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Amarsi ancora una volta: Harmony Destiny
Amarsi ancora una volta: Harmony Destiny
Amarsi ancora una volta: Harmony Destiny
E-book142 pagine2 ore

Amarsi ancora una volta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Prima...
Colt Wakefield ha dedicato il proprio tempo ai rodeo, alla vita spericolata e alle donne. Ha imparato a mettere da parte i sentimenti e a vivere in modo indipendente. E per un uomo dal fisico strepitoso e dal sorriso accattivante non è poi così difficile. Il fascino rende la vita più facile, anche se non aiuta a sentirsi meno soli.
... Dopo
E poi, l'incidente. Niente di grave, niente che gli impedisca di andare avanti come sempre, a parte una leggera commozione cerebrale e la frattura a una clavicola, che lo costringono a qualche settimana di riposo. Niente... a parte Kaylee Simpson, l'infermiera che lo cura. Il suo chiodo fisso.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2020
ISBN9788830520929
Amarsi ancora una volta: Harmony Destiny
Autore

Kathie DeNosky

Inizia la sua giornata lavorativa alle due di mattina, in modo da poter scrivere in tutta tranquillità prima che il resto della famiglia si alzi.

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    Anteprima del libro

    Amarsi ancora una volta - Kathie DeNosky

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Lonetree Ranchers: Colt

    Silhouette Desire

    © 2006 Kathie Denosky

    Traduzione di Olimpia Medici

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-092-9

    1

    Kaylee Simpson stava sistemando alcuni rotoli di garza su un carrello dell’infermeria, quando il brusio della folla che riempiva il Ford Center svanì di colpo, lasciando il posto a un silenzio irreale.

    Un brivido di paura le corse lungo la schiena. Sapeva benissimo che l’unica cosa capace di azzittire gli appassionati di rodeo era un incidente. Sicuramente uno dei concorrenti era finito a terra e non dava segni di vita.

    Chiuse gli occhi e trattenne il respiro, cercando di non pensare a nulla. Se il concorrente si fosse rialzato, la gente avrebbe applaudito fragorosamente.

    Tuttavia, con il passare dei secondi le sue speranze si affievolirono sempre di più, finché sentì dei passi veloci che si avvicinavano e il cigolio delle rotelle di una barella.

    Dio, ti prego, fa’ che non sia qualcuno che conosco.

    «Controlliamo le funzioni vitali» ordinò il dottor Carson, entrando nella stanza insieme agli uomini che portavano la barella.

    Kaylee prese gli strumenti necessari e si avvicinò al cowboy privo di sensi.

    Ma non appena il suo sguardo si posò sul bellissimo volto del ferito il cuore sembrò schizzarle fuori dal petto.

    «Colt» sussurrò.

    Le tremavano le mani e, quasi senza accorgersene, lasciò cadere lo strumento per misurare la pressione.

    «Lo conosci?» le chiese uno degli infermieri ritornando verso l’arena.

    Kaylee chiuse gli occhi e annuì con un impercettibile cenno del capo. Un nodo le stringeva la gola, impedendole di pronunciare anche una sola parola. Certo che lo conosceva. Era cresciuta frequentando i rodei e, fino a tre anni prima, per lei quei cowboy erano stati come fratelli.

    Ma quello che adesso era disteso sulla barella era sempre stato diverso da tutti gli altri.

    Aveva conosciuto Colt Wakefield quando era ancora una bambina.

    Lei aveva dieci anni e lui sedici. Era stato il migliore amico di suo fratello e il grande amore della sua adolescenza, ma era anche l’uomo che le aveva spezzato il cuore.

    «Kaylee, se non te la senti di misurargli la pressione, almeno mettiti da parte e lascia che lo faccia qualcun altro» la riprese il dottor Carson mentre tastava il petto di Colt.

    Il tono aspro del dottore la riscosse e le fece dimenticare lo shock.

    Kaylee appoggiò l’estremità fredda dello stetoscopio sotto la fascia e poi la gonfiò. «La pressione è regolare.»

