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Rischiosi segreti: Harmony Destiny
Rischiosi segreti: Harmony Destiny
Rischiosi segreti: Harmony Destiny
E-book179 pagine4 ore

Rischiosi segreti: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il ritorno a casa di Nolan Dane è agrodolce, perché a Royal è nato e ha vissuto un'infanzia felice, ma è anche il posto dove ha perso tutto quello che aveva. Ora la sua missione in città è quella di concludere una serie di compravendite immobiliari per conto della Samson Oil e per riuscirci ha bisogno di ingraziarsi Raina Patterson, titolare di un negozio locale. Innamorarsi di lei, però, non rientra nel piano originario. E purtroppo il rischio di perderla diventa ogni giorno più concreto man mano che emerge il reale motivo della sua presenza a Royal.



Miniserie "I segreti del Cattleman club" - Vol. 2/8
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2017
ISBN9788858964576
Rischiosi segreti: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Rischiosi segreti - Yvonne Lindsay

    successivo.

    1

    Nolan si fermò nel parcheggio de Il Cortile e si guardò attorno. Il tragitto di sei chilometri per uscire da Royal era stato gradevole e non certo trafficato come la Southern California Freeway, l'autostrada senza pedaggio che faceva parte della sua routine quotidiana per rientrare a casa.

    Casa. In effetti, la sua casa era Royal, Texas, e non l'appartamento di lusso a malapena arredato in cui dormiva e, di quando in quando, mangiava quando era a Los Angeles. Tuttavia non viveva, né veniva più a Royal da sette anni. Perfino adesso aveva scelto di alloggiare in albergo piuttosto che stare dai genitori. I ricordi della vita di un tempo e delle sue vecchie speranze erano ancora troppo vividi perché potesse affrontarli. Scuotendo leggermente la testa, come a voler tornare al presente, aprì la portiera del SUV nuovo di zecca che aveva noleggiato. Quindi scese dal veicolo, recuperò dal sedile posteriore la giacca del completo e se la infilò, concedendosi qualche istante per aggiustare i polsini della camicia bianca.

    Il vento penetrò immediatamente attraverso la lana del suo completo firmato. A quanto pareva, nemmeno Armani era in grado di proteggerti dalla pungente brezza invernale texana. Né le lucidissime scarpe fatte su misura erano immuni dalla polvere dell'area di parcheggio non asfaltata, notò con una piccola smorfia di disgusto. Da quando era diventato così schizzinoso? C'era stato un tempo in cui non lo scalfiva nemmeno il rigurgito di un marmocchio.

    Una fitta di dolore gli trafisse il petto. Gli faceva ancora male come se fosse stato solo ieri, pensò, abbottonandosi la giacca e tirando indietro le spalle. Era consapevole che tornare non sarebbe stato facile, che avrebbe potuto riaprire ferite che credeva ormai rimarginate. Quello che non si era aspettato, però, erano quei flashback che lo coglievano alla sprovvista, minacciando di metterlo in ginocchio.

    Non lasciarti distrarre dai tuoi fantasmi, si raccomandò, serrando caparbiamente la mascella. Aveva affrontato prove ben peggiori di quei ricordi che riaffioravano a tradimento e che erano tutto ciò che gli rimaneva della sua vecchia esistenza. Sarebbe sopravvissuto anche a questa.

    In qualità di avvocato, Nolan era lì per svolgere un incarico affidatogli da Rafiq Bin Saleed per conto di una società di sua proprietà, la Samson Oil. Amava il suo lavoro, in particolare amava le schermaglie dialettiche ingaggiate durante le trattative immobiliari per conto del suo cliente e amico. Certo, quella particolare missione lo riportava sul luogo all'origine della sua più profonda afflizione, cosa che era attutita solo in parte dalla prospettiva di trascorrere un po' di tempo con i genitori. Genitori che con il passare degli anni non diventavano affatto più giovani, tanto che suo padre ventilava l'idea di andare in pensione. Dall'esperienza maturata per averci lavorato insieme, Nolan sapeva che mandare avanti lo studio legale di famiglia era molto faticoso, tuttavia non riusciva a capacitarsi che il padre stesse prendendo in considerazione la possibilità di allentare i ritmi di lavoro, se non addirittura di mettersi a riposo dall'attività avviata pochi anni dopo essersi laureato.

    Di nuovo Nolan si intimò di concentrarsi su ciò che doveva fare. Essere nuovamente a casa dopo una lunga assenza aveva il potere di distrarti dalle incombenze... ma questa non sarebbe certo stata una valida giustificazione di fronte al suo boss nel caso non avesse svolto l'incarico nei tempi previsti.

    Nolan diede un'occhiata al complesso denominato Il Cortile, costituito dal gruppo di edifici che un tempo era stato un ranch e che ora ospitava una varietà di negozi e attività artigianali. Una rapida ricerca in Internet era bastata per scoprire che lo spiazzo centrale il sabato mattina si trasformava in un mercato gestito dai contadini locali.

