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Gioco reale: Harmony Collezione
Gioco reale: Harmony Collezione
Gioco reale: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

Gioco reale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ultime notizie! La favola d'amore fra Allegra e Alex è realtà o solo finzione?

Innamorarsi di un principe, lasciarsi alle spalle la propria vita ordinaria e andare incontro a un lieto fine è il sogno di ogni donna. Ed è esattamente la favola d'amore che vede protagonisti Allegra Jackson e Alessandro Santina. Ma il fidanzamento dell'anno è davvero tutto rose e fiori come sembra? La scombinata famiglia di Allegra non è infatti pronta ad adeguarsi al protocollo e al decoro che quell'esistenza presuppone, mentre il bellissimo erede al trono di Santina è sempre stato allergico all'idea di stabilirsi nella sua isola natale. Perché allora fra tutte le donne belle e famose che ha avuto al fianco, Alex ha scelto di sposare proprio Allegra?

LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2013
ISBN9788858917046
Gioco reale: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Gioco reale - Carol Marinelli

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Playing The Royal Game

    Mills & Boon Modern Continuity

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Carol Marinelli

    for her contribution to The Santina Crown series

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-704-6

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Sarebbe stata meglio senza quel lavoro, si disse Allegra. Aveva già sopportato troppo.

    Purtroppo però, dopo aver camminato per ore lungo le strade di Londra sotto una pioggia torrenziale e bussato alla porta di varie agenzie di collocamento, lo sdegno causato dalle oltraggiose proposte del suo capo e dal licenziamento, conseguenza del suo rifiuto di sottostarvi, cominciò a lasciare il posto a qualcosa di molto simile alla paura.

    Aveva necessità di lavorare.

    I suoi risparmi erano stati prosciugati dalle eccessive richieste economiche di alcuni componenti della sua famiglia. A volte le sembrava che con il suo modesto stipendio facesse fronte alle esigenze di metà dei Jackson. Sì, perché era lei quella affidabile, quella tranquilla e noiosa, alla quale tutti si rivolgevano nel momento del bisogno. Solo la settimana prima aveva prestato cinquecento sterline a Chantelle, la sua matrigna, per coprire alcuni debiti contratti con una carta di credito, debiti di cui suo padre era all’oscuro.

    Così era semplicemente ridicolo credere ora che sarebbe stata la sua famiglia a sostenere lei.

    Nonostante fosse ormai primavera, la giornata era fredda e umida. Allegra affondò una mano nella tasca dell’impermeabile che indossava e sfiorò con le dita la banconota da cinquanta sterline che aveva appena prelevato al bancomat. Se il suo capo non le avesse versato l’ultimo salario che le spettava entro l’indomani, quella banconota era tutto ciò che le restava.

    Ma non doveva avvilirsi, decise. Aveva attraversato momenti peggiori. Come figlia di Bobby Jackson, era più che abituata ai problemi economici, anche se suo padre aveva sempre trovato alla fine il modo per risolvere la situazione. Così di una cosa era sicura. Non sarebbe andata a fondo, oppure, nel peggiore dei casi, sarebbe andata a fondo conservando la sua dignità.

    Giunta davanti a un bar, aprì la porta ed entrò a testa alta. L’aria calda la investì, inducendola a togliersi l’impermeabile fradicio. I capelli bagnati le ricaddero disordinati sulle spalle. Non era sua abitudine fermarsi in un locale scelto a caso, ma era stanca, voleva riposarsi un po’ e cercare di mettere ordine nei suoi pensieri.

    Aveva lasciato l’ufficio senza esitazioni. Grazie alle sue qualifiche nel campo dell’editoria, durante gli anni non le erano mancate proposte di collaborazioni freelance. Era stata dunque un’amara sorpresa scoprire che a causa della crisi non era poi tanto facile trovare una nuova occupazione.

    Bene, una proposta l’aveva rimediata, ma si trattava di tre ore di lavoro al mese. Al mese!

    Allegra puntò verso un tavolino posto in un angolo e si accomodò sul divanetto foderato di velluto rosso. Nonostante l’aspetto esterno modesto, l’ambiente era curato e ricercato. Un fatto subito confermato dai prezzi sul menu.

    La sua attenzione fu attratta da alcune donne che ridevano e sorseggiavano cocktail variopinti.

