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Doppio inganno: Harmony Destiny
Doppio inganno: Harmony Destiny
Doppio inganno: Harmony Destiny
E-book193 pagine2 ore

Doppio inganno: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

AL POSTO TUO 2/2
Quando due fratelli gemelli si scambiano le identità, come capire chi è chi?

Per entrare in possesso della sua parte di eredità, Xavier LeBlanc deve scambiarsi con il gemello e raccogliere 10 milioni di dollari in donazioni per la fondazione benefica di famiglia. Per farsi aiutare, assume la bellissima Laurel Dixon, che ha interesse a entrare in stretti rapporti con lui per ben altri motivi.
Laurel utilizza il proprio fascino per sedurlo: dalla passione all'amore il passo è breve, ma i segreti che Xavier e Laurel nascondono rischiano di rovinare tutto.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2019
ISBN9788858996409
Doppio inganno: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Doppio inganno - Kat Cantrell

    successivo.

    1

    L'edificio che ospitava la LeBlanc Charities provocava in Xavier la stessa sensazione ogni volta che vi metteva piede. Quella di essere malvoluto ed emarginato. Nonostante condividesse il cognome con la fondatrice, quello era l'ultimo luogo al mondo in cui avrebbe desiderato essere, il che non era un bene, considerando che era costretto a entrarci ogni giorno da tre mesi.

    La tortura ne sarebbe durata altri tre, fino a quando quel maledetto esperimento per ottenere l'eredità sarebbe giunto alla conclusione. Il padre di Xavier aveva escogitato un modo diabolico per assicurarsi che i figli si comportassero secondo i suoi dettami, una volta che lui non ci fosse stato più: Xavier e suo fratello Val erano stati obbligati a scambiarsi i ruoli per ricevere la loro parte di eredità.

    Perciò, i dieci anni che Xavier aveva trascorso ad apprendere tutti i dettagli e i movimenti della LeBlanc Jewelers, più i cinque in cui ne era stato il presidente, spezzandosi la schiena per compiacere il padre, erano stati inutili. Per ottenere i cinquecento milioni di dollari – che era sicuro di essersi già ampiamente guadagnato – doveva passare un ultimo test. Tuttavia, invece di una prova assennata, il testamento stabiliva che lui dovesse prendere il posto di Val come organizzatore alla LeBlanc Charities mentre suo fratello lo sostituisse assumendo le redini della LeBlanc Jewelers.

    Anche a tre mesi di distanza, a Xavier fumavano le orecchie se si soffermava a riflettere sull'iniquità di quei termini.

    Suo padre lo aveva tradito. Fine della storia. Mentre Xavier si sforzava di allacciare un legame particolare con lui, crogiolandosi nel fatto di essere il figlio prediletto, Edward tramava per mostrare, dopo la sua morte, quanto in realtà detestasse entrambi.

    In questo, Xavier e Val erano simili. Era stata un'esperienza sorprendentemente efficace che aveva avvicinato i due fratelli che, oltre ai lineamenti, non avevano nulla in comune. Sebbene fossero gemelli, non erano mai stati uniti e, da adulti, avevano scelto strade del tutto diverse.

    Val aveva seguito le orme della madre nella LeBlanc Charities ed era andato alla grande. Xavier si era con piacere scrollato di dosso qualsiasi cosa assomigliasse a un'attività di beneficenza a favore di una prestigiosa poltrona da presidente di una delle più famose e redditizie compagnie diamantifere.

    Tutto per niente.

    I termini del testamento avevano fatto a pezzi la sua anima e faticava a riprendersi. Amareggiato non iniziava neppure a descrivere come si sentisse nei confronti del padre. Tuttavia era determinato a usare quella delusione come carburante. Non avrebbe fallito la prova. Dopotutto, il successo era la vendetta migliore.

    Xavier era entrato nel suo nuovo ruolo alla LBC con entusiasmo e, nonostante la feroce volontà di superare a pieni voti il test, non aveva ancora trovato un equilibrio. Era come se il padre avesse montato ogni cosa a suo svantaggio.

    Il testamento prevedeva che lui raccogliesse donazioni per dieci milioni di dollari. Un'impresa tutt'altro che facile. Ma non si sarebbe arreso.