    Per come la pensava Nolan, era un modo innovativo di utilizzare un appezzamento di terreno altrimenti infruttuoso e semiabbandonato. Cosa diamine pensava di farne Rafiq? Sapeva per certo che non c'era petrolio nell'area circostante. Questo lo sapeva chiunque fosse cresciuto a Royal e dintorni... il che gli faceva sorgere delle domande sul motivo per cui la Samson Oil lo voleva a tutti i costi. Finora, infatti, a Nolan sfuggiva la ragione che stava dietro tutta quella smania di Rafiq di accaparrarsi proprietà immobiliari a Royal.

    D'accordo, Rafiq dava ai proprietari, messi a dura prova dal tornado che aveva investito la zona, l'occasione per andarsene e cominciare una nuova vita, tuttavia, cosa aveva in programma di fare il suo capo di tutta la terra che stava acquistando?

    Nolan si ricordò che non era compito suo porre domande. Lui doveva limitarsi a condurre le trattative, indipendentemente dal fatto che questo gli sembrasse solo un grande spreco di denaro. Evidentemente Rafiq aveva le sue ragioni e, al momento, non voleva condividerle con lui. Comunque a Nolan era ben chiaro che il suo ruolo era quello di acquisire specifici appezzamenti di terreno... che fossero in vendita o meno. E questo era ciò che avrebbe fatto.

    Purtroppo, però, la Winslow Properties, nonostante la traballante situazione finanziaria, non pareva disposta a vendere quel particolare lotto di terreno. Spettava a lui convincerli a cambiare idea. Aveva sperato che i locatari fossero più loquaci riguardo al loro locatore, finora, però, nel corso delle sue visite nei vari negozi, aveva trovato solo bocche cucite. Forse erano solo impauriti, pensò. Royal ne aveva passate talmente tante ultimamente che nessuno aveva voglia di smuovere un'altra volta le acque.

    C'era una sola affittuaria con cui non aveva ancora avuto l'opportunità di parlare. Ricordava a memoria il suo nome: Raina Patterson. Da quel che aveva appreso su di lei, doveva essere più vicina a Mellie Winslow di qualunque altro inquilino. Forse la signora Patterson poteva fornirgli qualche dritta utile a sfilare quella proprietà dalle dita della famiglia Winslow.

    Si incamminò verso quello che un tempo doveva essere stato un grande fienile in fondo alla corte creata dalla disposizione degli edifici. Il tetto in ferro era stato dipinto con i colori della bandiera del Texas. La vista di quella bandiera non mancava mai di toccarlo. Per quanto si fosse adattato allo stile di vita californiano, era e restava profondamente texano.

    Guardandosi attorno, Nolan capì perché la famiglia Winslow, dopo un iniziale interesse nei confronti dell'offerta della Samson Oil, si era fatta diffidente all'idea di vendere quel piccolo centro commerciale e il terreno su cui sorgeva. Per una cittadina impegnata ancora nella ricostruzione, quella era un'area improntata all'ottimismo e alla continuità. Svendere, sfrattando così indirettamente tutti coloro che ci lavoravano, avrebbe creato malumori e instabilità. Non tutti a Royal potevano prendere armi e bagagli e andare a ricrearsi una vita in un'altra città e in un altro stato come aveva fatto lui.

    Dannazione, gira e rigira, era di nuovo al punto di partenza. Pensava al passato e a ciò che aveva perduto. Sua moglie e suo figlio. Forse avrebbe dovuto mandare qualcun altro del team legale a svolgere quell'incarico, ma Rafiq era stato categorico sul fatto che dovesse gestirlo lui. Nolan fece mentalmente spallucce. Era il prezzo da pagare per lo stipendio vergognosamente alto che guadagnava. Così, avrebbe sopportato la prova impostagli dal destino, a condizione però di non dover tornare a vivere là, con i suoi ricordi.

    Raina diede un ultimo ritocco ai rami di pino e ai nastri di stoffa che aveva utilizzato per decorare la mensola del caminetto d'epoca e quindi lasciò correre lo sguardo per tutto il negozio con una sensazione di orgoglio e soddisfatto stupore. Il suo negozio. Impagabile, in tutti i sensi. Era lì nell'ex fienile opportunamente ristrutturato ormai da un mese. Eppure, un anno dopo che il tornado aveva spazzato via la sua precedente attività e buona parte della cittadina di Royal, stentava ancora a credere di essere riuscita a ripristinare il magazzino e a trasferire il negozio invece di chiudere definitivamente i battenti.

    Non era certamente stato facile, considerò mentre si spostava nel locale e lasciava scivolare una mano sul tavolo da cucito in legno di quercia lucido che aveva acquistato a una grossa svendita la settimana scorsa e che valeva tutto il suo prezzo.

    Adesso non le restava che tener duro. Un fremito di inquietudine le corse lungo la spina dorsale. La sua locatrice, Mellie Winslow, non si era sbilanciata troppo quando le aveva fatto visita il giorno prima, tuttavia le aveva detto che stava facendo del suo meglio per assicurarsi che la società del padre, la Winslow Properties, non vendesse Il Cortile.

