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Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti
Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti
Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti
E-book660 pagine7 ore

Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti

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Info su questo ebook

Itinerari mozzafiato per scoprire le montagne più sorprendenti e più belle del mondo

Le Dolomiti, montagne belle, sorprendenti e inserite nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono conosciute in tutto il mondo. Ai piedi delle Tre Cime, della Marmolada e di decine di altre vette straordinarie si snodano sentieri di grande fascino. I più noti, a luglio e agosto, sono molto frequentati. Questa guida presenta al lettore anche molti itinerari meno conosciuti, che permettono di camminare tranquillamente. Nel volume vengono descritti decine di classici percorsi in direzione dei rifugi, molte passeggiate verso eremi e castelli e le salite verso vette faticose ma facili come lo Sciliar, il Sassopiatto, il Col di Lana e il Piz Boè. Molti itinerari sono di media lunghezza, ma vengono suggeriti anche dei percorsi brevi, accessibili alle famiglie con bambini piccoli e agli escursionisti meno giovani. In molte aree sono presentati anche dei sentieri adatti alle belle giornate di primavera e d’autunno. Oltre alla descrizione pratica, per ogni sentiero è presente un’introduzione che presenta i motivi d’interesse, le eventuali difficoltà e le curiosità più intriganti. Non resta che mettersi in marcia!

Tutto ciò che c’è da sapere sui più suggestivi sentieri delle Dolomiti

Tra i luoghi descritti nella guida:

• Bolzano e la Bassa Atesina
• Bressanone e la Val di Funes
• Tires e Carezza
• L’Alpe di Siusi e lo Sciliar
• La Val Gardena
• La Val Badia e la Valle di Marebbe
• La Val Pusteria e la Valle di Braies
• Trento e la sua conca
• Le Dolomiti di Brenta
• La Val di Fassa
• La Val di Fiemme
• Il Primiero e le Pale di San Martino
• Belluno, Feltre e le Dolomiti Bellunesi
• L’Agordino e la Valle del Cordevole
• La Val Fiorentina e la Val di Zoldo
• Cortina e la Valle del Boite
• Il Cadore e il Comelico
• Le Dolomiti Friulane e l’Alpago
Stefano Ardito
È una delle firme più note e prestigiose del giornalismo di montagna e di viaggio. I suoi reportage compaiono sulle maggiori testate italiane. È autore di numerosi libri e guide sulle montagne d’Italia e del mondo e di una cinquantina di documentari. Con la Newton Compton ha pubblicato 101 storie di montagna che non ti hanno mai raccontato, 101 luoghi archeologici d’Italia dove andare almeno una volta nella vita, Le grandi scalate che hanno cambiato la storia della montagna, Cammini e sentieri nascosti d’Italia, Le esplorazioni e le avventure che hanno cambiato la storia, Guida curiosa delle Dolomiti, Passeggiate ed escursioni a Roma e dintorni, Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti. Nel 2015 ha vinto il Premio Cortina Montagna, nel 2020 è stato finalista al Premio Bancarella.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2021
ISBN9788822751744
Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti

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    Anteprima del libro

    Passeggiate ed escursioni sulle Dolomiti - Stefano Ardito

    INTRODUZIONE

    Quali sono le montagne più belle del mondo? Di fronte a una domanda del genere qualcuno può indicare le moli gigantesche del K2 e dell’Everest, oppure lo slancio del Cerro Torre e dell’Ama Dablam. Se lo sguardo si restringe alle Alpi, entrano in scena il Monte Bianco, il Cervino, il Monviso e il Piz Badile.

    Per milioni di persone, però, il titolo va alle Dolomiti. Queste vette rocciose dalle forme bizzarre si alzano nell’angolo nord-orientale dell’Italia, poco a sud dello spartiacque delle Alpi, e portano il nome di Déodat de Dolomieu, uno scienziato francese vissuto poco più di due secoli fa. Le loro rocce, tra il 1915 e il 1917, hanno visto combattere e morire uomini che parlavano una dozzina di lingue diverse, e che indossavano le divise dell’Impero austro-ungarico e del Regno d’Italia.

    A rendere le Dolomiti famose in Italia, in Europa e nel mondo sono degli elementi molto diversi tra loro. Le celebri piste da sci - dal Sella Ronda alla Gran Risa, dal Canalone Miramonti a quello della Tofana - e la qualità delle strutture ricettive, che comprendono ristoranti stellati e hotel a cinque stelle.

    Emozionano e attirano gli esperti e i profani anche le avventure degli alpinisti, dai tempi dei pionieri dell’Ottocento fino agli exploit di Reinhold Messner e Manolo. Dai libri, dai giornali e dai social s’impongono all’attenzione i profili eleganti e bizzarri delle vette, dalle Tre Cime e dalle Torri del Vajolet fino al Campanile Basso di Brenta e al Cimon della Pala.

    Per molti, nonostante alcuni eccessi dovuti al turismo estivo e invernale, il fascino delle Dolomiti sta nell’armonia dei loro paesaggi. Dall’Alto Adige/Sudtirolo al Trentino, dal Veneto fino al Friuli, prati, baite di legno, boschi di larici e abeti compongono un quadro suggestivo e armonioso, che conserva le tracce di secoli (o millenni) di duro lavoro dell’uomo.

    Più in basso, sulle strade che attraversano da nord a sud le Alpi, si affacciano castelli e abbazie ricchi di storia. In alto, verso il cielo, si alzano in tutta la loro eleganza le cime. Sui prati, nel sottobosco e sui ghiaioni, tra la primavera e l’estate, si ammirano meravigliose fioriture.

