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Il ritorno del milionario: Harmony Destiny
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Il ritorno del milionario: Harmony Destiny
E-book180 pagine2 ore

Il ritorno del milionario: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Potere e segreti nell'alta società 1/8
Dove ci sono potere e ricchezza, ci sono segreti.
A volte intrecciati in un'unica famiglia.

Il ricco imprenditore navale Jack Buchanan si è arruolato nei Marines, e durante una licenza trascorre un'indimenticabile settimana con Rita Marchetti, sparendo per sei mesi una volta tornato in servizio. Rita finisce col crederlo morto, finché non se lo ritrova davanti vivo e vegeto, e ancora più provocante di come lo ricordava.
La guerra ha lasciato nell'anima del magnate profonde ferite, tuttavia non ha diminuito il desiderio che prova per Rita. Jack dovrà quindi fare i conti con le paure che lo tormentano e decidere se aprirsi finalmente all'amore, e non solo...
LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2018
ISBN9788858987087
Il ritorno del milionario: Harmony Destiny
Autore

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Anteprima del libro

    Il ritorno del milionario - Maureen Child

    successivo.

    1

    L'architetto parlava di campioni e trame e colori, ma Jack Buchanan non gli prestava attenzione.

    Quattro mesi prima era in un arido deserto, sotto il fuoco nemico, costretto a prendere decisioni che valevano la vita o la morte e ora, si ritrovava da un tappezziere di Long Beach, California, a decidere se usare pelle o tessuto per il rivestimento delle poltroncine del bar dell'ultima nave da crociera della Buchanan Shipping. Non sapeva se esserne depresso o divertito, perciò optò per l'impaziente.

    «Qual è più resistente?» domandò, interrompendo la discussione tra l'architetto e il tappezziere.

    «La pelle» risposero i due contemporaneamente, voltandosi a guardarlo.

    «Allora useremo il tessuto.» Jack indicò una pezza di stoffa color blu notte intrecciata di fili d'argento. «Quello che conta, in questo ambiente, è la fantasia. Non mi interessa la resistenza, quanto l'atmosfera che vogliamo creare. Se volete aggiungere della pelle, usatela per gli sgabelli.»

    Mentre i due interlocutori cominciavano immediatamente ad analizzare le potenzialità dell'idea, Jack lasciò vagare lo sguardo sul grande negozio. Era un'azienda a conduzione familiare. Dan Black e i figli, Mark e Tom, erano davvero in gamba e Jack aveva potuto apprezzare i risultati di persona: se avevano lavorato per la Marina, sicuramente sarebbero stati in grado di completare le finiture della sua nave.

    Tuttavia perché doveva essere lui a trattare con architetto e fornitori? Era l'amministratore delegato dell'azienda; non aveva dei dipendenti che se ne sarebbero potuti occupare?

    Non ebbe il tempo di formulare il pensiero, però, che ricordò che l'idea era stata sua: aveva scelto lui di immergersi in ogni aspetto del lavoro. Era stato lontano per gli ultimi dieci anni, perciò aveva parecchio da recuperare.

    Jack, così come il fratello Sam e la sorella Cass, aveva già lavorato in azienda, da ragazzo. Tutti e tre avevano cominciato dalla gavetta, facendo le pulizie, perché era convinzione del padre che i figli cresciuti con troppi soldi diventassero dei buoni a nulla.

    Così si era assicurato che i suoi figli sapessero cosa significava lavorare davvero, fianco a fianco con chi si aspettava da loro dei risultati e aveva la possibilità di licenziarli se non si davano da fare. Thomas Buchanan aveva insegnato ai figli a rispettare chi lavorava. Per questo Jack, Sam e Cass avevano avuto lo stesso trattamento di tutti gli altri dipendenti. Si erano comprati da soli l'auto, avevano pagato l'assicurazione e, se volevano abiti griffati, avevano imparato a risparmiare per acquistarli.

    Ora, guardando indietro, Jack capiva che era stata la cosa giusta da fare, anche se al momento non l'aveva particolarmente apprezzata. Adesso, tuttavia, poteva ricoprire il ruolo di amministratore delegato con molta meno trepidazione, grazie alle regole ferree del padre. Conosceva già le basi della conduzione della compagnia; era il resto: le piccole decisione pratiche, quotidiane, ciò a cui doveva abituarsi.

    La Buchanan Shipping aveva interessi in tutto il mondo, dalle navi da crociera ai cargo commerciali, alla flotta di pescherecci gestita da Sam a San Diego. L'azienda era cresciuta ben oltre i sogni del bisnonno, che più di un secolo prima aveva cominciato con un singolo peschereccio.

    I Buchanan si erano stabiliti in California ancora prima della corsa all'oro. Mentre gli altri pionieri compravano la terra per fare fortuna, i Buchanan si erano rivolti al mare.

    Avevano sempre avuto una reputazione eccellente che non era mai stata macchiata e Jack voleva proseguire quella tradizione.

