso. Adesso, la casa sulla spiaggia lasciatale in eredità dall'unica persona che le abbia mai voluto bene non potrà più essere sua. Inaspettatamente, in suo aiuto arriva l'ultima persona al mondo che avrebbe mai immaginato: Hugh Parkinson, affascinante, ricco e incallito playboy. La proposta di Hugh, sebbene inaspettata, non può lasciarla indifferente, e prima di potersene rendere conto Kathryn si ritrova sposata con lui. Anche Hugh, ovviamente, ha qualcosa da guadagnare da quella situazione, anche se presto scoprirà che non è esattamente quello che pensava. O meglio... non solo quello.
LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2017
ISBN9788858972342
Accordo col playboy: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Accordo col playboy - Miranda Lee

    1

    Diverse teste si girarono mentre i tre attraversavano la sala del circolo del golf. Uomini e donne tutti li guardavano, nei loro occhi ammirazione e un pizzico d’invidia.

    Non solo perché erano ricchi, d’altra parte il denaro non mancava alla maggior parte dei soci del Sydney Royal Golf Club. I tre uomini che camminavano nella sala erano alti. E se questo non fosse bastato a dar loro un vantaggio sugli altri membri del loro sesso, erano anche belli, avevano folti capelli scuri e molti, molti soldi.

    Quello che si distanziò dagli altri diretto verso il bar, e che ovviamente si era incaricato di offrire il primo giro, era Hugh Parkinson, figlio unico di Richard Parkinson - Dickie per gli amici - e unico erede della fortuna della Parkinson Media, la casa editrice che pubblicava le riviste e i giornali a maggior tiratura dell’Australia. A trentasei anni, era sicuramente lo scapolo più corteggiato di Sydney. Aveva un numero incredibile di ex fidanzate le quali, altrettanto incredibilmente, non avrebbero mai parlato male di lui. Dotato di un fascino naturale, dedicava la sua vita alla ricerca del piacere, al tentativo di restare single il più a lungo possibile, e alla forte volontà di lavorare il minimo sindacale.

    I suoi due compagni di golf non erano fatti della stessa pasta. Entrambi erano conosciuti per essere maniaci del lavoro, avevano una moglie e, a causa delle esperienze passate, avevano sviluppato un lato duro e cinico della loro personalità.

    Russell McClain era proprietario e amministratore unico della McClain Real Estate, una prestigiosa agenzia immobiliare.

    James Logan possedeva Images, una nota e dinamica società che operava nel campo dello spettacolo.

    I tre erano amici sin dai tempi dell’università. Sapevano praticamente tutto l’uno degli altri, incluse le più nascoste debolezze. L’affetto che li legava era sincero e incondizionato. Questo non impediva loro di sfidarsi a golf ogni giovedì mattina, l’intento di ognuno quello di battere gli avversari.

    «Chi diavolo succede a Hugh oggi?» domandò James mentre prendeva posto con Russell a un tavolo sul terrazzo che affacciava sul campo verde. «Non l’ho mai visto giocare in modo così patetico.»

    «Io invece sì, un paio di settimane fa, mentre tu eri all’estero. Praticamente l’ho stracciato.»

    «Strano» commentò James.

    «Uh, grazie tante» borbottò Russell.

    «Sai cosa intendevo dire. Tu sei un discreto giocatore, ma Hugh è di gran lunga più bravo.»

    «Per forza. Praticamente vive sul campo da golf.»

    «Vero» confermò James. Anche lui era stato un appassionato di quello sport, ma da quando si era sposato l’anno precedente, aveva diminuito la sua frequenza al circolo. «Pensandoci bene, Hugh non era in forma neanche la settimana scorsa. È riuscito a malapena a vincere. Secondo te, a che cosa è dovuto questo calo di forma?»

    «Non saprei» replicò Russell. «Ma so che lo scorso novembre ha avuto dei problemi con una donna.»

    «Che genere di problemi?» si informò James sorpreso. Perché Hugh non aveva mai problemi con le donne. Si gettavano ai suoi piedi con una regolarità quasi monotona.

    «Direi che finalmente è stato rifiutato.»

    «Bene, questa sì che è una novità. Sai chi era lei?»

