Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Una pericolosa eredità
Una pericolosa eredità
Una pericolosa eredità
E-book232 pagine2 ore

Una pericolosa eredità

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

The wild Warriners 1

Inghilterra, 1814.
La vita di Violet Dunston, ereditiera ammirata da tutti e sempre al centro delle attenzioni e degli eventi mondani londinesi, dovrebbe essere simile a una favola. In realtà Violet è sola al mondo, vittima dell'avidità di uno zio che ha architettato un losco piano ai suoi danni per appropriarsi del suo denaro prima che compia ventun anni. In combutta con Lord Bainbridge, lo zio fa rapire la fanciulla con l'intento di darla in moglie all'anziano conte e dividere con lui i suoi averi. Entrambi gli uomini hanno però sottovalutato le risorse di Violet, che riesce a fuggire. Soccorsa nei boschi da Jack Warriner, trascorre nascosta nella sua tenuta il mese che manca al proprio ventunesimo compleanno. Qui, fra agguati e tradimenti, Violet e Jack scopriranno di non poter più fare a meno l'uno dell'altra.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788858976432
Una pericolosa eredità

Leggi altro di Virginia Heath

Autori correlati

Correlato a Una pericolosa eredità

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Una pericolosa eredità

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Una pericolosa eredità - Virginia Heath

    successivo.

    1

    1 dicembre 1813. Ancora un mese, tre giorni e diciotto ore circa...

    La corda scavava dolorosamente nei polsi. Letty la ignorò per concentrarsi sulle questioni pratiche. Sollevò appena le palpebre e guardò attraverso le ciglia. La testa canuta del Conte di Bainbridge penzolava di lato, dondolando leggermente al movimento della carrozza, gli occhi erano chiusi e la mandibola rilasciata. Letty provò un momento di sollievo vedendo che si era finalmente appisolato. Si arrischiò ad aprire completamente gli occhi per la prima volta da circa un'ora e sollevò cautamente il capo dal sedile per guardare attraverso la piccola striscia di finestrino visibile tra le tende scure che la oscuravano al mondo.

    Fuori era buio pesto.

    Buon segno.

    Significava che si trovavano in aperta campagna, lontani da tutto, e il fatto che non riuscisse nemmeno a vedere le stelle suggeriva che la strada diretta a nord fosse costeggiata dagli alberi. La carrozza malconcia di Bainbridge procedeva a tutta a velocità, altro segno che erano lontani da una locanda o da un villaggio. Fino a quel momento, ogni volta che il conducente si era avvicinato a un luogo abitato, aveva rallentato e battuto sul tetto. Allora il conte le metteva la mano sulla bocca già imbavagliata e le premeva un coltello alla gola per tutto il tempo che ci voleva a oltrepassare il centro o a cambiare i cavalli.

    Mentre sonnecchiava, teneva il coltello sul ginocchio, tra le dita rilassate. Sembrava poco utile cercare di strapparglielo, quando la sua priorità era la fuga. L'ultima volta che aveva provato a lottare, Bainbridge l'aveva colpita al viso con un manrovescio così violento che l'anello con il sigillo le aveva ferito il labbro, lasciandolo gonfio e dolorante sotto il bavaglio. Per difendersi, Letty aveva finto che il colpo le avesse fatto perdere i sensi e da allora non aveva mosso un muscolo. Se non altro, ciò le aveva dato il tempo di riflettere.

    Si raddrizzò per quanto poteva e scivolò silenziosamente sul sedile verso la portiera. Se fosse riuscita a raggiungere la maniglia, si sarebbe potuta gettare sulla strada. Dopo di che, ammesso che sopravvivesse, non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare. Non era un granché come piano, ma era sempre meglio di niente. Sarebbe morta piuttosto che sposare Bainbridge.

    Il conte cominciò a russare, ma era quel respiro irregolare dovuto alla posizione che presto l'avrebbe svegliato. Non c'era tempo da perdere. Letty allungò le mani legate verso la maniglia e, per qualche miracolo, riuscì a raggiungerla mentre la carrozza si inclinava leggermente su quel lato. Buttandosi contro la portiera, l'aprì e venne scaraventata sulla strada.