    Persino alle sei di mattina, la LeBlanc Charities brulicava di vita. La mensa era aperta sette giorni su sette, quindici ore al giorno. Una cosa ridicola. Uno spropositato spreco di capitale. Spesso i volontari riferivano che non si era presentato nessuno nelle prime ore del mattino, eppure avevano tenuto le luci accese.

    Variare le ore operative della mensa era stato il primo di molti ordini esecutivi di cui Xavier si era pentito. Li aveva cambiati di nuovo ma Marjorie Lewis, la minuta donna con un sorprendente carattere di ferro che dirigeva l'attività, aveva comunque dato le dimissioni. Certo, lei aveva riferito a Val – il suo vero capo, come aveva tenuto a sottolineare – che la madre si era gravemente ammalata. Ma Xavier sapeva come stavano le cose. Lei lo odiava.

    Quasi tutti alla LBC lo detestavano, perciò non c'era niente di strano. Il suo staff alla LeBlanc Jewelers – il suo vero lavoro, come aveva precisato a Marjorie – lo rispettava. Ma lo apprezzava? Chissà. E Xavier non se ne curava finché il personale aumentava i profitti mese dopo mese.

    La LBC non era un'industria diamantifera. Nessuno lì possedeva diamanti e lui aveva smesso di indossare il Rolex dopo il primo giorno. Marjorie aveva puntualizzato, in maniera piuttosto scortese, che la gente che la loro organizzazione aiutava avrebbe pensato prima che fosse falso, poi avrebbe tentato di rubarglielo o lo avrebbe tacciato di insensibilità. Oppure tutte e tre le cose.

    Di conseguenza, il suo costoso orologio giaceva adesso nel cofanetto dei gioielli. Che spreco. Tuttavia, lo aveva abbandonato nella speranza di guadagnarsi un po' di rispetto. Invece, aveva continuato a scontrarsi con Marjorie che aveva istigato gli altri a odiarlo. Poi se n'era andata, lasciando a Xavier la patata bollente. Letteralmente.

    Il giorno prima, aveva lavorato alla mensa riempiendo sacchetti per le persone bisognose che la LBC sosteneva e molte famiglie prendevano scatole preconfezionate. Una volta al giorno servivano dei pasti, ma Xavier rimaneva lontano dalle cucine. Jennifer Sanders, la responsabile dei servizi di ristorazione, aveva tutto sotto controllo e sosteneva l'opinione comune che Val, sant'uomo, camminasse sull'acqua, così che qualunque cosa facesse Xavier impallidiva al confronto.

    Come ogni mattina, si ritirò nel suo ufficio. L'ufficio di Val, a dire il vero, ma Xavier lo aveva ristrutturato. Aveva fatto imbiancare le pareti e sistemato alcuni mobili nuovi perché, se doveva essere il suo regno, non doveva ricordargli che prima di lui c'era stato il fratello, l'uomo dei miracoli.

    Xavier prese a esaminare l'enorme quantità di documenti che un ente come quello generava, finché suo fratello fece capolino dalla porta. Grazie al cielo. Aveva iniziato a domandarsi se Val si sarebbe mai presentato per discutere del posto vacante di dirigente dei servizi. Dopo che Marjorie si era licenziata, la maggior parte delle operazioni quotidiane erano ricadute su Xavier e questo gli lasciava poco tempo per pianificare l'importante raccolta fondi.

    Val si era offerto di aiutarlo con i colloqui, un'ancora di salvezza che Xavier aveva accettato con grande piacere, senza confessare al fratello quanto avesse bisogno del suo aiuto. Se i termini delle ultime volontà del padre gli avevano insegnato qualcosa, era di non fidarsi di nessuno, nemmeno della sua famiglia.

    «Scusa il ritardo.» Val entrò nel suo ex ufficio e sollevò le sopracciglia osservando le pareti, scostandosi i lunghi capelli dagli occhi. «Se proprio dovevi ritinteggiare la stanza, avresti almeno potuto scegliere un colore diverso dal verde nausea.»

    «È verde salvia. È rilassante.»