    Invidiando la loro apparente allegria, si accinse a girarsi in cerca di una cameriera e fu allora che notò l’uomo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita. Sedeva da solo e sembrava perso nei suoi pensieri.

    Giacca scura, capelli castani pettinati all’indietro che evidenziavano un profilo perfetto, le gambe allungate in una posizione rilassata. Fissava il bicchiere che aveva in mano, una ruga che gli solcava la fronte. Le donne risero ancora, inducendolo a sollevare lo sguardo.

    In tutta fretta, Allegra abbassò il suo, lieta della distrazione offerta dalla cameriera che si era avvicinata al suo tavolo.

    «Che cosa posso portarle?»

    Allegra considerò la possibilità di ordinare un bicchiere di vino, oppure una tazza di tè con un tramezzino. «Una bottiglia di champagne» disse invece. Una decisione del tutto inusuale per chi, come lei, gestiva attentamente le sue economie, determinata a non seguire le orme dei genitori. Ma dove l’aveva portata tanta oculatezza? A niente. Assolutamente a niente.

    La cameriera annuì senza battere ciglio. «Festeggia qualcosa?» chiese qualche istante dopo, quando tornò con la bottiglia e una ciotola di arachidi.

    «Infatti» replicò Allegra. E, in un certo senso, era vero. Per mesi aveva sopportato gli sgradevoli approcci del suo capo, e forse valeva la pena di festeggiare la fine di quel brutto periodo. Così alzò il bicchiere verso la finestra, in direzione del suo vecchio ufficio. «Alla salute» mormorò.

    L’uomo bellissimo la guardò, nei suoi occhi una luce di lieve curiosità. Non poteva biasimarlo. Dopotutto, stava brindando con una finestra! Azzardò un timido sorriso e chinò il capo. Prese dalla borsa una penna e la sua agendina, pronta a elaborare una lista di cose da fare. Lo scopo era quello di trovare un lavoro entro la fine della settimana.

    Il coraggio cominciò a disertarla arrivata a metà bottiglia. Tutto quello champagne a stomaco vuoto aveva avuto l’unico effetto di mettere in subbuglio le sue emozioni, tanto che le lacrime che le bruciavano gli occhi minacciarono di sfuggire al suo controllo quando la cameriera tornò ad avvicinarsi.

    «Ha dimenticato di firmare il registro» esordì la donna, evocando in Allegra la sensazione di un’imminente catastrofe. «Perché lei è socia, giusto?» aggiunse la cameriera.

    Ovviamente quello era un club privato, ragionò Allegra. Fiamme di imbarazzo le lambirono il viso. Sul punto di appoggiare la sua banconota da cinquanta sterline sul tavolo e di mormorare qualche parola di scuse, fu salvata da una voce gradevole almeno quanto lo era il suo proprietario.

    «Finalmente ti trovo! Perché ti sei nascosta dietro l’angolo?»

    Allegra sollevò la testa e si ritrovò a guardare negli occhi l’uomo solitario. Occhi scuri e caldi fissi nei suoi.

    «La signora è mia ospite» spiegò lo sconosciuto alla cameriera. «Verrò a registrarla fra un attimo.»

    La donna esitò, aprì la bocca come per dire qualcosa. In fin dei conti, Allegra era lì da una buona mezz’ora, e lui l’aveva praticamente ignorata, ma forse era un cliente importante, perché la cameriera si limitò ad annuire e ad allontanarsi.

    «Grazie» esordì Allega quando l’uomo si accomodò sul divanetto. «Ma pagherò il conto» sottolineò, e si accinse ad alzarsi. Lui tese una mano per afferrarle il polso, meritandosi un’occhiata di fuoco. «Devo ripetermi» sibilò fra i denti. «Grazie.»

    «Almeno finisci il tuo champagne. Sarebbe un peccato sprecarlo.»

    Non un peccato. Addirittura un crimine.

    Forse poteva portarlo con sé, ragionò Allegra, immaginando se stessa mentre barcollava per le strade, sbronza, con la sua preziosa bottiglia stretta al petto. Un sorriso le curvò le labbra al pensiero, però lo sconosciuto evidentemente doveva aver interpretato quel sorriso come un invito, poiché con uno schiocco delle dita attirò l’attenzione della cameriera per chiederle un altro bicchiere.