    L'istinto la fece raggomitolare su se stessa per proteggersi, prima di colpire il suolo, ma l'impatto fu comunque violento e le fece uscire tutta l'aria dai polmoni con un dolore accecante. Pietre appuntite le ferivano la pelle, mentre rotolava. Un'acqua fangosa le entrò nelle narici e negli occhi socchiusi, facendoli bruciare. Come in una nebbia confusa, udì un grido venire dalla carrozza ormai lontana e lo stridio delle ruote che frenavano.

    Sollevandosi sulle ginocchia, si trascinò a fatica tra gli alberi scuri e silenziosi, poi si mise a correre, senza pensare alla direzione. Non aveva importanza, purché la portasse lontano dalla strada. Ignorò i rami che sembravano protendersi per ghermirle i vestiti e il buio che incuteva terrore, a mano a mano che si addentrava nella foresta. Niente poteva essere più terribile che venir catturata di nuovo da quell'uomo.

    In lontananza poteva ancora udire un suono di voci irate, che si indebolivano mentre avanzava, inducendola ad aumentare la distanza con tutte le sue energie. Finché non ebbe i polmoni in fiamme e i muscoli che gridavano, e non poté correre oltre.

    Se fosse stato saggio, Jack se ne sarebbe andato subito a casa. Ma il senno di poi era sovrastimato, secondo la sua esperienza, serviva solo a suscitare rimpianti, e Jack Warriner ne aveva già abbastanza. Che importanza aveva se era inzuppato fino al midollo e stava congelando? La locanda era calda, la birra buona e la compagnia, per una volta, piacevole. Aveva avuto intenzione di rimanere solo per un boccale, giusto per ripulire la gola dalla polvere della strada e godere di qualche minuto di sollievo da tutte le responsabilità che lo soffocavano, prima di affrontare l'ultimo tratto di strada verso a casa. Poi, però, i boccali erano diventati tre, e poi sei. A un certo punto l'oste aveva messo sul tavolo il whisky, qualcuno aveva tirato fuori un violino e, prima di rendersene conto, Jack stava cantando a piena voce insieme agli altri avventori, pestando i piedi, battendo le mani e comportandosi come un giovane che non avesse il peso dell'intero mondo sulle spalle.

    Adesso stava pagando quel raro momento di debolezza. La pioggia era impressionante anche per il mese di dicembre. Ad aggravare la situazione, mentre Jack combatteva gli inevitabili effetti dell'alcol, l'immancabile vento che soffiava da nordest spingeva la spessa cortina d'acqua quasi orizzontale, dritta sul viso.

    Grazie al cielo non mancava molto. Presto sarebbe stato al sicuro, in quella casa che non faceva che divorare denaro. L'eredità della sua nobile casata era solo una pietra al collo. Il luogo in cui tutte le speranze e i sogni erano stati schiacciati senza pietà sotto il peso delle responsabilità, mentre Jack affondava sempre più nei debiti a ogni anno che passava. Il solo pensiero lo faceva sentire abbattuto.

    E gli provocava un senso di nausea.

    O forse erano solo il whisky e la birra. Jack si asciugò il viso con la manica e per poco non cadde di sella quando il cavallo si impennò all'improvviso con un nitrito. Lottò con le redini per riportare sotto controllo l'animale, e fu allora che la vide. La donna sbucò fuori dagli alberi quasi fosse un fantasma. La pelle era pallida alla luce della luna, capelli e vestiti aderivano al corpo, e gli occhi erano sgranati mentre lo fissava. Poi fuggì, rallentata dalle gonne bagnate e dall'andatura claudicante.

    Ci vollero diversi istanti prima che la mente annebbiata di Jack registrasse ciò che aveva visto. Un bavaglio. Le mani legate. Puro terrore.

    La donna barcollava davanti a lui sullo stretto sentiero che conduceva a casa sua come se ne andasse della propria vita. A giudicare dalle sue condizioni, probabilmente era così. Finalmente la ragione ebbe la meglio sull'alcol, e Jack diresse il cavallo verso di lei.

    «Signorina! Aspettate! Non voglio farvi del male.» Il vento trasportò le sue parole.

    Quando la raggiunse, Jack si chinò sulla sella e le prese il braccio. Lei si voltò e cercò di sfuggire alla sua stretta, lottando come una volpe costretta in un angolo.

