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Ricordi sulla pelle: Harmony Collezione
Ricordi sulla pelle: Harmony Collezione
Ricordi sulla pelle: Harmony Collezione
E-book154 pagine1 ora

Ricordi sulla pelle: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sedotto...
Quando Sofia consegna l'ordinazione nella stanza di Bastiano Conti, non si aspetta di trovarsi davanti un uomo così attraente. L'intenso sguardo del milionario la spinge a osare più di quanto non abbia mai fatto in tutta la sua vita, e Bastiano non resta indifferente alla sua malizia.


...e abbandonato!
La spietatezza di Bastiano è nota, ma persino la sua coscienza ha un sussulto quando viene a sapere che Sofia è stata licenziata a causa della loro leggerezza. Una leggerezza di cui conserva il ricordo in fondo all'anima e sulla propria pelle. Peccato che, dopo quella fantastica notte, Sofia sia sparita nel nulla.

LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2018
ISBN9788858983157
Ricordi sulla pelle: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Ricordi sulla pelle - Carol Marinelli

    successivo.

    Prologo

    Bastiano Conti era nato arrabbiato.

    Sua madre era morta dandolo alla luce e non aveva mai scoperto chi fosse suo padre. Tutto ciò che aveva posseduto era stato lasciato a lui: un anello d'oro con uno smeraldo in mezzo circondato da perle.

    Lo zio di Bastiano, che aveva già quattro figli suoi, all'inizio aveva suggerito che l'orfano venisse allevato dalle suore. C'era un convento a Casta che si affacciava sullo stretto di Sicilia e gli orfani di solito venivano mandati lì.

    Purtroppo il convento funzionava per miracolo.

    Il parroco aveva spiegato a suo zio che i Conti si prendevano cura dei loro familiari. I Conti esercitavano il loro potere sulla parte occidentale della valle, mentre i Di Savo su quella orientale.

    La fedeltà nei confronti dei propri membri era di importanza capitale, gli aveva ricordato il prete. Così, dopo parecchie insistenze, alla fine lo zio e la moglie avevano portato a casa loro il piccolo bastardo.

    Bastiano però non l'aveva mai considerata casa sua e si era sempre sentito un estraneo.

    Se succedeva qualcosa lui era il primo a essere incolpato e l'ultimo a essere perdonato.

    Se c'erano quattro cornetti per colazione non venivano divisi per cinque; lui doveva farne a meno.

    A scuola, seduto nello stesso banco con Raul Di Savo, aveva cominciato a capire il motivo.

    «Che cosa salverebbero i tuoi genitori in caso d'incendio?» aveva chiesto una volta suor Francesca ai suoi alunni. «Raul?»

    Quest'ultimo si era stretto nelle spalle.

    «Cos'è che afferrerebbe subito Gino?» aveva insistito la suora.

    «Il suo vino.»

    La classe era scoppiata a ridere e suor Francesca, sempre più impaziente, aveva rivolto la sua attenzione a Bastiano.

    «E tua zia cosa salverebbe?»

    Bastiano aveva puntato i suoi seri occhi grigi sulla suora poi aveva aggrottato la fronte.

    «I suoi figli.»

    «Giusto.»

    Suor Francesca si era girata verso la lavagna e Bastiano era rimasto immobile, accigliato, perché davvero la sua era stata la risposta giusta. La zia avrebbe salvato sì i suoi figli, ma non lui.

    Un giorno, aveva circa sette anni, era stato mandato dal fornaio a prendere i cornetti e la moglie del panettiere gli aveva scompigliato i capelli. Era talmente disabituato a quei gesti affettuosi che il suo volto si era illuminato e la donna gli aveva detto che aveva un bel sorriso.

    «Anche tu» le aveva risposto Bastiano facendola ridere.

    «Ecco. Per te.»

    La moglie del panettiere gli aveva regalato un cannolo e lui e Raul si erano seduti sulla collina a mangiarlo.

    I due ragazzini sarebbero dovuti essere nemici giurati perché per generazioni i Conti e i Di Savo avevano lottato per i vigneti e le rispettive proprietà.