    Da qualche anno, grazie a molti interventi di tutela e a una fitta rete di parchi e altre aree naturali protette, cervi, aquile, camosci e stambecchi sono ridiventati facili da avvistare e fotografare.

    Ai piedi delle Dolomiti, anche se con qualche problema di convivenza con l’uomo, sono tornati il lupo e l’orso. In cielo è ricomparso il gipeto, un avvoltoio che in passato volava su gran parte delle Alpi.

    Per questi motivi, dal 2009, l’unesco ha inserito le Dolomiti, i Monti Pallidi dei viaggiatori ottocenteschi, nel suo Patrimonio dell’Umanità. Ma tutti i camminatori, gli alpinisti, gli sciatori, i turisti in auto, in moto o in camper hanno sempre saputo che queste sono delle montagne speciali.

    Le Dolomiti, oggi divise tra il Veneto, l’Alto Adige, il Trentino e il Friuli, culminano nei 3343 metri della Marmolada. Una quota tutto sommato modesta se la si confronta con i 4807 metri del Monte Bianco o con gli 8848 metri dell’Everest, ma anche con i 3905 metri dell’Ortles, una grande montagna ghiacciata che si alza poche decine di chilometri più a ovest, in vista del Passo dello Stelvio.

    I ghiacciai delle Dolomiti sono piccoli e in via di estinzione. A rendere uniche al mondo queste cime sono le forme della roccia, che l’erosione ha plasmato formando torri, pareti e campanili. Il colore che varia tra il grigio, il giallo, il rosso e l’ocra le rende ancora più suggestive.

    Il nome della catena deriva da quello della roccia che le forma: la dolomia, un carbonato doppio di magnesio e di calcio, è stata scoperta alla fine del Settecento dal già citato Déodat de Dolomieu.

    Gli escursionisti che scelgono come meta le Dolomiti hanno a disposizione tutto quello che abbiamo elencato finora, e molto di più. Come in tutte le catene montuose della Terra, ogni valle e ogni zona ha delle caratteristiche proprie. Cortina, Madonna di Campiglio e le valli ladine di Fassa, Gardena e Badia sono luoghi di grande turismo, perfettamente attrezzate, a volte fin troppo frequentate.

    All’estremo opposto della scala, le Dolomiti Bellunesi, protette da un magnifico Parco nazionale, sono un massiccio solitario e selvaggio, dove molti sentieri iniziano a quote molto basse, e gigantesche pareti come quella del Burel sono invisibili dalle strade e dal fondovalle. Offrono atmosfere analoghe, anche se meno selvagge, le Dolomiti Friulane (o d’oltre Piave) e vari massicci del Cadore.

    In Val di Fiemme e nell’Agordino, come nella Val Pusteria altoatesina, il turismo non ha inghiottito tutto il resto, e l’artigianato e l’industria conservano uno spazio importante. Dovunque, negli ultimi decenni, sono stati riscoperti e valorizzati i prodotti tradizionali, l’artigianato, la cultura, i sapori. Camminare nelle Dolomiti permette di scoprire dei sentieri straordinari, ma anche di immergersi in un mondo magnifico.

    Chi può utilizzare questa guida?

    Camminare fa bene al corpo e alla mente, e un numero sempre crescente di italiani se ne sta accorgendo. Anche l’oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha ricordato più volte che camminare per almeno un’ora al giorno dà un contributo fondamentale alla salute.

    Sulle Dolomiti, da sempre, camminare su viottoli e sentieri è una componente fondamentale della vacanza e del suo piacere. In questa guida ho descritto degli itinerari lunghi e impegnativi, consigliati a escursionisti esperti e allenati, ma anche decine di passeggiate accessibili ai meno giovani, o alle famiglie con bambini piccoli.

    Ai non giovanissimi che non praticano abitualmente la camminata e che vivono una vita sedentaria consigliamo, prima di affrontare i sentieri delle Dolomiti, di allenarsi con qualche passeggiata presso casa (anche i parchi cittadini vanno bene), e di sottoporsi eventualmente a una visita medica prima di mettersi in cammino.

    Quando andare?

    La stagione classica dell’escursionismo dolomitico (e alpino) va da giugno a settembre, e si prolunga a ottobre, quando è possibile godere dei colori dei faggi e dei larici in veste autunnale.

    I sentieri alle quote più basse possono essere percorsi anche a maggio, e alcuni possono essere accessibili senza neve anche d’inverno. Ad alta quota, invece, la neve invernale può resistere fino all’estate inoltrata. Prima di mettersi in cammino occorre informarsi sulle condizioni del terreno.

    Abbigliamento e attrezzatura

    Il vestiario dell’escursionista dev’essere sempre comodo e adatto al clima. Per camminare in estate sulle Dolomiti conviene indossare dei pantaloni sportivi leggeri o di media pesantezza. Chi ama gli short può usarli, ma deve portare nello zaino dei calzoni lunghi per proteggersi in caso di maltempo.

    Per il torso, oggi si usa un abbigliamento tecnico multistrato, con maglie in materiale sintetico e pile. I maglioni di lana e le camicie si usano sempre meno, sui sentieri. Se piove ci si ripara con una giacca a vento o una mantella. Se non c’è vento, anche un solido ombrello può fare miracoli.

    È bene scegliere uno zaino di medie dimensioni, senza armatura esterna, ma dotato di un’armatura interna che impedisca agli oggetti rigidi (macchina fotografica, borraccia…) di urtare la schiena.