    «Non voglio farvi del male!»

    Dal modo in cui si dibatteva, capì che era esausta. Gridare non sarebbe servito a calmarla.

    «Lasciate che vi aiuti» mormorò, e la vide battere le palpebre. Per dimostrare le sue buone intenzioni, le lasciò il braccio e alzò le mani inguantate in segno di resa. Automaticamente, lei fece per fuggire, e Jack non fece niente per fermarla. Fu la mossa giusta. La donna esitò, poi si voltò. Lo fissò con i grandi occhi sgranati, come se volesse leggere nella profondità del suo sguardo se poteva fidarsi di lui. Poi, quasi come se tutte le forze e la determinazione l'avessero abbandonata, cominciò a scivolare a terra.

    Jack riuscì ad afferrarla per un braccio prima che si afflosciasse al suolo e dovette ricorrere a tutta la propria, notevole forza per sollevare il suo corpo inerte e issarlo sulla sella. La tenne in grembo e, sentendo che era gelata, si chiese da quanto tempo fosse lì fuori, esposta agli elementi invernali. Sembrava così fragile, tra le sue braccia. Preziosa.

    Cercò di liberarla dal bavaglio, ma la pioggia aveva stretto ancora di più il nodo, rendendolo impossibile da sciogliere. Così da vicino, poté notare i lividi sul viso. Il labbro, tagliato e gonfio, faceva pensare che fosse stata picchiata e legata. E il fatto stesso che l'avesse trovata a barcollare alla cieca lungo una strada deserta, dopo la mezzanotte, vestita solo con un abito di seta senza maniche, mezzo strappato, significava che probabilmente era riuscita a fuggire. Solo allora gli venne in mente che i suoi rapitori potevano essere sulle sue tracce. Chiunque avesse legato e picchiato quella donna delicata non avrebbe ascoltato ragioni. Se era fuggita, non si sarebbero fermati davanti a niente pur di riprenderla. Chiunque fosse, quella donna aveva bisogno del suo aiuto.

    Senza riflettere Jack spronò il cavallo al galoppo, stringendo le redini con una mano mentre con l'altra teneva stretta a sé la donna priva di sensi per tenerla al sicuro. Ignorò le frustate del vento e della pioggia sul viso. Gli importava solo di portare quella donna a casa, e al sicuro. Markham Manor poteva anche aver bisogno di un tetto nuovo, ma almeno i suoi antenati avevano avuto il buonsenso di far circondare la tenuta con un muro alto e massiccio e un paio di cancelli altrettanto alti e massicci. Jack aveva la sensazione che quella notte, per la prima volta in più di duecento anni, i Warriner ne avrebbero avuto bisogno.

    2

    Ancora un mese, tre giorni e sedici ore circa...

    Jack trasportò la donna priva di sensi nella sala d'ingresso e chiamò a gran voce i fratelli. Abituati a prestare attenzione al suo tono, arrivarono uno dopo l'altro sul pianerottolo. Per primo venne Joe, il terzogenito, di soli quattro anni minore di Jack. Gli bastò un'occhiata alla donna perché il medico che c'era in lui prendesse il sopravvento. «Prendo la borsa» annunciò prima di sparire.

    Poi giunse Jacob, il più giovane, stropicciandosi gli occhi assonnati. Dietro di lui veniva zoppicando Jamie, il secondogenito. Entrambi entrarono in azione non appena videro il fardello tra le braccia di Jack.

    «Che diavolo è successo?»

    Jacob rimase a bocca aperta quando raggiunse il fondo delle scale e seguì Jack mentre portava la donna nella grande sala dagli alti soffitti che adesso fungeva da soggiorno. L'aveva già adagiata su un divano quando Jamie li raggiunse. Da brillante soldato qual era stato, prima di essere ferito, non ci mise molto a valutare la situazione.

    «Dove l'hai trovata?» gli domandò.

    «È sbucata all'improvviso in mezzo alla strada» rispose Jack. «Era cosciente, allora.» Era preoccupato che non avesse ripreso i sensi, negli ultimi venti minuti. Alla luce fioca della lampada, la sua pelle aveva un pallore grigio che non prometteva bene.