    «Sto cercando di bere un drink in tranquillità» precisò, quando lui si riempì il calice con il suo champagne.

    «Allora registrati» suggerì l’uomo.

    «Sì, come no.»

    «Oppure» proseguì lui, «puoi essere mia ospite, il che significa che dovrai tollerare la mia compagnia.»

    Per quanto parlasse un inglese perfetto, Allegra percepì un accento straniero nella sua voce, italiano o forse spagnolo. In ogni caso non aveva intenzione di restare abbastanza per scoprirlo.

    «In ogni caso non hai l’aspetto di chi sta apprezzando la tranquillità» insistette lui. «Per essere onesto, mi sembri triste almeno quanto lo sono io.»

    Allegra lo osservò, scoprendo così che la giacca che indossava non era solo scura, era nera, come la cravatta del resto. Quei dettagli e l’espressione mesta del suo viso la indussero a ipotizzare che avesse appena partecipato a un funerale. Ora che erano vicini, percepì il suo profumo, che non era solo quello di una colonia esclusiva. Era odore di... pulito, non esisteva altro modo per descriverlo. Aveva occhi limpidi, sinceri, e avvertì un po’ della sua tensione abbandonarla, perché quell’uomo non sembrava affatto un molestatore, e onestamente lei al momento non aveva un altro posto dove andare.

    «Sei sempre così invadente?»

    «No.» Lo sconosciuto bevve un sorso di champagne. «Non lo sono mai, per la precisione. Ma sembravi così avvilita, e quando la cameriera si è avvicinata al tuo tavolo ho pensato...»

    «Di sollevarmi un po’ il morale?»

    «No.» L’uomo scrollò le spalle. «Ho pensato che avremmo potuto essere tristi insieme. Non guardare, ma c’è quel gruppo...» Fece un cenno con il capo per indicare le donne che anche lei aveva sentito ridere poco prima. «Una di loro sembrava intenzionata a adescarmi.»

    «Eppure mi sembri in grado di respingere attenzioni non richieste» commentò Allegra. Al contrario di lei, pensò, per quanto non fosse particolarmente avvezza a suscitare l’interesse degli uomini, almeno non di uomini fantastici come quello che le era seduto di fronte.

    Lui annuì. «Infatti in genere non è un problema. Oggi però lo è. Volevo solo bere qualcosa, riflettere in silenzio... Probabilmente le stesse cose che volevi tu.»

    «D’accordo, vada per il silenzio» confermò Allegra. Doveva essere un personaggio di spicco, ragionò, perché, mentre a lei avevano servito una semplice ciotola di arachidi, ora il tavolo era pieno di ogni tipo di tartine e rustici. Il suo stomaco borbottò in reazione a quella vista. In fin dei conti non aveva mangiato quasi nulla per tutta la giornata.

    «Farò meglio a registrarti» decise l’uomo. «Sono già sorpreso che ti abbiano dato un tavolo. In genere qui sono molto...»

    Non terminò la frase, ma le implicazioni erano chiare. Lei non era una persona all’altezza di un locale tanto esclusivo. «Selettivi» concluse Allegra in sua vece, e di nuovo avvertì l’esigenza di andare via subito. Non aveva bisogno della carità di uno sconosciuto, e certamente non aveva bisogno di essere insultata da lui.

    «Scrupolosi» la corresse sorridendo.

    Un sorriso che attenuò l’espressione severa del suo viso, rendendolo ancora più bello, se possibile. Era un sorriso appena accennato che, capì per istinto, raramente concedeva e il cui effetto era devastante.

    Evocava consapevolezza, le rendeva difficile persino concentrarsi, perché l’offerta che, solo pochi istanti prima, le era sembrata un’offesa ora si era trasformata nel più allettante degli inviti.

    «Intendevo dire che usualmente sono molto scrupolosi» precisò lui.

    «Sei perdonato, allora.» E, nonostante tutte le buone intenzioni di stabilire confini invalicabili, Allegra gli offrì il più brillante dei suoi sorrisi.

    «Come ti chiami?»

    «Allegra. Allegra Jackson.»

    «Io sono Aless...» L’uomo a quel punto esitò. «Alex» riprese, poi si alzò e si avviò verso la reception.

    Allegra emise un sospiro di sollievo. Normalmente, quando si presentava, le persone la riconoscevano, scuotevano la testa e un’impercettibile

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