    «Bene. Adesso dammi una mano a levargli tutta questa roba di dosso» disse il dottor Carson.

    Kaylee tirò un profondo sospiro e con mani tremanti abbassò la cerniera del giubbotto protettivo di pelle nera. Poi aprì la chiusura di velcro sulla spalla destra, mentre il dottor Carson faceva lo stesso su quella sinistra e, non senza una certa fatica, gli sfilò la giacca e la maglietta.

    Il dottore cominciò a esaminare il ferito più da vicino. Kaylee appoggiò i vestiti su una sedia e poi tornò al lettino.

    La vista di quei muscoli perfettamente scolpiti le provocò un brivido e riportò alla sua memoria una valanga di ricordi che, negli ultimi tre anni, si era sforzata di cancellare. Quasi senza volerlo, allungò la mano per accarezzare quella pelle calda e morbida con un gesto istintivo.

    L’ultima volta che l’aveva visto senza maglietta era stata la notte dopo il funerale di suo fratello. Erano tutti e due distrutti per la morte di Mitch e si erano consolati a vicenda. Lei aveva pianto e Colt, stringendola tra le braccia, le aveva fatto forza. E poi...

    «K... Kaylee?»

    Il suono della voce di Colt la riportò con i piedi per terra.

    Kaylee fissò quegli incredibili occhi azzurri e per un attimo ebbe la sensazione che il proprio cuore avesse smesso di battere. «Ciao, Colt.»

    Quando si erano conosciuti, quattordici anni prima, aveva eletto quel ragazzo di gran lunga il più bello che avesse mai visto. Ma il bell’aspetto di allora dava solo una pallida idea di quello che sarebbe diventato crescendo.

    Quegli occhi chiari, incorniciati dai capelli folti e neri come la pece, le avevano sempre tolto il respiro. Sfortunatamente, anche a distanza di anni, le facevano sempre lo stesso effetto.

    «Vedo che ti ostini ancora a smontare di testa» osservò, sforzandosi di non pensare più al passato.

    Le guance di Colt si colorarono di un rosso acceso. «E io vedo che sei rimasta la solita marmocchia impertinente di una volta» ribatté lui con un lampo malizioso negli occhi, che addolcì l’asprezza delle sue parole.

    «Ti sbagli di grosso, cowboy» rispose Kaylee con un sorriso velato di tristezza. Incapace di trattenersi, proseguì: «Negli ultimi tre anni sono stata costretta a crescere piuttosto in fretta».

    Quel commento colpì Colt allo stomaco come un pugno ben assestato. Non capiva se si stesse riferendo alla morte di Mitch o al fatto che, dopo la più bella notte della sua vita, lui fosse scomparso senza dirle una parola.

    In ogni caso, il senso di colpa che lo aveva perseguitato negli ultimi tre anni non tardò a farsi vivo.

    «Cos’hai combinato in tutto questo tempo?» mormorò a disagio. La osservò mentre si scostava una ciocca di capelli dalla guancia, come cercando di trovare una risposta.

    «Come vedi sono sopravvissuta. L’anno scorso mi sono anche laureata.»

    Colt aggrottò le sopracciglia. «Perché ci hai messo così tanto? Non ti mancava solo un anno?»

    Kaylee abbassò gli occhi. «Ci sono state... delle complicazioni e ho dovuto sospendere gli studi per un certo periodo.» Prese del cotone inumidito e cominciò a pulirgli il viso. «E tu? Non mi racconti niente?»

    Colt cercò di stringersi nelle spalle, ma fu subito paralizzato da un dolore lancinante che gli strappò un gemito. Non voleva farle vedere che soffriva, così strinse i denti e disse la prima cosa che gli passava per la testa. «Starei molto meglio se ti togliessi dai piedi e non stessi a guardarmi come un avvoltoio.»

    Non aveva ancora finito la frase, che già si malediva per quelle parole aspre. Avrebbe preferito farsi tagliare un braccio, piuttosto che farle di nuovo del male, ma, a giudicare dall’espressione addolorata dipinta sul volto di Kaylee, era riuscito ancora una volta nel suo intento.