    Invece Bastiano e Raul erano diventati amici.

    Quel giorno, dal panettiere, Bastiano aveva imparato che un sorriso poteva fare miracoli. Poi, con il passare degli anni, la sua abilità di flirtare con gli occhi era stata ricompensata con qualcosa di più dolce dei cannoli.

    Malgrado le proteste delle rispettive famiglie, Raul e Bastiano erano rimasti amici. Spesso si sedevano in cima alla collina nei pressi del convento ormai abbandonato a bere del vino scadente.

    Mentre fissavano la valle Raul gli raccontava delle botte che sua madre era costretta a sopportare e che per quel motivo era riluttante ad andare a Roma a studiare all'università.

    «Allora resta.»

    Per Bastiano era semplice. Se avesse avuto una madre o qualcuno che teneva a lui, non se ne sarebbe mai andato. E non voleva nemmeno che lo facesse Raul.

    Una mattina, mentre camminava lungo la strada, aveva visto Gino uscire di casa gridando e imprecando. Raul se n'era già andato via e considerando ciò che gli aveva riferito, aveva pensato di controllare che sua madre stesse bene. Aveva bussato alla porta poi l'aveva chiamata.

    «Signora Di Savo?»

    Lei non aveva risposto, ma Bastiano si era accorto che stava piangendo.

    I suoi zii erano convinti che fosse un po' fuori di testa, tuttavia Maria Di Savo era sempre stata gentile con lui.

    Preoccupato, era entrato in cucina e l'aveva vista inginocchiata sul pavimento in lacrime. Le aveva versato da bere, poi aveva preso uno straccio, lo aveva bagnato e lo aveva premuto sull'occhio pesto.

    «Vuole che chiami qualcuno?»

    «No.»

    Bastiano l'aveva aiutata ad alzarsi e Maria si era lasciata andare contro di lui, che a quel punto non aveva più saputo cosa fare.

    «Perché non lo lascia?»

    «Ci ho provato tante volte.»

    Bastiano aveva aggrottato la fronte perché Raul gli aveva sempre detto che l'aveva implorata di farlo, ma che la madre si ostinava a rifiutare.

    «Potrebbe trasferirsi a Roma da Raul» le aveva suggerito.

    «Non mi vuole. Raul mi ha lasciata» aveva singhiozzato Maria. «Nessuno mi vuole.»

    «Non è vero.»

    «Lo pensi davvero?» gli aveva chiesto a quel punto Maria, guardandolo.

    Bastiano avrebbe voluto rassicurarla che sicuramente c'erano persone che la desideravano, ma non lui.

    Lei gli aveva sollevato una mano e gli aveva accarezzato una guancia. «Sei così bello» gli aveva sussurrato passandogli le dita nei capelli neri.

    Quello era molto più di un innocente gesto affettuoso. Bastiano era confuso, così le aveva scostato la mano ed era indietreggiato.

    «Devo andare...» aveva borbottato.

    «Non ancora...» aveva sussurrato la donna di rimando.

    Maria indossava soltanto slip e reggiseno. Lui non voleva che si sentisse in imbarazzo per cui si era voltato per allontanarsi.

    «Per favore, resta!»

    «Devo andare a lavorare.» Bastiano aveva lasciato la scuola e adesso lavorava nel bar che serviva da facciata per i sordidi affari dello zio.

    «Per favore, Bastiano» lo aveva implorato Maria afferrandogli un braccio. E quando lui si era bloccato gli si era messa di fronte e solo allora si era accorto che aveva un seno scoperto.

    Bastiano aveva finto di non averlo notato. Poi aveva pensato che si sarebbe coperta, invece lei gli aveva preso la mano e gliel'aveva posata sul seno.

    Non aveva problemi con le ragazze, ma di solito era lui il seduttore. Maria doveva avere circa quarant'anni ed era la madre del suo migliore amico!

    «Signora Di Savo...»

    Lei gli aveva trattenuto la mano che stava spostando. «Maria» lo aveva corretto con voce roca.

    Lui aveva percepito il cambiamento nel suo respiro.

    «Gino potrebbe...»