    Raina aveva bisogno di sapere che tutto questo non le sarebbe stato portato via una seconda volta. Non se la sarebbe sentita di ricominciare daccapo. La perdita del vecchio negozio su Main Street e della maggior parte dei pezzi di antiquariato l'aveva quasi indotta ad abbandonare la cittadina che considerava sua da quasi quattro anni. Doveva assolutamente fare in modo che tutto questo funzionasse, per se stessa e per il suo adorato figlioletto.

    Da qualunque punto di vista la guardasse, non riusciva a capire come mai una società petrolifera fosse interessata ad acquistare quel terreno. Ah, se solo la Samson Oil, che stava acquisendo proprietà immobiliari a destra e a manca a Royal, se ne fosse andata e le avesse permesso di trovare quella pace e quella sicurezza che cercava da tutta la vita!

    Diamine, non sembrava nemmeno che ne facesse qualcosa delle proprietà acquisite. Se la Samson Oil continuava di quel passo ad appropriarsi di tutto, ben presto Royal sarebbe diventata una città fantasma.

    «Mammina! Guarda!»

    Raina si voltò e sorrise a suo figlio Justin, o JJ come lo chiamavano tutti, che le stava mostrando orgogliosamente il cono gelato che il nonno, suo omonimo, gli aveva appena comperato. JJ aveva tre anni ma ne dimostrava di più, e oggi era rimasto a casa dall'asilo a causa di un brutto quanto persistente raffreddore. Così, per una volta, era tornato il bambinetto che voleva la mamma e il nonno più di qualsiasi altra cosa. In teoria avrebbe dovuto starsene coricato nella piccola brandina che aveva sul retro del negozio, invece la teoria era stata gettata al vento quando JJ aveva sentito il nonno arrivare per aiutare Raina a spostare alcuni articoli particolarmente pesanti.

    Guardando adesso JJ, Raina si chiese se per caso non fosse stata imbrogliata dalla piccola canaglia. Il bambino che sembrava mezzo morto fino a poco prima, infatti, ora che il nonno gli aveva preso il gelato e che gli aveva promesso che nel fine settimana sarebbe potuto andare a dormire da lui, pareva come resuscitato all'improvviso.

    «Mmh, dev'essere buonissimo» rispose Raina, accovacciandosi per mettersi a livello degli occhi di JJ. «Posso assaggiarlo?»

    JJ avvicinò a sé il cono, sfoderando un'espressione diffidente. «No, mamma. Nonno ha detto che è mio.»

    Raina storse la bocca. «Nemmeno una leccatina?»

    Sul volto del piccolo si rifletté un attimo di indecisione, prima che le tendesse il cono che cominciava a gocciolare.

    «Però una sola» concesse con aria solenne.

    Raina leccò le gocce di gelato sciolto prima che finissero sul pavimento e quindi fece un teatrale sospirone di piacere.

    «È davvero squisito. Posso averne un altro po'?» scherzò, allungando la mano verso il polso di JJ.

    «No, basta, mamma! È mio!» strillò JJ, prima di voltarsi e correre via, ridendo quando Raina lo inseguì, fingendo di volerlo prendere.

    Al di sopra degli strilli deliziati di suo figlio, Raina sentì suonare il campanello della porta d'ingresso che annunciava l'arrivo di un potenziale cliente.

    «Justin Junior, adesso fai il bravo! Basta correre per il negozio» gli gridò invano perché JJ si allontanò da lei, sfrecciando via a tutta velocità.

    Raina girò l'angolo giusto in tempo per udire un flebile lamento, provocato da JJ che era andato a sbattere nell'uomo che era appena entrato nel negozio. Lo sconosciuto indossava un completo dall'aspetto costoso che, Raina gemette, ora portava una parte del gelato di JJ proprio stampato all'altezza dell'inguine.

    JJ si ritrasse lesto. L'uomo alzò lo sguardo, l'espressione sconcertata quando i loro occhi si incontrarono. Il contatto visivo diede vita a qualcosa che Raina non avrebbe saputo definire ma che somigliò molto a una scarica elettrica. Cosa che la innervosì e che le rese la voce tagliente.

    «JJ! Chiedi subito scusa al signore.»

    Raina, pur conscia che in parte era colpa sua che lo aveva inseguito, non poté non sfoderare un tono di fermo biasimo. Tuttavia lo fece perché era ancora destabilizzata dallo sguardo scambiato con quell'estraneo. Uno sguardo che l'aveva lasciata in preda a sensazioni che non aveva il diritto di provare. Raina riportò la sua attenzione sul disastro a e si guardò attorno alla ricerca di qualcosa da offrire all'uomo per aiutarlo a pulirsi.

    Gli unici pezzi di stoffa a portata di mano erano un paio di centrini di pizzo fatti a mano di inizio XX secolo. Di certo non poteva permettersi di rovinare la merce che vendeva, d'altra parte non poteva nemmeno permettersi di perdere un potenziale cliente.

    JJ sollevò il visino verso il suo. I suoi occhi azzurri, così simili a quelli di Raina, si riempirono di lacrime che iniziarono a rigargli le guance. Il labbro inferiore si mise a tremargli. Lasciò cadere quel che rimaneva

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