    Gli itinerari più brevi e comodi possono essere percorsi in scarpe da tennis o da jogging. Il terreno che può essere fangoso o sassoso, insieme alla possibilità di incontrare tratti scivolosi suggerisce di usare dovunque pedule da escursionismo con la suola scolpita.

    Completano l’attrezzatura gli occhiali da sole, un berretto in lana o in pile e un copricapo di tela, un paio di guanti, una pila frontale da tenere nello zaino in caso di ritardi imprevisti. I bastoncini telescopici permettono di tenersi in equilibrio e di scaricare il peso in discesa.

    La segnaletica

    Quasi tutti i sentieri delle Dolomiti sono indicati sul terreno da segnavia bianco-rossi, affiancati da un numero (a tre cifre in Trentino, Veneto e Friuli, spesso a una o due cifre in Alto Adige) che consente di identificarli facilmente.

    Raramente si incontrano segnavia senza numero o di altri colori. All’inizio dei sentieri e ai bivi, dei cartelli riportano la destinazione, il numero del segnavia e a volte il tempo di percorrenza. Altri cartelli e segnavia segnalano che si stanno percorrendo le Alte Vie, la Via Alpina o l’E5. Nelle zone sassose sono preziosi i tradizionali ometti di pietre.

    Anche dove la segnaletica è in buone condizioni, l’orientamento può diventare complicato in caso di maltempo o di nebbia, in zone di fitta vegetazione. Dove cartelli e segnavia sono rovinati il problema diventa più serio. Una carta topografica (le più diffuse sono le Tabacco, le Kompass e le 4Land) della zona è sempre una buona compagna di avventura. Chi utilizza il gps deve scaricare prima della partenza una traccia attendibile.

    Le previsioni meteo

    Le previsioni del tempo si consultano facilmente per telefono, in televisione o sui siti specializzati. Agli escursionisti sulle Dolomiti consigliamo di leggere o ascoltare i bollettini dedicati della Provincia di Bolzano (0471.270555, 0471.271172, www.meteo.provincia.bz), della Provincia di Trento (0461.494870, www.meteotrentino.it), dell’arpav Dolomiti Meteo (0436.755711, www.arpa.veneto.it) e di Meteo Friuli (www.meteo.fvg.it). Ricordiamo che i temporali pomeridiani, in estate, sono uno dei pericoli più seri della montagna.

    La neve e il ghiaccio

    D’inverno i sentieri delle Dolomiti, con l’eccezione di quelli alle quote più basse, sono coperti da neve o ghiaccio, e richiedono un equipaggiamento e un’esperienza adeguati. Gli itinerari di questa guida sono descritti in condizioni estive, relative al periodo indicato alla voce Quando Andare.

    L’inverno della montagna non è quello del calendario. A ottobre o novembre, in luoghi che sembrano in condizioni estive, possono esistere delle insidiose lastre di ghiaccio. Nei canaloni più ombrosi la neve resiste fino all’estate. Le stagioni di mezzo sono le più pericolose.

    Fratello sole, sorella acqua

    In piena estate, una volta usciti dal bosco, sulle Dolomiti può fare molto caldo. Nel paragrafo dedicato all’abbigliamento abbiano detto di occhiali da sole e cappelli. Le sorgenti nelle valli dolomitiche sono rare.

    Anche nelle zone dove i rifugi sono più numerosi, è fondamentale portare con sé una buona scorta d’acqua. Chi invece delle bottiglie di plastica utilizza una borraccia riduce anche l’impatto sull’ambiente.

    Come sono descritti gli itinerari

    L’introduzione di ogni itinerario presenta le attrattive, le caratteristiche e le eventuali difficoltà. Vengono sintetizzate in un box le indicazioni più importanti (quota, dislivello, tempo, difficoltà, segnaletica, quando andare).

    Il dislivello è quello complessivo, calcolato sommando i vari dislivelli incontrati. Nel caso in cui il dislivello in salita e quello in discesa non coincidano vengono forniti entrambi. Il tempo è un tempo di pura azione (escluse le soste), riferito a un escursionista sufficientemente allenato.

    Le difficoltà sono quelle della scala ufficiale del Club Alpino Italiano. La sigla T (Turistico) indica le passeggiate più comode, E (Escursionistico) i sentieri con dislivelli marcati, EE (Escursionisti Esperti) i tracciati con difficoltà di orientamento, tratti delicati o molto esposti, passaggi su roccia o nevai. EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura) indica i sentieri attrezzati e le ferrate.

    La descrizione inizia con le indicazioni per raggiungere (in auto o con i mezzi pubblici) il punto di partenza. Vengono forniti le quote dei punti toccati, e i tempi parziali, calcolati con lo stesso criterio del tempo complessivo. I termini destra e sinistra sono utilizzati con riferimento al senso di marcia. Dove vengono usati in senso idrografico ciò viene detto esplicitamente.

    Informazioni e strutture ricettive

    Le Dolomiti offrono a chi le visita migliaia di strutture ricettive di ogni livello. Attraverso gli uffici informazioni e i siti delle Regioni, delle Province autonome e dei diversi comprensori è possibile trovare l’hotel, la pensione o il miniappartamento più adatto alle proprie esigenze e al proprio portafogli. Ricordiamo che chi vuole andare in vacanza a luglio e agosto deve prenotare la propria sistemazione in anticipo.

    Auto o mezzi pubblici?

    La grande maggioranza dei visitatori, italiani o stranieri, raggiunge le Dolomiti in automobile. Una volta arrivati, in molte zone è possibile lasciare l’auto, e spostarsi con i bus e con gli impianti di risalita.

    In gran parte dei comprensori, chi pernotta in un hotel, in una pensione o in appartamento ha diritto a un pass che offre il trasporto gratuito (o a bassissimo prezzo) su bus, funivie e seggiovie.

