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Ti avrò!: Harmony Collezione
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E-book159 pagine2 ore

Ti avrò!: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Avrebbe lottato fino all'ultimo, piuttosto che lasciarsi rubare il marito da quella arrivista, smorfiosa e senza scrupoli di Camille! Certo, quello fra lei e Miguel è stato un matrimonio d'interesse tra due persone che un pò si piacciono ma lei non vuole perdere un uomo che in realtà ama. Finora Hannah Santanas è riuscita a evitare le trappole ma un giorno, mentre è seduta a un Café, viene avvicinata dal fidanzato della rivale. Dopo un rapido saluto, all'improvviso appare...
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788858954447
Ti avrò!: Harmony Collezione
Autore

Helen Bianchin

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. I passatempi di Helen spaziano fra il tennis, il ping-pong, lo judo e la lettura. Inoltre adora il cinema e conduce un'intensa vita sociale.

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    Anteprima del libro

    Ti avrò! - Helen Bianchin

    successivo.

    1

    Il cielo grigio era talmente carico di elettricità da sembrare che stesse per scoppiare da un momento all'altro.

    Hannah accese i fari dell'auto e sussultò davanti al lampo di luce che squarciò il cielo proprio nello stesso istante. Un secondo dopo, il rombo potente di un tuono risuonava nell'aria.

    Poteva quasi sentire l'odore della pioggia e infatti grosse gocce d'acqua cominciarono a colpire con violenza il parabrezza. In pochi minuti si scatenò un diluvio che rendeva pericolosa la guida.

    «Bene!» commentò Hannah a fior di labbra.

    Un temporale estivo nell'ora di punta era proprio quello di cui aveva bisogno. Come se non fosse già abbastanza in ritardo. Miguel non ne sarebbe stato certo felice, pensò con irritazione.

    In quel momento, il cellulare squillò.

    «Dove sei?» s'informò una voce maschile con geli da gentilezza.

    Quando si parla del diavolo!

    «Il tuo interessamento mi riempie di gioia» replicò Hannah con sottile ironia.

    «Rispondi» insistette lui in tono perentorio.

    La pioggia scendeva talmente forte da impedire la visibilità, e Hannah ebbe la sensazione di trovarsi completamente isolata.

    «Sono bloccata nel traffico.»

    Ci furono alcuni secondi di silenzio e lei s'immaginò Miguel che controllava il suo orologio calcolando il tempo ancora a loro disposizione.

    «Dove, esattamente?»

    «Ha importanza?» Poi, una battuta ironica le salì alle labbra. «Penso che nemmeno tu abbia il potere di tirarmi fuori di qui.»

    Miguel Santanas era un uomo abituato a ottenere sempre ciò che voleva: era sufficientemente ricco e influente da fare in modo che chiunque gli obbedisse.

    Era nato in Spagna, in Andalusia per l'esattezza, ma aveva studiato a Parigi, prima di trascorrere svariati anni a New York per dirigere la succursale americana dell'impero paterno.

    «Avresti potuto chiudere la boutique prima» commentò lui seccamente. «Così avresti evitato il traffico e a quest'ora saresti stata già a casa.»

    Hannah fremette di rabbia.

    La boutique era l'unica cosa veramente sua. Aveva studiato arte e design, poi aveva lavorato per varie case di moda a Parigi e a Roma per farsi l'esperienza necessaria. Una volta tornata a Melbourne, in pochi mesi era riuscita ad affittare i locali giusti, riempirli di collezioni esclusive e, a soli ventisette anni, poteva affermare con un certo orgoglio di essersi fatta una clientela davvero selezionata.

    «Dubito che una delle mie migliori clienti avrebbe gradito vedersi chiudere la porta in faccia» replicò.

    «Cosa mi aveva fatto sperare che ti saresti comportata da moglie ubbidiente?» Miguel sospirò divertito.

    Hannah trattenne il respiro e cercò di rilassarsi. «Non ho mai promesso di obbedire

    «Ricordo perfettamente quanto hai insistito perché la parola fosse omessa dai voti matrimoniali.»

    «Era un contratto, Miguel» gli ricordò lei, fin troppo consapevole delle premesse su cui era basato il loro matrimonio.