    «Non tornerà fino all'ora di cena.»

    Di solito era Bastiano a condurre il gioco, ma non quella mattina. Maria si era messa di nuovo in ginocchio e tutto si era concluso in pochi minuti.

    Mentre se ne andava aveva promesso a se stesso che non sarebbe più tornato. Tuttavia, quel pomeriggio si era fermato in farmacia a comprare dei preservativi e un'ora più tardi erano a letto.

    A partire da quel momento si erano incontrati ogni volta che potevano, anche se per Maria non era mai abbastanza.

    «Ce ne andremo» le aveva detto Bastiano. Era stato pagato e inoltre aveva l'anello di sua madre. Non poteva sopportare un minuto di più il pensiero di lei con Gino.

    «Non possiamo» aveva ribattuto Maria, benché gli avesse chiesto di vedere l'anello. Bastiano l'aveva osservata mentre se lo infilava. «Se mi ami davvero desidereresti che io avessi delle cose carine.»

    «Maria, ridammi l'anello.» Era tutto ciò che gli restava di sua madre, ma lei non aveva ceduto e alla fine lui se n'era andato. Aveva camminato su per la collina, fino al convento poi si era seduto fissando l'orizzonte. Per tutta la vita aveva desiderato un assaggio di quel sentimento inafferrabile che chiamavano amore, solo per scoprire che non gli interessava. Voleva mettere fine a quella storia e riavere indietro l'anello.

    Era tornato a passo deciso in città. Un'auto che procedeva a velocità sostenuta aveva preso una curva senza rallentare, poi un'altra.

    «Stupido!» aveva gridato, guardando nel frattempo l'automobilista che affrontava un'altra curva come un folle... per poi uscire di strada. Si era messo a correre per raggiungere la macchina, ma alla fine era stato bloccato e gli avevano detto che era l'auto di Gino.

    «Gino?»

    «No!» Una donna che lavorava nel bar si era messa a urlare: «Ho telefonato a Maria per avvertirla che Gino stava tornando a casa furibondo. Aveva scoperto di voi due. Maria ha preso l'auto e...».

    La morte di Maria e le conseguenze che ne erano derivate non avevano messo in buona luce Bastiano.

    Raul era tornato da Roma e alla vigilia del funerale si erano ritrovati sulla collina dove un tempo sedevano da ragazzini. A stento riusciva a controllare la rabbia.

    «Ero andato a controllare che stesse bene...»

    Raul però non voleva stare a sentire che era stata sua madre la seduttrice.

    «E hai pensato bene di usare il tuo fascino da impostore.» Lo aveva già visto in azione e sapeva come riuscisse, con un semplice sorriso, a conquistare la più timida delle donne. «Sono stato un folle a fidarmi di te. L'hai uccisa!»

    Sì, Bastiano era il primo da biasimare e l'ultimo da perdonare.

    «Stai alla larga dal funerale» lo aveva avvertito Raul.

    Ma lui non ci era riuscito e il giorno seguente la situazione era degenerata. Dopo essersi picchiati a sangue al cimitero, si era scoperto che Maria aveva lasciato metà dei suoi soldi a Bastiano.

    Raul lo aveva accusato di avere orchestrato la morte di sua madre e aveva giurato che avrebbe dedicato il resto dei suoi giorni a distruggerlo.

    «Non sei niente, Conti. Non lo sei mai stato e non lo sarai mai... nemmeno con i soldi di mia madre.»

    «Ti tengo d'occhio» aveva ribattuto Bastiano.

    Si diceva che occorreva un paese per allevare un bambino.

    La valle di Casta non era mai stata gentile con lui e quando un'intera popolazione ti considerava un bugiardo, un seduttore, un bastardo... era ciò che alla fine uno diventava.

    Così, il giorno in cui un Gino ubriaco lo aveva affrontato lui aveva risposto prontamente all'aggressione e quando Gino aveva definito Maria una sgualdrina, gli aveva mostrato le corna con un gesto della mano e lo aveva insultato.

    Gli abitanti della valle erano d'accordo: Bastiano era il peggio del peggio.

    1

    Alcune notti era un inferno.

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