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Le osterie di Dublino: La cucina irlandese di James Joyce
Le osterie di Dublino: La cucina irlandese di James Joyce
Le osterie di Dublino: La cucina irlandese di James Joyce
E-book101 pagine1 ora

Le osterie di Dublino: La cucina irlandese di James Joyce

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James Joyce è scrittore cardine e chiave per comprendere buona parte della letteratura del Novecento, da Proust a Svevo, da Virginia Woolf a Borges e molti altri. Ciò nonostante le sue opere sono ancora circondate da una certa diffidenza e avvolte dal mito dell’oscurità. Con questo libro non soltanto si smitizza questo alone di ermetismo e si stimola alla lettura dell'autore irlandese, ma soprattutto si mette a fuoco l'elemento gastronomico in tutte le sue opere, dalla “Gente di Dublino” all'"Ulisse" e al "Dedalus". Con tutte le ricette joyciane.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2009
ISBN9788896720820
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    Anteprima del libro

    Le osterie di Dublino - Andrea Maia

    Due antipasti

    Dio fece il cibo, il diavolo i cuochi.

    (J. Joyce, Ulisse, Ottavo Episodio)

    Un protagonista goloso

    Leopold Bloom, il protagonista dell’Ulisse, fa il suo ingresso nel romanzo nel quarto capitolo (dopo i tre introduttivi, corrispondenti alla Telemachia dell’Odissea omerica e dedicati al giovane Stephen Dedalus) ed è subito caratterizzato dalla passione gastronomica, in un passo ove pietanze e cibi si accumulano, ad indicare come la gola sia, accanto alla lussuria, una componente fondamentale del personaggio:

    Mr Leopold Bloom mangiava con gusto le interiora di animali e di volatili. Gli piaceva la spessa minestra di rigaglie, gozzi piccanti, un cuore ripieno arrosto, fette di fegato impanate e fritte, uova di merluzzo fritte. Più di tutto gli piacevano i rognoni di castrato alla griglia che gli lasciavano nel palato un fine gusto d’urina leggermente aromatica.

    È il sedici giugno 1904, un giovedì.

    I Dublinesi di oggi, dimentichi dell’astiosa avversione manifestata dai loro antenati contro lo scrittore, celebrano ogni anno la ricorrenza come una grande festa cittadina e le guide turistiche consigliano al viaggiatore di ripercorrere il labirintico vagabondare per le vie e le piazze della loro città del moderno Ulisse. La celebrazione rappresenta un tardivo mea culpa verso un autore per anni rifiutato ed accusato come un traditore della patria irlandese e verso un libro lungamente respinto e proibito (il romanzo poté entrare nelle librerie irlandesi soltanto nel 1966, 44 anni dopo la pubblicazione).

    Il giorno scelto per la vicenda del romanzo era stato importante nella biografia dello scrittore, allora ventiduenne; era infatti il giorno del suo secondo, e decisivo, incontro con Nora Bernacle, che sarebbe diventata la donna della sua vita e che poco dopo lo avrebbe seguito nell’esilio.

    All’alba dunque di quel 16 giugno Leopold si incammina per il suo vagabondare nella città e nel mondo. È un uomo comune e senza qualità, (incarnazione dell’inetto che sostituisce gli eroi positivi dell’epica classica o della recente narrazione romanzesca), ha trentotto anni ed è un piccolo agente pubblicitario ebreo. Egli ripercorre idealmente le tappe del protagonista dell’Odissea, vagando non più per le rotte del Mediterraneo ma attraverso le strade di una moderna città e, a tarda notte, ricuperato Stephen, il suo Telemaco, tornerà presso la moglie Molly, una Penelope dalla dubbia fedeltà.

    E subito Joyce imposta l’allegro vivace di una sinfonia del cibo, che tornerà più volte ad emergere nel tessuto narrativo del romanzo. E di questo aspetto in particolare ci occuperemo, seguendo il rapporto fra i personaggi ed il cibo, non solo in Ulisse, ma nel complesso della produzione narrativa dello scrittore.

    Ma il romanzo costituisce una novità così radicale e rivoluzionaria nella letteratura europea del Novecento, che ritengo utile (dopo una parentesi dedicata ai caratteri generali della cucina irlandese) proporre alcune motivazioni per cui un lettore di oggi, superando il mito di una leggendaria oscurità e difficoltà, dovrebbe conoscerlo o rileggerlo. Questo mi sembra opportuno in particolare in Italia, ove il romanzo, pur avendo trovato estimatori in grandi critici ed in autori quali Svevo, Pirandello e Bontempelli, ha goduto di una ridotta fortuna da cenacolo, senza mai divenire un libro diffuso a livello popolare o anche presso persone di media cultura. Ha suscitato da noi un maggior interesse la raccolta dei Racconti di Dublino, specie dopo la distribuzione un film, da essi ricavato, intenso e dolente canto del cigno del regista John Huston, uscito nelle sale italiane nel 1987. Si tratta del film intitolato I morti, come il racconto dal quale deriva, e sul quale torneremo, anche per la presenza imponente, al centro di esso, di un piatto tipico della cucina dublinese.

    Proponiamo ora le ricette di due tra i piatti prediletti da Mr. Bloom.

    Le-osterie_09

    Minestra di rigaglie

    (per 4 persone)

    Ingredienti:

    500 gr. di rigaglie di pollo (fegatini, polmoni, creste, gozzi)

    80 gr. di lardo

    100 gr. di prosciutto a dadini

    una cipolla

    1/2 tazza di brodo

    una grossa patata

    verdure di stagione (sedano, carote, cavolo zucchine...)

    fette di pane

    un chiodo di garofano

    formaggio grattugiato

    Confezionate prima un sugo, con il lardo, la cipolla tritata e le rigaglie tagliate a pezzettini, utilizzando anche il brodo; aggiungete il chiodo di garofano, pepe ed erbe odorose. Lessate e poi soffriggete a parte gli ortaggi nel burro, bagnandoli con il brodo; arrostite e tagliate a dadi le fette di pane e soffriggetele nel burro. Prendete un tegame e bagnate la zuppa in questo modo: su una base di dadini di pane ponete la verdure, poi il sugo di rigaglie e continuate in questo modo, spolverizzando infine con formaggio. Tenete per mezz’ora al caldo e poi servite.

    Rognoni di castrato alla griglia

    (per 2 persone)

    Ingredienti:

    2 rognoni di castrato

    60 gr. di burro

    pepe e sale

    Tagliate a metà i due rognoni e cospargeteli di burro sciolto. Poneteli su una griglia con brace di carbone dolce, voltandoli opportunamente per una cottura omogenea. Quando sono cotti, salateli, poi lasciateli ancora qualche istante sulla brace. Disponete le quattro fette sul piatto di portata con un pezzetto di burro su ciascuna.

    Le-osterie_11

    Il dono di Sir Walter Raleigh

    (La cucina irlandese)

    Verso la fine del XVI secolo, ad opera quasi sicuramente di Walter Raleigh (come ricorda Bloom in una sua riflessione del quindicesimo episodio del romanzo), al ritorno dell’avventuroso navigatore dal suo viaggio lungo le coste dell’America Settentrionale, si iniziò in Irlanda la coltivazione della patata. Quello dell’ex corsaro e futuro ammiraglio inglese fu un regalo vitale per gli Irlandesi, e da allora le patate, coltivate assiduamente nei campi estesi come nei piccoli orti cittadini, grazie al fatto che il tubero si adattava al clima dell’isola e forniva un prodotto abbondante,

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