    Chi utilizza i mezzi pubblici non inquina, e può compiere delle belle traversate. Ricordiamo che, a luglio e agosto, sulle strade dei passi dolomitici si creano spesso degli ingorghi micidiali.

    A tavola

    In qualunque viaggio, vicino o lontano, il cibo e le bevande sono una parte importante dell’esperienza. La cucina delle Dolomiti, abbastanza omogenea nonostante i confini provinciali e regionali, ha alla base piatti di tradizione tirolese come i canederli, il gulash e lo strudel, o veneto-trentina come le zuppe d’orzo e la polenta.

    Nei supermercati e nei negozi di alimentari vale la pena provare specialità locali come lo speck, i formaggi e le marmellate. Gli emigrati della Val di Zoldo hanno aperto gelaterie in tutto il mondo.

    I rifugi

    Sui sentieri delle Dolomiti si incontrano centinaia di rifugi, del cai o di privati. Alcuni sorgono accanto alle strade e agli impianti di risalita, altri richiedono camminate più o meno lunghe.

    La sistemazione per la notte può essere in camerate o in camere che offrono i comfort di un albergo, i bagni sono spesso in comune. Da qualche anno, nei rifugi del cai, è obbligatorio l’uso del sacco-lenzuolo. Chi vuole passare una notte in un rifugio deve prenotare per tempo.

    Si affiancano a queste strutture i rifugi (spesso accanto alle piste da sci) e le malghe che offrono solo servizio di ristoro. Completano l’elenco i bivacchi e i rifugi incustoditi, dove non si può prenotare, e dove si rischia una notte affollata. Di solito si trovano delle coperte e un fornello, altre volte è necessario portare sacco a pelo e fornelletto. Il cibo dev’essere portato nello zaino.

    Con la tenda

    In passato molti escursionisti percorrevano le alte vie e altri itinerari di trekking con pernottamenti in tenda. Oggi c’è meno voglia di faticare, e i regolamenti dei Comuni e dei Parchi hanno posto drastici limiti a questo modo di spostarsi.

    Nelle Dolomiti, salvo rare eccezioni, l’uso della tenda è confinato ai camping di fondovalle. In qualche zona, è consentito accamparsi al tramonto e ripartire all’alba, ovviamente senza lasciare nulla.

    Per un trekking itinerante, al peso della tenda devono essere aggiunti quelli del sacco a pelo, del materassino, del fornello, di qualche pentolino e del cibo, e lo zaino diventa pesante.

    Per non andare da soli

    Decine di sezioni del Club Alpino Italiano dedicano alle Dolomiti escursioni e trekking di più giorni.

    Chi vuole affidarsi a un accompagnatore professionista deve invece rivolgersi alle guide alpine, presenti nelle valli dolomitiche e in molti centri di pianura, agli accompagnatori di media montagna e alle guide ambientali escursionistiche iscritte all’aigae.

    Molti uffici turistici, in estate e d’inverno, propongono ai visitatori delle uscite accompagnate da professionisti. Ricordiamo che solo le guide alpine possono condurre in sicurezza i clienti su ferrate, percorsi su neve e ghiaccio e arrampicate.

    In caso di guai

    Sui sentieri, come sulle strade, problemi o incidenti sono sempre possibili. Se si ha bisogno di aiuto, i telefoni cellulari consentono di allertare rapidamente il 118 o un altro numero di emergenza. Se il telefonino non ha campo o è scarico, e l’infortunato non può proseguire, è buona norma non lasciarlo da solo.

    Se si è in due, chi va a chiamare soccorso deve lasciare al ferito l’abbigliamento e il cibo disponibili, e segnare su una carta o sul gps la posizione esatta del compagno.

    Sulle Dolomiti si incaricano degli interventi il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, l’Alpenverein Südtirol e l’Aiut Alpin Dolomites. Molti interventi vengono effettuati in elicottero.

    All’arrivo del velivolo, due braccia alzate significano abbiamo bisogno di aiuto, un braccio alzato e uno verso il basso tutto va bene. Quando l’elicottero atterra occorre obbedire alle indicazioni dei soccorritori e del pilota. Ci si può avvicinare solo da davanti, uno alla volta, e dopo aver avuto il permesso.

    Foto e video

    I sentieri delle Dolomiti offrono infinite suggestioni fotografiche. Chi va a piedi deve scegliere se portare con sé solo lo smartphone o una fotocamera digitale, o aumentare il peso da portare nello zaino con una reflex in grado di realizzare un vero e proprio reportage. Solo un teleobiettivo permette di ottenere buone immagini nel caso di incontri con la fauna.

    Molti escursionisti, al ritorno, fanno circolare le proprie immagini attraverso Facebook, i siti delle loro associazioni o altri mezzi. Rivivere le proprie escursioni è senz’altro positivo. È importante, però, che la voglia di documentare le escursioni non diventi più forte del piacere di effettuarle.

    Rispettiamo l’ambiente!

    «Anche i rumori eccessivi che farete la sera al campo, anche i colori troppo sgargianti del vostro abbigliamento limitano l’esperienza di wilderness degli altri che affrontano questi sentieri». Così consiglia ai camminatori la guida ufficiale ai sentieri del Grand Canyon, una delle più vaste aree selvagge del mondo.

    «Nulla fa sembrare abitato un paesaggio naturale quanto un gruppo di tende altamente visibili. I vantaggi del confondersi con il paesaggio sono sempre prevalenti», aggiunge John Hart, autore di Walking Softly in the Wilderness, manuale di escursionismo del Sierra Club americano.

