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Seduzione a doppio taglio: Harmony Collezione
Seduzione a doppio taglio: Harmony Collezione
Seduzione a doppio taglio: Harmony Collezione
E-book158 pagine2 ore

Seduzione a doppio taglio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il milionario senza scrupoli e la giovane ereditiera.

Olivier Moreau ha tutto: potere, denaro e un nugolo di donne pronte a gettarsi ai suoi piedi. C'è solo una cosa che gli manca, ed è vendicarsi dei Lawrence, la famiglia che ha rovinato la vita di suo padre. Ora è giunto il momento di colmare questa lacuna. Quale migliore occasione, quindi, che sedurre l'innocente Bella Lawrence e abbandonarla dopo aver raggiunto il suo scopo? Occhio per occhio...

Ma quando la fredda vendetta si trasforma in passione accecante, Olivier non è più così sicuro di volerla lasciare andare. Bella resterà lì dov'è, fra le sue braccia.
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2019
ISBN9788858993323
Seduzione a doppio taglio: Harmony Collezione
Autore

India Grey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione a doppio taglio - India Grey

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Taken for Revenge, Bedded for Pleasure

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 India Grey

    Traduzione di Cristina Proto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-332-3

    1

    Onde lambivano una spiaggia dalla sabbia d’argento... Una brezza calda tra le palme... un cielo azzurro coperto di candide nuvole...

    No. Non funzionava proprio.

    Bella Lawrence spalancò gli occhi e si morse il labbro, concentrandosi sull’elegante lampadario francese che il banditore stava mettendo all’asta. Non era possibile mantenere la calma, non ora che il cuore le stava battendo a una velocità doppia del normale e le mani erano madide di sudore.

    Non mentre sentiva gli occhi di quell’uomo su di sé.

    Non sapeva quando fosse entrato: aveva solo sentito una sensazione di calore sulla pelle e quando si era girata lui era là. E guardava...

    Lei.

    Forse aveva del rossetto sui denti.

    Lo osservò di nuovo. Era in piedi vicino alla parete e non prestava la minima attenzione al banditore o alle offerte del pubblico. A una prima occhiata ne aveva notato la bocca, quasi perfetta.

    Lo aveva già visto da qualche parte?

    No, l’avrebbe ricordato.

    Respirando profondamente, Bella rigirò il programma dell’asta tra le mani e cercò di riprendere il controllo dei pensieri, come le aveva suggerito il costoso terapeuta che suo fratello Miles le aveva procurato: quando sentiva le emozioni intensificarsi, doveva pensare a qualcosa di rilassante. Obbediente, tentò di nuovo con l’immagine della spiaggia.

    Ma l’uomo continuava a osservarla. E le spiagge di sabbia argentata erano un tale stereotipo che, se anche vi si fosse trovata, sicuramente si sarebbe annoiata a morte.

    Bella si mosse agitata sulla scomoda sedia della sala d’aste e aprì il programma. Ancora due lotti. Con un colpo del martelletto il lampadario fu allontanato e sostituito da un vaso di terracotta. Se si piegava in avanti poteva intravedere il facchino che attendeva in un angolo della sala, con in mano un grande dipinto. Il dipinto che tra pochi minuti forse sarebbe stato suo, permettendole di lasciare quella sala opprimente e affollata e lo sguardo spiacevolmente... provocante... dello sconosciuto.

    Fissò lo sguardo sul dipinto, cercando di concentrarsi sul rettangolo grigiastro della casa su sfondo verde, pur di impedirsi di guardare ancora quell’uomo. Quella tela era senza dubbio il regalo perfetto per sua nonna, e trovarsi nella sala d’aste proprio la settimana in cui veniva messo in vendita spinse Bella a pensare che per una volta il destino le era favorevole.

    Anche se, in realtà, credere nel destino era un’altra delle abitudini che avrebbe dovuto abbandonare. Il costoso terapeuta sosteneva che doveva iniziare ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, invece di incolpare vaghe forze esterne come il fato o il destino. O l’oroscopo. Sospirò. Non era facile. Non si trattava in realtà di abitudini, ma di tratti caratteriali. Parti di sé. Cosa le sarebbe rimasto dopo?

    Il martelletto si abbassò di nuovo. Era il momento. Con un rinnovato senso di determinazione distolse lo sguardo dallo sconosciuto e concentrò tutta la sua attenzione sul banditore.

    «Lotto quattro-sei-cinque. Incantevole olio amatoriale su tela di un bel maniero francese. Chi offre venti sterline?»