    Non lo era affatto e non assomigliava alla tinta che l'imbianchino gli aveva mostrato. Ma Xavier lo aveva dovuto accettare perché, a quanto pareva, la LBC non aveva denaro extra da sprecare in frivolezze come quella. Quando aveva tentato di usare il proprio denaro, Marjorie aveva dato di matto, citandogli un centinaio di ragioni per cui era una pessima idea. Ciò che lui aveva imparato da quella diatriba era stato che la LBC aveva alle spalle una revisione contabile negativa e perciò avevano mille occhi puntati sui loro libri. E Xavier doveva stare attento a come si muoveva.

    «Chi dobbiamo selezionare oggi?» domandò Val con tono allegro, accomodandosi su una delle sedie che circondavano la scrivania dietro la quale era seduto Xavier.

    Nessuno veniva ingannato da quel tavolo. Xavier dirigeva ben poco. Prima di quella prova dettata dal testamento del padre, avrebbe affermato di essere un uomo in gamba, ma la LBC aveva lentamente sgretolato la sua fiducia in se stesso. Nella sua normale attività, gestiva una compagnia che valeva milioni e milioni di dollari ed era una delle gioiellerie più stimate nel mondo. Aveva ottenuto un trionfo dopo l'altro nel suo universo. Ma in questo? Era comunque una creatura di Val anche mentre era brillantemente al comando della LeBlanc Jewelers.

    Xavier smise di piangersi addosso e afferrò l'unico curriculum che c'era sulla scrivania. «Dopo che hai escluso tutti gli altri, è rimasto solo questo. La candidata ha un'esperienza simile a quella di Marjorie, ma in un rifugio per donne. Perciò, è probabile che non sia adatta. Io voglio qualcuno che abbia conoscenze di come si gestisce una mensa.»

    «Bene, sta a te la scelta.» Il tono di Val tradì una nota di disapprovazione, come se le sue aspettative fossero pura follia. «Ti dispiace se do un'occhiata?»

    Gli allungò il curriculum e lui lo scorse a labbra strette. «Questa Laurel Dixon è l'unica che dobbiamo esaminare?»

    «Delle persone che posseggono qualche qualifica, sì. Finora. Ho postato l'annuncio sui soliti siti, però abbiamo ottenuto poche risposte.»

    Val si pizzicò il ponte del naso. «Non va affatto bene. Mi domando se il nostro esperimento per l'eredità si sia saputo in giro. Mi sarei atteso molte più candidature, tuttavia se tu hai spaventato gli aspiranti, mi ritroverò in un mare di guai quando tornerò qui.»

    Xavier si sentì ferito, ma non lo mostrò. Non lo faceva mai. Aveva imparato a controllare le emozioni sin dalla tenera età, sulle ginocchia di Edward LeBlanc. I presidenti erano privi di sentimenti, altrimenti perdevano il rispetto dei loro dipendenti. Quella lezione gli era stata utile, fino a che suo padre non aveva ribaltato tutto con un colpo netto.

    «Non è colpa mia» ribatté, sebbene non gli fosse sfuggito il punto di Val. Marjorie. Di nuovo. Non avrebbe dovuto mettersela contro e far sì che questo influenzasse i potenziali candidati. Ormai, però, era troppo tardi. «Se c'è qualcuno da biasimare qui, prenditela con papà.»

    L'espressione di Val non mutò mentre sventolava il curriculum.

    «Dovremmo vedere questa donna. Quale altra scelta hai? Nessuno ti obbliga a tenerla se non dovesse funzionare.»

    «Bene.»

    Xavier prese il telefono e lasciò un messaggio al numero segnato sul curriculum. Non aveva tempo per discutere o per lasciare che l'emozione lo scombussolasse perché il fratello faceva il prepotente. Tutto questo era temporaneo e, come Val aveva precisato in maniera eloquente, lui sarebbe presto tornato in sella. Il poco che Xavier aveva fatto, a lungo andare, non avrebbe fatto alcuna differenza.

    Dato che non avevano altro da dirsi riguardo alla sostituzione di Marjorie, Val gli pose alcune domande spinose sull'andamento delle cose alla LBC. Ma un provvidenziale bussare alla porta li interruppe.

    Adelaide, un'impiegata discepola di Marjorie, fece capolino, rivolgendo un sorriso sdolcinato a Val. Se non lo avesse visto con i propri occhi, Xavier non avrebbe creduto che lei sapesse sorridere.