    Anche se la natura delle Dolomiti è diversa da quella del Grand Canyon e delle altre grandi aree protette d’America, l’atteggiamento di chi la frequenta dev’essere altrettanto rispettoso.

    Raccomandiamo di evitare rumori e schiamazzi, di non abbandonare immondizie (è una buona idea raccogliere quelle abbandonate da altri), e di accettare le restrizioni di accesso imposte dagli enti gestori di parchi e riserve.

    Le regole delle aree protette cambiano, e vanno verificate prima di mettersi in cammino. Non si possono raccogliere piante e fiori, gli animali devono essere lasciati in pace. Anche i fotografi, gli arrampicatori o i curiosi che si avvicinano troppo a tane e nidi possono fare danni seri.

    BOLZANO E LA BASSA ATESINA

    Sulle vecchie case di Bolzano, con i loro tetti e le loro finestre in puro stile tirolese, si affacciano delle vette famose nel mondo. In ogni momento dell’anno, quando il cielo non è oscurato dalle nuvole, da piazza Walther e dalle rive della Talvera si vedono il Catinaccio, le Torri del Vajolet e la Croda di Re Laurino. Verso ovest, oltre le torri di Castel Firmiano e Merano, si alzano le vette del massiccio di Tessa, innevate per buona parte dell’anno.

    Bolzano, Bozen per i visitatori e gli abitanti di lingua tedesca, è da sempre un crocevia delle Alpi. Qui la strada che scende dal Passo di Resia, e segue le rive dell’Adige, s’innesta su quella della valle dell’Isarco, che conduce al valico del Brennero.

    Dall’epoca dei Celti fino a quella delle settimane bianche e dei tir, milioni di viaggiatori sono passati da qui. I resti di un viandante di cinquemila anni fa, morto tra la Val Senales e la Ötztal, riscoperto alla fine del Novecento e noto con il soprannome di Ötzi, raccontano l’antichissima storia delle Alpi nel museo archeologico della città.

    Dalla seconda metà dell’Ottocento, i residenti e i visitatori di Bolzano partono dal centro cittadino per dirigersi verso il Catinaccio, il Latemar, lo Sciliar e altri massicci delle Dolomiti. In questo capitolo, descriviamo i viottoli e i sentieri delle piccole montagne e dei colli a portata di mano dal centro, che si possono raggiungere in auto o con i mezzi pubblici.

    L’altopiano del Renon, la storica Soprabolzano dei viaggiatori italiani, accoglie chi la visita con il suo trenino, i suoi calanchi di terra e i suoi borghi.

    Offrono atmosfere analoghe San Genesio e l’altopiano del Salto, e le foreste di Anterivo, sul confine con la Valle di Fiemme, in Trentino.

    Nonostante la quota modesta, l’ambiente diventa molto più aspro e selvaggio nel Bletterbach, un gigantesco canyon percorso da uno splendido sentiero geologico. Lo stesso accade intorno alle cime del Monte Corno e del Roen, due massicci prealpini che offrono degli aspri paesaggi rocciosi.

    Come spesso accade in questi luoghi, sentieri e viottoli raccontano le storie dei visitatori illustri del passato. Se verso il Bletterbach si possono seguire le orme del grande fisico tedesco Max Planck, un bel percorso che attraversa il Renon è stato dedicato all’austriaco Siegmund Freud, il padre della psicanalisi.

    Ha un sapore d’altri tempi anche la funicolare che sale da Termeno al Passo della Mendola e dà accesso ai sentieri del Roen. La bella passeggiata tra Cornaiano e i Laghi di Monticolo si affaccia sui pregiati vigneti di Caldaro, e si conclude con la visita di Castel Firmiano, un monumento medievale che ospita oggi il più noto museo di Reinhold Messner.

    1. DAL PASSO DELLA MENDOLA AL RIFUGIO OLTRADIGE E AL MONTE ROEN

    quota: da 1363 (o 1596) a 1773 (o 2116) metri

    dislivello: da 350 a 750 metri

    tempo di salita: da 2.15 a 3.15 ore

    tempo di discesa: da 1.15 a 2 ore

    segnaletica: bianco-rossa 500, 560

    difficoltà: T/E

    quando andare: da giugno a ottobre

    Il massiccio prealpino del Roen, sul confine tra l’Alto Adige e la Val di Non, in Trentino, sorveglia i vigneti di Caldaro e Termeno, culmina a 2116 metri di quota ed è apprezzato dagli escursionisti di entrambe le province.

    Mentre la salita verso il Roen da Termeno e dalla valle dell’Adige è lunga, la strada che sale dal borgo trentino di Amblar alla Malga di Romeno riduce l’escursione a una breve passeggiata.

    Offre una soluzione intermedia il percorso di cresta con partenza dal Passo della Mendola, da cui una seggiovia porta senza fatica al rifugio Mezzavia. Nell’ultima parte si può scegliere se salire alla vetta o raggiungere il rifugio Oltradige. Se si arriva con la funicolare della Mendola, inaugurata nel 1898, il percorso ha un marcato sapore storico.

    L’itinerario

    Il Passo della Mendola (1363 metri) si raggiunge da Caldaro (Kaltern) in Alto Adige, o da Ronzone e Ruffré in Trentino. La stazione inferiore della funicolare è a Sant’Antonio (Sankt Anton), frazione di Caldaro.

    Dal Passo si raggiunge in auto o a piedi (0.15 ore) la base della seggiovia, che conduce al rifugio Mezzavia (Halbweg Hütte, 1596 metri). Se si vuol partire a piedi dal Passo conviene seguire la stradina, indicata dai segnavia 500, che sale al rifugio Genziana (Enzian Hütte) e prosegue fino al rifugio Mezzavia (1 ora).