    La loro ultima nave da crociera era la top di gamma, e avrebbe più che onorato il suo nome: La Regina del Mare. «Signor Buchanan» lo chiamò l'architetto, costringendolo ad abbandonare il corso dei suoi pensieri per tornare al presente.

    «Sì, cosa c'è?»

    «Bisogna ancora decidere l'altezza degli sgabelli, la larghezza dei divanetti...»

    Okay, i dettagli erano un conto, le minuzie un altro.

    Jack alzò una mano per zittirla. «Può decidere da sola, signora Price. Mi fido del suo giudizio» aggiunse per togliere l'acredine dalle proprie parole, e vide il piacere balenarle nello sguardo.

    «Ma certo, sicuro» confermò l'architetto. «Le manderò il resoconto completo di tutte le decisioni prese questo pomeriggio.»

    «Perfetto. La ringrazio.» Strinse la mano di Daniel Black e uscì dal negozio. E fu immediatamente sferzato da un'energica, fredda brezza che portava l'odore del mare. Il cielo era di un azzurro terso e intenso e quel piccolo angolo della città vibrava di energia.

    Non era pronto a tornare in ufficio, a sedersi alla scrivania per passare il resto della giornata al telefono e a rivedere i rapporti. Stare un po' fuori, anche se per guardare delle stoffe, era meglio che tutto il giorno al chiuso.

    Con quell'idea in testa, tornò alla macchina e avviò il motore. Si diresse lontano dal lavoro, dalla responsabilità e dall'incessante disagio che gli infastidiva l'anima.

    Guidò verso la pace.

    Okay, magari pace era la parola sbagliata, si corresse venti minuti dopo. A Seal Beach, la folla su Main Street era compatta, il chiasso assordante e il miscuglio di odori che proveniva dai ristoranti, dai pub e dalle gastronomie quasi soffocante.

    Jack si fece strada tra i turisti che intasavano il marciapiede. Era tornato dall'ultimo periodo di servizio da quattro mesi e ancora non si era abituato a essere circondato da così tante persone. Lo faceva sentire all'erta, come se ogni nervo del corpo fosse teso e rischiasse di strapparsi da un momento all'altro.

    Aggrottando la fronte, scansò un paio di donne che si erano fermate in mezzo al marciapiede a discutere su un paio di scarpe. Scuotendo il capo, accelerò il passo, schivando adolescenti con le tavole da surf.

    L'estate nella California del Sud sarebbe sempre stata affollata di turisti che accorrevano da ogni parte del mondo. E, di solito, Jack evitava quel caos restando vicino all'ufficio e all'attico dove viveva. Una volta al mese, però, si costringeva a mescolarsi alla gente, solo per dimostrarsi che poteva farlo.

    Essere circondato da altre persone lo faceva sentire in guardia. Studiava la gente che passava con sospetto e si odiava per questo. Tuttavia quattro mesi lontano dal campo di battaglia non erano sufficienti ad allentare gli istinti che l'avevano tenuto in vita nel deserto. Si sforzava, però, di non tenerne conto, perché si rifiutava di lasciarsi definire da ciò che aveva passato, da ciò che aveva visto.

    Un ragazzino schizzò fuori da dietro un angolo e gli andò a sbattere addosso. Istantaneamente Jack tese ogni muscolo, poi si obbligò a rilassarli e a prendere il bambino per le spalle per impedirgli di cadere.

    «Dovresti guardare dove vai» lo ammonì.

    «Scusi, signore.» Il ragazzino tirò indietro la testa, allontanando i lunghi capelli biondi dagli occhi.

    «Non importa» lo rassicurò Jack mollando la presa. «Cerca solo di fare più attenzione.»

    «Giusto. Devo andare.» E poi schizzò via di nuovo, in direzione della spiaggia e del molo alla fine della strada.

    Jack ricordò, vagamente, com'era stato avere dieci anni con l'estate davanti. Con il sole che lo scaldava e la brezza che gli danzava intorno. Riuscì quasi a catturare la sensazione di completa libertà che si perde quando si cresce. Poi, però si accigliò, confuso da quei pensieri, e tornò a concentrarsi sul luogo dove si trovava, rendendosi conto che erano passati due mesi dall'ultima volta in cui era stato a Seal Beach.

    Piccolo centro balneare, era situata proprio accanto a Long Beach, dove viveva e lavorava, ma Jack non ci andava spesso.

    I ricordi erano opprimenti e cercava di evitarli, perché ricordare non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Contro la sua volontà, tuttavia, le solite immagini gli affollarono la mente.

    In dicembre aveva avuto una licenza di due settimane per tornare alla sua vita, alla sua famiglia, per depressurizzarsi. I primi giorni li aveva passati con il padre, il fratello e la sorella, poi si era ritirato in se stesso. E allora era andato proprio su quella spiaggia, a camminare sulla sabbia, ad ascoltare ciò che l'oceano aveva da sussurrargli. Fino alla sera in cui aveva conosciuto lei.