    «C'è qui una certa Laurel Dixon» annunciò. «Per il posto.»

    Xavier le aveva lasciato un messaggio meno di mezz'ora prima proponendole un colloquio, senza specificare quando dovesse presentarsi.

    «Nessun preavviso» commentò, guardando Val. «È un po' audace, non ti pare?»

    La cosa gli fece scattare il sesto senso e non in maniera positiva. Il centro di Chicago non era famoso per il controllo del traffico; perciò, o lei abitava molto vicino, o era già in viaggio per venire lì.

    Val increspò un sopracciglio in segno di sfida. «Sono colpito. Questo è il tipo d'intraprendenza che mi piace.»

    «Io preferirei mandarla via e programmare un vero colloquio» borbottò Xavier, infastidito dal tono del fratello. «Quando avrò avuto tempo di valutare le sue qualifiche.»

    «Lei è qui.» Val si strinse nelle spalle. «Che cosa devi valutare? Se non te la senti, le parlerò io.»

    «Sono in grado di farlo» ringhiò. «È che non amo le sorprese.»

    O chiunque si imponesse a quel modo, cosa che aveva stupidamente menzionato al fratello quando era stato colto alla sprovvista dall'abbandono di Marjorie. Val aveva approfittato di quel suo momento di debolezza, entrando nell'ufficio con aria vittoriosa, guadagnandosi sguardi adoranti da parte dello staff.

    Val sorrise e si scostò i capelli dal viso con un gesto lento. «Ne sono consapevole. Calmati. Sono venuto per aiutarti a gestire la faccenda. Per favore, permettimi di farlo.»

    Nemmeno per sogno. «La riceveremo insieme. Adelaide, la faccia entrare.»

    Val non si mosse. Non girò dall'altra parte della scrivania per ostentare autorità. Non sapeva nemmeno cosa fosse. Ecco perché lo staff lo amava, perché trattava tutti alla pari. Ma le persone non erano tutte uguali. Qualcuno doveva essere responsabile e prendere le decisioni.

    E quella persona era Xavier, nel bene e nel male. Val doveva farsi da parte. Per altri tre mesi, quello sarebbe stato il suo ufficio.

    Laurel Dixon entrò e Xavier dimenticò il fratello, la LBC... il proprio nome. Tutto il mondo attorno a lui svanì. Tranne lei.

    La donna che seguiva Adelaide era del tutto diversa da Marjorie, questo era poco ma sicuro. E, a dire il vero, non assomigliava a nessuna donna che avesse mai incontrato. Lunghi e voluttuosi capelli neri le ricadevano sulla schiena, ma attirarono la sua attenzione per un solo istante. Il viso era semplicemente mozzafiato, illuminato da acuti occhi grigio argento che lo ipnotizzarono.

    Qualcosa di ultraterreno si scatenò tra loro e fu una sensazione così strana e nuova che Xavier la allontanò all'istante. Non credeva nel colpo di fulmine o nelle improvvise alchimie magiche. Non gli era mai neppure passata per la mente una nozione del genere. Eppure, non sapeva come altro spiegarlo, rendendo quell'incontro già teso. Inoltre, era ridicolo avere una reazione che non fosse legata all'attrazione fisica. Gli capitava di rado e, anche così, non le attribuiva mai troppo peso. La maggior parte dei suoi incontri con esseri femminili poteva essere descritta, al massimo, come vagamente piacevole.

    Quella donna prometteva guai, se gli suscitava tali sensazioni solo entrando in una stanza. Unito al fatto che si era presentata senza appuntamento, Laurel Dixon gli provocò la pelle d'oca.

    Inaccettabile per i suoi gusti.

    «Signorina Dixon.» Val si alzò e le porse la mano. «Sono Valentino LeBlanc, il direttore della LBC

    «Signor LeBlanc. Lieta di conoscerla.» La sua voce chiara vibrò sulla pelle di Xavier con intensità.

    Lui avrebbe affermato di preferire le voci sensuali, quelle che sembravano roche fusa quando erano eccitate. Quella di Laurel Dixon, però, non era così. Tuttavia, la cosa non gli importò, e volle udirla

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