    Due famiglie ugualmente facoltose e importanti, due cospicue ricchezze indipendenti, ma intrecciate da interessi internazionali.

    Con discrezione, Miguel era stato indotto a trasferirsi da New York a Melbourne, quindi un'accorta strategia aveva fatto in modo che sia lui sia Hannah fossero ospiti a svariati incontri di società.

    I piani paterni avevano incluso anche informazioni ai giornali, che con le loro insinuazioni avevano contribuito ad alimentare ulteriori motivi di conoscenza e di contatto.

    A quel tempo, Hannah aveva già alle spalle la disastrosa conclusione di una relazione durata sei mesi a Roma. Inoltre, era stanca di avere a che fare con tutti gli scapoli ricchi di Melbourne desiderosi di raddoppiare la propria fortuna.

    Non che tali esperienze l'avessero resa contraria al matrimonio, ma ormai lo considerava solo con la prospettiva di trovarvi sicurezza e stabilità... a condizione di poter mantenere la sua indipendenza.

    Dopo la brutta avventura italiana, l'amore non era più un requisito imprescindibile per lei, tanto che aveva preferito scegliere un marito con la testa, piuttosto che con il cuore.

    «E così è stato» replicò Miguel interrompendo i suoi pensieri. «Hai qualcosa di cui lamentarti, mia appassionata amante

    «No» rispose lei, placata dal suono dolce dell'appellativo spagnolo, che immediatamente le rammentò la potente attrazione che lui esercitava su di lei.

    A trentasette anni, infatti, Miguel era un uomo affascinante e sexy.

    La sua corporatura muscolosa e le spalle imponenti sembravano contenere una forza a stento trattenuta, ed enfatizzata da una sensualità latente.

    Era un uomo di successo, negli affari come a letto, Hannah doveva ammetterlo. Lei non aveva conosciuto nessuno che potesse eguagliarlo come amante.

    Né desiderava trovarlo, si disse, dato che lui soddisfaceva desideri e bisogni che nemmeno aveva pensato di avere.

    Il ricordo di com'era fare l'amore con lui le fece scorrere più velocemente il sangue nelle vene.

    Improvvisamente, il suono di un clacson richiamò la sua attenzione, mentre l'auto davanti a lei sobbalzava frenando con violenza.

    In lontananza si udì il suono di una sirena, e lo stomaco di Hannah si attorcigliò all'idea che davanti a lei ci fosse stato un incidente.

    «Temo ci sia stato uno scontro» commentò al microfono. «Potrebbe volerci ancora un po', prima che io riesca a uscire da qui.»

    «Dove sei adesso?» le domandò Miguel.

    «Ancora sulla Toorak Way, a circa due chilometri da casa.»

    «Guida con prudenza. Io chiamerò Graziella per avvertirla del nostro ritardo.»

    «Fallo, ti prego» gli rispose lei con dolcezza. Non sarebbe certo stato un dramma se fossero arrivati con un quarto d'ora di ritardo. I loro ospiti di quella sera avevano l'abitudine di concedere agli invitati quasi un'ora per conoscersi e mescolarsi, prima di servire la cena.

    Il semaforo cambiò colore e Hannah innalzò una silenziosa preghiera di ringraziamento quando la fila davanti a lei cominciò a muoversi lentamente.

    Non a sufficienza, però, dato che erano ormai le sei quando Hannah svoltò nel viale alberato che conduceva al cancello automatico della loro grande villa a due piani.

    I giardini all'italiana e i prati curati creavano uno sfondo perfetto per l'imponente residenza, collocata a distanza dalla strada. L'architettura era di stile spagnolo, con spessi muri color crema, alte finestre ad arco e il tetto in tegole di terracotta.

    Hannah svoltò lentamente nel viale d'accesso e parcheggiò la sua Porsche bianca nel cortile.

    Era appena scesa dall'auto quando il portone si aprì e Hannah rivolse un sorriso di gratitudine alla governante che l'attendeva sulla soglia.

    «Grazie, Sofia. Mi hai evitato di cercare la chiave. Ti dispiacerebbe chiedere ad Antonio di mettere la macchina in garage?»

    Il marito della donna si occupava del giardino e delle auto, mentre Sofia preparava i pasti e si prendeva cura della casa cinque giorni su sette.

    «Miguel è già a casa?»