    «Hai visto traccia di chiunque possa averle fatto questo?» chiese Jamie.

    Jack scosse il capo. «No, però la tempesta sta ancora infuriando. Anche se ci fosse stato un esercito, dietro di me, dubito che l'avrei sentito. Mettiamo in sicurezza la casa!»

    Jamie reagì all'istante al comando, rivolgendosi a Jacob. «Prendi la spada e le pistole dalla mia camera da letto e prendi qualcosa per te. Chiudiamo i cancelli.»

    I due fratelli erano già spariti quando Joe tornò con l'attrezzatura medica. Nonostante quell'anno non ci fosse il denaro perché potesse proseguire gli studi di medicina all'università, Joe aveva continuato a studiare con impegno, nella speranza di potersi qualificare un giorno come medico. Ci si dedicava fin da giovanissimo, e quello che non conosceva sul funzionamento del corpo umano non meritava di essere conosciuto. Guardò Jack che tagliava con attenzione il bavaglio e le corde ai polsi e li rimuoveva, prima di inginocchiarsi a esaminare la donna.

    «È gelata, Jack! Dobbiamo riscaldarla.» Prese un paio di forbici dalla borsa e cominciò a tagliare gli abiti partendo dall'orlo.

    «Cosa credi di fare?» protestò Jack, perché gli sembrava eccessivo spogliare quella povera giovane.

    «Devo toglierle questi indumenti bagnati e asciugarla, altrimenti sarà impossibile riscaldarla. L'ipotermia può uccidere. Vai a prendere delle coperte.»

    Per una volta Jack fece esattamente come gli veniva detto. In situazioni come quella, si fidava ciecamente del fratello minore. Inoltre lui possedeva scarse conoscenze mediche – non aveva idea di cosa significasse ipotermia – e si allontanò. Si sentiva a disagio a rimanere a guardare mentre Joe la spogliava. Quando fu di ritorno, il fratello non aveva perso tempo a esaminare la paziente, che adesso era coperta da un soprabito.

    «Non credo che abbia niente di rotto, anche se è difficile esserne sicuri finché non si sarà ripresa. Ci sono tagli e contusioni dappertutto... vedi?»

    Jack passò le coperte al fratello e guardò le braccia e le caviglie della poveretta, coperte di brutte ferite.

    «Guarda questi lividi.» Joe gli indicò il braccio sinistro. «Se dovessi fare un'ipotesi, direi che ha fatto una brutta caduta ed è atterrata sul fianco. A giudicare dalle dimensioni e dal colore del livido, è un miracolo che il braccio o la clavicola non si siano frantumati nell'impatto. Alcuni dei tagli sono piuttosto profondi e anche quello al labbro è brutto. I polsi sono stati sfregati dalla corda, dev'essere rimasta legata per ore. È necessario ripulire con cura tutte le ferite per evitare che si infettino.»

    Jack si diede da fare a mettere a bollire una pentola d'acqua dopo l'altra e a trasportare i pesanti secchi avanti e indietro dalla cucina al soggiorno, lasciando che il fratello facesse quanto era necessario e sentendosi del tutto impotente. Dopo aver ripulito e disinfettato le ferite, Joe dichiarò che era un miracolo che la donna non avesse subito danni peggiori, tuttavia lei non riprese i sensi né perse il colorito cinereo. Nonostante le fiamme che ruggivano nell'enorme camino di pietra e il mucchio di coperte che l'avvolgevano, la temperatura del suo corpo non sembrava aumentare. Le labbra erano bluastre e le estremità gelide.

    «Dev'essere rimasta al freddo per ore, Jack. Temo che sia già in ipotermia. Respira appena, e il polso è decisamente debole.»

    «Che cosa posso fare?» domandò Jack. Perché doveva pur esserci qualcosa da fare. Il pensiero che morisse in casa loro era orribile, dopo che aveva fatto del proprio meglio per salvarla e aveva visto il terrore nei suoi occhi.

    «Sollevala e dividi con lei il tuo calore corporeo, mentre io finisco di medicare le altre lesioni.»

    Sembrava eccessivo, ma Joe si era rivelato nel giusto altre volte. «Come dovrei fare, di preciso?»