    Prima che riuscisse a scusarsi per essere stato così sgarbato, il dottor Carson sciolse la tensione che aveva invaso la stanza. «Credo che tu ti sia fratturato la clavicola, Colt. E forse hai anche riportato una lieve commozione cerebrale. Per esserne sicuro ti devo mandare all’ospedale a fare i raggi.»

    Colt ascoltò le parole del dottore a bocca aperta. Se la diagnosi era corretta sarebbe stato un disastro. «Q... quanto dovrò restare fermo?»

    «Dipende dalla gravità della frattura. Comunque direi dalle otto alle dodici settimane.»

    Ecco, quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto sentirsi dire. Quell’anno era terzo nella classifica del campionato nazionale e avrebbe potuto puntare a vincere il titolo, ma dopo quell’incidente doveva rinunciare alle sue speranze. Al massimo poteva cercare di partecipare alle finali di novembre.

    «Ho chiamato l’ambulanza. Sarà qui a momenti.» La voce di Kaylee lo riportò alla realtà.

    Aveva approfittato dell’intervento del dottore per allontanarsi e Colt non poteva certo darle torto. Avrebbe meritato di finire in galera, per quello che le aveva detto. E ora voleva a tutti i costi scusarsi con lei.

    «Kaylee?»

    Dalla porta entrò un uomo con la divisa blu da infermiere e il nome Forrester ricamato sul taschino. «Il bocconcino se n’è andato, amico» sospirò. Poi, portandosi le mani al petto, proseguì ammiccando: «Hai visto che paio di...».

    «Attento a come parli» sibilò Colt con rabbia. Non tollerava che qualcuno parlasse così di Kaylee in sua presenza. «Si dà il caso che quella ragazza sia la sorella del mio migliore amico.»

    Forte del fatto che Colt non era in grado di reagire, l’uomo si strinse nelle spalle. «È buffo. Io non l’avrei mai definita una ragazza.»

    Colt digrignò i denti di fronte al suo sorriso insinuante. «Ah, no? E ti dispiace dirmi come l’avresti definita?»

    «Una donna al cento per cento» rispose l’uomo con un sorriso ammiccante.

    Se Colt non fosse stato disteso sulla barella con una clavicola rotta, non avrebbe esitato a tirargli un pugno in faccia.

    «Tranquillo, cowboy» proseguì l’infermiere sollevando Colt con l’aiuto di un collega e trasferendolo su un’altra barella. «Sono sicuro che la rivedrai in ospedale.»

    Colt non disse una parola mentre lo trasportavano verso l’ambulanza, tanto era sicuro che Kaylee non si sarebbe più fatta vedere.E ne aveva tutte le ragioni. Dopo quello che le aveva fatto tre anni prima e gli insulti che le aveva rivolto quel giorno, poteva considerarsi fortunato se gli avesse rivolto ancora la parola.

    Un mese dopo l’incontro con Colt, Kaylee non riusciva ancora a togliersi dalla testa quei cinque minuti passati con lui.

    Colt era l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare. E dalla sua reazione era evidente che lui la pensava allo stesso modo.

    Si versò una tazza di caffè, passeggiò su e giù per il soggiorno del suo piccolo appartamento e alla fine si accovacciò in un angolo del divano. Il battibecco con Colt aveva risvegliato in lei tanti ricordi dolorosi, che pensava di avere superato una volta per tutte. Ma evidentemente si sbagliava.

    Aveva passato anni della sua vita a fare il tifo per Colt e Mitch. E naturalmente era allo stadio anche quel maledetto weekend di tre anni prima, il giorno del rodeo di Houston. Ma quello che doveva essere uno dei tanti sabati pomeriggio passati ad applaudire i due uomini più importanti della sua vita, si era trasformato di colpo in tragedia.

    Colt aveva montato senza problemi il proprio toro, poi aveva aiutato Mitch a prepararsi per il suo turno. Kaylee aveva capito subito che il fratello era nei guai. Le era bastato vederlo uscire dal cancello per rendersi conto che qualcosa

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