    Si continua a piedi per una strada forestale, pianeggiante all’inizio, e che poi sale con qualche strappo ripido. Superato il Sass de Mezzavia, si continua nel bosco fino alla Malga di Romeno (1769 metri, 0.45 ore), affiancata da una chiesetta e raggiunta da una strada che sale da Amblar.

    Continuando per una stradina a mezza costa (segnavia 560) si raggiunge il rifugio Oltradige (Uberetscher Hütte, 1773 metri, 0.15 ore), ai piedi del versante più roccioso e spettacolare del Roen.

    Verso est il rifugio, della sezione di Bolzano del cai, si affaccia sul ripidissimo versante di Termeno (Tramin) e dell’Adige. Una ferrata sale alla cima del Roen.

    Per salire in vetta senza difficoltà si deve tornare alla Malga di Romeno (0.15 ore), e seguire il sentiero (segnavia 500) che sale nel bosco e poi tra fitti mughi. Un ultimo tratto sui prati conduce in vetta (2116 metri, 1 ora).

    Il vastissimo panorama comprende le Dolomiti di Brenta, la Presanella, i vigneti di Caldaro, l’Adige e le Dolomiti dal Catinaccio allo Sciliar. In discesa occorrono 0.45 ore fino alla Malga di Romeno, e 0.30 ore da questa al rifugio Mezzavia. La discesa a piedi al Passo della Mendola richiede altre 0.45 ore.

    1

    Il rifugio Oltradige e le pareti del Roen.

    2. DA CORNAIANO AI LAGHI DI MONTICOLO E A CASTEL FIRMIANO

    quota: da 260 a 520 metri

    dislivello: 150 metri

    tempo complessivo: da 3.30 a 4 ore

    segnaletica: bianco-rossa 1, M, E5

    difficoltà: T

    quando andare: tutto l’anno

    I laghetti di Monticolo, Montiggl in tedesco, sulle colline della destra orografica dell’Adige, sono una classica meta di gite per chi parte da Bolzano oppure da Caldaro o da Appiano.

    I boschi che li circondano, percorsi da una fitta rete di sentieri, contrastano con i vigneti che si distendono a quote più basse in direzione di Caldaro e del suo lago, e che rivestono anche le colline di Cornaiano (Girlan) e Colterenzio (Schreckbichl).

    Questa camminata, fattibile per gran parte dell’anno, ma poco piacevole in piena estate a causa del caldo intenso, inizia tra i vigneti, e raggiunge con brevi saliscendi i due laghi.

    Al ritorno, continuando verso nord tra i vigneti, si raggiunge Castel Firmiano, Schloss Sigmundskron in tedesco, che ospita il più importante dei musei dedicati da Reinhold Messner alla montagna e all’alpinismo.

    L’itinerario

    Il centro di Cornaiano (Girlan, 434 metri) si raggiunge da Bolzano in auto o in bus. A piedi si segue la strada per Colterenzio (Schreckbichl), che passa accanto al complesso religioso del Jesusheim, e poi continua tra i vigneti fino a una cappella con cartelli di sentieri.

    Si sale a un bivio all’ingresso di Colterenzio (474 metri), si va a destra, si raggiunge una chiesa e si continua, sempre tra i vigneti, fino al Maso Werth (464 metri), dove la strada finisce. Si prosegue per un viottolo, indicato dai segnavia 1, che entra nel bosco, incrocia il Sentiero Ecologico (Naturlehrpfad), e lascia a sinistra le deviazioni per la vetta del Wilder Mann Bühel.

    Dopo una svolta a sinistra si raggiunge il Lago Piccolo di Monticolo (Klein Montiggler See, 519 metri). Lo si aggira a destra, si tocca un bar, e si scende fino al Lago Grande. Costeggiandolo a destra si raggiungono dei bar, dei canneti e lo Schlössl (490 metri, 1.30 ore), un piccolo castello moderno.

    Si torna per lo stesso itinerario a Colterenzio (1.15 ore). Si scende verso Cornaiano fino alla cappella già toccata all’andata, e qui si piega a destra seguendo i segnavia 1 e le indicazioni per Castel Firmiano/Sigmundskron.

    A un bivio si va a destra per una strada asfaltata che tocca gli alberghi Girlaner Hof e Markhof (448 metri). Dopo quest’ultimo si continua su un viottolo (ancora segnavia 1), sul crinale che separa la conca di Cornaiano dalla valle dell’Adige.

    Una discesa porta alla strada asfaltata, che sale al vicinissimo Castel Firmiano (Schlöss Sigmundskron, 339 metri, 0.30 ore), che si visita a pagamento.

    Per tornare a Bolzano si scende sulla strada di accesso, si piega a destra a un bivio, e si raggiunge un posteggio (260 metri) collegato da bus di linea al centro. Per tornare a Cornaiano si segue invece il percorso dell’andata, ripassando dal Girlaner Hof (0.45 ore). La strada principale, percorsa da traffico intenso, non è consigliata a piedi.

    2

    Il Museo Messner di Castel Firmiano.

    3. DA SAN GENESIO ALL’ALTOPIANO DEL SALTO

    quota: da 1089 (o 1351) a 1463 (o 1527) metri

    dislivello: da 120 a 480 metri

    tempo complessivo: da 1.30 a 4.15 ore

    segnaletica: bianco-rossa E, 1, E5

    difficoltà: T

    quando andare: da aprile a novembre

    Il piccolo centro di San Genesio Atesino, Jenesien in tedesco, sorveglia dall’alto Bolzano ed è un balcone verso le Dolomiti, dove appaiono con particolare imponenza il Catinaccio e il Latemar.