    «No, Hugh non lo ha detto, e io non ho chiesto» spiegò Russell mentre guardava il loro amico avvicinarsi al tavolo, tre boccali di birra in mano. «Ma forse mi sbaglio» riprese. «Forse non si tratta di pene d’amore, forse semplicemente è andato a dormire tardi ieri notte, dopo aver trascorso una serata romantica con la sua ultima conquista. Chi può dirlo, magari proprio la donna del mistero» azzardò. «Noi due sappiamo che non esiste una sola ragazza al mondo in grado di resistere ai suoi magnetici occhi blu. Eccetto la mia Nicole e la tua Megan, ovviamente.»

    «Coraggio, non è poi così irresistibile!» esclamò James, ma dentro di sé fu costretto ad ammettere che il loro amico era davvero come una calamita per il sesso debole.

    «Spero che ti sia ricordato di prenderne un’analcolica per me» disse Russell quando Hugh appoggiò i tre bicchieri sul tavolo. «Devo lavorare questo pomeriggio.»

    «Anch’io» sottolineò James.

    «Allora siamo in tre» sospirò Hugh mentre prendeva posto.

    «Stai scherzando! Tu, lavorare?» domandò James. «Forse è morto qualcuno?»

    «Non proprio.» Hugh portò il suo bicchiere alle labbra e bevve un lungo sorso di birra. «Ma mio padre è partito per una seconda, lunga luna di miele con la sua quinta moglie, e ha lasciato me al comando.»

    «Capisco. Forse dovremmo vendere subito le nostre azioni della Parkinson Media?» azzardò James.

    Hugh scrollò le spalle. «No, nessuno può condurre gli affari in modo peggiore del mio vecchio quando è colto da una delle sue frequenti crisi di lussuria, neanche io» precisò. «Chissà, forse quando tornerà in sé e vorrà riprendere il suo posto, io avrò recuperato quel paio di milioni che lui ha scialacquato in nome dell’amore. Probabilmente lo hai dimenticato, Jimmy, ma ho conseguito con lode la laurea in giurisprudenza e gestione aziendale... Non sono solo una bella faccia, sai.»

    «Così adesso sappiamo perché eri così distratto sul campo da golf» osservò Russell, sollevato. «Allora, quando è successo tutto questo?»

    «La settimana scorsa.»

    «Il che spiega anche la tua aria stanca. Sarà passata un’eternità dall’ultima volta che hai lavorato per tutta la giornata!»

    «È vero» confermò Hugh, non osando confessare che, durante le due settimane precedenti al Natale, si era recato in ufficio quasi ogni giorno, e aveva lavorato senza sosta.

    Il motivo di questa sua, così insolita, diligenza aveva un nome: la sua segretaria personale.

    Non aveva previsto quando l’aveva assunta parecchi mesi prima che un giorno avrebbe giudicato Kathryn Hart terribilmente sexy.

    Non era bella nel senso convenzionale del termine, forse non poteva neanche essere definita graziosa... i lineamenti del viso severi, gli zigomi accentuati e la bocca fin troppo generosa. Lui non aveva fatto caso al suo aspetto durante il colloquio per l’assunzione. La sua attenzione si era concentrata unicamente sul suo eccezionale curriculum.

    A quel tempo aveva agito di fretta.

    Suo padre aveva deciso praticamente da un giorno all’altro di affidargli la direzione della Sezione Pubblicità della Parkinson. Anche se Richard Parkinson aveva fatto in modo che, durante gli anni, il figlio facesse esperienza in tutti i campi della sua azienda, non era mai stato incline a cedere parte del suo potere.

    Hugh non era stato felice di essere investito di tanta responsabilità. Non lo era stato affatto.

    E poiché non aveva avuto alcuna intenzione di rinunciare allo stile di vita goliardico e rilassato che preferiva, si era preoccupato di assumere subito una valida assistente che potesse sostituirlo durante le sue numerose assenze. Kathryn Hart gli era sembrata la candidata perfetta: una donna fredda che non gli aveva fatto gli occhi dolci, tattica adottata da tutte le altre aspiranti al posto.

    A quel tempo, Hugh non prevedeva certo che la signorina Hart praticamente lo avrebbe costretto a occuparsi del lavoro che gli era stato affidato, e meno che mai che sarebbe stato, a poco a poco, consumato dal desiderio per lei.

    Quella era la parte peggiore, perché non c’era nulla che potesse fare al riguardo.

    Perché? Perché Kathryn era fidanzata. Era a un passo dal matrimonio.