    Alla risposta affermativa della governante, Hannah si mosse rapidamente verso la grande scalinata ricurva che conduceva al piano superiore.

    Il pianerottolo semicircolare era protetto da una balaustra di ferro battuto lavorato. Quadri, preziose ceramiche e oggetti d'artigianato erano disposti ad arte lungo le pareti della galleria.

    Cinque camere da letto, ciascuna fornita di bagno, e un salotto informale costituivano il piano superiore.

    La camera da letto principale era quella frontale e Hannah vi si diresse rapidamente, cominciando a slacciarsi la giacca e a levarsi le scarpe.

    Miguel era in piedi nella stanza intento ad allacciarsi un gemello e Hannah rimase impietrita dinanzi a quella visione.

    Il suo portamento, il taglio perfetto dei suoi abiti, la camicia candida che faceva risaltare i capelli nerissimi... tutto in lui contribuiva a creare l'immagine di un uomo affascinante e sofisticato.

    Anche se, sotto a quel volto dai lineamenti purissimi, Hannah intravedeva sempre l'anima del guerriero, pericolosa e... irresistibile, pensò istintivamente.

    In quel momento anche lui si voltò verso di lei e i loro sguardi s'incontrarono.

    Sollevando un sopracciglio, lui la fissò con aria interrogativa.

    Si rendeva conto di quanto lei subisse il suo fascino? Da un punto di vista sessuale, ovviamente, riconobbe Hannah. Tra le sue braccia si sentiva diventare ogni volta un automa senza alcuna volontà.

    Controllati!, si rimproverò aspramente, dirigendosi verso il guardaroba.

    «Venti minuti?» domandò Hannah estraendo una gonna nera al ginocchio e un elegante bustino di pizzo ricamato.

    Tacchi a spillo e calze nere avrebbero completato il tutto, creando un effetto di sobria eleganza e facendo risaltare la sua carnagione color miele e la chioma bionda.

    «Prova con quindici» le propose lui strizzando un occhio in modo scherzoso.

    In meno di venti minuti, Hannah riemerse dal bagno, fresca di doccia, vestita e con un trucco leggero.

    «Fatto!» annunciò soddisfatta aggiungendo qualche gioiello discreto per un tocco finale. «Andiamo?»

    Miguel le fece strada verso le scale. Nonostante i tacchi alti, Hannah raggiungeva a stento le sue spalle.

    «Un nuovo profumo?» le domandò lui.

    Hannah colse il suo sguardo leggermente beffardo e gliene restituì uno simile. «L'arma di una donna» affermò con ironia, ma un brivido di piacere le percorse la schiena quando lui allungò una mano per sfiorarle il collo.

    «Tu non ne hai bisogno» le sussurrò.

    «Stai cercando di sedurmi?» Hannah accennò a un sorriso.

    «Ci sto riuscendo?»

    Oh, sì!, si disse lei senza pudori, ma con lui non lo avrebbe mai ammesso. «Ci aspettano a cena, ricordi?»

    Il suo riso beffardo quasi la sciolse.

    «Stavo solo preparando il terreno, querida» le mormorò. «È il gioco dell'amore, non lo sai?»

    «È così che consideri il nostro matrimonio? Come un gioco?» lo sfidò lei senza riuscire a trattenersi.

    «Sai che non è così. Vuoi che te lo provi subito?»

    «Oh, immagino che lo farai, più tardi...» insinuò lei con tono ironico.

    Miguel colse immediatamente la sfumatura inusuale della sua voce e si fermò a osservarla.

    Ormai credeva di conoscere Hannah molto bene e sapeva che dietro alla sua facciata sofisticata si nascondeva in realtà un'anima vulnerabile, una genuinità priva d'artifici.

    Una qualità rara tra le donne di sua conoscenza, e che gli permetteva di capire sempre di che umore lei fosse. Quella sera, per qualche sconosciuta ragione, sentiva che lei era molto tesa.

    Non avrebbe raccolto la sfida, si disse, ma avrebbe tentato di farla rilassare.

    Accarezzandole la nuca con una mano, avvicinò il viso al suo e la baciò con una tale tenerezza da farle emettere un sospiro quando si staccò da lei.

    Quanto era durato quel bacio?, si chiese

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