    «Tienila in grembo come una bambina.» Joe la sollevò attentamente per le spalle, esponendo la schiena. L'avvolsero nelle coperte, e Jack sedette in modo che insieme potessero spostarla nel suo grembo.

    Anche se cercava di fare come gli aveva detto il fratello, era evidente che non era una bambina e anche sotto le coperte poteva sentire le sue forme femminili. Joe le rimboccò le coperte intorno alle gambe per tenere al caldo le estremità, mentre Jack le passava i palmi lungo le braccia nel tentativo di riscaldarla. Era così fredda che poteva sentire il gelo attraverso gli strati di lana e, se non avesse respirato, avrebbe pensato di tenere tra le braccia un cadavere. L'avvolse in modo protettivo e la strinse a sé, sperando che assorbisse da lui il calore di cui aveva bisogno, canticchiando a bassa voce mentre il fratello le asciugava i capelli lunghi e aggrovigliati, prima di avvolgerle una coperta intorno alla testa.

    «Se fosse sveglia, potrei farle bere qualcosa. Del latte o del tè caldo potrebbero essere di aiuto.» Joe si passò le mani tra i folti capelli scuri, preoccupato. «Credi che potrei provare a darle qualche cucchiaio?»

    Jack si limitò a stringersi nelle spalle. Non aveva idea di cosa si dovesse fare e, nella sua posizione, non era in grado di assistere il fratello. Odiava sentirsi inutile, quando era abituato ad avere il controllo. Tutto quello che poteva fare era continuare a tenerla tra le braccia e cullarla, scrutando il suo volto in cerca di segni di vita. Mentre aspettava che Joe tornasse dalla cucina, rientrarono gli altri fratelli. Entrambi sembravano appena passati attraverso un uragano.

    «Solo un idiota starebbe fuori con questo tempo!» esclamò Jamie, scrollandosi dalla pioggia. «Comunque i cancelli sono chiusi e non abbiamo visto niente, nei dintorni. Se dovesse venire qualcuno, negheremo di conoscere la tua misteriosa damigella finché non sapremo che cosa diavolo è questa storia. Come sta?» Zoppicò a fatica verso il divano e fissò il fagotto di coperte tra le braccia di Jack.

    «Joe l'ha medicata alla meglio e ora stiamo cercando di scaldarla.»

    Jamie non sembrava molto fiducioso. «Ho visto molti uomini uccisi dall'esposizione alle intemperie. È quando smettono di tremare che devi preoccuparti davvero. Sta tremando?»

    Non stava tremando, ma Jack non voleva pensare a ciò che poteva significare. «Non morirà!» esclamò. «Joe sta preparando del latte caldo.» Come se il latte fosse una medicina magica che avrebbe guarito una donna quasi congelata a morte. Jack la osservò. Era così immobile e spaventosamente pallida che sembrava scolpita nell'alabastro. Ricordò il terrore che aveva visto nei suoi occhi quando si era girata a guardarlo e si augurò che quei pochi istanti non fossero gli ultimi che era destinata a ricordare. «Non so nemmeno come si chiama.»

    Jacob, che fino a quel momento era rimasto silenzioso, si avvicinò alla pila di vestiti bagnati scartati sul pavimento e cominciò a esaminarli.

    «Non era nell'esercito, sciocco!» lo ammonì Jamie. «Dubito che troverai grado, cognome e numero sulle sue sottogonne.»

    «Saresti stupito di scoprire ciò che le signore conservano nelle loro sottogonne.» Jacob non sollevò lo sguardo. «Anche se, per saperlo, dovresti corteggiarle, Jamie, cosa che non fai.» Sedette sui talloni e agitò con aria di trionfo un piccolo quadrato di lino ricamato. «Si chiama Letty» annunciò, appallottolando il tessuto e lanciandolo a Jamie. «È ricamato sul fazzoletto.»

    Jack le accarezzò la guancia con un dito, mormorando: «Letty. Letty, tesoro, puoi sentirmi?».

    Letty. Letty, tesoro, puoi sentirmi?

    Non riconobbe la voce, ma aveva un suono calmo e tranquillizzante, anche se veniva da uno sconosciuto. Non era Bainbridge e nemmeno suo zio, ed

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1