    Anche se era considerato un dongiovanni senza scrupoli, in verità Hugh possedeva un animo sensibile che non gli avrebbe mai permesso di corteggiare la donna di un altro uomo. Il sesso per lui era in cima alla lista delle priorità, ma solo quando non comportava complicazioni o conseguenze.

    Se Kathryn fosse stata libera, lui si sarebbe limitato a sedurla. Invece, era costretto a tenere sotto controllo il suo crescente desiderio, con l’inevitabile risultato di patire una frustrazione fisica mai conosciuta prima.

    Aveva persino perso interesse per le altre donne, che all’improvviso gli sembravano tutte noiose.

    Ce n’era una sola che voleva al momento. E per la prima volta nella sua vita, non poteva averla.

    «E ti sei anche trasferito nell’attico di tuo padre?» gli domandò James.

    Hugh scosse la testa. «No. Me lo ha proposto, ma io ho rifiutato. Preferisco la mia casa di Bondi.» Una casa che aveva acquistato qualche anno prima, e che di recente aveva ristrutturato. L’appartamento si affacciava sulla baia di Bondi, a pochi metri dalla grande piscina dove nuotava ogni giorno, con il sole o con la pioggia. Era la tana perfetta di uno scapolo, non troppo grande, ma dotata di tutti i confort che un uomo potesse desiderare.

    La prospettiva di abitare nell’enorme attico di suo padre non esercitava alcuna attrattiva su di lui, anche perché era all’ultimo piano del grattacielo che ospitava gli uffici della Parkinson Media.

    «Ma risparmieresti tempo ogni mattina per recarti al lavoro» gli fece notare James. «Non saresti mai in ritardo, il che farebbe felice quella schiavista della tua segretaria. Quella che ti telefona di continuo... A proposito, come si chiama?»

    «Kathryn» replicò Hugh. La sua scarsa puntualità era l’unica arma che aveva contro quella strega, pensò. Per lei la puntualità era essenziale, e si irritava moltissimo quando non lo trovava alla sua scrivania di buon mattino.

    Il che gli rammentò...

    Hugh guardò il suo orologio. Era quasi mezzogiorno. Era prevista una riunione del consiglio direttivo per il pomeriggio. Davvero non poteva mancare. I dirigenti lo avrebbero giudicato non solo un maleducato, ma anche inadatto a essere il loro presidente, seppur un presidente temporaneo. E lui invece doveva fare assolutamente una buona impressione.

    Per fortuna aveva lasciato alcuni vestiti nell’attico di suo padre, così avrebbe potuto fare una doccia e cambiarsi, ragionò. Certo non avrebbe fatto una buona impressione presentandosi in pantaloni di cotone e maniche di camicia.

    «Scusatemi» disse dopo aver vuotato il suo bicchiere. «Non posso restare. Fra poco ho una riunione importante.»

    Osservando l’espressione sul viso dei suoi amici, trattenne a stento una risata. Ma il sorriso svanì dalle sue labbra quando salì in auto e girò la chiave dell’avviamento.

    In meno di quindici minuti sarebbe rientrato nella tana del leone.

    Spinse il piede sul pedale dell’acceleratore e la Ferrari balzò in avanti con uno stridio di gomme. Una parte di lui, quella masochista, ovviamente, voleva rivedere Kathryn. Quella razionale invece sapeva che non gli era possibile continuare in quel modo. Prima o poi avrebbe fatto la figura dello stupido. E forse si sarebbe meritato una denuncia per molestie sessuali.

    L’unica soluzione era liberarsi di quella donna.

    Ma come?

    Si era arrovellato il cervello alla ricerca di una scusa plausibile per fare uscire Kathryn dalla sua vita una volta e per tutte. Però lei era una impiegata modello e non commetteva errori. Quando era stato promosso, era stata promossa anche lei, poiché Elaine, la segretaria che da sempre collaborava gomito a gomito con suo padre, aveva finalmente ottenuto un lungo e meritato periodo di ferie. Kathryn si era adeguata al nuovo ruolo senza battere ciglio, e senza la minima esitazione.

    Le sue speranze dunque erano tutte riposte nell’imminente matrimonio di Kathryn, che si sarebbe celebrato di lì a cinque settimane. Sicuramente non aveva intenzione di chiedergli i dovuti quindici giorni di congedo matrimoniale, questo no. La signorina Perfezione aveva già deciso di sposarsi di venerdì sera, e di limitare il viaggio di nozze a due soli giorni da trascorrere in un albergo della città,

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