    In prima fila ci fu un rumore di passi strascicati. Una donna dai capelli rossi tinti alzò stanca la mano.

    «Venti sterline qui davanti. Trenta per il signore laggiù...»

    Una rapida successione di offerte fece salire il prezzo a novanta sterline. Da quando aveva lasciato la scuola d’arte ed era andata a lavorare per Celia nel suo negozio d’antiquariato a Notting Hill, Bella era diventata un’esperta di aste e sapeva aspettare il momento giusto per fare la propria offerta. Arrivò un attimo dopo, quando il banditore chiese se qualcuno offriva cento sterline e la donna in prima fila scosse la testa.

    «Qualcuno offre cento?»

    Con decisione, Bella alzò la mano.

    Il commerciante seduto due file più avanti fece subito una controfferta.

    «Centoventi?» chiese il banditore. Bella annuì, e avrebbe gridato di gioia quando vide anche il commerciante scuotere la testa.

    «Centoventi sterline per la signorina dai capelli scuri, quindi. Centoventi e uno...»

    Bella s’infilò le mani nelle tasche della giacca di lino nero e incrociò le dita con forza, fino a farsi male. Non poteva permettersi di offrire molto di più.

    «E due...»

    Avanti..., pregò tra sé.

    «E...» il banditore s’interruppe sorpreso. «Signore? Appena in tempo, grazie. Centotrenta per lei?»

    Bella non aveva bisogno di guardare per sapere chi aveva rilanciato.

    Quella complicazione ora richiedeva astuzia e coraggio. Piegando indietro la testa resistette alla tentazione di girarsi e fulminare quell’uomo, adottando invece un atteggiamento sicuro, velato da una punta di annoiata irritazione. Lo aveva già visto succedere. Il segreto era mostrare una completa disinvoltura. Doveva far credere di poter pagare qualunque prezzo, come se fosse il tipo di donna abituata a ottenere quello che voleva.

    Per fortuna non c’era tempo di riflettere sull’amara ironia di quel pensiero.

    «Centoquaranta.» Era la sua voce quella? Fantastico. Sembrava davvero sapere cosa stava facendo, e quel pensiero la fece sorridere.

    Ma il momento di euforia fu breve, perché la reazione arrivò immediata.

    «Duecento.»

    A bocca aperta, Bella non poté impedirsi di girare la testa in direzione di quella voce. Era bassa, roca e del tutto indifferente, proprio come aveva cercato di sembrare lei.

    «Signorina? Offre duecentodieci?»

    Per un attimo Bella si era dimenticata del banditore. E del quadro. In realtà in quel momento si sarebbe ricordata a fatica anche del proprio nome. Gli occhi dell’uomo erano scuri, incredibilmente scuri, e anche da quella distanza riusciva a intravedervi una luce pericolosa.

    «Si.»

    «Duecentodieci per...»

    «Trecento.»

    Bella chiuse gli occhi per un secondo quando la voce dell’uomo interruppe la tiritera del banditore. Aveva pronunciato la sua offerta con calma, quasi con tono di scusa, come se la sconfitta di Bella fosse una conclusione scontata. «Trecentodieci.»

    Le parole le sfuggirono di bocca prima che potesse fermarle. Era inutile, e lo vide con chiarezza dal taglio impeccabile dell’abito scuro e dall’indefinibile aura di ricchezza di quell’uomo. Ma la sua palpabile indifferenza la irritava profondamente.

    Aveva dato appena un’occhiata al dipinto. Non lo desiderava quanto lei, quindi era possibile che lo stesse facendo solo per infastidirla.

    «Cinque.»

    «Signore?» Il banditore era agitato da quella insolita situazione. «Intende trecentoquindici?»

    «Cinquecento.»

    Nella sala si diffuse un mormorio di interesse. Bella si sentì osservata quando la gente nelle file davanti si girò a guardare. Solo l’uomo appoggiato alla parete rimase incredibilmente imperturbato.

    Bella sentì l’adrenalina scorrerle nelle vene. Distogliendo lo sguardo dallo sconosciuto, guardò di nuovo il dipinto. Aveva imparato abbastanza nei due anni passati alla scuola d’arte per sapere che non era un pezzo eccezionale: c’era una pesantezza del tocco che ne limitava il valore. Ma era il soggetto che aveva importanza. Quel quadro anonimo, ritraeva la casa avita di sua nonna, era parte della sua eredità.

    «Cinquecentocinquanta.»

    Come al rallentatore si volse di nuovo a guardarlo, e vide le sue spalle alzarsi e riabbassarsi appena.

    «Seicento.»

    «Sei e cinquanta.»