    Una donna, sola e bellissima sulla spiaggia. La pelle accarezzata dal chiaro di luna, che le faceva risplendere i capelli, tanto che si era quasi convinto che non fosse reale.

    Finché lei non si era girata e gli aveva rivolto un cauto sorriso.

    E a buon diritto sarebbe dovuta essere cauta: una donna sola su una spiaggia buia e deserta...

    Rita Marchetti era stata abbastanza intelligente da essere attenta e abbastanza forte da essere socievole. Avevano parlato alla luce della luna, e si erano incontrati di nuovo il giorno dopo e quello dopo ancora. Aveva trascorso con lei tutto ciò che gli restava della licenza, e ogni dannato momento era impresso nella sua mente in colori vividi e vibranti. Sentiva ancora il suono della sua voce, la musica della sua risata. Vedeva il luccichio dei suoi occhi e sentiva la seta della sua pelle.

    Ed è da mesi che fai di tutto per dimenticarla, si ricordò. Non ha alcun senso pensarci adesso.

    Ciò che avevano sperimentato sei mesi prima ormai faceva parte del passato, non c'era più modo di tornare indietro.

    Jack si era fatto una promessa e intendeva mantenerla: non avrebbe mai rischiato il dolore di una perdita, e non avrebbe mai rischiato di infliggerlo ad altri.

    Era stata una dura lezione da imparare, ma l'aveva imparata tra le sabbie bollenti e aride di un paese lontano. E quella lezione lo perseguitava ancora, tanto che anche solo camminare in mezzo alla gente lo rendeva nervoso.

    Sentì rizzarsi i peli sul collo e gli ci volle tutto l'autocontrollo che aveva per non cedere alla tentazione di andarsene, di scappare via.

    Jack Buchanan, però, non cedeva alla paura, perciò continuò a camminare, a guardarsi in giro, a vedere la vita quotidiana che pulsava intorno a lui.

    Lungo la strada una coppia di musicisti si esibiva per la folla e le banconote da un dollaro fioccavano nella custodia aperta di una chitarra. I proprietari dei negozi avevano messo dei tavolini davanti alle vetrine per attirare i clienti e un po' più in là c'era una fila ordinata davanti a una pasticceria affacciata sul marciapiede.

    Era da tempo che non passava da lì, non aveva mai visto quel negozio. Evidentemente aveva una clientela piuttosto fedele: dozzine di persone attendevano pazientemente il loro turno. A mano a mano che si avvicinava, fu avvolto da un mix di squisiti profumi che giustificavano la fila.

    Incuriosito, Jack si affacciò alla vetrina per sbirciare dentro, e rimase impietrito quando fu raggiunto dal suono di una risata familiare.

    Sentì il sangue gelarsi nelle vene. Non sentiva quella risata da mesi, ma l'avrebbe riconosciuta ovunque: profonda, ricca, gli faceva venire in mente lunghe notti bollenti, lenzuola fresche e grandi occhi castani che si perdevano nei suoi.

    Aveva cercato di dimenticarla. Aveva seppellito i ricordi, o perlomeno così aveva creduto, invece in quel momento ritornò tutto indietro, sommergendolo finché non dovette lottare per respirare.

    Pur mentre si diceva che non poteva essere lei, Jack superò la fila ed entrò nel locale. Seguì il suono di quella risata come se fosse una traccia di briciole di pane.

    Doveva sapere. Doveva vedere.

    «Ehi, amico» lo richiamò un surfista con lunghi capelli scuri, «la fila inizia là dietro.»

    «Non compro niente» ringhiò rivolgendo al ragazzo un'occhiata talmente feroce da fargli gelare il sangue. Dovette funzionare perché il tizio rimase zitto, limitandosi a un'alzata di spalle.

    Ma Jack era già andato oltre. Procedeva in mezzo a sedie e tavolini, facendo lo slalom tra le persone raggruppate davanti a una vetrinetta espositiva. Le conversazioni si alzavano e calavano intorno a lui; il trillo gioioso della cassa vecchio stile suonava a ogni acquisto, come se volesse festeggiare. Tuttavia Jack non vi prestava attenzione: il suo sguardo spaziò sul locale, alla ricerca della donna che pensava non avrebbe mai più rivisto in vita sua. Poi la risata risuonò di nuovo e lui si voltò di scatto, come un lupo che fiuti l'odore della compagna. Stringendo gli occhi, con il cuore che rimbombava nelle orecchie, la individuò e tutto il resto sparì in un istante.

    Rita Marchetti.

    Prese un profondo respiro e rimase a guardarla, per quella che gli parve un'eternità. Il suo sorriso era luminoso, lo sguardo concentrato su un cliente che rideva con lei. Che cosa diavolo ci faceva in una pasticceria di Seal Beach, California, quando viveva a Ogden, Utah? E perché era ancora così dannatamente bella?

    La osservò ridere con il cliente mentre confezionava quelli che sembravano biscotti, quindi con destrezza fece un bel fiocco con il nastro. Le mani erano piccole e agili, gli occhi grandi e castani brillavano

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