    L’abitato, tradizionale meta di gite, si raggiunge dal capoluogo con una strada a tornanti o con una piccola funivia. Più su l’altopiano del Salto, che alterna pascoli a magnifici larici, è una piacevole meta per passeggiate a piedi o in mountain-bike.

    Chi cerca un itinerario più lungo può traversare interamente il Salto in direzione di Frassineto/Verschneid, oppure scendere a piedi verso Bolzano per un sentiero segnato che comprende dei tratti ripidi.

    L’itinerario

    L’abitato di San Genesio Atesino (Jenesien, 1089 metri) si raggiunge da Bolzano in auto, in bus o in funivia. In questo caso, dall’arrivo dell’impianto (1050 metri) al centro occorrono 0.10 ore di cammino. Nell’ufficio turistico si può ritirare una mappa dei sentieri.

    Dalla piazza della chiesa, dove alcuni cartelli indicano gli itinerari a piedi e in bici della zona, si attraversa in salita l’abitato, tenendosi a sinistra a un bivio e raggiungendo la strada provinciale. Accanto al bivio per Cologna di Sopra (Oberglaning) si imbocca una ripida scalinata, che poi lascia il posto a un viottolo più comodo.

    Seguendo i segnavia E si incrocia una strada sterrata e si continua nel bosco. Una salita porta all’Hotel Edelweiss (1351 metri, 0.45 ore). Si può arrivare fin qui anche in auto, aggirando a monte San Genesio e poi piegando a sinistra per una strada asfaltata. In questo caso si lascia l’auto nel posteggio prima dell’Hotel Edelweiss, o in un altro, più grande, accanto al bivio.

    Si continua a piedi sulla strada asfaltata, chiusa alle auto non autorizzate, che sale con un paio di svolte. Un tratto in piano porta a un bivio dove si va a destra seguendo i segnavia 1 e del Sentiero Europeo E5.

    Una ripida rampa porta al margine (1445 metri) dell’altopiano del Salto, dove l’asfalto finisce. Si continua quasi in piano, su una larga e piacevole strada sterrata affiancata da staccionate, in vista della Punta Cervina (Hirzer Spitze) e dei monti intorno al Passo delle Palade. Insieme ai larici, accompagnano in questo tratto i cavalli avelignesi al pascolo.

    La passeggiata non ha un punto di arrivo preciso. Si può arrivare a un bivio accanto al Maso Wirtshof (1463 metri, 0.45 ore dall’Hotel Edelweiss). Da qui un viottolo indicato dai segnavia M si dirige a sinistra verso Meltina/Mölten.

    Chi cerca un percorso più lungo può proseguire verso il dosso boscoso del Rabenbühel e il panoramico cocuzzolo (1527 metri, 0.45 ore) dove sorgono la Gasthaus Langfenn e la chiesetta romanica di Sankt Jakob. Il ritorno sull’altopiano richiede gli stessi tempi dell’andata. Per scendere a piedi dall’Hotel Edelweiss a San Genesio si impiegano 0.30 ore.

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    Larici sull’altopiano del Salto.

    4. IL RENON E LA PASSEGGIATA FREUD

    quota: da 1165 a 1279 metri

    dislivello: 80 metri in salita, 160 metri in discesa

    tempo (sola andata): 2 ore

    segnaletica: bianco-rossa 35, cartelli della Freud Promenade

    difficoltà: T

    quando andare: da aprile a fine ottobre

    Un trenino d’altri tempi corre sui binari che attraversano i prati e i boschi del Renon, Ritten in tedesco, in vista del Catinaccio e dello Sciliar. La linea di sette chilometri che attraversa dal 1907 l’altopiano collega Soprabolzano (Oberbozen), dove arriva la funivia dal capoluogo, con la stazione di Collalbo (Klobenstein).

    La stazione di Costalovara (Wolfsgruben) offre il panorama migliore sull’altopiano e le montagne, la fermata di Stella (Lichtenstern, 1261 metri) sorge nel punto più alto della linea.

    La prima ferrovia a cremagliera del Renon saliva da Bolzano all’altopiano. Oggi il primo tratto si compie in cabinovia, ma sull’altopiano si viaggia ancora in treno.

    Il Renon, meta ideale per escursionisti tranquilli, consente di alternare gli spostamenti con il trenino a tratti da fare a piedi. Uno dei sentieri più interessanti è dedicato a Sigmund Freud, padre della psicanalisi, che nel 1911 trascorse una vacanza nell’Hotel Post Bemelmans di Collalbo.

    «Qui sul Renon stiamo divinamente bene, il posto è bellissimo. Ho scoperto il piacere inesauribile del dolce far nulla», scrive Freud in una lettera spedita dall’altopiano all’amico e collega Carl Jung.

    L’itinerario

    Da Bolzano si sale in auto o in cabinovia a Soprabolzano (Oberbozen, 1221 metri). La stazione della ferrovia del Renon, che consigliamo di utilizzare al ritorno, è di fronte a quella dell’impianto di risalita. I cartelli della Freud Promenade iniziano dallo stesso punto.

    Ci si incammina sulla strada, affiancata da marciapiedi, che si dirige verso Collalbo (Klobenstein) e Bolzano. Dopo 600 metri, prima di un passaggio a livello, si piega a sinistra per una stradina asfaltata indicata da segnavia e cartelli.