    «Settecento.»

    C’era qualcosa di ipnotizzante in quegli occhi scuri che non si allontanavano dal suo volto. Bella rabbrividì. Non si trattava di olio su tela. O di denaro. Era una questione personale.

    «Settecentocinquanta.»

    I numeri non avevano significato. Il resto della sala poteva essersi dissolta in un mucchietto di cenere, per quanto le importava. Ciò che vedeva, che percepiva, era l’uomo a pochi passi da lei. Sentì le guance avvampare e si passò la lingua sulle labbra, secche e stranamente gonfie. D’un tratto avvertì un calore insopportabile, come se il sangue nelle vene si fosse lentamente riscaldato su una fiamma.

    In fretta si liberò della giacca, lasciandola cadere sulla sedia e scoprendo il sobrio abito nero che indossava. Aveva perso del tutto il senso del tempo. Solo il battito del cuore segnava il passare dei secondi.

    L’uomo sollevò la testa, appoggiandola contro la parete, e con lentezza e determinazione, muovendo appena quelle belle labbra, parlò di nuovo, con un accento lievemente straniero.

    «Mille sterline.»

    Bella non riusciva a respirare.

    «Signorina?» La voce del banditore sembrò provenire da lontano. «Ha intenzione di rilanciare? Magari mille e dieci?»

    Il quadro era perduto, questo era certo. Non poteva competere in alcun modo. Ma ora c’era in gioco qualcos’altro, e lei voleva spingerlo solo un tantino più in là, incrinare la sua calma. Voleva fargli sentire qualcosa. Anche se era solo rabbia...

    Con sfida incrociò il suo sguardo.

    «Mille e cinque sterline.»

    Con un intimo sorriso di trionfo attese che lui rilanciasse. La sala era immersa nel silenzio.

    «Signore? Mille e dieci?»

    Gli occhi dello sconosciuto fissarono i suoi, poi con incredibile lentezza si abbassarono. La gola di lei si chiuse, accorgendosi del sorriso che gli spuntò sulle labbra. Poi, colta da orrore e incredulità, Bella lo vide scuotere la testa.

    Sentì lo stomaco stringersi e l’aria uscirle dai polmoni. Spalancò la bocca per la sorpresa. In quella nube di orrore vedeva solo i suoi occhi, illuminati dal divertimento e dal trionfo.

    «Mille e cinque allora.» Il banditore tenne il martelletto sospeso. «Ci fermiamo qui? E uno...»

    Con uno sguardo sprezzante l’uomo si staccò dalla parete.

    «Mille e cinque e due...»

    Il cuore di Bella accelerò, le labbra intorpidite ed esangui. Stava per alzarsi barcollante quando vide l’uomo fare un cenno al banditore.

    «Mille e dieci per lei, signore?» chiese questi.

    Annuì di nuovo, e si allontanò da lei. Bella piegò la testa e fuggì tra le file dei presenti, troppo scossa da tutte quelle emozioni per sentirsi anche solo sollevata.

    Con gli occhi socchiusi, Olivier Moreau la osservò andarsene. Interessante, pensò cupo. Molto, molto interessante. Da diversi punti di vista.

    Non era un uomo il cui interesse veniva facilmente catturato, ma Bella, offrendo dieci volte tanto per un quadro anonimo, c’era riuscita.

    Aveva notato la scintilla di frenesia in quegli occhi grandi e blu: la ragazza aveva desiderato moltissimo quel dipinto. Perché?

    Era scappata via così in fretta da lasciare la giacca sulla sedia, e nell’uscire lui si allungò a prenderla. Era di morbido lino nero, e quando la strinse sentì un profumo di gelsomino che lo colse alla sprovvista e riaccese la scintilla di desiderio che aveva avvertito dal primo momento che l’aveva vista.

    Al tavolo dell’usciere consegnò il numero di licitazione e un bel mucchio di banconote. In attesa della ricevuta, osservò la giacca di lino che teneva in mano, notando con un sorriso ironico l’esclusiva etichetta sul retro. Molto costoso, ma estremamente convenzionale e prevedibile. Gli sarebbe piaciuto vederle indossare qualcosa di più originale.

    Quando uscì nell’umido pomeriggio londinese, il cielo era basso e cupo, ma Olivier lo notò appena. Si sentiva agitato e inquieto, come se stesse per accadere qualcosa di importante, qualcosa che non aveva pianificato.

    Forse si trattava del dipinto, rifletté cupo. In fondo, lo cercava da anni.

    O forse riguardava quella ragazza.

    Fermandosi di colpo sul

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