    Si continua dritti a un incrocio, si superano case e ville, e si prosegue in ambiente più solitario, a sinistra di un vallone. In lontananza, oltre i cocuzzoli boscosi intorno a Costalovara (Wolfsgruben), appaiono le Dolomiti.

    Dopo aver incrociato una stradina asfaltata e chiusa alle auto, si sale dolcemente all’ampia sella dove, a destra del tracciato, sorge l’Hotel Lichtenstern (1279 metri, 0.45 ore). Poco oltre c’è una fermata del trenino.

    Si prosegue toccando altre case e altre ville, riavvicinandosi alla ferrovia, sempre in vista delle Dolomiti. Lasciato a destra anche l’Hotel Südtiroler Hof, oltre il quale c’è un’altra fermata del trenino, si prosegue tra pascoli e boschi, in direzione della vicina Collalbo.

    Si va a destra a un primo bivio e a sinistra a un secondo (su entrambi i viottoli non bisogna seguire i segnavia 28), si sbuca su una strada asfaltata e la si segue a destra. Da un incrocio di fronte alla Rittner Stube si va a destra entrando a Collalbo (Klobenstein). In breve si raggiunge la stazione (1165 metri, 1.15 ore).

    A chi vuole camminare ancora suggeriamo, dall’incrocio della Rittner Stube, di proseguire (segnavia 33A e 29) sul viottolo che conduce al belvedere sulle Piramidi di Terra (Erdpyramiden in tedesco), uno dei paesaggi più suggestivi della zona. Seguendo i segnavia 24 si torna alla stazione. Questo anello richiede altre 1.15 ore.

    5. IL SENTIERO GEOLOGICO DEL BLETTERBACH

    quota: da 1426 a 1626 metri

    dislivello: 200 metri

    tempo complessivo: 1.30 ore

    difficoltà: E

    segnaletica: cartelli e tabelle

    quando andare: da maggio a fine ottobre

    La forra più spettacolare del Sudtirolo scende per quasi duemila metri di dislivello, dalla vetta del Corno Bianco fino alla Valle dell’Adige, tagliando con le sue rocce multicolori (bianche in alto, soprattutto rosse nella parte inferiore) i fitti boschi di abeti che circondano Aldino e Redagno.

    Il canyon, noto nella zona come Bletterbach (Rio delle Foglie) o Butterloch (Buco del Burro), offre uno degli spettacoli naturali più interessanti delle Alpi. Lungo otto chilometri, profondo fino a quattrocento metri, è tutelato come biotopo dalla Provincia.

    Nel centro visitatori spicca la ricostruzione di un pareiasauro, un rettile vissuto 260 milioni di anni fa, forse antenato delle tartarughe e più antico dei veri e propri dinosauri, che è stato riportato alla luce negli anni Ottanta del Novecento da paleontologi dell’Università La Sapienza di Roma.

    Nel Museo Geologico di Redagno si ammirano invece dei calchi dei lastroni di roccia con le impronte di altri antichissimi sauri. Delle tabelle ricordano le passeggiate del grande fisico Max Planck, che venne in villeggiatura da queste parti a partire dal 1926.

    L’itinerario

    La camminata inizia dal posteggio (1545 metri) accanto al centro visitatori del Bletterbach. Per raggiungerlo da Aldino (Aldein) si segue la strada per il santuario di Pietralba, e la si lascia al primo bivio per dirigersi verso la Malga Lahner e il Geoparc.

    Un bel percorso a saliscendi tra pascoli e boschi, in vista del Bletterbach e del Corno Bianco, porta a una cava e al posteggio. L’accesso alle strutture e al sentiero è a pagamento.

    Il centro visitatori del Geoparc può essere visitato prima o dopo l’escursione. Ci si incammina seguendo le indicazioni per il Sentiero Geologico, per un viottolo in discesa che sbuca su una stradina. La si segue a sinistra nel bosco fino a traversare un ruscello.

    Da una selletta si lascia a sinistra il sentiero numero 3 per la Malga Lahner e il Santuario di Pietralba. Dei gradini portano al fondo del canyon (1426 metri, 0.15 ore). Dall’opposto versante arriva un sentiero da Redagno.

    Si prosegue in salita lungo il bellissimo canyon, chiuso da alte pareti di porfido rosso. Si traversa più volte il ruscello, si passa a sinistra di una cascatella e si continua tra rocce multicolori, modellate dall’erosione. Il sentiero passa da un lato all’altro del fondovalle, che piega a destra e poi a sinistra e raggiunge la base di un salto roccioso da cui scende una bella cascata.

    Verso destra, il sentiero conduce alla base di tre scale metalliche, che si superano senza problemi (la prima è ripida, le altre meno). Un sentierino a mezza costa porta a un ripiano sopra alla cascata (1554 metri, 0.30 ore).

    Tralasciati un altro sentiero per Redagno e quello che prosegue sul fondovalle si superano dei tornanti protetti da staccionate, si raggiunge un terrazzo panoramico affacciato sul canyon, poi si sale nel bosco fino a sbucare (1626 metri, sorgente) su una strada sterrata.

    Seguendola verso sinistra in discesa ci si riaffaccia altre due volte sul canyon (nella seconda piazzola ci sono dei tabelloni). Deviando a destra per un viottolo si raggiunge la Malga Lahner (1583 metri, 0.30 ore), che offre una piacevole sosta. Per la strada di accesso alla malga si torna al posteggio (0.15 ore).

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    Il canyon del Bletterbach.

    6. DA ANTERIVO ALLA KRABESALM E AL PASSO CISA

    quota: da 1215 a 1540 metri

    dislivello: 380 metri

    tempo complessivo: 3

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